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Autore: Echocide    15/06/2017    5 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 4.534 (Fidipù)
Note: Alola! Eccoci di nuovo qua, nella calda e soleggiata Alola, terra piena di verde rigoglioso e mare cristallino. Sì, devo dire che più mi immergo nella narrazione di Alola, più m'innamoro di questa regione (e già mi aveva conquistato parecchio quando ho messo mano, la prima volta su Pokémon Luna) e di ciò che immagino: grandi distese di acqua, sole, verde...
In pratica, quello che aborro nella realtà!
Bene, bene. Da questo capitolo, i nostri baldi eroi cominciano ad andare alla scuola pokèmon e, siccome sono molto masochista, ho pensato di infilare qua e là qualche concetto di competitivo pokémon, essendo io una giocatrice competitiva...Beh, in vero, in questo capitolo non è che ci sia chissà cosa...
Insomma, qualcosa a scuola questi dovranno imparare, no?
Prima di lasciarvi ai ringraziamenti di rito, come al solito vi ricordo ce domani sarà aggiornata Miraculous Heroes 3 e sabato sarà il turno di Lemonish.
Come sempre vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati.
E, infine, ma solo per questioni di ordine e logica, voglio ringraziare tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre liste.
Grazie tantissimo!


«Il Centro è molto diverso, vero?» domandò Tom, posando un vassoio con tre brioches appena sfornate sul bancone e sorridendo alla figlia che, spostando l’attenzione dalla parte opposta dell’enorme stanza che costituiva il Centro pokémon, sorrise riconoscente al padre: «I tuoi amici hanno qualche problema?»
«Stanno provando ad avere uno sconto dal commesso» spiegò Marinette, scrollando le spalle e sorseggiando il latte Mumu che aveva preso, osservando poi Adrien voltarsi verso di lei e farle un’espressione buffa ed esasperata; poco dopo il biondo sembrò stufarsi e lasciò Nino da solo a combattere la battaglia per lo sconto: «Co-co-come è a-andata?» balbettò la ragazza, stringendo poi le labbra e abbassando lo sguardo sul bancone, respirando profondamente e calmando così il tremore del proprio corpo: quando si sentì pronta, rialzò lo sguardo e osservò Adrien prendere una delle brioches e spezzettarla, dandone una piccola parte al suo Litten che accettò il cibo con un miagolio.
«Theo non ci darà mai lo sconto e Nino lo sa» sospirò, poggiandosi al bancone e abbozzando un sorriso all’uomo: «Ah. Io mi chiamo…»
«Lo so, lo so» dichiarò Tom, sorridendo sotto ai baffi: «Ti affido la mia bambina. Se le succede qualcosa, sarai il primo con cui me la rifarò!»
«Papà!»
«Certamente, signore.»
Tom lo fissò per un secondo, tenendo lo sguardo in quello verde del giovane allenatore e, dopo una buona manciata di minuti, annuì con la testa: «Potete dare un’occhiata al banco? Vado nel retro a recuperare altri croissants!»
Marinette assentì, osservando il genitore andare velocemente nel retro e, solo allora, si azzardò a guardare il biondo con lei: «Ti…» si fermò, respirando profondamente e contando mentalmente fino a dieci: «Ti chiedo scusa per mio padre. Lui è…»
«Beh, è bello che tuo padre ci tenga così tanto a te, no?»
«S-sì» mormorò la ragazza e chinò la testa, rimanendo poi in silenzio e spiluccando la propria brioche, vicino a lei Adrien si era chinato e stava carezzando Litten sotto al collo, con un sorriso tranquillo in volto, e il pokémon sembrava apprezzare molto quelle attenzioni: «E i tuoi genitori?»
«Cosa?»
«Co-come sono?»
Adrien lasciò andare un sospiro lento, mentre riacquistava una posizione eretta e posava lo sguardo verde su di lei: «Mio padre è parecchio impegnato con il suo lavoro, posso dire che non lo vedo mai; e mia madre…» il ragazzo si fermò, scuotendo un poco la testa e mordendosi il labbro inferiore: «…lei è sparita da tempo, ormai.»
«Sparita?»
