Capitolo 12
Paris
– 1° Parte
<<
Kaito, ci sono
delle qualità che non dovrai mai dimenticare come mago: astuzia,
sicurezza, semplicità e la passione. Non devi dimenticare nemmeno le
qualità come persona: essere giusto, mai arrogante, deciso e non
negare nemmeno l'aiuto quanto ti verrà chiesto. E ricorda sempre che
il mago e la tua persona sono la stessa entità: se riuscirai a
mantenere un equilibrio tra i due, niente ti verrà impedito
>>.
Erano le parole
dell'ultima lezione di Toichi. L'aveva ascoltata mentre si trovava
nel nascondiglio, riponendo i trucchi per il furto al Louvre e
piegando l'abito di Ladro Kid.
All'aeroporto di Narita si
respirava aria di vacanza. Era sempre pieno di gente ma ne periodo
estivo c'era il sold out. Il volo Air France 2316 era in partenza
alle ore dieci del mattino e sarebbe giunto, con il fuso orario, alle
quattro di notte a Parigi. Aoko non staccava gli occhi dal tabellone,
aspettando con impazienza la voce che avrebbe chiamato il loro volo.
Kaito sbadigliò, era rimasto in piedi per sistemare le ultime cose,
Jii avrebbe preso il volo del giorno dopo e avrebbe trasportato il
materiale del furto. Il resto l'avrebbe procurato sul posto, aveva
già un appartamento e un'identità falsa da utilizzare. La casa di
sua madre si trovava in uno dei quartieri più belli di Parigi,
acquistata nei primi anni di matrimonio con il marito, utilizzata
come appoggio per quando si esibiva negli spettacoli o trascorrere
una piccola vacanza. Era un appartamento con cassetti a doppio fondo,
armadi con pareti a scocca per nasconderci le cose e finestre
antiproiettile.
<< Il volo Air
France 2316 delle dieci per l'aeroporto di Parigi Charles de Gaulle è
in partenza al gate sette. I passeggeri sono pregati di recarsi al
gate per l'imbarco. Vi auguriamo buona giornata >>.
<< Ci imbarcano! >>,
prese il trolley lilla e poi la mano di Kaito. <<
Andiamo! >>.
<< Non tirarmi Aoko!
Non perderemo l'aereo! >>.
Una hostess dai capelli
biondi li fece sedere ai posti assegnati, chiese con un sorriso se
desiderassero qualcosa da bere prima del decollo. Risposero
un'aranciata e lei si allontanò, con il sorriso che aveva imparato a
mostrare per il lavoro.
Aoko guardava fuori dal
finestrino, non vedeva l'ora che l'aero decollasse. Kaito aveva
undici ore per elaborare mentalmente i piani organizzati, Aoko si
sarebbe distratta con il film e le cuffie per la musica,
probabilmente sarebbe anche crollata per un paio d'ore. L'hostess
tornò con le loro bibite.
<< Benvenuti sul
volo 2316 diretto a Parigi Charles de Gaulle. L'aereo atterrerà alle
quattro del mattino, orario parigino, ventuno di sera ora locale.
Durante il volo verranno proiettati dei film, le cuffie sono a vostra
disposizione per ascoltare la musica e questo volo dispone di una
connessione internet con cui potete utilizzare i vostri dispositivi
elettronici. Siete pregati di tenerli spenti in fase di rullaggio,
decollo e atterraggio. Ora vi mostreremo cosa fare in caso
d'emergenza. Vi auguriamo un buon volo e grazie per averci scelto
>>.
Quando l'aereo mise in
azione i motori e iniziò a muoversi, l'entusiasmo di Aoko era alle
stelle. Kaito provò tenerezza per quella felicità, gli occhi
illuminati e non smetteva di sorridere. Nelle ore successive Aoko
guardò il film, ascoltò la musica e alla fine, dopo il pranzo,
crollò come Kaito si era aspettato. Aveva le cuffie nelle orecchie e
il cellulare in mano, chiunque avrebbe pensato che fosse un ragazzino
normale che ascoltava musica o vedeva video. Nella tasca interna
della valigia aveva pronti i biglietti di avviso per la polizia
francese e si era preoccupato di farli recapitare a Nakamori lo
stesso giorno. Aveva fatto delle ricerche sul possibile avversario,
in fondo non gli dispiaceva se fosse stato più tenace e furbo
dell'ispettore giapponese.
Aoko si svegliò quando
Kaito la scosse dolcemente. Aprì gli occhi e ritrovò il suo viso a
pochi centimetri e sentì le guance scaldarsi. Provò anche una
strana sensazione che non riuscì a identificare, come un déjà-vu.
<< Sveglia
bella addormentata! >>.
Aoko si strofinò gli
occhi. << Siamo arrivati? >>, la voce era
impastata dal
sonno.
Kaito appoggiò le mani
sulle spalle e la fece girare. << Guarda tu stessa
>>.
