Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Ainely    14/06/2017    1 recensioni
"Hong Kong, piena di luci, traffico e gente di tutto il mondo. Una città che non dorme mai, non ché il posto ideale per chiunque abbia abbastanza soldi nel proprio conto in banca da non dover chiedere mai nulla. Il posto ideale per chi deve andare il più lontano possibile."
Intrighi, sensualità, mistero e sangue si celano in questa città ma l'arrivo di un vampiro e della sua valigetta potranno cambiare le sorti del mondo di Tenebra tanto è prezioso il suo contenuto.
Genere: Dark, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender, Incompiuta
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E dopo così tanto tempo... rieccomi! Ho finalmente pubblicato il quarto capitolo di questa mia fanfiction dedicata ad uno dei miei personaggi. La storia si basa sul Mondo di Tenebra di Vampiri: la Masquerade.
Spero vi piaccia e che vi intrattenga la storia della notte senza fine di Hong Kong! Spero di riuscire a scrivere e a pubblicare anche il prossimo capitolo il più presto possibile!
Come sempre vi faccio una premessa: ogni riferimento a nomi o cose realmente esistenti è puramente casuale. Inoltre la storia è ispirata al mondo del gioco in questione, alcuni dettagli sono "romanzati", alcune regole un po' smorzate, perciò giocatori nazi avvisati!
Vi auguro una buona lettura!




 




The dock Master

 


-Un legame di sangue. E’ una cosa normalissima se si vuole stare sicuri. Chi mi dice che…- la donna dai capelli ramati si prese una breve pausa per cambiare posizione nella propria seduta mentre gesticolava lentamente con la mancina dando alla frase un ché di ovvio -... non sia una trappola. Se vogliamo fare affari assieme le regole si sottoscrivono da entrambe le parti. Chiamiamola “assicurazione”, giusto per rifarci a termini moderni. Che cosa costa? Nulla. Oppure… hai paura?-

Le ultime parole erano diventate un sussurro mentre assottigliava lo sguardo piegando le labbra in un mezzo sorriso che sembrava sfiorare il sadico ed il divertito. Stava in realtà scrutando l’espressione del padrone di casa, ogni minimo particolare sarebbe stato fondamentale per riuscirne a comprendere in modo più dettagliato la sua natura.
Tuttavia venne interrotto dalla Brujah che si mise in mezzo tra loro e no, la cosa non gli piacque affatto.
 

-Tu stai dicendo che Cho dovrebbe vincolarsi a te? Sei tu che vieni nel nostro territorio, sei tu che porterai problemi, non vedo perchè dovremmo metterci in una posizione di svantaggio!- lei si infervorò ed Aalim poté vedere quel guizzo negli occhi della cainita: rabbia. No, no. Non ci teneva a farsi pestare, fortunatamente venne in suo soccorso Cho Yun.
 

-Calma, amica mia. E’ naturale che Miss Lewis voglia crearsi delle garanzie, chi non lo farebbe e poi, ricorda, questa è casa mia e l’ospite è sacro finchè è qui.- Le posò una mano sulla spalla obbligandola a riporre l’ascia di guerra e a mettersi seduta come una persona civile. Lei non batté ciglio e, nonostante l’occhiata di fuoco che lanciò all’ospite, si accomodò accavallando le gambe in modo decisamente poco femminile. -Tornando a noi, ben venga. Sono ben disposto a suggellare questo patto se implica uno scambio di fiducia reciproca. Vede, Sean ha comunque ragione, dobbiamo usare una tattica che riduca al minimo le brutte sorprese. Come le ho detto, non ci vorrà molto per ritrovarci in città piccole noie, ma tutto quello che è piccolo se sommato può diventare troppo grande da gestire. Quindi… preferisce farlo ora o… magari in separata sede?-

 



