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Autore: Sana_Akito    14/06/2017    5 recensioni
Sana, una ragazza come tante, socievole, allegra e chiacchierona.
Akito, il suo nuovo vicino e compagno di classe, un ragazzo silenzioso, distaccato e irritante.
Il loro rapporto non inizierà nel migliore dei modi, ma con il passare del tempo, tra battibecchi, bugie, attrazioni e gelosie, nascerà qualcosa che potrebbe cambiare le carte in tavola.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Sana:

 Quella mattina, come capitava da circa una settimana a quella parte, prima di varcare l’uscio di casa guardai attraverso lo spioncino della porta d’ingresso e solo quando mi fui assicurata dell’assenza di quella sottospecie scimmione biondo, sul pianerottolo del condominio che, ahimè, condividevamo, mi decisi ad uscire.
Schiacciai il pulsante dell’ascensore ed iniziai a picchiettare con il piede sul pavimento, in attesa.
Nei giorni che seguirono  il battibecco avvenuto tra me e Hayama, nessuno dei due aveva più rivolto la parola all’altro; anche se eravamo costretti ad incontrarci tutti i santi giorni in classe, ci ignoravamo più di quanto non facessimo già in precedenza… ma nonostante ciò la sua sola presenza m’irritava a morte, per cui cercavo in tutti i modi di evitarlo almeno quando uscivo dal mio appartamento, pur di non essere costretta a restare rinchiusa in quel buco ristretto con lui, anche se si trattava di una “tortura” di breve durata.
Certo, avrei potuto prendere le scale e non farla tanto lunga… ma a chi andava di fare dieci rampe di scale, seppur in discesa, di prima mattina? A me no di certo.
Entrai all’interno di quell’aggeggio metallico ed appena le mie orecchie udirono il rumore di una porta aprirsi e richiudersi e dei passi avvicinarsi nel punto in cui mi trovavo, mi affrettai a schiacciare ripetutamente il pulsante del piano terra, come se in quel modo le porte si chiudessero più in fretta… ma fu tutto inutile visto che, lo scimmione biondo, riuscì ad infilarsi velocemente e a deliziarmi con la sua piacevole compagnia.

«Non potevi prendere le scale?» sputai velenosa e Hayama si azzardò ad alzare gli occhi al cielo, senza degnarmi nemmeno di una risposta, come suo solito.
Sbuffai sonoramente.
Non lo sopportavo, ormai era appurato.
Eppure suo padre e sua sorella erano delle persone deliziose e ben educate, quindi da chi poteva aver ereditato quel comportamento tanto odioso?
Forse dalla madre che però, per qualche motivo a me sconosciuto, non abitava con loro.
Lo guardai con la coda dell’occhio e un nuovo dubbio s’insinuò nella mia testa.
Che fosse stata proprio l’assenza di quest’ultima a farlo diventare così?
Al solo pensiero che la mia ipotesi potesse corrispondere alla realtà, un enorme senso di angoscia m’invase.
Forse il suo mostrarsi continuamente come un ragazzo freddo e distaccato era solo un modo per tenere le altre persone alla larga, affinché non si accorgessero di quanto quella situazione lo facesse soffrire e…

«Piantala di guardami, Kurata. Mi dai sui nervi»

Come non detto… era dannatamente odioso di natura.
«Stai delirando, io non ti sto affatto guardando»

Hayama spostò lo sguardo dal display del suo cellulare e puntò gli occhi su di me, sollevando un sopracciglio ed io lo alzai a mia volta, a mò di sfida.
Ma i Kami non potevano donargli meno bellezza e più simpatia?
Giunti al piano terra, distolsi lo sguardo dai suoi occhi ambrati, maledettamente magnetici e sgattaiolai velocemente fuori da quel buco, ma la mia fuga durò ben poco visto che, dopo appena due minuti di tragitto, sentii una voce femminile chiamarmi a gran voce.

«Sana-chan!»

Mi voltai, trovando a pochi metri di distanza la mia amica Aya Seguita e il suo ragazzo, Tsuyoshi Sasaki, avanzare verso di me, proprio al fianco di Akito.
Abbozzai un sorriso, ovviamente rivolto solo ai due fidanzatini «Anche voi in ritardo?»

Tsu annuì «E non per colpa mia» asserì, mandando un occhiata veloce alla sua ragazza che, in risposta, alzò gli occhi al cielo.

