Anime & Manga > Gintama
Ricorda la storia  |      
Autore: Kosoala    16/06/2017    1 recensioni
Sono apparsi degli eccentrici amanto a forma di fazzoletto ma con una testa, come questo qui. [...] Sono completamente innocui, il loro scopo è quello di dirvi che avete già conosciuto la vostra anima gemella, quando la incontrerete di nuovo sarà l’amanto stesso ad indicarvela. L’abbiamo soprannominato F**k-chan.
Una semplicissima HijikataxGintoki senza pretese, tra amanto, occhiali parlanti e piogge di rane.
Enjoy!
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gintoki Sakata, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lezione n.253: Non andare a spasso se non vuoi fare brutti incontri


 


 


 

Gintoki stava fissando sempre più intensamente quello strano fazzoletto volante di fronte a sé che continuava a fare dei versi quantomeno singolari, molto simili a quando ti prende un blocco di intestino ma senti che devi andare in bagno però non puoi e spingi e spingi fino a farti scoppiare i capillari e, finalmente, riesci a liberarti. Era solo a casa, Shinpachi e Kagura erano usciti per non si ricordava che cosa. C’era qualcosa, qualcosa che gli diceva che uno dei due gli avesse dato un’informazione di estrema importanza su quel piccolo fazzoletto con la testa morbida e gli occhietti che lo guardava con curiosità.

Improvvisamente Shinpachi, in tutta la sua figura trasparente e con le stanghette ricurve in fondo, gli apparve di fronte agli occhi. « Gin-san, stai attento, c’è un’invasione da parte degli amanto. » Urlò di frustrazione, quell’informazione era completamente inutile! Doveva stare calmo e pensarci bene. Come poteva un fazzoletto volante con occhi e testa essere collegato ad un’invasione? Un fazzoletto. Volante. Con occhi e testa.

Aveva un amanto in casa! La bocca gli si era seccata per lo stupore e stava sudando freddo. Un amanto morbidoso lo stava guardando. A lui. Dritto negli occhi. Doveva muoversi con calma. Iniziò a fare qualche passo verso la scrivania, camminando di lato. Quello fece un altro verso da blocco intestinale e lo seguì. Anche sul divano, in camera da letto, all’ingresso e pure in bagno! Stava quasi per colpirlo con violenza, in quel momento riusciva benissimo a capire lo stress che il gorilla causava ad Otae. Almeno la sua stalker-ninja-occhialuta era più discreta. Infatti non si era appena sporta dal soffitto per guardarlo pisciare. No. Assolutamente no. Il pugno che era rivolto al fazzoletto si schiantò verso la masochista, rispedendola dritta dritta nel soffitto.

« Non stavo per tirare fuori i miei preziosissimi attributi maschili! » Gridò, bloccandosi subito dopo. Era ora. Corse verso la televisione, accendendola mentre faceva la solita scivolata per raggiungerla. Tutti i suoi problemi passavano in secondo piano quando c’era il meteo di Ketsuno Ana. Aveva già appiccicato il volto allo schermo, immaginandosi tutte le parole d’amore che avrebbe voluto dirle.

« Oggi è previsto tempo bello, però fra circa un’ora pioveranno rane1 a causa dell’esplosione del grande rospo che lo Stupido Principe2 teneva nel suo giardino. Tutte le rane che aveva mangiato sono state spedite nello spazio, ma presto torneranno nella loro patria. Mi dicono dalla regia che devo annunciare un altro strano fatto di questi giorni: sono apparsi degli eccentrici amanto a forma di fazzoletto ma con una testa, come questo qui. » L’inquadratura si allargò fino ad inglobarlo, era identico a quello di Gintoki, solo rosa. « Sono completamente innocui, il loro scopo è quello di dirvi che avete già conosciuto la vostra anima gemella, quando la incontrerete di nuovo sarà l’amanto stesso ad indicarvela. L’abbiamo soprannominato F**k-chan3. » Gintoki sgranò gli occhi, osservando con sospetto il suo F**k-chan che svolazzava tranquillamente vicino alla sua spalla, poi realizzò le parole di Ketsuno Ana. Anima gemella. Lui e la meteorologa di cui era innamorato da tempo si erano già incontrati! La volta in cui aveva rischiato di perdere per sempre le sue palle. Una delle tante. Doveva andare da lei, immediatamente. Si infilò in fretta gli stivali, il fazzoletto volante sussultò, prendendo a seguirlo mentre usciva di casa in tutta fretta, sbattendo velocemente la porta. Sapeva esattamente dove fosse Ketsuno Ana, ormai conosceva i luoghi in cui girava. Infatti, dopo circa dieci minuti di corsa matta e disperatissima4 si ritrovò proprio di fronte a lei.