Adrien annuì, fissandola in volto e poi spostando l’attenzione sulle proprie mani, posate sul bancone della caffetteria: strinse le dita a pugno, rilasciandole poi: «E’ una lunga storia. Non voglio annoiarti» sentenziò lapidale e secco, chiudendo così il discorso e tornando a dedicarsi a Litten: Marinette li osservò, studiando i loro movimenti e notando come i due stessero trovando un punto in comune; Rowlet le volò sulla spalla, strusciandole il becco contro la guancia e provocando alcuni starnuti in Adrien per colpa della vicinanza con il pokémon pennuto, ma il ragazzo non le disse niente e continuò a interessarsi al felino.
Forse aveva toccato un tasto dolente.
No, lo aveva sicuramente fatto e, per quanto lei morisse dalla voglia di sapere altro su quel misterioso ragazzo, aveva la certezza che, in quel momento, non avrebbe avuto nessuna risposta.
«Bell’amico sei!» esclamò Nino, avvicinandosi ai due e sistemandosi il berretto rosso mentre lo sguardo arrabbiato passava in rassegna i due: «Io ero lì, quasi sul punto di convincere Theo, mi volto per chiederti aiuto e tu…»
«Non ho saputo resistere al richiamo della brioche» si giustificò Adrien, sorridendo innocente e stringendosi nelle spalle: «Ce l’hai fatta?»
«No, si vede» borbottò l’altro, fissandolo e poi scuotendo il capo, sistemandosi accanto a Marinette, dalla parte opposta rispetto a quella di Adrien: «Quello non ci pensa nemmeno a farci uno sconticino, neanche se provo a giocare la carta ‘mi conosci da quando ero piccolo’» continuò, allungando una mano e prendendo l’ultima brioche, masticandola svogliatamente mentre la mente lavorava alacremente e tamburellava le dita della mano libera sul bancone di legno scuro: «A meno che…» dichiarò, voltandosi verso la ragazza e sorridendo con una luce mefistofelica negli occhi.
«Nino…»
«Andiamo! Sono certo che con Marinette cederà!» dichiarò Nino allegro, indicando la moretta e addentando ciò che era rimasto della brioche: «Non fa altro che lamentarsi del suo essere single.»
«Nino, non credo che…»
Il ragazzo sorrise, balzando giù dallo sgabello e, presa Marinette per una mano, la trascinò dall’altra parte del locale, sorridendo all’uomo dalla pelle scura e i lunghi capelli stretti in uno chignon, dall’altra parte del bancone della zona adibita a negozio: «Marinette, ti presento Theo Barbot!» esclamò allegro Nino, indicando il ragazzo poco più grande di loro con un ampio gesto del braccio, la giovane sorrise leggermente, guardandosi attorno e poi puntando lo sguardo sul commesso, che li fissava sorpreso: «Theo, lei è Marinette Dupain-Cheng. E’ la figlia del nuovo gestore della caffetteria, sai?»
Theo fissò Nino, lasciando andare un sospiro e poi portò l’attenzione sulla ragazza: «Alola» esclamò, accompagnando il saluto con il gesto abituale: «E benvenuta! Io sono Theo e sono single.»
«Io sono Adrien e voglio delle pokéball» sentenziò il biondo, intromettendosi e poggiandosi al bancone con gli avambracci, sorridendo all’altro: «Facciamo una ventina! E poi vorrei anche qualche rimedio…» continuò, storcendo le labbra e fissando l’esposizione di prodotti alle spalle di Theo, voltandosi poi verso gli altri due: «Voi non prendete niente?»
«Pokéball. Pozioni» mormorò Marinette, allungando il collo e cercando di vedere i prezzi dei vari pezzi: «Che pokémon ci sono in zona?»
«Se lo chiedi per i rimedi» Adrien incrociò le braccia, storcendo le labbra e fissando anche lui i vari medicamenti: «Io stavo pensando di fare una piccola scorta iniziale con antidoti, antiparalisi e…» si fermò, scuotendo la testa e guardando la ragazza: «Non so. Sveglia?»
«Antiscottatura no? Non ci sono pokémon di tipo fuoco da queste parti?»
