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Autore: YoungRevolverOcelot    14/06/2017    1 recensioni
[Ripresa dopo 4 anni. Per ora non revisionerò i primi capitoli]
Strani omicidi nel Nebraska, un cacciatore di creature infernali si reca lì per indagare.
Ne uscirà vivo?
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante l'attacco avesse scosso entrambi, io e Gavin rimanemmo nei boschi nel disperato tentativo di trovare qualche traccia o, nel migliore dei casi, lo SWAT scomparso.

Dopo un paio d'ore, però, divenne chiaro che stavamo solamente sprecando tempo. Non c'erano impronte o segni di trascinamento, come se entrambi si fossero volatilizzati. E la cosa non mi piaceva per niente.

Quel caso non mi piaceva per niente. Vedere Black Dogs fuori dal Regno Unito era già strano di per sé, ma vedere un Black Dog rapire qualcuno? Eh. Quella era decisamente la ciliegina sulla torta.

Durante il viaggio di ritorno Gavin aveva tentato di fare conversazione, ma io non ero in vena. Non riuscivo a togliermi dalla testa il ringhio di quella creatura, le urla degli agenti, le accuse di Blake... Ero lì solamente da un giorno e avevo già rovinato tutto.

Dieci vittime, un poliziotto scomparso e la copertura saltata. Ero a pezzi. Non sapevo cosa fare e la presenza del mio vecchio mentore mi faceva sentire ancora più sotto pressione.

Forse fu proprio per questo che non appena arrivammo in hotel, mi liberai di tutto l'equipaggiamento e mi fiondai sotto la doccia. Volevo stare da solo.

Non che mi desse fastidio dividere la stanza, l'avevo già fatto molte altre volte, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso quella sensazione di star deludendo Carter, nonostante lui avesse provato più e più volte a rassicurarmi.

Esausto, sospirai e chiusi gli occhi, lasciando che l'acqua calda lavasse via lo sporco e il sudore della giornata. Mi ero cacciato in un bel casino.

 

- Esco a prendere un po' d'aria. Vuoi che ti porti qualcosa?- chiesi da dietro la porta mentre mi rivestivo.

- Gavin?- chiamai di nuovo non sentendo alcuna risposta, facendo quindi capolino dal bagno.

Vidi il mio mentore seduto al piccolo tavolino che era presente nella stanza, il suo volto semi nascosto da una marea di libri e pergamene.

Mi avvicinai a lui con curiosità, poggiandogli quindi una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.

- Ti serve una mano con... Qualsiasi cosa tu stia facendo?- domandai quando spostò lo sguardo su di me.

Carter non mi rispose. Si limitò a fissarmi per qualche secondo in silenzio prima di tornare a rivolgere la propria attenzione al tomo che stava leggendo.

Era esausto. Glielo potevo leggere in faccia.

- Credo che sia abbastanza per oggi... Dovresti riposare-

Gavin sospirò alla mia affermazione e, appoggiandosi allo schienale, si passò stancamente una mano sul volto.

- Stai uscendo?- mi chiese quindi, gli occhi ancora fissi sui documenti.

Io annuii appena, aggiungendo poi: - Pensavo di portarti un panino. Tacchino, formaggio grigliato...?-

- Tacchino. E una birra... O due-

Alla sua richiesta alzai gli occhi al cielo, ma sapevo che era meglio non discutere. Mi misi quindi la giacca ed uscii.

 

Endicott era quasi deserta a quell'ora. Le strade, poco illuminate, erano attraversate solamente da volantini e sacchetti di plastica spinti dal vento. Nessun segno di vita.

La cosa non mi sorprendeva più di tanto. Sin dal primo momento, Endicott mi aveva dato l'impressione di essere uno di quei paesini formato solamente da anziani e coppie conservatrici di mezza età. Quelle persone che passano la domenica in chiesa e il resto della settimana a sparlare gli uni degli altri, per intenderci.

Nonostante la mia convinzione però, mi sforzai di essere il più amichevole possibile quando entrai in quello che sembrava essere l'unico locale dell'intera cittadina.

Non sembrava male come posto. Aveva l'ambientazione tipica di un diner, ma con gli alcolici molto più in vista. Mh, forse era veramente l'unico locale della zona.

