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Autore: Iwuvyoubearymuch    14/06/2017    2 recensioni
"Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa"
Emily Brontë
[Soulmate AU]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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let me take your hand i'll make it right 
(i swear to love you all my life)

2

 
Per quanto a Barry piacesse quella canzone, svegliarsi al suono di Lady Gaga fu traumatizzante. O forse, era per via dei due tipi che lo stavano fissando. O perché era coperto da elettrodi. Da qualche parte che non era la sua camera e ricordava vagamente una stanza d'ospedale ma non lo era perché c'erano computer e microscopi e tanta altra roba che non poteva appartenere a una stanza d'ospedale. O ancora, era perché non aveva alcun ricordo di come era finito in quel posto, ovunque si trovasse. E doveva essere sicuramente perché aveva appena aperto gli occhi e la ragazza gli aveva messo qualcosa nelle orecchie e chiesto di fare pipì in un contenitore.
Cisco Ramon e la dottoressa Snow gli dissero che era stato colpito da un fulmine e Barry non aveva idea di quale avrebbe dovuto essere la reazione di una persona a una scoperta del genere. Sapeva soltanto che si sentiva bene a livello fisico, perfettamente anzi e perfino meglio di come se la passava prima, se voleva essere sincero. Insomma, non si sentiva come una persona colpita da un fulmine avrebbe dovuto sentirsi - qualunque fossero i sintomi. L'unica nota stonata era la sensazione di panico che si era instillata nel petto nel momento esatto in cui aveva aperto gli occhi, ma era normale no? Aveva appena scoperto di essere stato folgorato e chissà per quale ragione non era morto, quindi aveva senso che si sentisse lievemente spaventato. E sentiva anche di avere un certo controllo sulla cosa; se non aveva già iniziato a dare di matto non lo avrebbe fatto tanto presto. Con l'ansia - svegliarsi alla mercé di due estranei non era piacevole - avrebbe fatto i conti dopo. 
Scoprì, dopo qualche secondo, di essere stato in coma e alla domanda per quanto tempo rispose un Harrison Wells in carrozzella. Superato lo shock iniziale perché nove mesi era davvero un periodo molto lungo e, magari, non così tanto rispetto ad altri casi ben peggiori, ma erano pur sempre nove mesi di vita di cui Barry non aveva assoluto ricordo, eccetto qualche frammento che spingeva per venire a galla, ma che Barry al momento non aveva il tempo di assecondare perché voleva sapere cosa diavolo gli era successo. 
La risposta fu piuttosto semplice: la sera della presentazione agli S.T.A.R. Labs l'acceleratore di particelle era stato acceso e per circa quaranta minuti tutto era sembrato andare per il verso giusto, fino a quando non c'era stata un'esplosione che aveva causato una tempesta che aveva causato il fulmine che aveva folgorato Barry; sul perché si trovava lì, il dottor Wells aveva detto che era perché i suoi continui arresti cardiaci, o quelli che i medici credevano fossero arresti cardiaci quando in realtà era soltanto il cuore di Barry che batteva troppo forte - soltanto troppo forte - mandavano l'ospedale in blackout ogni tre-per-quattro e il detective West e sua figlia avevano accettato che fosse curato ai Laborat-
«Iris?»
E allora aveva mollato tutto e tutti - ma non la felpa blu che gli avevano dato perché quella doveva tenersela - ed era andato da Iris prima e da Joe dopo. Si rendeva perfettamente conto di non aver alcuna memoria di quei nove mesi e che di conseguenza non avrebbe dovuto sentire la mancanza dei due West, ed era così ma aveva la sensazione che avrebbe potuto mettersi a piangere da un momento all'altro, il che non aveva assolutamente senso. Soprattutto perché, seppure avesse avvertito l'assenza di Joe e Iris mentre dormiva, sarebbe stato contento di rivederli e abbracciarli di nuovo, invece si sentiva soltanto tremendamente triste all'improvviso. Solo che non era una cosa improvvisa: era da quando si era svegliato che si sentiva strano, che provava sensazioni giustificate ma mai del tutto e c'erano queste immagini nella testa - all'inizio credeva che fossero ricordi -  che non si spiegava e non riconosceva niente di quello che vedeva, eccetto che c'era la dottoressa Snow in alcune e quello aveva anche meno senso di tutta la storia del fulmine e del coma messi insieme, perché come avrebbe potuto avere dei ricordi o delle immagini o qualsiasi cosa fossero nella sua testa se non l'aveva mai vista prima? Ed era sicuro al cento percento di non conoscerla o se ne sarebbe sicuramente ricordato. 
