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Autore: heliodor    16/06/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Allarme

Il nuovo giorno iniziò con uno squillo di tromba. Un singolo, acuto trillo che mise in allarme tutto il palazzo.
Joyce balzò giù dal letto e nonostante fosse ancora assonnata uscì dalla stanza dopo essersi gettata addosso una vestaglia.
Due messaggeri erano arrivati al castello. Una guardia ferita e un'altra in fin di vita che venne presa in cura dai guaritori.
Re Andew era già sul posto e stava ascoltando il racconto del soldato.
"Erano in tre" disse con voce rotta dalla fatica e dal terrore. "Enormi, con la pelle verde e zanne enormi."
"Erano mostri?" chiese Roge sopraggiungendo. Guardò Joyce come a volerle dire che cosa ci fai qui?, ma non disse altro.
Joyce rimase dov'era, aggrappata al corrimano della scalinata.
"Evocazioni" disse re Andew. "Troll o forse orchi. I circoli del continente vecchio sono maestri in questo genere di incantesimi."
Il soldato continuò. "Hanno attaccato un villaggio e siamo corsi qui per avvertire il circolo del pericolo, ma lungo la strada siamo stati assaliti. Eravamo in dodici ma solo noi due siamo riusciti a fuggire."
"C'era qualcun altro?" chiese Roge.
"Ho visto i resti di una carovana assalita uno o due giorni prima."
"Viandanti?" chiese re Andew senza rivolgersi a nessuno dei presenti in particolare.
Il soldato sospirò. "Maestà, quelle creature sono al di sopra delle nostre capacità."
"Ce ne occuperemo noi" disse il re. Guardò Roge. "Avverti il circolo. Che mandino subito degli stregoni per occuparsi della faccenda."
Roge annuì.
"Niente rischi inutili" si affrettò a dire re Andew.
"Certo, padre" disse Roge allontanandosi di buon passo.
Il re si voltò e per la prima volta sembrò notare Joyce. "Che ci fai in piedi?"
"Ho sentito l'allarme."
Il re sospirò. "Non dovresti assistere a certe cose."
"Papà..."
"Torna in camera tua. Sei confinata nella tua ala finché l'emergenza non sarà rientrata."
Joyce sbuffò e risalì le scale di malavoglia.
Passò mezza giornata prima di ricevere notizie sull'attacco dei troll.
La storia si era diffusa in città e molti sembravano avere paura.
Re Andew ricevette numerose delegazioni, tra cui i rappresentanti dei mercanti e quella degli speziali, preoccupati che le vie commerciali restassero chiuse troppo a lungo. Il capo sacerdote del Tempio Unificato si lamentò che i mostri attaccassero i convogli di fedeli che si recavano nella capitale per i loro pellegrinaggi. Tutti temevano per i loro interessi e nessuno sembrava avere davvero a cuore il destino del regno.
Mythey chiese udienza e la ottenne.
Il re sembrava sorpreso nel vederlo e anche Joyce trovò strana la cosa.
Il vecchio cavaliere aveva l'espressione affranta. "Maestà, vi chiedo di potermi unire alle forze che daranno la caccia a quei mostri."
Re Andew lo guardò stupito. "Preferirei sapervi qui al sicuro, cavaliere."
"Vorrei anche io, ma la carovana che è stata attaccata... temo fosse quella di mio nipote Oren."
"Il tuo apprendista?"
"Era quasi arrivato..." Mythey scosse la testa affranto.
"Mi spiace cavaliere, ma non posso concederti il permesso di andare" disse re Andew. "Sarebbe come mandarti incontro a morte certa e non posso permetterlo."
Joyce sentì il cuore che le si stringeva. Era stata lei la causa di tutto quello. Se il nipote di Mythey era in pericolo lei era l'unica responsabile.
Mythey chinò il capo. "Accetto la vostra decisione, Maestà."
"Dirò agli stregoni di cercare tuo nipote con solerzia. Nessuno di loro tornerà senza sue notizie. Te lo prometto" disse re Andew.
"Vi ringrazio." Mythey si profuse in un inchino e se ne andò trascinando i piedi.
Sembrava più stanco e più vecchio che mai mentre usciva dalla sala delle udienze.
Joyce lo seguì e lo raggiunse mentre entrava nel cortile. "Mi dispiace per quello che è successo. È tutta colpa mia."
"Non vi dovete incolpare, principessa" disse Mythey. "C'è la guerra e sappiamo tutti a quali pericoli andiamo incontro."
"Ma tuo nipote..."
"Non sarà il primo sangue che versiamo per Valonde, né l'ultimo" rispose il cavaliere con orgoglio. "Col vostro permesso."
Joyce lo vide tornare al suo appartamento con la testa china.
 
Quando rientrò nella sua stanza, Joyce prese il libro e lo aprì all'ultima pagina che aveva letto. "Trasfigurazione" lesse ad alta voce. E iniziò a tradurre dall'antico Valondiano.
In poche ore aggiunse due nuovi incantesimi al suo set. Con quello era arrivata a otto e non aveva intenzione di fermarsi. Diventata mano a mano più dura impararne di nuovi e quelli più avanzati sembravano davvero difficili, con formule lunghe e simboli che non aveva mai visto.
Era il momento di provare il nuovo incantesimo.
"Mor Athair" disse ad alta voce.
Non sembrò accadere niente.
Delusa, andò allo scrittoio per dare una seconda lettura al libro. Forse aveva commesso un errore di pronuncia o di metrica.
Mentre leggeva una ciocca di capelli neri le cadde davanti all'occhio.
D'istinto la rimise a posto e sollevò la testa. Nello specchio vide il viso di una sconosciuta e sobbalzò.
La ragazza aveva il viso a punta, lineamenti marcati e occhi grande e scuri. I capelli erano neri e acconciati in una coda di cavallo invece della sua solita treccia.
Joyce esaminò da vicino quel viso straniero.
"Sono io?"
Anche la voce era cambiata. Più profonda, meno squillante. Lei aveva sempre odiato la sua voce, pensava che la facesse sembrare uno scoiattolo ferito.
"Sono io" ripeté.
Sì, non era male.
Un'ora dopo il suo aspetto tornò normale.
Nel frattempo era calata la notte e lei era stanca. Andò a dormire ancora dispiaciuta per Mythey e la sorte di suo nipote.
Il giorno seguente arrivarono altre notizie. I mostri avevano attaccato un altro villaggio e i sopravvissuti parlavano ora di cinque creature. Chiunque li stesse manovrando ci stava prendendo gusto.
Roge aveva avvertito il circolo che in risposta aveva deciso di mandare tre stregoni a occuparsi della faccenda. Lui li riteneva insufficienti e se ne lamentò col padre.
"Le decisioni del circolo non si discutono" disse re Andew severo.
"Ma tu sei il re" protestò Roge.
"Basta così" tagliò corto il re.
Roge se ne andò infuriato.
Joyce lo vide uscire dal castello a passo sostenuto. Karv lo attendeva fuori dai cancelli. I due parlottarono tra loro mentre si allontanavano.
La conseguenza di quella decisione fu che ora gli stregoni si sarebbero spostati in una zona del tutto diversa. Se c'era una sola possibilità che il nipote di Mythey fosse ancora vivo o prigioniero dei troll, quel ritardo sarebbe potuto essere fatale.
Nessuno stregone sarebbe andato a salvare il nipote di un vecchio cavaliere.
"Ma forse una maga potrebbe fare qualcosa" si disse Joyce rientrando nella sua stanza. Prima ancora di terminare la frase aveva già preso la sua decisione.
Era il momento di fare la sua parte.

 
  
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