Senza prestare troppa attenzione al resto della clientela, mi avvicinai al bancone e ordinai due panini e una cassa di birra.

Mentre aspettavo, ricominciai a pensare al caso. Era come se mancasse qualcosa. Cosa collegava le vittime? Perché il Black Dog era apparso proprio qui? E cosa lo aveva spinto ad attaccare?

Prima che potessi formulare delle teorie, però, sentii una mano sulla spalla e una voce familiare alle mie spalle.

- Ah... Sei sopravvissuto al bosco... -

Confuso, mi girai quel tanto che bastava per guardare in faccia il mio interlocutore. Occhi verdi, capelli rosso fuoco...

- Agente Blake- salutai brevemente, la mia fronte ancora corrugata per via della familiarità con cui il federale mi stava trattando.

- Scusa, volevo essere sicuro che non fossi un fantasma- spiegò, ritraendo la mano, quando capì che non avevo particolarmente apprezzato il contatto fisico.

Ancora più confuso dalla situazione, rimasi a fissare l'uomo di fronte a me, in silenzio. C'era qualcosa di strano nell'agente Blake quella notte. E forse l'odore di whisky che sentivo aveva qualcosa a che fare con il suo bizzarro comportamento.

- Chiamami pure Mason... Dragan, giusto?- aggiunse il rosso per riempire il silenzio imbarazzante che s'era formato tra di noi.

Io mi limitai ad annuire, insicuro sul da farsi.

- Uhm... Mi spiace per lo SWAT. Io e il mio... partner... abbiamo perlustrato tutta l'area, ma di lui non c'era traccia- dissi quindi, immaginando che fosse quello il motivo per cui l'agente non era esattamente in sé.

Con mia sorpresa, però, Blake emise un suono che alle mie orecchie sembrò molto simile ad una risata. Mi ero perso qualcosa o il whisky gli aveva completamente sommerso il cervello?

- Avete perso energie per niente. È già stato ritrovato... Fuori dal Jefferson Community Health CTR. È l'ospedale di Fairbury, la città qui accanto-

Mason mi riferì la notizia come se non fosse nulla d'importante, ma, per qualche motivo, quell'informazione mi colpì parecchio.

Era stato ferito e trascinato via di fronte ai suoi colleghi. Come aveva fatto a raggiungere Fairbury e-- a meno che... Possibile che il Black Dog lo avesse... Salvato?

- Devo parlare con lui- dissi con determinazione mentre mi alzavo, ma Blake mi mise nuovamente una mano sulla spalla, trattenendomi.

- L'ho già fatto io- biascicò con una scrollata di spalle, spostando quindi lo sguardo sul bancone, come se stesse cercando qualcosa.

- E...?- lo incoraggiai, dandogli una leggera pacca sul braccio per incentivarlo sia a concentrarsi, sia a togliere la mano dalla mia spalla.

- Ricorda tutto fino alla baracca, poi... Poi gli ho chiesto della bestia e... Non lo so cosa è successo... Ha smesso di parlare. Immagino sia ancora sotto shock-

A quel punto il rosso cominciò a ridere. Una risata cupa e... Nervosa? Quasi... Quasi spaventata.

- Era come se avesse visto un fantasma, Dragan... Pallido, immobile... Poi di colpo ha cominciato a dimenarsi... Come un dannato...Hanno dovuto sedarlo-

Mentre raccontava l'accaduto, riuscivo a leggere nei suoi occhi quella confusione e necessità di risposte che io stesso avevo provato molti anni prima. E forse quelle risposte le aveva cercate proprio sul fondo di una bottiglia di whisky.

Al pensiero, sorprendendo me stesso, poggiai le mani sulle sue spalle in un imbarazzante tentativo di dargli conforto.

- Non pensarci. È più facile se non ci pensi... Concentrati sul fatto che ci sto lavorando e che risolverò la situazione... Okay?-

Cercai di usare un tono tranquillo e rassicurante, stringendo appena la stretta sulle sue spalle per mantenere la sua attenzione sul “qui e ora”.