I muscoli di Aalim, alias Elizabeth, si distesero fino a tornare ad una compostezza e ad una sobria eleganza, lo sguardo però saettava attento e brillante su ogni piccolo movimento di quella stanza, le orecchie ben tese ad ascoltare ciò che gli altri avevano dire, la Brujah sarebbe stato un problema, non tanto per la sua testardaggine ma quanto per il fatto che fosse un cane da guardia. Sospirò mentalmente e passò la propria attenzione al tale Sean. Un umano, o meglio, un Ghoul. Lo coinvolgeva in queste faccende? Audace, doveva fidarsi decisamente troppo degli umani ma, dopotutto era comprensibile, anche lui era stato giovane nella non-vita ed anche lui, secoli prima, si sentiva tanto coinvolto da sentirsi ancora mortale. Ora non più, ora era decisamente tutto diverso.
Si accorse troppo tardi di essersi concesso troppo tempo per fissare il Ghoul ed ora lo sguardo era ricambiato con un sorriso che pareva essere autore di pensieri decisamente ambigui.
Roteò gli occhi al soffitto decisamente scocciato dalla questione, perchè per gli umani il contatto visivo era indice di… seduzione? No, no ed ancora no. Che ribrezzo. Il tintinnio del ghiaccio nel bicchiere gli fece capire che Sean si era arreso ed aveva cambiato obiettivo, tanto meglio per lui.

 

- Comprendimi, vengo da una città in cui è cosa da tutti i giorni legarsi con la propria Vitae, un po’ per punizione, un po’ per fedeltà. Non mi importa su chi ci guarda e chi non vuole guardare. L’importante è che si faccia. Dunque…- si alzò e si mise davanti all’asiatico posando una mano sul proprio fianco stretto, rimase in attesa di una risposta o per meglio dire, rimase in attesa di un proprio comando e schiudendo le labbra mise in mostra i propri denti letali. Abbassò lo sguardo ed il capo per poter accompagnare il proprio polso alla bocca e sentì la traccia dei propri denti sulla pelle che cedette alla propria volontà di ferirsi.
Chissà, si domandò, come avrebbe trovato il proprio sangue? Saporito? Troppo forte? Solo sangue? Era un vampiro giovane dopotutto, magari gli avrebbe dato alla testa, come anche no. Le labbra si tinsero di rosso mentre sollevava lo sguardo, ah, sentiva il sapore di quel liquido bagnargli la punta della lingua, possibile che l’intera esistenza si riducesse a… quello? Quasi a malincuore ma privo di ogni grazia gli offrì il proprio polso.
- Bevi.-

Fu quello l’ordine.
Cho Yun Fei rimase quasi ipnotizzato da quel movimento, dal rumore che riuscì a sentire nel momento in cui la tenera carne di quel niveo polso veniva dilaniata da quei pugnali perlacei, istintivamente si passò la lingua sui denti e sulle labbra pregustandosi quel momento. Riusciva a sentire lo sguardo dei due compagni su di loro, poteva perfino azzardarsi ad ipotizzare quali fossero i loro pensieri e le loro emozioni.
Lin disapprovava tutto quello, Lin non avrebbe mai voluto mettersi in società con uno straniero, forse aveva ragione ma non erano più nelle condizioni di poter resistere ancora a lungo, la città stava andando in mano ai Baali ed aveva bisogno di aiuto per continuare a tenere lontani quei mostri.
E Sean, be’, lui era troppo innamorato della vita, troppo preso dall’idea di quella falsa immortalità che sembrava essere ubriaco di quelle poche briciole che riusciva a scorgere di quel mondo di tenebra. Come un bambino che si estasiava di fronte a scene crudeli.

Non era però il momento per concedersi altri pensieri così romantici e malinconici, su quanto o come conoscesse le persone che adorava, quando vide il sangue dell’altro vampiro brillare dalla ferita dovette concentrarsi per non perdere il proprio controllo e con garbo prese la sua mano nelle proprie per accostarsela ma bevve con possessività, non riuscì proprio a contenersi, non era un semplice umano, si sentì montare qualcosa di selvaggio nel proprio petto, una fame troppo forte. Ne voleva ancora!
Poi niente, quel sangue era finito, gli avevano tolto dalle labbra quella droga.

Si accorse, non senza vergogna, che si era scostata con la forza e lo stava guardando con aria decisamente impettita.