A meno che-
Barry aveva agito prima ancora di aver formulato il pensiero; sapeva solo che quel tipo stava per prendere la pistola dalla fondina dell'agente e lui poteva fermarlo. 
E lo aveva fatto. Solo che nessuno se n'era accorto e perfino Barry aveva problemi a capire come diavolo avesse fatto: in fretta, certo, ma come? 
Si scusò con Iris con la promessa di sentirsi più tardi, si precipitò fuori e in qualche modo negli ultimi nove mesi doveva essergli successo qualcosa di impensabile perché era diventato probabilmente l'uomo più veloce del mondo e l'ironia della cosa lo colpì in piena faccia: lui, Barry, che era patologicamente incapace di arrivare in orario a un appuntamento ed era costretto a fare mille corse per non aggravare il ritardo già eccessivo, poteva correre più veloce di qualsiasi altro essere umano. 
Andò nell'unico posto dove sapeva che avrebbe potuto trovare una risposta e rivedere la dottoressa Snow fu una specie di nuovo trauma - Caitlin, si chiamava Cailtin! 
E stavolta non c'erano dubbi. Cioè, nemmeno la prima volta, con quella bambina in seconda elementare, ce n'erano stati ma allora Barry era un bambino lui stesso e fremeva semplicemente dalla voglia di incontrare la propria anima gemella e- okay, non erano cambiate poi molto le cose, eccetto l'età e il fatto che ora era più veloce della luce e che era stato in coma e-
Prese un respiro profondo. 
Quando la incontrerai, saprai che è lei. Poteva risentire le parole di sua madre come se le avesse ascoltate il giorno prima e non anni. Aveva avuto ragione, Barry sapeva che Caitlin Snow era la sua anima gemella; non riusciva a credere di averla finalmente incontrata e di non esserne reso conto immediatamente, e in circostanze del tutto particolari. Aveva sempre fantasticato su come si sarebbero incontrati e mai mai mai la mente di Barry avrebbe potuto arrivare a quella situazione, nemmeno se qualcuno fosse venuto e glielo avesse spiegato. 
«Va tutto bene, amico?»
Si, andava tutto meravigliosamente bene, voleva dire a Cisco Ramon perché non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita. 
Ma non lo fece. Bastò uno sguardo della dottoressa Snow - Caitlin! - per zittirlo prima ancora che potesse aprire bocca per parlare. E mentre un lato del suo cervello elaborava quanto potente fosse il principio delle anime gemelle se era riuscito a intendere cosa volesse dirgli Caitlin con un solo sguardo, l'altro lato gli suggeriva che non era stato soltanto lo sguardo, ma quella sensazione di panico che non aveva ancora smesso di dargli il tormento e che, ora ne era consapevole, non apparteneva a lui. 
Così tenne la bocca chiusa. O meglio, fece soltanto riferimento alle straordinarie doti di cui era appena venuto a conoscenza di possedere, mentre le domande che avrebbe voluto fare erano altre. Eppure se voleva essere del tutto sincero, non sapeva cosa pensare. Non solo la circostanza che li aveva portati a conoscersi era insolita, ma lo era anche la schiera di sensazioni che aveva provato fino a quel momento: eccetto quel glorioso, magnifico istante in cui si era sentito così felice da poter scoppiare, tutto il resto era pressoché negativo. Ansia, panico, tristezza... Non era quello che aveva in mente negli oltre venti anni che aveva dovuto aspettare e avrebbe anche potuto chiudere un occhio e fingere che fosse tutto perfetto se solo non avesse sentito quella determinazione - non sua, ovviamente - a lasciare tutto com'era. 