Mason mi fissò in silenzio; i suoi occhi smeraldo piantati nei miei per quella che sembrò essere un'eternità.

- Okay- sussurrò infine, dopo aver preso un respiro profondo.

Non feci in tempo a sorridergli e dargli una pacca d'incoraggiamento che il proprietario del locale si schiarì la voce, visibilmente imbarazzato.

- Il suo ordine è pronto- mi comunicò mentre appoggiava i due panini e le birre sul bancone, sparendo quindi con un'innaturale fretta.

Non osai immaginare che razza di idea si potesse essere fatto. Ma d'altro canto cosa ne poteva sapere lui di come bisogna trattare qualcuno che ha appena scoperto che il sovrannaturale esiste davvero?

Ah... Ma perché m'importava? Dopotutto, una volta chiuso il caso, non avrei mai più messo piede in quel posto.

Sospirando appena, recuperai le vivande e mi avviai verso la porta, facendo cenno al federale di seguirmi.

- Senti, non sono solito fare cose simili, ma io e il mio partner stiamo per analizzare il caso e... Potresti servirci. Hai i dettagli riservati e hai parlato con un sopravvissuto, quindi... Se vuoi c'è una birra anche per te-

Gli dissi una volta usciti dal locale, guadagnandomi un'occhiata mista tra sospetto e incredulità.
Suonerà stupido, ma una parte di me non voleva lasciarlo da solo quella sera. La gente ha modi strani di reagire allo shock e... Non volevo avere un bravo agente sulla coscienza.

- Beh... Io non sono solito condividere dettagli riservati con un civile, ma non posso dire di no ad una birra gratis- mi rispose con un sorrisetto ironico che, dopo qualche secondo, si trasformò in una risata sommessa.

Con l'accenno di un sorriso, scossi appena la testa e sospirai. Quasi quasi lo preferivo quando mi puntava una pistola addosso.

Non sapevo esattamente perché, ma la parola “civile” mi dava parecchio fastidio. Sapevo che non era usata impropriamente, ma ancora mi sentivo uno spetsnaz. Certo, non ero più in Russia e non mi guadagnavo da vivere eliminando terroristi, ma... Quello che facevo non era forse anche più pericoloso? Insomma, il mio non era sicuramente un lavoro da “civile”. Seppi però trattenermi dal condividere questo pensiero. Dopotutto Blake avrebbe potuto cambiare idea e arrestarmi da un momento all'altro. E a quel punto solamente una perizia d'infermità mentale mi avrebbe potuto salvare.

 

Ritornare all'hotel richiese poco tempo e, per mia fortuna, poche parole. Mason sembrava concentrato sul ricordarsi come si cammina e mi aveva quindi risparmiato un possibile terzo grado e/o domande personali. Il silenzio, inoltre, mi aveva dato modo di pensare a cosa dire a Gavin, il quale non aveva mai visto di buon occhio i federali e mi avrebbe quindi ucciso se gliene avessi portato uno “in casa”.

Una volta arrivati, mi presi un attimo per controllare il grado di presentabilità del mio accompagnatore, dopodiché, facendomi coraggio, entrai in stanza.

- Cominciavo a pensare che ti avesse rapito un chupacabra- mi accolse Carter, senza nemmeno girarsi, quando sentì la porta aprirsi.

Era ancora immerso nei suoi libri e, a giudicare dal tono annoiato, non doveva aver fatto grandi progressi.

- I chupacabra non rapiscono capre? È da lì che deriva il nome... Chupa... Cabra...-

Sentire Blake rispondere al mio mentore mi fece raggelare il sangue nelle vene. Non era così che avrei pensato di presentarlo. Maledetto alcol... Avrei dovuto aspettare il giorno dopo, quando sicuramente sarebbe stato più sobrio e meno... Amichevole.

- Vedo che ha capito la battuta, signor...?-

Replicò sarcasticamente Gavin che, dopo essersi girato ed averlo guardato con sufficienza, aveva spostato lo sguardo su di me, in attesa di spiegazioni.

- Mason. Blake. Agente Blake. Si occupa del caso che stiamo seguendo-

Mi affrettai a dire, ponendo l'accento sul titolo, prima che il rosso potesse peggiorare ulteriormente la situazione.