 

- Dovevo immaginare che non fossi in grado di controllarti. Tsk. Che macello questi giovani. Ora però tocca a me.- questione di qualche istante, questione di un batter di ciglia che Aalim si era avventato sulla gola dell’asiatico e senza concedergli alcuna scusa lo morse quasi con un pizzico di crudeltà. Sentì schizzare contro il proprio palato il suo sangue e dunque vi serrò la bocca sullo squarcio per poter evitare di far colare anche una sola goccia.

A quello scatto Lin si mise in piedi muovendo mezzo passo in avanti mentre protendeva la mano destra pronta a lanciare fuori dalla vetrata quell’ospite. Ma nulla accadde, come da accordo Aalim bevve quanto poteva bastare e si scostò da lui sentendo ancora sulle papille il sapore dello Tsimisce. -Ecco fatto, tutto finito. Suvvia, suvvia cara…- aggiunse Elizabeth lanciando un’occhiata decisamente pestifera alla Brujah che, dal canto suo stava quasi per ringhiarle contro qualcosa -Una signora non dovrebbe digrignare in quel modo i denti, perde tutto il proprio fascino. E poi non so quanto ti convenga metterti contro di me dopotutto ci toccherà collaborare per un bel po’ di tempo, hai sentito il tuo “padroncino”? Ah, riguardo a te, non osare mai più cibarti di me in quel modo, pensi che non lo abbia avvertito? Quel lento ringhio che sale, una bestia che graffia nella parte più nascosta del nostro essere che brama di più, ancora di più? Ah, non hai la minima idea di che cosa voglia dire andare fino in fondo ma non con me, mai. Potrei davvero arrabbiarmi.-

 

Cho Yun sembrava ancora frastornato da quel legame, da quella lunga bevuta del suo sangue e pareva che entrambi avessero occhi solo luno per l'altra, ogni movimento era come registrato e fissato nella mente dell'altro così come la voce.

Quello sarebbe stato solo l'inizio. Il sangue era l'arma più potente che potessero avere, ma era anche quella più pericolosa per il proprio modo di nuocere in entrambe le parti. Adesso era solo l'attenzione ad essere rubata, ma poi sarebbe stato quasi un'ossessione, una fedeltà maniacale.

 

-Oh be'... mi spiace. Mi ha colto impreparato, Miss Lewis. Non sono abituato a certe cose, sono sempre una piacevole sorpresa per il mio essere. Ad ogni modo sono lusingato di questo accordo. C'è però una cosa che deve sapere prima di darci appuntamento per una prossima volta: la città a Sud sta vivendo delle piccole scorribande da dei giovani Sabbat. Roba di poco conto ma si stanno infiltrando nella malavita locale, come piccole gang che si specializzano in atti vandalici, furti e spaccio o in gare clandestine. Il loro scopo è quello di mettere più a soqquadro possibile Hong Kong per esporci e lasciare incustoditi i nostri depositi.- Cho Yun Fei si strinse nelle spalle mentre si voltava lentamente per dare le spalle agli altri tre avvicinandosi lentamente alla vetrata che dava sulla città. Una mano raggiunse i capelli neri e corti nel vago tentativo di sistemarseli quando in realtà stava semplicemente togliendosi dalla testa quella sensazione di non controllo che aveva appena vissuto. --Non ho nulla in contrario se sarà lei a stare sull'isola a Sud, potrà altresì fare ciò che vuole di quegli inutili scarti ma... con discrezione. Oppure no, al diavolo, per me può anche dare fuoco a mezza città se lo reputa necessario. Usi tutti i mezzi che desidera.-

 

Aalim era rimasto in piedi, ancora nei panni dell'affascinante figura di Elizabeth Lewis, la copia di sua madre, aveva guardato Cho Yun avvicinarsi al vetro e lo stava fissando attraverso il suo riflesso, almeno in parte. Riusciva a scorgere solamente metà del suo volto e poté constatare anche senza l'uso delle proprie capacità preternaturali che quello Tsimisce era al limite. Si domandò se anche lui era fuggito lì o se invece no. La cosa era marginale e sicuramente quell'interesse, quella curiosità, era dovuta al suo sangue nel proprio stomaco.

Stupidi inconvenienti, si disse.

