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Autore: _Destinyan_    16/06/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1945.
Antonio ha vissuto tutta la sua vita in un orfanotrofio, vorrebbe che la gioia trovata lì non finisse mai. Sarà però costretto a dover affrontare la realtà una volta capito che cosa significa crescere, conoscere il mondo... e affrontare qualsiasi tipo di viaggio pur di rivedere Lovino.
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Novembre 1949

Caro Lovi,

Qui a Vienna fa davvero freddo, l’Inghilterra era più calda in confronto. Avevo del tempo libero quindi ho deciso di scriverti, in realtà è molto tardi, mamma non sa che sono sveglio, ma non riesco a dormire.
La scorsa notte ho sognato che io e te giocavamo nel negozio di fiori, c’erano anche Ludwig e Kiku con noi. E tu? Sogni ancora tutte quelle cose con la mamma e il papà?

Non ho molto da raccontarti questa volta… scusa. Saluta tutti da parte mia!

Feli.

***

Dicembre 1949

Caro fratello,

Dovresti vedere quante decorazioni natalizie ci sono in giro per la città!
Abbiamo decorato il nostro negozio con luci rosse e bianche, è stato un mio consiglio! Spero che all’orfanotrofio passerete delle buone feste.
Forse riusciremo a venire per capodanno! Ho chiesto e Roderiche e Elizabeta hanno detto che in futuro forse riusciremo a vederci più spesso.
Augura un buon Natale ed un felice anno nuovo a tutti quanti.


Con affetto,
Feliciano.


***

Marzo 1950

Caro Lovino,
Spero la lettera arrivi in tempo per il nostro compleanno… Fai gli auguri di buon compleanno ad Antonio e Kiku, anche se in ritardo. Mi dispiace non poter passare tutti questi compleanni con voi.
Io lo festeggerò con alcuni compagni di scuola e faremo una piccola festa.

Insieme alla lettera ho spedito il mio regalo per te, spero ti piaccia! Sul retro della lettera ti ho fatto un disegno.
Buon decimo compleanno Lovi!


Feliciano.

p.s Scrivimi più spesso!

***

Maggio 1950

Caro Lovino,
Il negozio diventa sempre più colorato e profumato! Mi piace così tanto questo posto, sono felice di poter aiutare la mamma. Penso che questo lavoro sarebbe piaciuto anche alla nostra mamma. (Che confusione quante mamme!)
L’altro giorno stavo cantando “Bella ciao” la ricordi ancora, vero? Ti scrivo il testo sul retro, spero tu non l’abbia dimenticato. I clienti nel negozio sono rimasti sorpresi, mi hanno chiesto come facevo a conoscere l’italiano, e quando ho detto che sono stato adottato non sono stati molto contenti. È forse una cosa brutta?  

La mamma mi ha consigliato di spedirti una foto di noi tre insieme a questa lettera, così che tu possa vedere il nostro negozio di fiori.

Un abbraccio,
Feliciano.


***

Giugno 1950

Antonio si alzò come al solito e andò in bagno. Strizzò gli occhi e si guardò allo specchio attentamente, iniziò a notare sotto il mento qualche piccolo pelo, li trovava davvero di cattivo gusto. Anche quelli sopra il labbro superiore, o quelli su tutto il corpo, erano cresciuti senza che lui se ne rendesse conto. Era diventato anche più alto e la sua voce sembrava strana quando parlava. Era come se avesse dei momenti in cui la voce era acuta e altri in cui era molto bassa. Anche a Gilbert successe la stessa cosa, ma a lui uscivano tantissime bollicine su tutta la fronte. Antonio gli consigliò di non toccarle troppo, come gli aveva spiegato la signorina, ma Gilbert le continuava a schiacciarle per poi ritrovarsi una serie di cicatrici su tutta la fronte.
La signorina gli disse che era normale, anzi, sembrò quasi commossa quando realizzò che ormai avevano 13 anni e quindi stavano iniziando a crescere. Decise di prenderli in disparte e disse di dovergli parlare di una cosa.
Gli fece un discorso che Antonio trovò abbastanza strano. Iniziò a parlare di corpo umano e della pubertà. Gilbert sembrava interessato, Antonio quasi disgustato. La signorina in realtà si sentiva abbastanza a disagio e gli disse che avrebbero capito meglio quando sarebbero diventati più grandi.
Per qualche motivo Antonio si sentì in imbarazzo dopo essere uscito dalla stanza.
“Chissà se a Francis sta succedendo lo stesso…” Disse Gilbert mentre i due scendevano le scale. Antonio sorrise “Dovremo chiederglielo in una lettera!”
“Buona idea!” Gilbert corse a prendere della carta per le lettere. Antonio rimase ad aspettarlo al tavolo.
“Dovremo chiedergli quando verrà a trovarci.” fece Antonio afferrando la carta. Gilbert gliela ritrasse, lo guardò serio.
“Antonio.” Iniziò. La sua voce era diventata ancora più graffiata di quanto non lo fosse già. “Tu speri ancora venga a trovarci?” gli poggiò una mano sul ginocchio. Antonio annuì senza pensarci due volte. Gilbert voleva parlare, ma invece sorride e scosse la testa.
“Va bene, da dove cominciamo?”