Aoko riuscì a mettere
fuoco quello che vedeva dopo qualche attimo. Le luci dorate di Parigi
illuminavano quella città meravigliosa nella notte scura, le acque
della Senna scorrevano placide. In lontananza scorse la magnifica
Tour Eiffel, accesa da scintille dorate.
Kaito le era molto vicino,
teneva ancora le mani sulle sue spalle e il cuore aumentò le
pulsazioni.
<< È magnifica >>,
mormorò, girandosi a guardarlo.
Aoko era troppo vicina,
quegli occhi e quel sorriso gli fecero girare la testa per un
secondo. Si allontanò e ritornò seduto al suo posto, cercando non
far trasparire niente.
Trenta minuti dopo l'aereo
toccò le piste dell'aeroporto Charles de Gaulle. Scesero la scaletta
e andarono a ritirare i bagagli.
Chikage li attendeva fuori
dal gate, sbracciandosi per farsi notare. Corse ad abbracciare il
figlio.
<< Tesoro mi sei
mancato da morire! >>. Poi abbracciò Aoko.
<< Cara, sono
tanto felice di vederti! >>.
<< Grazie Chikage
per questa bellissima vacanza >>.
<< Non si toglie
quel sorriso ebete da tre giorni >>, la prese in giro
Kaito e
lei gli restituì un'occhiataccia.
Chikage li fece salire su
una costosa auto rossa e guidò per le strade deserte di Parigi. Aoko
non perdeva un dettaglio della città: non c'era nessuno, d'altronde
erano le quattro e mezza del mattino. Kaito c'era già stato e aveva
un gran sonno, non aveva dormito niente per sfruttare quelle ore in
modo produttivo.
La casa di Chikage era un
appartamento al terzo piano di un edificio storico. I mattoni grigi e
i balconi in ferro battuto nero rendevano il palazzo sofisticato. Il
grande portone in ebano nero li fece entrare in un ingresso con il
soffitto dipinto da affreschi antichi di putti e fiori. L'ascensore
era moderno e li portò in meno di trenta secondi di fronte al
portone verniciato di verde scuro, aveva un ovale in vetro
smerigliato. Aoko non poteva sapere che quel vetro era stato
costruito per controllare chi ci fosse alla porta e sfruttava lo
stesso principio dello specchio utilizzato nelle sale interrogatorie.
Un pulsante posto sotto il citofono permetteva di visionare i
visitatori nell'androne.
L'ingresso era composto da
parquet chiaro, il battiscopa in tinta e le pareti color avorio. I
mobili erano molto belli, di colore chiaro. Sulla destra c'erano due
porte con le camere da letto, sulla sinistra il bagno padronale con
il pavimento in marmo bianco.
Chikage mostrò la camera
ad Aoko: un letto a baldacchino in ferro bianco con lenzuola azzurre,
una grande finestra dava sulla strada, mobili in legno bianco e c'era
una grande cabina armadio che la ragazza adorò subito. La cucina e
la sala da pranzo erano un'unica grande stanza, un divano due posti
bianco addossato accanto alla porta. Il salotto era una grande sala
ricca di dettagli e una cristalliera spaziosa, in cui luccicavano
preziosi cristalli di ogni forma. La portafinestra dava sul balcone,
sotto scorreva la Senna.
<< La mia camera è
quella porta in fondo >>, disse indicandola.
<< Ora fate
una bella dormita e domani mattina comincia il tour! >>.
Kaito non gli sembrò vero
poter toccare il letto. La sua camera era la stessa di quando era
bambino, era stato sostituito il lettino da una piazza e mezza con
uno matrimoniale in legno. Tirò le pesanti tende bianche, posò la
valigia in un angolo e si addormentò subito, senza sogni.
Sembrarono passati pochi
minuti e una mano lo scosse prima piano e, quando borbottò
infastidito, più forte. La sveglia sul comodino segnava le otto meno
un quarto. Aoko, ancora in pigiama bianco e rosa addosso, gli
sorrideva ben sveglia.
<< Aoko... >>,
si lamentò, voltandosi dall'altra parte. << Sono andato a
letto alle cinque del mattino >>.
<< Avrai tutti il
tempo per dormire! Siamo a Parigi! >>.
Non ottenne risposta e
lei, scocciata, andò dall'altra parte del letto e gli si piazzò
davanti. << Sveglia! >>.
Kaito capì che non c'era
speranza di dormire ancora un paio d'ore e si alzò.
<< Tua madre ci
porta a mangiare un vero cornetto francese! >>, esclamò
Aoko,
uscendo dalla stanza per correre nel bagno. << Vado prima
io!
>>.
Kaito ricadde sul letto,
tirandosi la coperta fin sul viso. << Ma chi me l'ha
fatto
fare?! >>.
Aoko
addentò il croissant
con gusto. << Delizia! >>.