Fece schioccare la lingua contro il palato mentre si avvicinava a Sean per sottrargli il bicchiere di scotch per ingollarlo tutto in un sol colpo, sicuramente sarebbe riuscito a mischiarlo con ciò che già era nel proprio apparato digerente e sperava che quanto meno avrebbe potuto godere di quei lievi cenni che dava l'alcool. Almeno ci sperava.

L'espressione del Ghoul però fu assolutamente spassosa, non si aspettava nulla del genere, tanto meno non sospettava minimamente che quello che stava fissando non era altro che una mera illusione.

 

-Voglio essere trasparente con te, Cho Yun.- disse Aalim posando il cristallo sul bancone che lo divideva dal Ghoul, lo sguardo saettò sullo specchio alle spalle di Sean e vide semplicemente il riflesso della sua schiena ma non il proprio, ormai vi era abituato -Quello che stiamo per fare è davvero una spina nel fianco, specialmente per qualcuno come me. Non è nei miei canoni "agire per il bene altrui", ma di tanto in tanto... il male porta il bene in sé.-

 

-------

 

-No, ma davvero?! E dimmi, da quando ti servono 25.000$ per un'auto nuova?! Vida, non prendermi per il culo, che casini hai combinato?- la voce di Aalim era oltremodo esasperata e snervata mentre veniva seguito da un transessuale alto almeno un metro e novantacinque su dei tacchi dodici, vestito con un tubino ricoperto di paiettes ed un boa di piume di fenicottero sulle spalle. Non sembrava nemmeno degnare di uno sguardo l'omone appariscente che sculettava e gesticolava appena dietro di lui, come un bambino che cerca di spiegare alla mamma le ragioni di una richiesta assurda.

 

-Ma Lim caro... tu non capisci... che cosa dico alle amiche se mi vedono andare in giro con quella vecchia baracca che ha preso Peter? Diventerei la zimbella del Club. Ho visto una bellissima Mustang decapottabile color rosa bubblegum, ti prego, ti prego!- sgambettando su quei tacchi altissimi, il Ghoul superò il Domitor per piazzarsi davanti a lui per farlo fermare, erano in mezzo alla strada affollata di Hong Kong come se niente fosse, come se fossero ancora una volta per le strade di Londra. Vida guardò con aria da cucciolo il Malkavian cercando di impietosirlo ed attese il verdetto.

 

Dal canto suo Aalim incrociò le braccia al petto quando si trovò l'altro a bloccargli il cammino e, da bambino altrettanto imbronciato, guardò altrove gonfiando appena le guance. Non era un problema dargli quel denaro, era solamente sicuro che volesse quei soldi per cacciarsi in qualche guaio, come suo solito. Vida, o all'anagrafe Daniel, non era un Drag Queen santo. Spacciava, trafficava e ricercava oggetti di dubbia legalità. Sicuramente in una città come quella avrebbe sguazzato come un Paperon de Paperoni in un qualche strano giro d'affari e... la cosa che lo faceva ammattire era che non lo aveva coinvolto in società!

Socchiuse lentamente gli occhi mentre con la mancina si massaggiava una tempia e, all'improvviso, sollevò il viso puntandogli contro l'indice con fare accusatorio e comunque severo.

 

-Va bene, ma ad una condizione: se non si tratta davvero di una Mustang... devo entrare anche io nell'affare. Intesi?-

 

Il viso del transessuale si illuminò e preso da un impeto di gioia prese di peso il vampiro per poterlo abbracciare mentre lo sommergeva di baci che gli lasciavano come uno stampo sulla pelle chiara del viso le diverse impronte delle sue labbra ultra coperte di rossetto.

Con qualche difficoltà il cainita riuscì a rimettere i piedi per terra e a liberarsi dalla presa ferrea del proprio Ghoul mentre cercava di farlo tornare tranquillo.

 

-Va bene, va bene. Ho capito, sei contenta. Ora però vedi di non rompermi delle costole con tutto questo entusiasmo, sai che sono allergico a certe dimostrazioni. Vieni, dobbiamo evitare di arrivare in ritardo a quell'appuntamento che ti dicevo. Ci ho messo due settimane per rintracciare quel vecchio grasso e non ho intenzione di perdere l'occasione.- con l'indice fece cenno al Drag di seguirlo per poter riprendere a camminare lungo la strada affollata.