Dopo aver scritto la lettera per Francis andarono fuori dagli altri. Gilbert aveva voglia di raccontare delle cose appena imparate con quelli più piccoli, ma Antonio lo fermò prima che potesse fare qualcosa. Vide Lovino poggiato alla staccionata, sembrava si stesse annoiando. Si arricciava i capelli con un dito e fischiettava.
“Lovi!” Antonio si avvicinò piano e lo chiamò. “Che stai facendo?”
Il bambino sembrò tornare in sé “Oh, Antonio.” Scosse la testa “Io stavo semplicemente pensando.”
“Capisco…” si poggiò anche lui alla staccionata “Hai notizie da Feliciano?” si lasciò cadere e si sedette sul terreno, mentre guardava Lovino dal basso.
“Sì, sembra se la passi bene. Il mese scorso mi ha anche spedito una foto.” Cacciò dalla tasca la foto piegata. Gliele passò e Antonio la aprì.
Sulla foto c’erano Feliciano in piedi, Elizabeta seduta accanto a lui e Roderich vicino al bambino. Sullo sfondo il negozio adornato di fiori, alcuni pendevano dai muri, altri erano poggiati su una lunga fila di scaffali.
“Sembra bello!” Antonio commento porgendo di nuovo la foto a Lovino. Riprese la foto e la guardò affranto.
“Lo rivedrai, Lovi. Non preoccuparti.” Gli sorrise e Lovino arrossì.
“N-non voglio rivederlo.” Scosse la testa e guardò verso Antonio, che sorrise ancora di più e continuò a parlare.
“Sei carino quando… sai…” rise e sentì la faccia riscaldarsi “Arrossisci.” Capì che forse non avrebbe dovuto dirlo quando ormai Lovino si era già arrabbiato.
“Che cazzo dici?” e anche le orecchie divennero rosse.
Antonio rise più forte “Se la signorina ti sentisse ti sgriderebbe, lo sai?”
“Mi hai insegnato tu queste cose.” Disse in sua discolpa mentre cercava di non ridere. Antonio lo trovò molto carino, ma questa volta non disse nulla.
Lovino tornò a guardare la foto e la posò. Antonio voleva ancora parlare quindi tornò a parlare di Feliciano.
“Comunque, quando sarai più grande, potrai andare a Vienna.” Era serio “Se vuoi io potrò accompagnarti.”
Lovino scosse la testa “Andrai via molto prima di me.” si abbassò e si sedette accanto ad Antonio. “Resterò da solo. Prima papà, poi mamma, poi Feliciano…”
“Lovi, non preoccuparti, io non ti lascerò da solo.” Antonio disse cercando di tranquillizzarlo. “Piuttosto… ora riesci a ricordare qualcosa riguardo al tuo passato?”
“È tutto abbastanza confuso, però ultimamente i sogni mi stanno aiutando.” Lo guardò e Antonio gli disse di andare avanti e parlargliene. “Ok, prima eravamo in Italia, tutti insieme. Mio padre si vedeva spesso la sera con alcune persone. Riesco solo a ricordare che, quello doveva essere un segreto.”
Antonio notò che il suo amico si stava davvero sforzando.
“Poi… Noi e la mamma siamo venuti qui, ma nessuno ci ha accolti.”
“Nemmeno la famiglia di tua madre?”
“No…” Lovino socchiuse gli occhi “La mamma era malata. Venne a sapere che mio padre era morto. Poi ricordo solo che cadde a terra e ci portò qui.”
Antonio iniziò ad accarezzare la testa dell’italiano “E lei mi disse ‘prenditi cura di Feliciano’…” Lovino aprì di nuovo gli occhi “Solo questo.” Si massaggiò le tempie.
“Non ti preoccupare, prima o poi tutto ti sarà più chiaro.” Antonio cercò di essere positivo, continuava a passare le dita fra i capelli castani di Lovino, lui spostò la mano dell’amico.
“Pensò che andrò un attimo dentro.” Si alzò in piedi e si allontanò.
Antonio rimase seduto lì ancora per un po’, a guardare il paesaggio, il cielo e l’orfanotrofio in piena estate.