«Mia sorella ha occupato il bagno per tutta la mattinata, impedendomi di entrare per prepararmi, quindi non è stata colpa mia»

«Avresti potuto usare l’altro bagno»

«Lì non c’erano i miei trucchi» sbottò seccata, superandolo per affiancarmi «Quando fa così non lo sopporto» mi sussurrò ed io ridacchiai sotto i baffi.
Tornammo ad incamminarci in direzione del Jimbo, e per tutta la durata del tragitto Sasaki martellò di chiacchiere il povero Hayama, deliziandolo con informazioni riguardanti i passatempi dei ragazzi del luogo, come recarsi alle sale giochi, ai campi di calcetto, nei locali più in vista del momento, e così via.
Inutile dire che il biondino sembrava prossimo ad un crisi di nervi ed  io, sadica com’ero, trovavo la cosa piuttosto esilarante.
“Ben ti sta, asociale dei miei stivali” pensai, sghignazzandomela.
Eppure, non sapevo spiegarmi esattamente il perché ma, nonostante gli atteggiamenti tutt’altro che gentili di Hayama, Tsuyoshi sembrava provare una gran simpatia nei suoi confronti.
Ma si sarebbe ricreduto a breve, n’ero certa, era solo questione di tempo.
Quell’individuo non poteva risultare simpatico a nessuno, tanto meno ad un tipo ingenuo e buono come Sasaki.





 
Il gioco della bottiglia era una cosa che detestavo.
L’avevo sempre odiato, sin da bambina ed il fatto che quella mattina fossi stata costretta a parteciparci, sotto le estenuanti insistenze da parte della mia adorabile amica Fuka, in classe, durante l’ora di buca dovuta dall’assenza della professoressa di biologia, contribuiva ad alimentare il mio odio nei confronti del genere umano.
Un odio che avevo sviluppato da quando avevo avuto la fortuna sfacciata di incontrare quell’odioso scimmione biondo che, tra l’altro, era l’unico a non averne voluto sapere di partecipare a quello stupido gioco ed era rimasto in disparte dal resto gruppo, come al solito, restando seduto accanto al banco che gli era stato assegnato, con lo sguardo rivolto verso la finestra e gli auricolari infilati nelle orecchie.
Strappai il biglietto sul quale c’era scritto il numero di telefono del tipo a cui ero stata costretta a chiederlo per penitenza e appena feci per alzarmi, con l’intento di andare a gettarlo nella pattumiera, sentii chiamare il mio nome, di nuovo.
Guardai la bottiglia appoggiata sul pavimento ed appena mi resi conto che era puntata ancora una volta verso di me, mi lasciai andare in un gran sospiro di frustrazione.
«Vi avverto, non chiederò il numero a nessun altro» precisai, incrociando le braccia al seno «E’ già stato imbarazzante farlo una volta e non ho alcuna intenzione di ripetere l’esperienza»
Dissi quelle parole tenendo gli occhi puntati su Sakura Sanzenin, la tizia che avrebbe dovuto assegnarmi l’obbligo e lei se la ghignò.

«Non preoccuparti, Kurata. Questa volta ho intenzione di assegnare un obbligo più, uhm… divertente» si guardò intorno e dopo interminabili secondi, puntò lo sguardo su Hayama, sorridendo.
All’istante un campanello di allarme si accese in me.
Cos’erano quello sguardo e quel sorrisetto? E perché stava guardando proprio lui?
«Dai un bacio a Hayama»

«Scordatelo» sbottai, alzando il tono di un’ottava «Io non darò proprio un bel niente a quello lì, e poi non sta nemmeno giocando»

«Se ti rifiuti, sarai costretta a compiere una penitenza»

«Non importa, vada per la penitenza» affermai, sicura di me.
Niente sarebbe stato peggio di baciare quell’individuo.

Ma la mia sicurezza svanì nell’esatto momento in cui Sakura se ne uscì con un… «Spogliati e resta in intimo per tutta la durata delle lezioni» il tutto costernato dai fischi di incoraggiamento da parte dei maschi.

Spalancai occhi e bocca, indignata «Ma ti sei bevuta il cervello? Rischio di beccarmi una sospensione, oltre a mandare in frantumi la mia dignità!»

Lei scrollò le spalle, senza levarsi quell’irritante sorrisetto dalla faccia «Allora bacia Hayama, che ti costa?»