Si fermarono solo dopo tre quartieri ed Aalim si voltò per fissare un piccolo e stretto vicolo che lasciava solamente intendere che non era uno dei più belli: insegne decadenti, dai colori che friggevano in quei neon quasi scarichi, sporcizia a terra, puzza di urina e di vomito, spacciatori, prostitute.

Un bel traffico che gli riportava alla mente i bei vecchi tempi ma con la differenza che lì vedeva solamente occhi a mandorla.

 

-E' proprio vero che ogni mondo è paese. Vieni, seguimi. Siamo quasi arrivati.-

 

Si inoltrò nel vicolo e sentì addosso nell'immediato gli occhi di chi stavano superando. Vida dal canto suo guardava dritto davanti a sé, sorridendo di tanto in tanto a qualche bella prostituta che lo osservava interdetta, evidentemente si chiedeva come poteva essere così mascolina?

 

-Lim, suppongo che per loro noi siamo... come dire, di troppo? Hai pensato a come tornare indietro, vero caro?- la voce di Vida sembrava essere preoccupata mentre proseguivano e nel frattempo provava a non mettere il piede in alcuni escrementi o su chissà cosa vi fosse in quella sorta di pozzanghera dai colori e dall'odore non ben definito. -Ho dimenticato a casa la mazza... ma a saperlo avrei portato un tirapugni con i glitter, è così... favoloso!-

 

Aalim si voltò per dare un'ultima occhiata al proprio amico scuotendo il capo, non credeva che si fosse fatto così fifone col passare degli anni, o forse era solamente il posto che ancora non conosceva a mettergli suggestione? Sapeva unicamente che nessuno si sarebbe aspettato che quel donnone così delicato in realtà picchiasse come un fabbro.

Era un ottimo effetto a sorpresa nei momenti di "affari" come quelli.

 

-Fai silenzio, Vida. Mi sto concentrando. Ecco, entriamo lì, in quella porta i metallo.-

 

Con circospezione il vampiro socchiuse gli occhi lasciando che il proprio udito si affinasse grazie al proprio sangue vampiresco e poté quasi catturare e selezionare nella propria mente i rumori, i suoni e le voci che riusciva a catturare.

Ah, finalmente riuscì a sentire la voce del proprietario di quella zona, il molo a Sud sarebbe stato assolutamente perfetto per stabilirsi e far nuovamente rifiorire i propri affari.

Non conosceva il cinese, il mandarino o quello che fosse ma concentrandosi poté comprendere un significato a quello che stava ascoltando. Stavano proprio parlando di lui: lo straniero ricco da spennare. Quel "ragazzino" che fa il gradasso.

Oh, magnifico. Era quello che pensava di lui? Peccato che lui facesse sempre il gradasso e che sì, era ricco, ma non così da schifo.

 

-Quindi devo fare la carina con te? Vuoi farti vedere così depravato?- chiese Vida mentre posava una mano sulla spalla del vampiro riportandolo con la mente a loro, che erano ancora davanti a quella porta di ferro.

Il vampiro annuì mentre si passava una mano prima tra i capelli e poi sul collo, era il momento.

Bussò tre volte, poi altre tre ed infine, dopo una pausa di tre secondi, bussò una sola volta.

Il contatto che era riuscito a trovare gli aveva dato il codice per poter farsi aprire senza ritrovarsi un proiettile in testa ed effettivamente funzionò, qualcuno gli venne ad aprire ma c'era qualcosa che non andava, qualcosa gli stava facendo provare delle strane sensazioni nel petto, una vibrazione nell'Arazzo, qualcuno appartenente al suo stesso Clan si stava avvicinando.

Oltre a lui e a Cornelia non doveva esserci nessuno... oppure si sbagliava? O lo avevano già trovato? Così presto?

Si morse il labbro ed in quel momento la porta di metallo si aprì con un cigolio da brividi e si ritrovò davanti ad un uomo di colore, con abiti decisamente eccentrici e fuori moda, con capelli tagliati molto corti ma talmente crespi e neri da sembrare lana, baffetti e pizzetto agli anni ottanta ed un sorriso stampato in faccia.

