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Autore: Tati97    16/06/2017    0 recensioni
Russia, primi anni nel ‘900: Magnus Bane incontra Grigorij Efimovič Rasputin, consigliere dello Zar Nicola II, noto per il suoi poteri straordinari e il suo carisma.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Magnus Bane, Nuovo personaggio, Ragnor Fell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18 Aprile 1905

 

Magnus aveva già in mente cosa fare per entrare nel palazzo: non avrebbe usato alcun tipo di magia se non le sue armi di seduzione. E aveva individuato anche la sua preda; si trattava di un giovane ragazzo di diciannove anni di nome Dorian che lavorava come guardia reale da non molto tempo.

Dorian era un ragazzo davvero molto attraente, alto, con i capelli di un bellissimo biondo ramato e due occhi grigi e freddi. Magnus lo aveva intravisto in un salotto dove si recava quasi tutte le settimane, un posto dove ciascuno poteva essere sé stesso senza essere accoltellato dai pregiudizi della società russa del tempo.

 

– Perdonatemi se vi disturbo, ma sono stato completamente rapito da vostri occhi. Mi chiamo Magnus.– si era presentato lo stregone al giovane ragazzo.

– Oh, molto piacere. Mi chiamo Dorian, credo di avervi già visto da qualche parte.– sorrise il ragazzo stringendogli la mano.

– Probabilmente al teatro Bol'šoj, vi lavoro come costumista.– arrossì Magnus, cosa che non gli capitava da molti anni.

– Credo di sì, a volte vengo al teatro per farmi rammendare la giacca che uso per il servizio. Conoscerete mia cugina Maruska, presumo.– il ragazzo si passò una mano tra i folti capelli ramati, scoprendo la fronte sulla quale lo stregone notò una piccola cicatrice rossastra.

– Certamente, è una ragazza dolcissima e molto brava nel suo lavoro.– annuì Magnus.

– Come vi siete procurato quella cicatrice?– chiese Magnus indicando sulla propria fronte il punto esatto.

– Oh, è una sciocchezza. Una piccola caduta nel bosco.– rispose il ragazzo, ma Magnus non gli credette dato che il giovane abbassò lo sguardo come se volesse evitare quell’argomento.

– Capisco. Nulla di grave quindi.– Magnus sorrise semplicemente per poi offrire al ragazzo una tazza di the al cardamomo.

Mentre Dorian sorseggiava la bevanda calda, nella sua mente rivisse quei momenti bui che si ripetevano sempre più frequentemente nella sua famiglia. Suo padre si ubriacava spesso e aveva tentato di accoltellarlo; ecco cosa era quella cicatrice: un piccolo taglio provocato da un coltello. Per fortuna Dorian era riuscito ad evitarlo, il padre lo stava per colpire al cuore, ma riuscì a sferrargli un calcio che portò solo a quel piccolo taglio.

– Da quanto ho capito siete al servizio della famiglia reale.– Magnus appoggiò la tazza sul poggiolo della poltrona.

– Sì, da circa tre mesi. Mia madre è gravemente malata e mio padre… ecco lui è troppo vecchio per lavorare, così ho dovuto cercare un lavoro e fortunatamente sono stato scelto come guardia reale.– sospirò Dorian stringendo la tazza tra le mani, come per scaldarle.

– Mi dispiace molto. E vi pagano bene?– domandò Magnus ingenuamente.

– Poco più di 50 kopechi al mese.– il ragazzo abbassò lo sguardo. Magnus avrebbe voluto aiutarlo, ma era troppo rischioso.

– E’ stato un piacere fare la vostra conoscenza, Dorian. Ora devo proprio andare.– Magnus si alzò dalla poltrona e strinse la mano al ragazzo, che si alzò in piedi immediatamente.

– E’ stato un piacere anche per me, signor Magnus. Ditemi, riuscirò a rivedervi?– gli occhi grigi del ragazzo lo stavano fissando in attesa di una risposta.

– Certamente. Venite al teatro e chiedete di me.– Magnus sorrise, poi si infilò il suo cappotto di lana e lasciò il salotto.

 

 

19 Aprile 1905

 

– Dannazione!– esclamò Magnus. Qualcuno aveva bussato alla porta e lo stregone era finito col pungersi un dito con uno spillo per lo spavento.

 – Avanti.– sbuffò mentre si portava il dito in bocca per cicatrizzare la piccola ferita. Preferiva non usare la magia quando si trovava al teatro, salvo casi particolari, come quando un addetto alla sceneggiatura stava per cadere a terra e Magnus lo aveva salvato, cancellandogli poi la memoria.

– Disturbo?– il viso angelico di Dorian fece capolino dalla porta e Magnus si alzò dallo sgabello, posando l’abito di scena che stava cucendo sull’enorme tavolo di legno massiccio.