Arrivarono alla pista per testare le abilità di Barry, che si rivelarono incredibili esattamente come aveva pensato, raggiungendo una velocità anche superiore a quella precedente avendo tutto quello spazio libero in avanti a disposizione. Poi, come se tutto quello che gli era successo nelle ultime quattro ore da quando si era risvegliato dal coma non fosse già sufficientemente complicato, aveva anche avuto flashback della notte in cui sua madre era morta e dell'Uomo in Giallo e di come anche lui potesse essere così veloce. Ovviamente era andato a schiantarsi e si era rotto il polso. 
Coincidenza? Certo che no. E ne ebbe la prova una volta su quello stesso lettino sul quale si era risvegliato quella mattina. 
Caitlin non era veramente un medico, ma ne sapeva abbastanza di anatomia umana e di tecniche mediche da fungere da uno. E al momento stava osservando il polso di Barry da vicino. Per un attimo Barry aveva pensato che non lo avrebbe toccato nemmeno per sbaglio, ma scartò il pensiero all'istante perché finora non aveva dimostrato alcuna rimostranza a ficcargli quella roba nelle orecchie o a monitorare i parametri vitali o prendersi cura di lui negli ultimi nove mesi - nozione che gli provocava una sorta di calore nel petto nonostante la situazione disperata. Ma non aveva detto nemmeno una parola e non sembrava intenzionata a cambiare idea per il momento - Cisco e il dottor Wells li avevano lasciati da soli e solo dopo Barry si disse che loro due dovevano sapere del nome di Caitlin sul polso di Barry perché era inevitabile (e non era il caso di mettersi a pensare che potevano averlo visto nudo, no, assolutamente no). 
Barry approfittò della calma e della vicinanza per guardarla meglio. Non l'aveva mai persa d'occhio per un attimo, a dire il vero, ma era la prima volta che aveva una scusa per guardarla senza dover distogliere lo sguardo ogni volta che lei doveva percepirlo e finiva inevitabilmente col beccarlo. Era bella, ma non ci voleva un genio per capirlo - Barry l'aveva notato stesso quella mattina, anche se non aveva potuto spenderci più di qualche secondo con tutte le notizie che aveva ricevuto.   
«Non dire niente.»
Barry era rimasto quasi sorpreso nel sentirne la voce, al punto da chiedersi se non l'avesse sentita soltanto nella sua testa - non sarebbe stata la cosa più strana di quel giorno. Era più che certo che l'avrebbe ignorato per tutto il tempo, visto che non aveva mostrato alcun problema a riguardo fino a quel momento. 
Barry si ritrovò a sorridere inconsciamente, rimpiazzando subito l'espressione con una più seria. Non aveva alcun motivo per sorridere, in fondo gli aveva appena detto che non doveva aprire bocca, e nemmeno così gentilmente, ma era davvero così disperato da accontentarsi di qualsiasi cosa pur di smetterla con quel silenzio? 
«Non sai nemmeno quello che voglio dire.» 
Non sapeva perché aveva risposto in quel modo, non era nelle intenzioni di Barry di punzecchiarla o di darle questa impressione, non quando quelle erano le prime parole che gli rivolgeva che non fossero legate alla sua salute o a questi nuovi poteri che aveva acquisito. Ma aveva notato la mandibola irrigidirsi e il tocco sul polso diventare solo per un secondo più maldestro, e mentre conosceva Caitlin Snow da solo poche ore - da cosciente, se non altro - in qualche modo sapeva che quello era il suo modo di reagire a una provocazione. 
«Si, invece» rispose e alzò gli occhi dalla mano al volto di Barry solo per un istante prima di riabbassarlo. Parve dirgli qualcosa con quello sguardo - un nuovo invito a rimanere in silenzio, forse - seppure breve e apparentemente freddo. 