***

Agosto 1950

Era il tramonto quando Antonio andò verso la finestra per aprirla e lasciare che il fresco entrasse nella stanza. Si poggiò e iniziò a guardare il crepuscolo arancione e rosato, ma i suoi occhi caddero al porticato della casa di fronte l’orfanotrofio, dove abitava una signora con la sua famiglia. Sembrava che una delle sue figlie dovesse sposarsi, infatti la ragazza era con il suo fidanzato fuori la porta di casa. Lovino entrò nella camera in quel momento, Antonio si voltò e gli sorrise. Il ragazzino si avvicinò e guardò anche lui all’esterno.
“Sembra che quello sia il fidanzato della figlia della signora qui di fronte.” Indicò con il dito. Quando Lovino si focalizzò sui due arrossì.
“Sei un guardone!” Lovino disse dando uno schiaffo al suo amico. Antonio confuso tornò a guardare ai due e si rese conto che li colsero mentre si baciavano.
“Oh! No, ti giuro, prima non….” Rise da solo imbarazzato.
Lovino si allontanò dalla finestra e scosse la testa “Guardone.” Disse di nuovo.
Antonio tornò a guardare fuori e poi ripensò a quello che aveva visto. “Lovi…”
“Mh?”
“Non ti piacerebbe provare?” chiese quasi ingenuamente, mentre continuava a guardare la coppia.
“Provare cosa?” Lovino fece la domanda quasi spaventato dalla risposta che avrebbe ricevuto.
“A baciare qualcuno.” Ammise l’altro, guardandolo negli occhi. Lovino inarcò un sopracciglio.
“Che?” stupito “Ma è una cosa schifosa da fare!” Affermò convinto.
Antonio si rese conto che forse la sua non era stata una bella proposta “N-non puoi saperlo fino a quando non lo provi!” iniziò a balbettare. “Potremmo provarci? Siamo amici dopotutto.”
Lovino fece un passo indietro “Non se ne parla! Sei impazzito?”
L’amico lo guardò affranto, dopo un momento di esitazione “Oooh, e va bene!” Lovino alzò gli occhi al cielo “Deve restare un segreto, ok?”
Antonio scosse la testa “Perché?”
“Perché siamo due maschi!” L’italiano incrociò le braccia “I maschi non si baciano fra di loro.”
Antonio continuava a non vederci nulla di male “Bene, allora saremo i primi. È solo un bacio, Lovi, non c’è nulla di male.” E si mise a ridere.
Vedendo Antonio avvicinare il viso al suo, Lovino indietreggiò “Aspetta… sai come si fa?”
Ci penso un momento prima di parlare. Aveva visto delle coppie fare cose del genere, eppure non aveva idea di come si facesse, ne era quasi spaventato. Però non si sarebbe tirato indietro “Tu chiudi gli occhi.” Lovino arrossì e strizzò gli occhi.
Antonio esitò, guardò il suo amico con gli occhi chiusi davanti a lui, fece lo stesso anche lui, si spinse in avanti e premette le sue labbra contro quelle di Lovino per pochissimi secondi. Si allontanò velocemente.
Entrambi aprirono gli occhi, ma non riuscirono a guardarsi.
Le guance di Antonio diventarono rosee “Non era terribile.” E rise.
Lovino disse solo “Non dirlo a nessuno.” Ma era chiaramente molto arrabbiato.
“Nemmeno a Gilbert?” Chiese Antonio speranzoso.
“Nemmeno a Gilbert.” Sbuffò innervosito e lo fulminò con lo sguardo.

***
Le giornate per Lovino iniziavano a diventare noiose. Non succedeva mai nulla di importante, almeno non a lui.
Altri bambini vennero adottati solo Antonio, Lovino, Gilbert e Ludwig restavano lì.
Le giornate erano tutte uguali, le feste erano monotone, le lezioni noiose.
La sera si fermava a guardare fuori dalla finestra e fissava le stelle, si domandava se Feliciano riusciva a vedere lo stesso cielo.






***Angolo dell'autrice***
Sono in ritardo again, wow. Spero che la storia stia piacendo e non risulti troppo noiosa, ma vi giuro che dal prossimo capitolo ci saranno delle svolte. Lasciatemi delle recensioni per farmi sapere, ne sarei molto felice.
Mi piacerebbe sempre scrivere qualcosa di carino in questo piccolo spazio, ma non so mai come fare. Sigh. 
Spero passiate tutti delle buone vacanze e che non soffriate maledettamente il caldo come la sottoscritta. 
   
 
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