I suoi bellissimi occhi blu si fermarono su di lui mentre i cameramen stavano smontando il set. Gli sorrise dolcemente, inorridendo giusto un millesimo di secondo dopo, quando lo vide lanciarsi su di lei con la bocca a cuoricino urlando qualcosa del tipo « Anche tu hai l’amanto, sposiamoci! » Si scansò giusto in tempo per farlo spiaccicare a terra, riprese a sorridere e si chinò verso di lui.

« Ti serve qualcosa, Sakata-san? » Tirò su il volto dal suolo, il naso che sanguinava copiosamente, non solo per la botta.

« L-L-L’amanto… F**k-chan. » Il volto di Ketsuno Ana divenne oscuro e minaccioso, le aveva appena chiesto di fare… quelle cose come se niente fosse! Ma chi si credeva di essere? Mentre tutti quei pensieri si affollavano nella sua mente la gamba sinistra stava andando lentamente all’indietro, il volto di Gintoki si contrasse in un sorriso tirato contornato da polvere e goccioline di sudore. Lo schianto fu talmente potente che la terra tremò, i vulcani eruttarono e poi venne il cane5.

Si trovò a terra, la schiena innaturalmente piegata fino a fargli vedere gli stivali ai lati del volto, era appena diventato una contorsionista cinese senza nemmeno provarci. Lo stupido amanto continuava a svolazzargli attorno, fissandolo insistentemente. A farci caso sembrava quasi rimproverarlo. « Non dovevi farmi incontrare la mia anima gemella, tu? Beh, inizia, l’ultima f**a che ho visto risale a quando sono stato trasformato in donna e se non è Ketsuno Ana voglio saperlo adesso. »

« Oh! Gintoki. Ti stai allenando per unirti a noi rivoluzionari? » Iniziò a sudare freddo, aveva detto che voleva saperlo in quel momento ma non voleva dire che doveva apparire proprio lui. Si scastrò da quella posizione con un po’ di difficoltà, prima di pulirsi dalla polvere. Non voleva girarsi, sentiva la presenza di quel capellone dietro di sé e non voleva assolutamente vedere i due alieni incontrarsi e tenersi per la stoffa.

« O-oh, Z-zura! Qual buon vento? » Dov’era F**k-chan? Non era vicino a lui. Era finita, avrebbe dovuto scappare per tutto il resto della sua vita da quello che si autoproclamava suo migliore amico.

« Non sono Zura, sono Katsura. Stavo scappando dalla Shinsengumi ma ti ho visto. Comunque penso di averli seminati. » A quelle parole un proiettile fischiò vicinissimo al suo orecchio e per poco la vescica non cedette. Era troppo giovane per morire. Si girò di scatto, in tempo per vedere Zura superarlo con un salto, seguito da Elizabeth che lo salutava con il solito cartello.

Non lo aveva. Non possedeva F**k-chan. Tirò un sospiro di sollievo, notando finalmente che il suo se ne stava poco dietro di lui, a svolazzare felice. Aveva voglia di strozzarlo senza pietà, stava proprio per compiere il suo obiettivo quando un’altra delle persone che non voleva vedere in quel momento gli apparve alle spalle.

« Danna, cosa ci fa qui? » Sì voltò giusto per inquadrare quel sadico di Okita che si fermava a poca distanza da lui, imbracciando il suo fidato bazooka come se fosse stato un animaletto. « Anche lei si è svegliato con quell’amanto? Anche Hijikata-lo-voglio-morto ce l’ha. » Katsura ripassò lì vicino a tutta velocità e Okita si distrasse per sparargli e continuare ad inseguirlo. Era basito, tutti quegli incontri occasionali gli mandavano in pappa il cervello, tirò fuori la sua barretta di cioccolato dalla solita tasca, addentandola come solo un uomo dalla glicemia costantemente bassa sapeva fare

