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Autore: Recchan8    16/06/2017    0 recensioni
Lia è una giovane sostenitrice di AVALANCHE, un'associazione anti-ShinRa.
La sua vita cambia radicalmente quando, a causa di un malinteso, viene catturata dalla ShinRa e sottoposta all'intervento per diventare il primo SOLDIER donna della storia. Ma un Turk dai capelli rossi darà alla vita già sconvolta di Lia una svolta inaspettata.
[Storia ambientata agli inizi di Crisis Core]
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Reno
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La porta automatica richiedeva un codice numerico per essere aperta. Reno iniziò a premere i tasti in maniera del tutto casuale e rabbiosa. La piccola spia luminosa sembrava ostinata a non voler diventare verde.
-”Vaffanculo!”- sbraitò il Turk tirando un calcio alla porta. Prese a battere il pugno contro la superficie metallica e a inveire contro l'intero piano SOLDIER della ShinRa.
-”Aprite questa cazzo di...!”-.
La porta scivolò verso destra e l'ennesimo pugno di Reno andò a colpire il viso di un uomo, il quale cadde all'indietro addosso a un collega; i due finirono a terra.
-”Benissimo, toglietevi dai piedi!”- gridò scavalcandoli entrambi e fiondandosi verso la parete a vetri dall'altra parte del laboratorio.
Appoggiò i palmi delle mani sul vetro e sbarrò gli occhi blu di fronte all'atroce scena che gli si era parata davanti. Lia era stesa su un lettino rialzato, con il collo, l'addome, i polsi e le caviglie immobilizzati da spessi anelli di metallo. Si dimenava con quanta forza aveva in corpo, e dalla bocca spalancata provenivano urla di straziante dolore e odio. Il suo occhio destro brillava come una lanterna nel buio. Il macchinario elevato sopra la ragazza, collegato a essa tramite degli elettrodi posti sulle tempie e sul ventre, era leggibile solo a una figura esperta; Reno non aveva la più pallida idea di che cosa stesse succedendo.
-”N-Non hai l'autorizzazione per stare qui!”- provò a ribattere una donna con una cartella clinica in mano.
Reno distolse lo sguardo dalla scena pietosa e lo concentrò sulla donna che aveva appena parlato; questa sussultò e si strinse la cartella al petto.
-”Me la sono data io l'autorizzazione, troia! E adesso dimmi che sta succedendo!”- le urlò in faccia indicando Lia dall'altra parte della parete a vetri. -”Qualcuno mi dica cosa cazzo sta succedendo!”- ripeté guardandosi attorno e scoccando a destra e a manca occhiate feroci.
-”Non rientra nei tuoi diritti”- disse lapidaria una fastidiosa voce che Reno conosceva bene.
Il professor Hojo, appena arrivato, attraversò il laboratorio sotto gli occhi di tutti e si piazzò davanti a Reno, un sorrisetto di perfida sfida stampato sul volto.
-”Hai già fatto fin troppi danni. Sei pregato di tornare al tuo reparto”-.
-”Quella ragazza è un Turk”- ribatté Reno a denti stretti. -”Una recluta sotto la mia supervisione”-.
Hojo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Gli diede le spalle e si fece consegnare la cartella clinica dalla donna che era stata precedentemente terrorizzata dal Turk dai capelli rossi. Vi diede una rapida scorsa e aggrottò le sopracciglia; poi gli angoli della bocca gli si incurvarono in un sorrisetto e si lasciò sfuggire una breve risata.
-”Quando imparerai a stare al tuo posto?”- domandò a Reno retoricamente. -”Mi chiedo spesso per quale motivo la ShinRa non ti abbia ancora eliminato, sai? Sei una mina vagante, una fastidiosa mina vagante. Via, via, portatelo via...”-.
Nessuno tra i presenti mosse un passo. Reno, compiacendosi della paura appena seminata, allungò la mano per sfilare a Hojo la cartella clinica, ma questo si ritrasse e lo fulminò con lo sguardo.
-”Mi risulta che Lia Verdant sia stata trasferita al reparto SOLDIER”- iniziò Hojo parlando lentamente e soppesando le parole. -”La tua rivendicazione di diritti è, perciò, inutile”- sibilò sventolando davanti alla faccia paonazza di Reno la cartella clinica di Lia. -”E' raro vederti perdere le staffe. Mi chiedo cosa ti stia accadendo, Turk”-.
Per la prima volta in vita sua, Reno si sentì a disagio. Aveva tutti gli occhi dei medici e degli scienziati puntati addosso; quelli di Hojo, addirittura, lo stavano trapassando da parte a parte. Il peso dei loro giudizi e dei loro brevi commenti scambiati sottovoce lo punsero sul vivo e lo costrinsero a un'amarissima ritirata.