- Ha dei dettagli riservati ed è disposto a condividerli con noi-

Aggiunsi, notando che lo sguardo del mio mentore s'era fatto più freddo e sospettoso.

Gavin mi fissò a lungo, in silenzio, e sapevo che mi stava dando dell'idiota con il pensiero. Ma che altro avrei potuto fare? Qualche ora prima Blake mi aveva concesso di andarmene solo per proteggere i suoi uomini dal Black Dog. Chi poteva assicurarmi che non mi avrebbe arrestato se mi fossi presentato alla stazione di polizia il giorno dopo? Dopotutto fingersi un agente del NSA era un reato.

- Prima, però, vorrei le vostre di informazioni-

Mason interruppe ancora una volta le mie riflessioni, con una frase che lasciò sia me che Gavin perplessi. Di quali informazioni stava parlando?

- Sì, insomma... Cos'è quella creatura? Come la facciamo fuori? Ce ne sono altre come lei?-

Spiegò l'agente, intuendo il perché del nostro silenzio.

Carter e io ci scambiammo un'occhiata incerta. Non era prudente fornire così tante informazioni a una persona comune, ma... Avevamo bisogno della sua collaborazione.

- Perché non ti siedi, Mason? Ci vorrà un po'-

Dissi infine, indicandogli con un gesto la sedia vuota accanto a Gavin.

 

Introdurre Blake al sovrannaturale richiese quasi dieci minuti interi. L'uomo era parecchio scettico e, con l'alcol che aveva in corpo, certi concetti erano ancora più difficili per lui da processare.

Nonostante tutto, però, non fu uno studente troppo difficile. Nessun commento sulla nostra sanità mentale e poche domande. Il mio esatto opposto.

- Quindi quella creatura che ha attaccato i miei uomini... È un Black Dog? Una specie di spirito?-

Chiese quando arrivammo alla parte che riguardava il caso.

Io annuii appena, ma vedendo Gavin scuotere la testa, inarcai un sopracciglio e rimasi in silenzio.

- Pensavamo fosse un Black Dog, ma dopo qualche ricerca... Penso che si tratti di un Barghest. È essenzialmente la stessa cosa, solo più potente.

Vedi, i Black Dogs sono dei segni. Appaiono alle persone che stanno per morire, ma non hanno nessun ruolo nella loro morte, né possono fare del male ai vivi.

I Barghest invece... Solitamente anche loro sono dei segni, ma ci possono essere dei casi in cui i Barghest riescono a ferire gli umani. Se s'interferisce con una processione funebre che stanno proteggendo, ad esempio, o se si è responsabili di crimini di grave entità. Il primo caso è accidentale e la vittima viene lasciata con una ferita non letale, ma che non riuscirà mai a rimarginarsi; il secondo invece è... Una vera e propria caccia. Il Barghest perseguita la propria vittima fino al momento in cui riesce ad ucciderla-

Sospirando stancamente, Carter si concesse una pausa.

- E qui è dove entri in gioco tu, agente Blake. Penso che il Barghest stia cacciando quelli che lui considera “criminali”, ma senza il dossier sulle vittime non posso esserne certo-

Mason, che fino a quel momento aveva ascoltato con attenzione la spiegazione, corrugò la fronte, scuotendo quindi la testa dopo qualche istante.

- Solo una delle vittime aveva precedenti penali, ma il più grave era una rapina a mano armata. Nessun omicidio o violenza di alcun tipo.

Ma quello che hai detto sulle ferite... Quell'agente è destinato a rimanere in quello stato per tutta la vita?-

Lo sguardo di Mason si era spostato su di me quando fece la domanda e io, per la prima dopo tanto tempo, mi sentii come un pesce fuor d'acqua.
Anche se non ne avevo mai incontrato uno, avevo studiato i Black Dogs e sapevo bene o male come comportarmi con loro. Dei Barghest invece non avevo mai neppure sentito parlare.
Quante altre creature Gavin mi aveva tenuto nascoste?

- Non ne ho idea. È la prima volta che sento di un Barghest che ferisce un innocente. Probabilmente si è sentito minacciato. O la presenza delle due precedenti vittime l'ha confuso-

Carter scosse la testa. Probabilmente nemmeno lui aveva mai avuto a che fare con un Barghest prima d'allora.