Gintoki stava pensando che, forse, era troppo vecchio anche per uscire di casa oramai. Si infilò le mani in tasca, iniziando a camminare verso il primo bar, dopo gli zuccheri voleva solamente ubriacarsi in santa pace. Forse l’idea che F**k-chan avrebbe potuto portarlo dalla sua anima gemella, a sistemarsi finalmente, dopo il suo passato burrascoso era stata consolatoria più di quanto non volesse ammettere. Stava per entrare quando il suo amanto personale iniziò ad agitarsi, saltellando, andando verso di lui e allontanandosi. Era curioso di sapere cosa stesse facendo, se n’era sempre rimasto tranquillo a svolazzare.

In quel momento il primo rospo cadde a terra, proprio di fronte a Gintoki, lo guardò fare il suo verso gutturale per poi saltellare via. Quando altre rane presero a piovere giù dal cielo l’uomo pensò bene di andare a rintanarsi proprio in quel bar, con le sue luci al neon dai colori invitanti, uno di quelli che prometteva delle belle donnine lì a servire il sakè e a fare le moine. Gin arrossiva già all’idea, mentre il suo sguardo da pesce lesso si perdeva nell’infinità dell’universo. L’esserino, però, continuava ad agitarsi, i versi da costipazione erano aumentati a dismisura.

« Sono solamente rane. L’avevano detto in televisione, non ricordi? Smettila! Mi stai dando ai nervi. Piantala! » Lo guardava con gli occhi sgranati, sembrava sudare. Un fazzoletto poteva sudare? Apparve una fessura in quella pallina che era la testa, due belle file di denti aguzzi sbucarono fuori e lo morsero forte ad una mano. « Aiaiai molla! Molla immediatamente, stupido, cosa vuoi fare? Se devi portarmi da qualche parte inizia a correre e basta! Gin-san non si può permettere altre ferite, la vecchiaia mi ha già acciaccato abbastanza! » Come se lo avesse davvero ascoltato si fermò, tirando fuori quelle zanne micidiali, per poi volare via. Il Demone Bianco fissò la fontanella di sangue, iniziando a pensare di entrare davvero in quel bar e abbandonare l’esserino. La pioggia di rane e rospi era aumentata in quei pochi secondi, cosa che acuì non poco il suo desiderio di un bel bicchierino di sakè caldo, o magari anche una bottiglia, però l’idea che l’amanto avesse una buona ragione per impazzire così di botto lo portò a seguirlo suo malgrado, cercando di evitare tutti quegli esseri viscidi che gli finivano irrimediabilmente addosso. « Ehi, rallenta brutto pezzettino di m***a! Non vedo niente! » Il gracidare fastidioso superava di gran lunga la potenza della sua voce e il mondo si stava trasformando in qualcosa di troppo verde per i suoi gusti. Non riusciva quasi più a scorgere F**k-chan che saettava senza alcun problema tra la pioggia. Stupido Principe.

Ormai era ricoperto di viscidume, sentiva solo un gran desiderio di farsi un bagno, sperando che il peso di tutti quei rospi non avesse sfondato il soffitto di casa sua, eppure stava ancora correndo, ormai alla cieca, l’amanto era completamente sparito. Perso nelle sue elucubrazioni sui bagni, la schiuma e l’acqua calda non si accorse proprio della figura che stava correndo verso di lui, anzi, se ne accorse nel peggior modo possibile: con uno schianto che gli fece tremare tutte le ossa. Si ritrovò, per la seconda volta quel giorno, steso a terra, stavolta supino. Una rana gli cadde dritta dritta in faccia, la tolse con una mossa del braccio completamente scoordinata mentre l’idiota che gli era venuto addosso imprecava, steso dall’altra parte di fronte a lui. Si alzò di scatto, pronto a menar le mani, l’altro non fu da meno e si diedero una testata ma nessuno dei due decise di retrocedere. Anche nella pioggia di rane riconobbe quel volto arrogante a cui, in quel momento, mancava la sigaretta.