Barry si stupì di quanto fosse vero quello che aveva appena sentito. Cioè, non era necessaria una fatica spropositata per capire qual era l'argomento di cui Barry voleva parlare - era stato abbastanza evidente a chiunque nel laboratorio fin dall'istante in cui Barry era tornato con la notizia della velocità e i suoi occhi si era posati prima di ogni cosa su Caitlin Snow. Ma non era questo che intendeva: lui sapeva che Caitlin sapeva cosa aveva intenzione di chiederle. Sembrava uno scioglilingua, ma nella sua testa era tutto chiaro, fin troppo chiaro, anche quello che non avrebbe dovuto esserlo, come sapere cosa passava nella testa di una persona che aveva appena conosciuto. O meglio, non poteva sentire cosa stava pensando Caitlin - anche se aveva letto di anime gemelle che erano in grado di farlo - soltanto percepire ciò che stava provando in quel momento e, disgraziatamente per lui, non differiva granché dall'agitazione che avevano condiviso per tutto il giorno ormai. 
Barry aveva letto di questa peculiarità del principio delle anime gemelle - non aveva avuto modo di parlarne con i suoi genitori e non se l'era mai sentita di chiedere a Joe o a qualcun altro - e aveva scoperto che succedeva quando due persone destinate a stare insieme erano vicine al punto da potersi sentire o, in alcuni casi più rari, quando il legame aveva inizio, motivo per il quale Barry non si era mai preoccupato di non poter sentire Caitlin, perché evidentemente lui doveva appartenere alla categoria di quei poveri eletti che non potevano avvertire niente di niente fino al momento della connessione. Il legame si iniziava con il più banale dei modi: un tocco, che generalmente implicava conseguenze diverse per chiunque. Ma Barry non l'avrebbe mai saputo perché la connessione tra lui e Caitlin era avvenuta sicuramente mentre lui era in coma, visto che era stato un suo paziente e l'aveva certamente toccato a un certo punto; avrebbe tanto voluto chiederle com'era stato, cosa aveva provato, se era successo qualcosa che avrebbe dovuto sapere - alcuni parlavano di reazioni corporee visibili che con il tempo erano sparite - ma Caitlin non era disposta nemmeno a parlargli, figurarsi rispondere alle domande su come si erano connessi. O tutte le altre, a dire il vero, ad esempio come faceva a sapere che da piccola aveva portato l'apparecchio ai denti o che a dispetto del suo cognome non aveva particolare passione per il freddo o ancora che-
E poi gli venne un'idea.
«Ho tutti questi ricordi tuoi nella testa, come faccio ad averli? E' quello che penso?» chiese Barry, senza riuscire a trattenersi. Quello che pensava era che i ricordi o informazioni - doveva trovargli un modo migliore per definirli - che acquisiva man mano fossero dovuti al legame. Forse, considerato che era stato in coma e non aveva potuto metabolizzarli, in mancanza di un termine più corretto, si stavano concentrando tutti in un solo momento ed era per questo che sembravano così confusi. In fondo, erano tutte informazioni che aveva acquisito, in qualche modo, ma solo perché non aveva mai avuto l'occasione di analizzarle, non significava che sarebbero scomparse.
Caitlin gli afferrò la mano che involontariamente aveva cercato di passarsi tra i capelli, immemore del dolore che comunque iniziava a sparire, e dopo lo puntò con lo sguardo, quegli occhi che erano di un caldo marrone e che non avrebbero potuto essere più gelidi. «Mi sembra di averti detto di non dire niente» fece lei, e sembrava arrabbiata, ma Barry sentiva che oltre a quello c'era dell'altro, come se avesse paura. 
«Perché?» chiese, confuso, sentendosi soltanto un po' colpa perché quella cosa di percepire le sensazioni gli sembrava tanto come imbrogliare, sopratutto in una discussione importante come quella che stavano per iniziare con un po' di fortuna.