Adrien sbuffò, voltandosi verso Nino e fissandolo in attesa: «Che c’è?» domandò quest’ultimo, una volta accortosi dello sguardo dell’amico e sentitosi preso in causa: «Non è che sono andato a giro a vedere i pokémon della zona, senza averne uno! L’unica zona che ho sempre visitato è quella attorno Lili e, a parte qualche pokémon insetto, poi ho visto solo Pikipek e Yungoos.»
«Pikipek e Yungoos?»
«Pikipek è un pokémon volante, dal piumaggio nero e bianco, principalmente. Mentre Yungoos è un piccolo roditore dal corpo lungo e assottigliato e ha la pelliccia marroncina…» le spiegò Adrien, portandosi una mano al volto e iniziando a pensare: «Ok. Facciamo antidoti, antiparalisi e sveglia. Non penso che avrò bisogno di altro per il momento.»
«Ne sei sicuro?» domandò Theo, poggiandosi al bancone e fissandoli tutti e tre: «Non vi farò altri sconti a parte oggi, sappiatelo.»
«Sicurissimo.» sentenziò Adrien, osservando poi gli altri: «Voi che prendete?»
«Lo stesso che prende lui» dichiarò Marinette, indicando Adrien mentre Nino annuiva vigorosamente con la testa: Theo iniziò a imbustare i loro acquisti, regalando loro anche qualche pokéball in più; il biondo prese la propria busta e quella di Marinette, posando poi una mano sulla schiena della ragazza e sospingendola verso l’uscita, regalando un saluto svogliato al commesso, senza far caso alle guance di lei che diventavano di una tonalità rosso accesso.
«Oh. Uao. Due premier ball» mormorò Nino, tirando fuori dalla busta due piccole sfere completamente bianche, tranne per l’anello centrare rosso: «Theo si è sprecato.»
«Sai che cosa si dice dello Slowpoke donato?» domandò Adrien, voltando verso destra e costringendo Marinette a fare altrettanto, camminando lungo il marciapiede e fermandosi poi all’entrata dell’edificio accanto al Centro Pokémon: «Eh, Nino?»
«Non guardare mai in bocca allo Slowpoke donato?»
«Esattamente.»
«Amosi Dave…» Marinette respirò profondamente, deglutendo e sperando che Adrien togliesse la mano dalla sua schiena, non sentiva altro tranne quel semplice contatto, tutto il suo intero essere era concentrato sulla pressione delle dita di lui ed era certa non avrebbe più ripreso qualsiasi facoltà cerebrale se lui non l’avesse lasciata andare entro breve: «Do-dove si-siamo?» riuscì a balbettare, incespicando più del solito sulle parole e attirando così l’attenzione del biondo.
«Scuola per allenatori!» trillò allegro, stringendola per le spalle e mostrandole l’enorme edificio anonimo, svettava contro il cielo celeste e terso: Marinette cercò di concentrarsi sulla scuola, studiando i muri di pietra scura e le lunghe file ordinate di finestre.
Non era niente di che e le ricordava molti edifici che aveva visto anche a Kalos.
Adrien la sospinse all’interno del cortile scolastico e Marinette osservò la targa in pietra nera che quasi dominava l’entrata: «Lo studio è divertimento e fa crescere forti e sani! Nulla s’impara senza gioia e onesta! Esperti non si nasce, si diventa! Mr. Damocles.»
«Quel vecchio Noctowl non ha ancora tolto questa cavolata?» domandò Plagg, facendo voltare il trio e ridacchiò divertito: «Benvenuti alla Scuola per allenatori, tappa obbligata per tutti gli allenatori in erba!»
«Solo perché abbiamo un professore sadico…»
«Non sono sadico, Nino» sentenziò Plagg, infilando le mani nelle tasche del camice e recuperando un triangolo di camembert: «Semplicemente avrete una bella infarinatura per quanto riguarda la teoria pokémon e ho già avvisato Damocles, infatti la professoressa Mendeliev vi starà sicuramente aspettando in classe.»
Un uomo dalla figura imponente uscì dall’edificio scolastico, avvicinandosi al quartetto e osservandolo con gli occhi ambrati che erano sormontati da delle grosse e larghe sopracciglia tanto che, unita alla folta barba, davano all’uomo un aspetto molto simile a un Noctowl, si sistemò il completo marrone, prima di dedicare completa attenzione a loro: «Plagg!» esclamò, allungando una mano e stringendo quella del professore: «E’ molto che non ci vediamo.»