 

-Ehi! Amico! Fratello! Uh... wow, che signora!- l'uomo di colore si era messo quasi a gridare quei saluti così calorosi , ora che potevano vedersi in faccia Aalim ebbe la certezza che il Malkavian che aveva percepito era proprio questo individuo che gli mise una mano sulla spalla per poterlo trascinare dentro -Ma tu guarda, che bella sorpresa! Non capita mica tutti i giorni di beccare un Fratello in città! E dimmi un po', come stai? Ti vedo bene! Io sono Eddie! E comunque... mmh... incantato, signorina?-

 

Aalim e Vida rimasero a dir poco allibiti nel vedere quell'individuo non sapendo come definirlo. Certo, i figli di Malkav erano pazzi ma... nulla in confronto a quello che avevano appena conosciuto. Il suo atteggiamento pareva essere quello di una barzelletta o di un buffone o, perchè no, di un cartone animato.

Si scambiarono un'occhiata veloce e Vida decise di stare al gioco me d'accordi, perciò diede la mano al vampiro di colore e con tutta la sua eleganza e grazia gli si presentò.

 

-Oh, mon cher, mi chiamo Vida. Sono un'artista. Lusingata di... tutti questi complimenti ma non vorrei che il mio zuccherino divenisse troppo geloso... sai,- disse abbassandosi ed incurvandosi un poco per poter raggiungere le orecchie di questo Eddie -il ragazzo è piuttosto suscettibile.-

 

Lo sguardo estraniato di Edie saltò da Vida ad Aalim che nel frattempo si stava lisciando la camicia che indossava.

-Uhm... comprendo, con una bella puledra come te... chiunque sarebbe geloso.- ammiccò lanciando un'occhiata a Vida -Suppongo che voi siate gli ospiti di cui il Boss parlava! Venite! Vi faccio strada! Eddie sa sempre trovare la strada! Ma prima le signore.- Impose una mano sul petto di Aalim quando cominciò ad avviarsi per primo lungo il corridoio ed il vampiro africano scosse il capo in segno di rimprovero mentre agitava lentamente i baffi anni 80. -Eh no bello, prima le belle donne, poi vengono i piedi piatti e se non c'è nessun'altro in coda gli altri. No, forse coi piedi piatti ti fanno andare avanti. Be', fa niente, non vedo piedi piatti. Tu lo sei? No, perchè al Boss gli sbirri non piacciono e non abbiamo più bidoni di acido in cui scioglierli, quindi insomma, mi dispiacerebbe doverti spiegare che cosa fa quando siamo a corto dei barili. Eh, il povero Yang. Era così... giovane.-

Bastò semplicemente un cenno di diniego col capo per far sì che lo strano vampiro riprendesse a camminare per fare strada e nel giro di pochi secondi si ritrovarono in quella che era una sala con diverse scatole con i vari timbri della dogana, un televisore dell'anteguerra, un tavolino da poker, una tenda di perline da cui proveniva un effluvio di urina e di droga.

Attorno al tavolino vi erano tre uomini, tutti e tre asiatici, di stazza decisamente possente ma non di muscolo. La loro pelle era ricoperta di tatuaggi, fatti sicuramente in prigione, i volti segnati da diverse cicatrici, tatuaggi e lo sguardo truce di chi non ha paura di nulla. Almeno fino a qual momento.

Aalim si guardò attorno per vedere eventuali uscite secondarie, finestre o quant'altro, ma parevano in un vicolo cielo con l'unica via di uscita il corridoio da cui erano arrivati. Notò anche che vi erano diversi ceffi seduti su alcune casse mentre mangiavano della frutta, noccioline e fissavano sia lui che Vida con aria truce, manco avessero mai visto un travestito, pensò Aalim, con tutti quello che giravano nel Sud Est Asiatico.