Caitlin lasciò perdere la mano di Barry e si alzò, svelta, per mettere una certa distanza tra di loro. «Ho fatto tutto quello che il dottor Wells mi ha chiesto, mi sono occupata di te mentre eri in coma; ora sei sveglio e non ne hai più bisogno. Il resto non mi  riguarda.» 
Barry si chiese se Caitlin poteva sentire cosa stava provando lui ed era stupido perché era soltanto ovvio che poteva riuscirci, esattamente come lui; e allora si disse che l'altra poteva sapere quanto era furioso e deluso e incredulo - o forse, non poteva perché perfino Barry aveva difficoltà a capire cosa stava provando. L'unica cosa alla quale riusciva a pensare era che una volta tanto nella vita gli sarebbe piaciuto ottenere qualcosa senza troppo sforzo. Magari, non era nemmeno quello il problema ed era solo frustrato perché aveva aspettato venti anni per incontrare la sua anima gemella e doveva per forza capitargliene una che non voleva sapere assolutamente niente di lui. 
«Ti riguarda, eccome!» disse, lasciando libero sfogo alle sensazioni che non riusciva a comprendere. Era vagamente consapevole del fatto che Cisco e Harrison Wells erano da qualche parte dietro quelle mura, ma al momento non riusciva a farselo rendere importante. «Siamo anime gemelle! Ho il tuo nome sul polso e tu hai il mio» continuò, soltanto un poco più pacato perché iniziava a rendersi conto che doveva essere una novità anche per Caitlin e se il modo in cui si era sentito tutto il giorno era indicativo di qualcosa, era che la novità non le era piaciuta granchè, quindi quale diritto aveva lui di mettersi a sbraitare così? 
Per un solo terrificante momento l'immagine del polso pulito, senza scritte, di Caitlin si era formato dietro le palpebre di Barry e non si era mai sentito così smarrito, non da quando aveva perso la sua intera famiglia in una sola notte, ma smise di pensarci quasi all'istante - era sicuro che Caitlin fosse la sua anima gemella, anche senza aver visto il marchio, altrimenti non si spiegherebbero le ultime ore. 
Caitlin gli aveva dato le spalle, ma riusciva comunque a vedere il modo in cui armeggiava con le maniche della camicia, tirandole un po' più giù o stringendosi il polso. «Non vuol dire niente» disse, e il suono uscì strozzato tanto che Barry ebbe la sensazione che stesse per piangere, anche se non avvertiva nulla di tutto ciò. 
«Perché?» chiese ancora Barry, improvvisamente a corto di forze. Probabilmente era dovuto ai continui sforzi a cui si era sottoposto quella giornata, o forse perché si era appena svegliato da un coma di nove mesi e l'eccessivo carico di emozioni stava avendo la meglio - si sentiva stanco e per la prima volta da quando aveva cinque anni pensò che questa storia delle anime gemelle non valeva la fatica. 
Caitlin si prese del tempo per rispondere, e quando lo fece non fu a parole: si voltò lentamente, come se qualsiasi movimento brusco avrebbe potuto spezzare la sua determinazione, e guardò Barry in una maniera che lui non seppe decifrare e che non riusciva a percepire ma sembrava quasi una preghiera, sussurrata e colma di dolore e di qualcos'altro che si scontrava con il progetto felice che Barry aveva coltivato tutti quegli anni. 
«Per questo» aveva detto Caitlin, il tono sottile e basso, simile a quello di una bambina spaventata.
In qualche momento imprecisato aveva fatto due risvolti alla manica della camicia e aveva allungato il braccio in avanti quel poco che bastava perché Barry lo vedesse. 
E Barry lo vide finalmente: il suo nome era scritto con pieno inchiostro nero, come un tatuaggio, ma quello era indelebile per davvero e risaltava contro la pelle pallida di Caitlin. Sapeva già che Caitlin era la sua anima gemella, ma averne la prova concreta era un sollievo. 
Solo che Barry non era l'unico nome sul polso di Caitlin. Poco più in basso, nel posto in cui anche Barry aveva la sua scritta, c'era un altro nome, molto più chiaro e che poteva sfuggire allo sguardo se non si prestava abbastanza attenzione. Un certo Ronnie era stato l'anima gemella di Caitlin prima di Barry. 