«Mr. Damocles» sentenziò l’altro, sorridendo e indicando con un cenno del capo il trio: «Loro sono i ragazzi di cui le ho parlato.»
Mr. Damocles li fissò, lisciandosi la folta barba e facendo vagare lo sguardo su ognuno, quasi a studiarli, annuendo poi: «Bene, bene, bene. Sono certo che il periodo che trascorrerete qui sarà un’esperienza di cui farete tesoro» sentenziò, voltandosi poi verso l’edificio e tornando poi a fissarli nuovamente: «Se volete seguirmi…»
I tre annuirono, seguendo quello che era il preside all’interno della scuola: tutto era pulito e tenuto perfettamente, una piccola area relax era stata instaurata vicino all’entrata e dove alcuni allenatori si stavano riposando e giocando assieme ai loro pokémon: «Da questa parte» sentenziò Damocles, superando l’aria relax e prendendo il corridoio, fermandosi poi davanti alla prima porta che trovò: «Questa è l’aula della professoressa Mendeliev» spiegò ai tre, bussando poi e girando la maniglia: «Buongiorno!» esclamò il preside, entrando nella classe e facendo vagare lo sguardo sui pochi studenti all’interno: «Ms. Mendeliev le ho portato i tre alunni nuovi.»
Una donna alta e magra, dal volto allungato e spigoloso si avvicinò, studiandoli da dietro le lenti quadrate, mentre stringeva le labbra e li fissava come se fossero Grimer: «Immagino siano i tre di Plagg, eh? Accomodatevi, prego. Cappellino rosso, tu vicino alla finestra. Biondino, tu in prima fila, nel banco vuoto davanti alla libreria e la ragazza…» la professoressa si fermò, studiando i posti: «Nel posto vuoto accanto a Kurtzberg, quello dietro al biondino» i tre annuirono, prendendo immediatamente postazione mentre Damocles, dopo aver osservato il tutto, se ne uscì dall’aula lasciando pieno potere all’insegnante: «Molto bene. Oggi parliamo dei tipi dei pokémon» sentenziò la donna, marciando spedita verso la cattedra e iniziando a scrivere velocemente sulla lavagna verde.
Marinette la osservò, riconoscendo alcuni dei tipi in cui si dividevano i pokémon e spostando poi l’attenzione sul ragazzo seduto accanto a lei: «Alola» mormorò, minimizzando il gesto con le mani e ricevendo in cambio un sorriso timido dall’altro: «Io sono Marinette Dupain-Cheng.»
«Nathaniel Kurtzberg» dichiarò il ragazzo, chinando la testa fulva sul banco e poi riportando lo sguardo sulla ragazza: «Se non sbaglio hai avuto il tuo pokémon dal kahuna Fu…» mormorò, guardando di sfuggita Rowlet che si era accoccolato in grembo a lei, prossimo ad addormentarsi: «Quindi farai il giro delle isole?»
«Appena finiremo questo corso intensivo» rispose Adrien, voltandosi indietro e sorridendo affabile al rosso, scoccando poi un’occhiata veloce a Marinette e riportando poi totalmente la concentrazione sull’altro: «Kurtzberg.»
«Agreste.»
«Allora…» la Mendeliev si voltò, posando le mani sulla cattedra e fissandoli arcigna da dietro le lenti quadrate: «Come ben sapete esistono differenti tipi che caratterizzano sia i Pokémon che le loro mosse; attualmente esistono diciotto differenti tipi, ovvero: Normale, Fuoco, Acqua, Erba, Elettro, Ghiaccio, Lotta, Veleno, Terra, Volante, Psico, Coleottero, Roccia, Spettro, Drago, Buio, Acciaio e Folletto. Chi mi fa un esempio di Pokémon di tipo Normale?»
«Smeargle» rispose prontamente Nathaniel, ricevendo in cambio uno sguardo di approvazione, misto a orgoglio, da parte della donna e un cenno d’assenso.
«Signor Nino» la Mendeliev spostò lo sguardo sul ragazzo, fissando Popplio ai suoi piedi: «Può dirmi di che tipo è il suo pokémon?»
«Acqua?»
«Esattamente. E la sua evoluzione finale, Primarina?»
«Mh. Acqua-folletto?»