Hijikata, il maledetto vice-comandante della Shinsengumi. « Stai attento a dove corri, mangiatore di mayonese, avevo deciso prima di te di passare proprio in questo punto della strada! »

« Aahh? Non dire stupidaggini Yorozuya, sono io che avevo deciso prima di te! »

« No, ti assicuro che la mia decisione risale almeno a venti minuti prima della tua. »

« Ah sì? Allora la mia risale a un’ora prima della tua! »

« La mia a un’ora e venti! »

« Due ore! »

« Due ore e venti! Andiamo, spostati e fammi passare, voi non dovreste tutelare i cittadini? Guarda che se ti sposti ti do 300 yen! »

« Che me ne faccio di 300 miseri yen6? Spostati tu. » Un suono acutissimo perforò i timpani ad entrambi e li fece voltare nella medesima direzione. Alla destra di Gintoki il suo F**k-chan stava abbracciando un altro esserino uguale a lui, solo nero.

« E-e quello di chi è? » Hijikata, decisamente più perspicace di quella zucca vuota, deglutì rumorosamente. In quel momento fare seppuku non gli sembrava proprio una brutta idea.

« È il mio F**k-chan. » Rispose senza pensarci, riprendendo a fissare in cagnesco il suo avversario, trovando solamente due occhi ripieni di disgusto. E pure Gintoki ci arrivò, finalmente. Voltò a scatti la testa verso i due amanto, con un’espressione di puro terrore primordiale.

« Stai dicendo che… è come se… sa di… insomma noi… »

« Non parlare se non sai cosa dire7! » Esplose, accendendosi una sigaretta mentre la pioggia di rane impazziva attorno a loro. Una atterrò proprio sulla sua testa mentre un rospo si fermò sulla spalla dello Yorozuya. Se non era un segno quello. I due alieni stavano continuando a tenersi abbracciati, sembravano felici. Non poteva credere che la sua anima gemella forse quell’imbecille che aveva di fronte. Però era logico, fin troppo se ci pensava. Continuavano ad incontrarsi come quella volta alle terme o dal dentista, poi spesso collaboravano – sempre contro ogni prospettiva. Si erano addirittura scambiati il corpo in una saga di ben tre episodi8, sapeva anche come erano fatte le palle di quell’uomo. « Andiamo a bere qualcosa o verremo sommersi dalle rane. » Sembrava un ordine ma era una specie di invito, Gintoki annuì, sempre a scatti, lasciando i due amanto ad amoreggiare fra loro sotto la pioggia.

« Sappi che non sono un uomo dai facili costumi. »

« Sì Pako8, come ti pare. »

« Dovrai offrirmi ben più di un bicchierino. Almeno cinque! »

« Ma allora sei davvero di facili costumi! » Le voci vennero pian piano soffocate da tutto quel gracidare e i due amanto scomparvero in un’esplosione di scintille, sicuri di aver fatto una buona azione.


 


 


 


 


 


 


 

Note:

1 – C’è effettivamente stata una pioggia di rane in Giappone, nella prefettura di Ishikawa, però l’ho scoperto dopo aver iniziato a scrivere.

2 – Sì, lo Stupido Principe, tanto è sempre colpa sua. Ho tenuto la traduzione in italiano che mi piace abbastanza.

3 – Fuck, penso tutti sappiano cosa voglia dire. Questa parola, come altre, sono censurate perché su Gintama lo fanno e ho pensato fosse meglio fare in questo modo per essere il più aderente possibile al modo di fare di quei pazzi scatenati.

4 – Leopardi docet.

5 – “La terra tremò, i vulcani eruttarono e poi venne il cane” questa frase compare in una delle strisce dei Peanuts, non ho resistito. L’ho messa anche per rimanere sempre nell’ambito Gintama che cita e copia un sacco di cose.

6 – I 300 yen (circa 2 euro e 50) si rifanno sia al momento tra Gin e Hijikata alle terme sia a quello del dentista, in entrambi Gin offre a Hijikata quella somma.

7 – Questa frase viene detta in uno degli episodi originariamente da Shinpachi, proprio dopo che Gin aveva fatto un discorso completamente disconnesso.

8 – Il nome “Pako” deriva dall’episodio in cui Gintoki e Katsura vanno a ballare nel locale dei travestiti per non ricordo quale assurda motivazione.


 


 

Angolino del disagio

Salve! Ecco a voi la mia primissima fanfiction su Gintama, incentrata sulla mia coppia shounen’ai preferita <3

Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, ve ne prego :’D

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gintama / Vai alla pagina dell'autore: Kosoala