Barry deglutì l'eccesso di saliva che si era formato in gola e dopodiché quella gli parve completamente arida. Sapeva perfettamente cosa voleva dire quella scritta sbiadita, anche se gli era capitato di vederla in una sola altra occasione in vita e il nome di Nora, pallido e trascurabile, gli tornò in mente. 
Barry tentò di iniziare una frase, una qualsiasi, un paio di volte con un come e un quando che per Caitlin non dovevano avere nessuna importanza, ma quella era onestamente la prima cosa che gli era venuta in mente. 
Caitlin tirò via il braccio - Barry non si era accorto di averlo toccato e afferrato fino a quel momento - e lo tenne vicino al proprio petto, come fosse qualcosa di prezioso. 
«E' successo la notte della presentazione. L'esplosione che ti ha mandato in coma ha anche ucciso il mio fidanzato.»
Caitlin si zittì, quasi a piangerne nuovamente la morte e Barry fece per dirle che non doveva parlarne se non voleva, che capiva più di quanto volesse. Ma rimase in silenzio perché, per quanto triste e deprimente, aveva la sensazione di interrompere un momento privato in qualche modo e c'era qualcosa nel modo in cui Caitlin stringeva il polso che gli ricordava il modo in cui lui era solito tracciare le lettere con le dita prima di addormentarsi quando era più piccolo. 
«Poco dopo è comparso il tuo nome» aggiunse Caitlin, e quella volta fu facile cogliere l'amarezza dietro il dolore. 
Allora Barry pensò a come si era comportato solo pochi minuti prima, a come aveva alzato la voce e alla rabbia intensa che aveva provato, e se ne vergognò. Era stato così preso da quello che succedeva a lui, da non chiedersi anche per un solo attimo come avesse potuto essere per Caitlin, che aveva perso la propria anima gemella e stavano per sposarsi e sarebbero stati felici. 
«Mi dispiace» balbettò, mettendosi in piedi. Doveva andarsene da lì. «Mi dispiace, io- scusa.» 
Barry perse il conto di quante volte ripeté quella stessa cosa, ancora e ancora - niente sembrava maggiormente appropriato e aveva smesso di pensare lucidamente nel momento in cui aveva visto il proprio nome. Non tentò nemmeno di trovare altro da dire, perché non vedeva come avrebbe potuto fare qualche differenza - e doveva assolutamente uscire da quel laboratorio perché preferiva stare da solo quando si sarebbe finalmente dato il permesso di capirci qualcosa. 
La voce di Caitlin lo fermò sulla porta, dopo l'ennesimo mi dispiace che non riusciva a tenere dentro. 
«Non posso farlo di nuovo»  disse, un po' più composta e controllata di prima, ma c'era ancora una sorta di timore nella voce, uno che Barry non era sicuro gli piacesse. «Siamo anim- Credo di conoscere abbastanza di te per sapere che non lascerai i tuoi poteri inutilizzati; Ronnie è morto da eroe, ma io volevo semplicemente che fosse mio marito. Non posso farlo di nuovo.»
Se Barry pensava di aver avuto il cuore spezzato quella volta che in seconda elementare aveva dovuto arrendersi all'idea che la bambina nuova non era la sua anima gemella, dopo tutto ciò che aveva scoperto quel pomeriggio- 
Non riusciva nemmeno a crederci, figurarsi se poteva accettarlo, in qualche modo. 
Per oltre venti anni non aveva aspettato altro che il momento in cui avrebbe finalmente incontrato la sua anima gemella, la persona che gli avrebbe sempre voluto bene e per la quale lui avrebbe provato lo stesso - per dirla con le parole di sua madre - e ovviamente qualcosa doveva andare storto, ovviamente doveva essere qualcuno che non lo voleva perché ancora innamorata della precedente anima gemella. Più ci pensava, più gli veniva ridere e probabilmente l'avrebbe fatto se non stesse capitando a lui. Oppure, avrebbe dato una pacca sulla spalla al povero malcapitato e si sarebbe dispiaciuto per lui. E se c'era una cosa che gli metteva anche più tristezza era ripensare alla propria vita e provare dispiacere. 