- Domani mattina contatterò dei colleghi più esperti in materia. E gradirei ricevere o il dossier delle vittime, o una copia di esso.

Non dubito della tua conoscenza del caso, ma le creature sovrannaturali sono come vincolate dalla loro natura, dal loro scopo. E i Barghest uccidono solo persone che hanno compiuto reati gravi. Quelle persone, che lo Stato lo sappia o meno, hanno sicuramente degli scheletri nell'armadio.
Dragan ti darà una mano a scavare. È un ex KGB, sa sempre dove guardare-

Io alzai gli occhi al cielo all'ultima frase, mormorando uno “Spetsnaz” a malapena udibile.

Conoscevo Gavin da più di dieci anni e non aveva mai usato il titolo corretto. Ma ormai avevo rinunciato a correggerlo. Non faceva alcuna differenza dopotutto.

- Siete consapevoli del fatto che fingersi un agente del NSA è un reato, vero? Ed è un reato anche non denunciare una cosa del genere. Se si scoprisse, verrei buttato fuori dall'FBI e processato. E io ci tengo alla mia carriera. Ho lavorato sodo per essere dove sono.-

Blake non aveva tutti i torti, ma era anche vero che nessuno mi aveva mai scoperto... Prima di lui.

- Dragan è un professionista. Opera da dieci anni e non è mai stato scoperto. Inoltre, essendo tu a capo dell'operazione, a nessun altro verrebbe in mente di controllare le sue credenziali... Soprattutto sapendo che l'hai già fatto tu-

Gavin e Mason si fissarono in silenzio, studiandosi a vicenda per capire quanto l'uno si potesse fidare dell'altro.
Dopo quella che sembrò un'eternità, Blake spostò lo sguardo su di me, sorridendo appena.

- E sia. Sembra che dovremo continuare a collaborare... Agente Kozlov-

Io non risposi. Mi limitai a ricambiare quell'accenno di sorriso e a ringraziarlo con un cenno del capo.

 

Una volta terminati gli ultimi chiarimenti, Mason era pronto a congedarsi e tornare al B&B in cui alloggiava e io, ancora preoccupato per il suo stato di sobrietà parziale, mi offrii di accompagnarlo.

Da quello che avevo capito, il posto si trovava sul retro del diner e cinque minuti di sonno in meno non mi avrebbero cambiato la vita.

Come all'andata, il viaggio fu piuttosto silenzioso. Blake probabilmente stava processando tutte le informazioni che gli avevamo dato e io mi sentivo ancora un po' in imbarazzo per l'essere stato scoperto. Nonostante questo, però, la passeggiata fu piuttosto piacevole.

La luna alta nel cielo e la leggera brezza rendevano il paesaggio ancora più mistico, facendo sembrare Endicott il set di un qualche film horror.

Chissà quali segreti si celavano sotto quella piccola cittadina... Dopotutto doveva esserci un motivo se il Barghest era apparso proprio lì.

I miei pensieri, però, vennero interrotti quando vidi il federale fermarsi; eravamo arrivati.

- Mason, aspetta-
Lo fermai prima che potesse salire la scala esterna che portava alle stanze. Sotto il suo sguardo confuso, aprii la giacca ed estrassi un piccolo sacchetto in velluto.

- È un misto di sale e alloro. Sai... Per tenere lontane certe creature.

Non penso che ti servirà, ma... Mettilo vicino al letto o sotto il cuscino-

L'agente inarcò appena un sopracciglio, ma accettò comunque quel peculiare regalo.

- E tu?- domandò quando ormai stavo per girarmi ed andarmene.

Io scrollai appena le spalle, sorridendogli con l'ironica arroganza con cui si risponde alle domande dei bambini su Babbo Natale.

- Sono un cacciatore. So come proteggermi... /Civile/-

All'appellativo, Mason non poté trattenere una risata sincera.











[Angolo Autore: un grazie veramente speciale ad AmeliaRose che non ha smesso di combattere e ha mantenuto in vita il nostro cacciatore ♥]
   
 
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