«Mi stupisce» dichiarò la Mendeliev, con una nota sorpresa nella voce, e spostando lo sguardo su Marinette: «Signorina, il suo Rowlet e di tipo…»
«Erba-volante» rispose immediatamente la mora, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla per aver studiato Rowlet e le sue evoluzioni il giorno prima, timorosa di farsi trovare impreparata e di fare una figura da idiota: Adrien l’avrebbe guardata sicuramente con occhi differenti e Plagg, accorgendosi della sua poca preparazione, le avrebbe tolto Rowlet e rimandata a Kalos.
Per evitare tutto questo aveva studiato tutto quello che aveva trovato sul suo pokémon.
«Come potete vedere un pokémon può essere classificato in uno o, al massimo, due tipi. Mentre le mosse?»
«Le mosse possono appartenere a un solo tipo» sentenziò Adrien, fissando la donna: «E i tipi in cui sono classificati i pokémon stabiliscono prevalentemente il tipo di mosse che quella determinata specie può imparare; prendendo come esempio Primarina troveremo principalmente, nelle mosse che può apprendere, quelle di tipo Acqua e Folletto.»
«Molto bene. Molto bene.» sentenziò la Mendeliev sorridendo: «In base al tipo di mossa, il pokémon può infliggere danni a un altro di una determinata tipologia, tramite una formula in cui entrano in gioco vari fattori tra cui il livello dell’attaccante e la potenza della mossa; ma a voi non interessa la formula, ciò che voi dovete ricordare è che ogni tipo ha le sue debolezze e i suoi punti di forza. Prendiamo come esempio il tipo Normale, questo è debole al tipo Lotta e non ha effetto sul tipo Spettro. Qualcuno sa dirmi perché?» domandò la donna, circumnavigando la cattedra e poggiandosi a questa, incrociando le braccia e  osservando la manciata di studenti che componeva la sua classe, potendoli contare tutti su entrambe le mani: «Pensate a una persona normale, un lottatore e un fantasma…»
«Forse perché un lottatore è più forte di una persona normale?» buttò lì una ragazza, ricevendo in cambio un cenno d’assenso da parte della donna: «Esattamente. Mentre perché non ha effetto sul tipo Spettro?»
«Perché spiriti e persone comuni non possono toccarsi a vicenda» ipotizzò Nathaniel, sorridendo quando la professoressa annuì nuovamente con la testa.
«Esattamente. I tipi seguono le regole della logica del mondo e quindi non è possibile che un tipo Normale possa avere alcun effetto su tipo Spettro» dichiarò la Mendeliev, incrociando le braccia: «Non starò qui a elencarvi le varie immunità ed efficacia, potrete trovare la tabella nel vostro libro di testo e, per i tre del professor Plagg, potrete scaricarla comodamente nei vostri pokedex. Vi consiglio di darci un’occhiata, quando inizierete la creazione dei vostri team per il giro delle isole: una squadra ben equilibrata vi permetterà di non soccombere di fronte ad alcuni tipi di pokémon» continuò la donna, fermandosi un attimo: «Poco fa, il signor…» si voltò verso Adrien, fissandolo in attesa.
«Adrien. Adrien Agreste.»
«Il signor Agreste ha parlato di mosse: il tipo influisce sulle mosse che ogni pokémon può apprendere e la maggior parte appartengono al suo stesso tipo – o ai suoi stessi tipi, in caso di due – ma ciò non toglie che possono imparare anche attacchi appartenenti ad altre tipologie: certo, non penso vedremmo mai un Arcanine che usa Idropompa – essendo il pokémon di tipo fuoco e la mossa di tipo acqua -, ma un Arcanine può apprendere tranquillamente mosse come Fulmisguardo, che è di tipo Normale, o Sprizzalampo, di tipo Elettro» dichiarò la donna, tornando dietro la cattedra e scrivendo velocemente la parola ‘normale’ alla lavagna: «E adesso analizzeremo uno per uno tutti e diciotto i tipi di pokémon.»


Nino si lasciò andare stancamente sul tavolo, battendo la fronte contro la superficie e facendo sobbalzare le malasade nel piattino: «Morirò lo sento» dichiarò, voltandosi lentamente di lato e carezzando Popplio sulla testa, ricevendo in cambio un versetto allegro: «Piccola, i miei cd sono tutti tuoi.»