 
Come se ciò non fosse sufficientemente deprimente di suo, dovette fare i conti con un ulteriore scoperta a pochissima distanza dalla prima. 
Era andata così, più o meno: subito dopo aver lasciato gli S.T.A.R. Labs sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno e, anche se Iris non aveva mai fatto i salti di gioia all'idea di parlare di anime gemelle e gente destinata a stare insieme per il volere di chissà-chi-o-cosa, lei era l'unica con la quale aveva voglia di farlo e che nonostante tutto non avrebbe esitato ad ascoltarlo; Jitters non era meno affollato di quando era arrivato la prima volta quella mattina e Iris sembrava impegnata in una conversazione con Eddie Thawne, il partner di Joe, e- lo aveva appena baciato?
Nella lunga passeggiata che seguì, Iris spiegò a Barry che aveva scoperto di avere un'anima gemella parecchio tempo prima, qualche mese dopo il suo diciannovesimo compleanno, e che aveva giurato e stragiurato a se stessa che se lo avesse incontrato gli avrebbe girato le spalle per principio, sempre convinta delle proprie idee riguardo all'ambiguità della faccenda, ma poi Barry era stato colpito dal fulmine, era andato in coma e Joe voleva passare quanto più tempo possibile al fianco di Barry, così Eddie si era proposto di coprire i turni di Joe a lavoro ed era bastato quello e un caffè di ringraziamento perché Iris capisse che il principio delle anime gemelle non era poi così male. 
«E stiamo insieme da allora» concluse, le spalle strette nel cappotto e un sorriso che stava cercando di trattenere piuttosto maldestramente. 
Barry non poteva credere alle proprie orecchie. Scosse la testa e questa volta si abbandonò per davvero a una grassa risata perché era tutto troppo ridicolo per non farlo! Iris, che aveva messo non una bensì un centinaio di croci sulla possibilità di iniziare una relazione con la sua anima gemella, l'aveva finalmente trovata e sembrava così felice da poter scoppiare, e Barry che invece non aveva desiderato praticamente altro per la maggior parte della propria vita, era costretto a totalmente l'opposto. Sul serio, perché la vita lo odiava così tanto? Se avesse creduto alla storia della reincarnazione - e c'erano molte probabilità che ci desse un'occhiata a un certo punto per via di tutte le cose impossibili che gli stavano capitando - avrebbe preso in seria considerazione di aver fatto qualcosa di terribile in una sua vita passata, perché non era dannatamente possibile che non gliene andasse bene una!
Quando finalmente smise di ridere - pensandoci, avrebbe anche potuto mettersi a piangere - vide che Iris lo stava guardando come se fosse completamente impazzito, quindi Barry annuì senza sapere bene il motivo e forzò le labbra tese in un sorriso. 
«Sono davvero felice per te» disse, e una parte di lui lo era davvero. 
Odiava essere così invidioso di Iris - aveva odiato quando era capitato con i suoi compagni all'università, figurarsi con lei. Ma per quanto fosse onestamente felice per la sua migliore amica, non poteva fare a meno di chiedersi perché doveva capitare proprio a lui. 
Non ci fu modo di dire altro - Barry sentì il rumore di una macchina in lontananza e prima ancora che potesse pensare di agire, lo aveva già fatto: afferrò Iris per le spalle e scansarono l'auto della polizia lanciata a tutta velocità per un soffio; poi, si ritrovò al fianco di colui a cui stavano dando la caccia e non poteva essere Mardon, no, lui era morto, e la macchina si era ribaltata e la nebbia e non era l'unico ad avere strani poteri...
Solo nell'istante prima di muoversi aveva ripensato alle parole di Caitlin. 
Ronnie è morto da eroe, ma io volevo semplicemente che fosse mio marito. Non posso farlo di nuovo.
  
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