 

-Eeeehi Boss. Ti ho portato lo straniero! Vedi di trattarlo bene, è in buona compagnia, non sia mai che spaventiamo la signora.- Eddie diede una pacca sulla spalla ad Aalim portandolo già all'esasperazione, per quella serata aveva già avuto più della sua dose di contatto fisico e non ne nascondeva il fastidio con un'espressione quasi disgustata. Ma a contribuire al proprio fastidio ci si mise la voce rauca e quasi impercettibile del cinese più grasso dei tre seduti al tavolino.

 

Il suo pessimo inglese lo fece rabbrividire ma si sforzò di comprenderlo quanto meno in minima parte.

Il cinese, il mafioso, si gratto il doppio mento flaccido e sudato mentre faceva uscire dal naso il fumo di una sigaretta e si mise a ridacchiare facendo sobbalzare la pancia gonfia e grassa seminascosta sotto la canottiera bianca macchiata di sudore.

 

-Tu venuto per chiedele me un favole, sì? Tu chiesto me di dale il molo e tutta alea, sì?-

 

Si mise a ridere ancora più forte e con lui anche gli altri due, seguiti dagli altri scagnozzi ma tutto ripiombò nel silenzio non appena il grassone tornò in silenzio a scrutare Aalim. Perfino Eddie si mise quasi sull'attenti, preoccupato per quella strana situazione, ma si distrasse per fare l'occhiolino a Vida che, di tutta risposta gli sussurrò "screanzato".

 

-Tu sapele che impossibile dale quello che tu chiedele? Io no stupido, lui essele.- indicò Eddie con noncuranza come esempio di "stupido", Eddie ne rimase profondamente ferito tanto che abbassò il capo torturandosi le mani sul bordo della giacca larga che indossava. -Io no lascio mia città a uno stlanielo che puzza di flocio. No lascio che mi si manchi di lispetto in mio tellitolio. Piccola meldina occidentale.-

 

Il boss digrignò i denti in un sorriso marcio che a suo dire doveva essere minaccioso e terrificante, infine si alzò dalla sedia trascinandola sul pavimento di cemento e posò le carte sul tavolo da gioco per poi oscillare pesantemente passo dopo passo oltre il tavolino parandosi davanti ad Aalim che in tutto quel tempo era rimasto in silenzio, aveva semplicmente annuito alle sue domande e non aveva risposto alle sue minacce.

In sottofondo si poteva sentire a bassa voce i commenti degli altri scagnozzi, il masticare delle loro mandibole, il gocciolare di un rubinetto che perdeva in quell che doveva essere il cesso di quel posto, perfino Vida poteva sentire il proprio cuore battere, in che pasticci si era cacciato Aalim? Insomma, andare a pestare i piedi ad un boss della mafia cinese non era certo una bella cosa... ed erano solo loro due. Si poteva leggere perfettamente la sua ansia nel dover prevenire qualsiasi danno al proprio Domitor.

Alcuni lunghi attimi di assoluto silenzio parvero non finire mai fino a quando il vampiro dai capelli ramati non decise di prendere la parola e di offrire un sorriso a quel Jabba improvvisato.

 

-Io avevo chiesto un incontro per poter parlare del molo, sì. Non ho mai specificato altro. Non ho detto che l avrei comprato, non ho detto che avrei dovuto chiedere a te il permesso, volevo solamente trovarti e farmi un'idea degli incapaci che ci sono qui.-

 

Lentamente la luce della stanza si fece più bassa, come se all'improvviso ma in modo quasi graduale, la loro potenza si fosse ridotta. In un primo momento nessuno se ne accorse, almeno fino a quando non divenne penombra attorno a loro, alchè cominciarono ad allarmarsi i presenti, anche perchè Jabba cominciò a scorgere qualcosa che non andava in quell'oscurità.

Divenne buio all'improvviso, un buio impenetrabile, denso e terrificante mentre dalle tenebre si forgiavano dei tentacoli d'ombra tanto forti da spezzare ossa, carne e muscoli.  Queste diramazioni saettarono ad un solo comando e non servirono a nulla i proiettili, nemmeno la luce dello sparo si riuscì a vedere in quello che si prospettava essere un massacro. Solamente due occhi dorati potevano intravvedersi in quella più totale oscurità e parevano sorridere.

 

-Uccideteli.-



Continua...
   
 
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