«Per un solo giorno di scuola?» lo prese in giro Adrien, prendendo una malasada e mordendola con voracità, masticando velocemente il boccone e buttandolo giù mentre sorrideva divertito di fronte alla disperazione dell’amico: «Dai, Plagg ha detto che ci andremo per tre, massimo, quattro giorni.»
«Sempre troppi…»
«Eccola!» esclamò Marinette, battendo le mani e sorridendo gioiosa a Rotomdex: «Sei stato grandioso!»
«Faccio del mio meglio, rototo!» trillò allegro l’apparecchio, mentre Marinette studiava assorta la tabella che la Mendeliev aveva detto loro di consultare e subito andò a controllare le debolezze e le forze del tipo di Rowlet, scoprendo che era particolarmente forte contro i tipi d’Acqua, Terra e Roccia.
«Che hai trovato?» domandò Adrien, allungandosi verso di lei e studiando lo schermo di Rotomdex: «Oh, la tabella che diceva la prof?»
«S-sì.»
«Mh. Litten è di tipo fuoco…» mormorò il biondo, scivolando con il dito sullo schermo e leggendo i vari tipi a cui era efficace: «Oh. Il tipo Erba è debole al fuoco, quindi Litten batterebbe a occhi chiusi Rowlet. Bello.»
«N-non è d-detto!»
«Beh, Litten può battere Rowlet, ma Popplio batterebbe Litten» dichiarò Nino, alzandosi e battendosi la mano sul petto: «Quindi l’unico vero vincitore sono io.»
«Ma Rowlet batterebbe Popplio…»
«Questo è un Growlithe che si morde la coda, sorella.»
«Sorella?»
«Non posso chiamarti bro come con il bro, quindi sei diventata ufficialmente sorella.»
«Oh.»
Adrien ridacchiò, poggiando entrambi i palmi sul tavolo e alzandosi: «Io devo andare» decretò con voce stanca, recuperando il proprio zaino e facendo cenno a Litten: «Ci vediamo domani alla caffetteria del papà di Marinette?»
«Mi troverai lì con un Pan di Lumi in mano, bro.»
«Ottimo!» sentenziò Adrien, sorridendo e voltandosi poi verso Marinette: «A domani, allora.»
«A demain…A damoni…A domani.»
Il biondo le regalò un ultimo sorriso, prima di raggiungere l’uscita sotto lo sguardo celeste di Marinette: «Dovrà fare qualcosa per il professor Plagg?» domandò curiosa e spostando l’attenzione su Nino, osservando con interesse; il ragazzo abbozzò un sorriso, alzando le spalle e, presa una malasada dal piatto, l’addentò e la masticò con calma, facendo scivolare la domanda nel silenzio che si era creato fra loro due.


Si tirò su il cappuccio nero, osservando i due triangoli che spuntavano adesso nella sua ombra, allungata per terra dalla luce morente del sole, mentre portava una mano al volto, assicurandosi che la maschera nera fosse lì: nero era il suo colore e doveva ammettere che gli piaceva.
Era nero il destino che aveva in serbo, se non sarebbe riuscito a fermare lui.
Inspirò profondamente, socchiudendo gli occhi e immaginando l’impressione che dava di sé adesso: un tipo con una felpa dall’aria felina e una maschera che gli copriva metà volto, completamente vestito di nero, che si aggirava per la periferia della città di Hau’oli.
Di certo non il tipo a cui un padre avrebbe affidato la propria figlia, pensò sarcastico, mentre storceva le labbra in un ghigno e infilava le mani in tasca, camminando per i vicoli pieni di spazzatura: la parte non bella di Hau’oli, quelli che i turisti snobbavano e che i cittadini non si premuravano di pulire.
Scivolò fra gli scatoloni e, calciata una lattina, alzò la testa osservando lo spiraglio di cielo fra i due edifici e sorridendo alla vista delle tinte ambrate che stavano sfumando; un vociare agitato l’attirò e, con un sorriso, si diresse con passo lento verso il punto in cui sentiva lo scontro verbale: «Allora? Che abbiamo qui?» domandò, girato l’angolo e osservato i tre che stavano discutendo.