– No, affatto. Entrate pure.– il sorriso di Magnus non era mai stato così brillante; quel ragazzo lo faceva letteralmente sciogliere.

– Avevo bisogno di rivedervi.– Dorian si avvicinò a Magnus e gli sorrise. Lo stregone non poté fare a meno di notare un lieve accenno di imbarazzo sul volto del ragazzo, che da candido come la porcellana si era tinto di rosso.

– Posso offrirvi qualcosa?– chiese Magnus avviandosi verso un piccolo mobile, probabilmente contenente bottiglie di vino o alcolici.

– No, vi ringrazio. Ecco, volevo chiedervi se potevate rammendarmi questi pantaloni. Se non è un disturbo.– Dorian era imbarazzato al massimo.

– Certo, fatemi vedere.– Magnus prese i pantaloni e notò una piccola sbragatura all’altezza del polpaccio destro. 

– Colpa di un cane randagio…– disse Dorian accomodandosi su di uno sgabello.

– Vi ha azzannato?– chiese lo stregone preoccupato.

– Non esattamente. Stavo portando a casa un pezzo di carne che avevo comprato al mercato e probabilmente deve aver sentito l’odore ed ha iniziato a rincorrermi, poi si è aggrappato ai pantaloni e li ha strappati.– rise Dorian. Questa volta sembrava sincero e Magnus scosse la testa pensando alla scena.

– Posso farvi una domanda?– chiese Magnus mentre era intento a far passare un filo di colore blu scuro attraverso la cruna di un ago.

– Certamente.– annuì il ragazzo.

– Avete mai visto Rasputin durante i vostri turni di guardia?–

– Solo una volta. Quell’uomo mi mette paura, ha due occhi impenetrabili e non so come abbia fatto la famiglia reale ad accoglierlo a corte.– scosse la testa il giovane.

– Che volete dire?– chiese Magnus.

– Beh… girano delle voci sul suo conto, ad esempio alcune guardie sostengono che quell’uomo veneri Satana e che in realtà si sia finto monaco solo per entrare a corte e compiere incantesimi su Aleksej.– a quelle parole Magnus tossì e finì col pungersi un’altra volta.

– Non esistono gli stregoni.– disse Magnus tossendo.

– Io credo di sì. Sono esseri immondi, dovrebbero metterli al rogo!– esclamò Dorian. Per un momento Magnus si sentì mancare.

– Ecco fatto.– lo stregone gli mostrò i pantaloni ricuciti, poi si diresse verso il mobile e prese una bottiglia di vodka, bevendone un sorso direttamente da essa. Quelle parole lo avevano davvero ferito nel profondo. Dorian doveva essere la sue “esca” ma dopo quella conversazione al salotto Magnus aveva iniziato a provare un certo interesse nei suoi confronti.

– Grazie mille, signor Magnus.– Dorian ripiegò i pantaloni e li mise in una borsa di iuta, Magnus gli fece un cenno col capo per salutarlo, poi il ragazzo uscì dalla stanza.

 

Magnus non poteva crederci: se Dorian avesse saputo la verità, allora non gli avrebbe più rivolto la parola e nemmeno uno sguardo. Lo stregone appoggiò entrambe le mani sul tavolo e chiuse gli occhi, poi fece un respiro profondo e in quel momento avrebbe voluto maledire sé stesso e la sua intera esistenza. D’improvviso sentì una mano poggiarsi delicatamente sulla sua spalla: Magnus riaprì gli occhi lentamente e si voltò. Il volto di Dorian lo accolse nuovamente con un sorriso.

– Che ci fate qui?– chiese lo stregone.

– Temo… temo di non avervi ringraziato abbastanza.– bisbigliò il ragazzo.

In quell’istante Magnus sembrò aver dimenticato completamente le parole di prima. Lo stregone gli spostò un ciuffo di capelli dalla fronte, scoprendo la cicatrice che per nulla lo sfigurava. Anzi lo rendeva ancora più bello e particolare.

– E se qualcuno dovesse vederci?– chiese Magnus, anche se avrebbe potuto benissimo cancellare la memoria dell’intera popolazione.

– Non m’importa.– sorrise il ragazzo appoggiando la sua fronte contro quella dello stregone. Le loro labbra erano sempre più vicine e Magnus chiuse gli occhi quando sentì quelle di Dorian poggiarsi delicatamente alle sue. Un bacio innocente, semplice ma che Magnus era sicuro significasse molto per il ragazzo. Dorian si staccò lentamente e poi uscì dalla stanza, lasciando Magnus con un enorme sorriso sul volto.


 

 

 
 

  
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