Puntò l'indice contro Hojo e ridusse gli occhi blu a due fessure.
-”Non finisce qui”- ringhiò a denti stretti.
Girò i tacchi, prendendo a spallate quante più persone possibili, e uscì dal laboratorio. Fu esattamente in quel momento che Rude e Cissnei lo raggiunsero. La giovane, vedendo Reno visibilmente alterato, boccheggiò e cercò il supporto di Rude con lo sguardo.
-”Cosa è successo a Lia?”- gli domandò Rude.
Reno si portò una mano sul fianco e l'altra sul mento. Abbassò un poco il capo e si isolò dai due compagni, erigendo un muro che le parole di Rude non riuscirono a superare. Il professor Hojo non voleva fornirgli spiegazioni? Benissimo: avrebbe trovato qualcun altro disposto a dargliene, qualcuno di talmente ingenuo da poter essere manipolato con facilità, senza il rischio di ricevere l'ennesima ammonizione o sospensione dai piani alti; qualcuno come...
-”...Zack Fair!”- esclamò alzando di scatto la testa e facendo sussultare Cissnei.
-”Zack Fair?”- domandò spaesata.
-”Avete il suo numero di cellulare?”- domandò speranzoso ai due colleghi.
-”Reno, fermati per un secondo”- lo supplicò Rude posandogli le mani sulle spalle e immobilizzandolo. -”Vuoi spiegarci cosa sta succedendo là dentro e, soprattutto, cosa ti è preso?”-.
-”Ricordati che sei stato sospeso...”- disse Cissnei con gravità.
Reno si divincolò dalla presa dell'amico e scimmiottò Cissnei. Fece per sistemarsi il revers della giacca ma ciò che le sue mani afferrarono fu solamente la camicia bianca. La sua giacca, del resto, si trovava ancora nel suo ufficio, vergognosamente appallottolata.
-”Tseng non sarebbe contento di vederti così”- commentò Rude guardandolo dall'alto in basso. -”E, data la condizione in cui ti trovi, non penso ti convenga trasgredire ulterior...”-.
-”D'accordo, d'accordo!”- esclamò Reno esasperato alzando le mani. -”Ho capito, bene, perfetto: mi sono stati affibbiati una madrina e un padrino senza che io ne fossi a conoscenza. Mammina, paparino, va tutto bene!”- gesticolò facendo balzare lo sguardo da Cissnei a Rude. -”Devo solo trovare il modo di contattare Fair!”-.
-”Reno”- lo chiamò dolcemente Cissnei. -”Perché ti stai dannando l'anima per Lia? E' in buone mani, vedrai che...”-.
-”...Starà meglio? Si riprenderà?”- la interruppe il Turk dagli occhi blu. -”Cissnei, non capisci che per loro quella ragazza è solo una cavia? Il primo SOLDIER donna della storia? Che cazzata! La ShinRa ne aveva davvero bisogno? Oh, andiamo! Stanno tutti assecondando un capriccio di Hojo!”-.
-”Sei stato tu a consegnargliela”- disse Rude con calma inquietante e voce fermissima. Reno posò gli occhi sul collega e socchiuse un poco le labbra. Avrebbe voluto ribattere in qualche modo, scoppiare a ridergli in faccia, fargli notare la stronzata che aveva appena detto; però Reno, purtroppo, sapeva che Rude aveva ragione: era stato proprio lui a strappare Lia dal suo villaggio nativo e a consegnarla alla ShinRa.
-”Ho solo eseguito gli ordini”- provò a giustificarsi.
-”E per quale motivo adesso li stai trasgredendo?”- ribatté Rude.
-”Perché se esiste qualcuno che ha il diritto di uccidere Lia Verdant, quella persona sono io”- rispose Reno indicandosi. -”Io e solo io”-.
Le ultime parole di Reno causarono la caduta di un silenzio sbigottito e incredulo. Cissnei boccheggiò, si guardò attorno e pregò con tutta se stessa che Tseng non comparisse da un momento all'altro.
-”Adesso basta”- mormorò Rude. Afferrò Reno per una spalla e lo trascinò via, lottando ad armi impari contro l'amico disarmato e notevolmente meno muscoloso di lui. -”Torna nel tuo ufficio”-.
-”Io non ci torno nel mio ufficio!”-.
-”Tranquillo, ti ci porto io”-.
Cissnei rimase in disparte a guardare i due colleghi litigare. Reno scalciava e si toglieva di dosso la pesante mano di Rude, ma questo, con una pazienza fuori dal comune, gliela rimetteva sulla spalla e continuava a spingerlo attraverso il corridoio, diretto all'ascensore da cui erano tutti venuti.
In un ultimo disperato tentativo di resistenza, Reno volse lo sguardo verso Cissnei e la ragazza, nonostante tutto, capì.

 

 

 

   
 
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