Poteva vedere il tipo, completamente vestito di bianco, passare lo sguardo dai due che lo fronteggiavano a lui e deglutire, cercando di fare da intralcio fra loro e alcuni Slowpoke dietro di lui che, incuranti di tutto, sbadigliavano sonoramente di tanto in tanto.
Gli altri due si voltarono e lui poté vederli mentre trasalivano appena e si facevano immediatamente da parte, in modo da farlo passare: chinarono entrambi la testa, quando li raggiunse, incapaci di alzare lo sguardo dalla punta dei loro piedi.
Sapevano chi era il più forte tra loro e gli portavano rispetto.
«Un tipo dell’Agreste Paradise» decretò uno dei due, voltandosi verso il giovane in bianco e ghignando: «Voleva salvare questi Slowpoke dal Team Skull!»
«Già! Occhio allo Sk-sk-skull!» dichiarò l’altro compare, iniziando a muovere le mani a tempo di una musica che sentiva solo lui: «Cosa ne facciamo, Chat?»
Chat.
Chat Noir.
Il nome che indossava quando portava quegli abiti scuri.
Fissò l’addetto dell’Agreste Paradise, soppesandolo e valutandolo con lo sguardo, scuotendo poi la testa e, inclinata la testa verso sinistra, ghignò divertito: «Quello che fate ogni volta, no?» dichiarò con un sorrisetto in volto e gli occhi che rilucevano di una luce divertita: «Però gradirei non essere più per queste cavolate.»
«Sì, capo.»


Marinette sospirò, poggiandosi alla recinzione in legno e osservava la parete rocciosa che, a picco, scendeva verso l’enorme distesa d’acqua dai riflessi aranciati del sole che tramontava: rimase immobile, incapace di distogliere lo sguardo da ciò che aveva davanti e cercando di immaginare un qualcosa di così perfettamente sublime nella sua regione di origine.
A Kalos non c’era nulla che eguagliava quella meraviglia.
Si voltò, osservando la fitta vegetazione boschiva e l’erba alta, che dominava l’intera zona: poco prima di salutarsi al bivio di Lili, Nino l’aveva informata che lì poteva trovare molti pokémon selvaggi e iniziare a farsi un po’ di ossa con le lotte o, perché no?, con le catture anche.
Appena tornata a casa, aveva mollato la borsa ed era uscita con Rowlet e Rotomdex, ma tutto ciò che aveva trovato era stato solo erba alta e un panorama che mozzava il fiato, tanto che aveva rinunciato ai suoi propositi e si era poggiata alla protezione, osservando con occhi incantati ciò che la circondava; il pokémon volante, invece, stava becchettando allegro nelle vicinanze e Rotomdex si stava divertendo effettuando foto del panorama marino.
Quasi quasi avrebbe chiesto come poteva fare per svilupparle e poterle appendere in camera.
Sospirò, osservando l’acqua luccicare come se qualcuno avesse gettato dei diamanti su di essa e lasciò la mente libera di vagare fra i pensieri: Adrien.
La sua mente era completamente concentrata sul biondo allenatore e le domande che lo riguardavano l’affollavano senza darle tregua: perché se n’era andato? E perché sembrava sparito dalla circolazione?
Aveva provato ad andare alla casa del professore, venendo informata che però il biondo non c’era ed era anche stata poi presa in giro dal professore per quel suo interesse.
Dov’era andato?
Dalla  fretta con cui li aveva lasciati, le era sembrato che dovesse andare a un appuntamento o qualcosa di simile.
«Magari ha la ragazza…» mormorò, allungando le braccia e chinando la testa fra queste: «E poi a me cosa interessa? Sì, è carino ma…»
Un verso stridulo da parte di Rowlet la mise in allerta e si issò, voltandosi e osservando il pokémon volare a mezz’aria, prendendosela con un punto nell’erba alta; Marinette si avvicinò, notando che fra la vegetazione vi era un pokémon: aveva il dorso rosso con delle macchie nere, grandi occhioni scuri e rotondi, due corna nere sulla testa e le zampe erano sei, tonde e bianche: «E’ un…» iniziò, ma Rotomdex le si parò davanti, bloccandola e analizzando velocemente l’esemplare.