Digrignai i denti, furiosa, mandano uno sguardo d’accusa a Fuka, colei che mi aveva cacciata in quella situazione e lei mi porse un sorriso di scuse.
Se pensava di cavarsela con quello, sbagliava di grosso.
Me l’avrebbe pagata, eccome se l’avrebbe fatto.
Mi alzai, avanzando verso il banco dello scimmione biondo ed appena lui posò lo sguardo su di me, gli feci segno di sfilarsi gli auricolari.

Lo fece, ovviamente sbuffando «Che vuoi?»

Piegai il busto in avanti, avvicinandomi al suo orecchio, per parlargli senza farmi sentire dagli altri «Ascolta, Hayama… mi hanno assegnato l’obbligo di baciarti, ma visto che nessuno dei due ha la benché minima voglia di incollare la bocca su quella dell’altro, adesso tu dirai a gran voce, in modo tale da farti sentire dall’intera classe, che ti rifiuti categoricamente di farlo. Puoi anche insultarmi se vuoi, non m’importa, basta che mi liberi da questa tortura. Sono disposta anche a pagarti, se necessario»
Sapevo di star esagerando, ma avrei fatto di tutto per risparmiarmi quel contatto.

Feci appena in tempo ad allontanarmi dal suo orecchio che il signorino, con tanto di ghigno sadico, si voltò verso il resto del gruppo ed urlò «Kurata si rifiuta di rispettare l’obbligo»

Drizzai i capelli dalla rabbia, trattenendomi dall’impulso di sferrargli un pugno sulla testa.
Un bel bernoccolo lì sopra ci sarebbe stato davvero bene.
Allo spifferamento di Hayama seguirono una serie di insulti rivolti alla sottoscritta e degli avvertimenti su cosa avrei dovuto fare se mi fossi tirata indietro.
«E va bene, lo faccio» sbuffai.
Guardai le sue labbra, inscenando una smorfia riluttante e a quanto pare Hayama non dovette gradire la cosa, visto che iniziò a fissarmi in cagnesco.
Probabilmente non era abituato a suscitare simili reazioni nel gentil sesso ed ero certa che, qualsiasi altra ragazza provvista di ormoni, avrebbe pagato per trovarsi al mio posto.
Peccato che io non lo sopportavo e avrei pagato a mia volta per non baciarlo.
Sospirai esageratamente e avvicinandomi lentamente, molto lentamente, al suo viso, premetti le mie labbra sulle sue, sorprendendomi per il loro sapore e morbidezza.
Non sapevo il perché, ma mi aspettavo che fossero ruvide e sapessero di un qualcosa di nauseabondo.
Ma non era affatto così ed appena la sua lingua incontrò la mia, qualcosa andò storto visto che, contro ogni mia aspettativa, dei brividi di piacere mi attraversarono la spina dorsale.
Ok, era odioso ed insopportabile, ma bisognava ammettere che baciava davvero bene, molto meglio di qualsiasi altro ragazzo che avessi avuto in precedenza.
Non seppi per quanto tempo restammo l’uno incollato sulla bocca dell’altro, ma se i componenti della classe non avessero urlato “Chiudetevi in un’aula vuota” alludendo probabilmente alla troppa passione che ci stavamo mettendo in quel bacio, dubito mi sarei staccata da lui.
Lo guardai e mentre io ero rossa in volto dall’imbarazzo, l’espressione di Hayama era impassibile, come se quel contatto non gli avesse suscitato alcun tipo di sensazione, a differenza di com’era accaduto con me.
Deglutii, cercando di mandare giù il nodo che si era formato alla gola «Credo… credo che possa bastare» borbottai, scappando via alla velocità della luce, sotto gli sguardi e le risate divertite degli altri.
Mi precipitai fuori al cortile, alla disperata ricerca di una boccata d’aria fresca che mi avrebbe schiarito le idee.
Perché mi era piaciuto tanto baciarlo?
E soprattutto, perché avevo la macabra voglia di ripetere l’esperienza?
Provai a darmi una risposta, ma niente, il mio cervello sembrava essere in totale black out.
Sospirai, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
Dannato scimmione biondo… ma non poteva essere un pessimo baciatore?
O magari restarsene ad Osaka, piuttosto che piombare qui e crearmi simili paranoie?
Lo detestavo più di prima, o almeno ero quello che mi ero imposta di pensare.



***
NdA:

Salve! =)
Scusate per l'attesa e grazie di cuore a chi la lasciato una recensione nel capitolo precedente.
Cercherò di aggiorare quanto prima, alla prossima, un abbraccio! =*
   
 
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