«Ledyba. Pokémon Pentastra.» dichiarò l’apparecchio con sicurezza: « È molto timido e senza il suo gruppo si sente perso. Il motivo sul suo dorso è leggermente diverso in ciascun esemplare. Secerne un liquido aromatico per comunicare con i suoi simili. Quando è arrabbiato, l'odore si fa pungente.»
Marinette inspirò profondamente, tastandosi le tasche dei pantaloncini e prendendo una delle pokéball comprate quella mattina, facendo poi un cenno del capo a Rowlet: «Usa Fogliame» ordinò, osservando il pokémon effettuare la mossa e colpire il nemico con delle foglie taglienti che aveva fatto fuoriuscire dalle sue ali: iniziava a capire perché, di tanto in tanto, il volatile si fermasse a depredare qualche ignara pianta, lasciando i rami completamente spogli.
Dove, invece, mettesse il suo bottino era ancora un mistero per lei.
Il Ledyba colpì con il proprio corpo Rowlet, scuotendo poi il capo e riprovando una seconda volta, ma il pokémon volante virò in aria e, poi si buttò a peso morto, contro il coleottero, facendolo rovinare a terra; Marinette ne approfittò per lanciare la pokéball e rimase in allerta, mentre il Ledyba veniva risucchiato all’interno.
La sfera cade sul manto erboso, muovendosi un poco mentre la luce del pulsante centrale fremeva, fino a quando dopo, un ultimo segno di vita, smise e un sonoro clic giunse alle orecchie di Marinette, che rimase in allerta, quasi aspettandosi che il pokémon uscisse e scappasse via: «Ce l’ho fatta…» mormorò, portandosi le mani alle labbra e sorridendo incapace di credere a ciò che aveva appena fatto: «Ho catturato un Ledyba!» dichiarò, recuperando la sfera dal terreno e osservandola con la bocca socchiusa, portandosela vicino agli occhi mentre la teneva fra i palmi: «Abbiamo catturato un Ledyba, Rowlet!» esclamò poi, voltandosi verso il proprio pokémon e osservandolo mentre, a mezz’aria, sbatteva con forza le ali, l’una contro l’altra.


Plagg salì le scale che portavano alla mansarda, che aveva dato ad Adrien quando era andato a vivere con lui, e osservò il giovane disteso sul letto: «E’ passata Marinette» dichiarò, poggiandosi alla ringhiera della scala con i gomiti e studiandolo: indossava ancora gli abiti scuri che usava quando si infiltrava nel Team Skull, tenendo un braccio sul volto e l’altro abbandonato sullo stomaco; Plagg rimase fermo, sentendolo respirare piano: «Se non vuoi dirle niente, ti conviene trovare una scusa convincente per le tue sparizioni» riprese, osservandolo spostare un poco l’avambraccio e posare lo sguardo verde su di lui.
«E cosa dovrei dirle, scusa? Ah, Marinette. Vedi il pokémon che hai salvato? Ecco, l’ho rubato dai laboratori di mio padre, assieme a un altro e, ogni tanto, mi infiltro in una banda di teppisti per avere informazioni…»
«Beh, non sarebbe male. Mi sembra una ragazza in gamba.»
«Lo è.»
«E sono certo che capirà.»
«Non credo.»
«Dovresti darle più credito, sai?»
«Mi guarderebbe in modo differente…»
«Uh. Qui qualcuno prova qualcosa.»
«Amicizia.» sbottò Adrien, tirandosi su sul letto e osservando l’altro, spostando poi lo sguardo in un punto della stanza e scuotendo la testa senza tornare a fissare l’uomo: «Marinette è una cara amica e non voglio che mi guardi in maniera  differente a come fa ora.»
«Se ne sei convinto tu…»
«E’ così.»
«Come vuoi.» dichiarò Plagg, scendendo alcuni gradini e fermandosi immediatamente, riportando l’attenzione sul biondo: «Ah, la cena è pronta. Quando hai finito di fare il depresso, sei pregato di scendere e mangiare.»
«Arrivo.»
«Bravo.»






Pokémon che vengono solamente citati: Pikipek | Yungoos | Slowpoke | Noctowl | Primarina | Growlithe

Pokémon che compaiono nel capitolo: Smeargle | Ledyba



   
 
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