Kaito inzuppò il suo nel
caffè latte. Quel modo di fare colazione, dolce e leggera, non
l'aveva mai amato. << Fantastico >>.
<< Uffa che musone!
>>
Chikage rise. <<
Kaito deve dormire almeno otto ore per notte o diventa intrattabile
>>. Il figlio non la degnò nemmeno di uno sguardo.
<< Dove andiamo
oggi? >>, domandò Aoko.
<< Pensavo di
portarvi alla Tour Eiffel, ovviamente. Poi a costeggiare la Senna,
mangiare vera cucina francese e, nel pomeriggio, Champ-Élysées
>>,
rispose Chikage, posò la tazzina vuota del caffè. << E
domani
andremo al Louvre! >>.
<< È un luogo pieno
di arte meravigliosa! >>.
Kaito aveva organizzato un
giro di ricognizione al Louvre, facendolo passare per la classica
gita da turisti. Aveva studiato bene l'esterno ma l'interno era tutta
un'altra cosa. Il telefono trillò ed era un messaggio di Jii: stava
per imbarcarsi sull'aereo e sarebbe atterrato alle ventuno, orario in
cui sperava che Aoko fosse già crollata.
Un'ora dopo erano sotto la
Tour Eiffel. Aoko costeggiò la torre dal basso con lo sguardo, le
vennero quasi le vertigini per quanto fosse alta. L'ascensore
mostrava i caseggiati di Parigi diventare sempre più piccoli e si
ritrovarono nel punto più alto permesso ai turisti. Corse a guardare
dalle vetrate come una bambina curiosa e felice.
Chikage era malinconica,
era proprio lì che aveva conosciuto Toichi diciotto anni prima.
Kaito si accorse dello sguardo della madre: lui aveva perso un padre
ma sua madre aveva perso l'amore della sua vita. Si ricordò di come
si era sentito quando quel proiettile aveva sfiorato Aoko e si era
sentito morire, non osò andare più in là con l'immaginazione.
<< Mamma? >>.
Gli sorrise. << È
tutto apposto tesoro >>.
Aoko non si era accorta di
quella parentesi. Trascinò Kaito al negozio di souvenir.
<< Devo portare
qualcosa a mio padre >>, disse, indecisa tra i vari
oggetti in
esposizione. << La semplice palla di vetro con i
brillantini mi
sembra troppo banale. Credo gli prenderò un portachiavi
>>.
Il resto della mattinata
lo passarono girando per le strade parigine, i mimi da strada e i
disegnatori ad ogni angolo. Dopo il pranzo in cui Aoko e Chikage
gustarono una buonissima bouillabaisse sotto la faccia inorridita di
Kaito, passeggiarono lentamente per gli Champ-Élysées,
approfittando della bellissima giornata di sole e della temperatura
gradevole. Al tramonto Chikage ricevette una telefonata da un collega
e i due si sedettero su una panchina per ammirare il sole tramontare
dietro la Senna e il cielo farsi pian piano blu
<< È stata una
giornata bellissima >>. Aoko pensò che era stata tale
anche
grazie alla presenza di Kaito: una volta ripreso si era divertito
anche lui e non passavano del tempo libero in modo così piacevole da
mesi tra scuola, impegni e incomprensioni.
Kaito tirò fuori un mazzo
di carte e le chiese di sceglierne una. Aoko la prese, un pochino
diffidente perché gli scherzi dell'amico non sapeva mai dove
andavamo a finire. Lui mischiò le carte di nuovo e poi gli mostrò
la carta.
<< È quella che ho
scelto! >>, esclamò prendendola. La carta scoppiò in una
piccola nuova di fumo e Aoko si ritrovò un portachiavi con la torre
Eiffel, la scritta “Parigi” in francese e la bandiera nazionale
incisa.
<< Ho visto che non
avevi preso niente per te e allora... >>.
Aoko lo strinse nella
mano. << Grazie >>, mormorò, poggiando la
testa sulla
spalla, finendo di guardare il tramonto insieme. Kaito avrebbe voluto
che quella notte, quella notte in cui l'aveva turbata e resa
infelice, non fosse mai esistita perché avrebbe voluto stringerle la
mano. Ma non sarebbe stato il gesto ideale in quel momento, avrebbe
messo domande scomode in testa ad Aoko e non era il caso. Chikage
aveva terminato la chiamata già da un po' e rimase a distanza,
osservando teneramente i due ragazzi, chiedendosi quanto il figlio ci
avrebbe messo a fare il passo decisivo.
La notte scese su Parigi e
rientrarono in appartamento. Aoko si sedette sul divano della cucina,
facendo un gran sbadiglio.
<< Sto crollando,
credo proprio che me ne andrò a letto >>.
<< Domani mattina
dovremo essere presto in piedi per il Louvre. Ho comprato i biglietti
online e per le nove dobbiamo essere lì >>.
Kaito storse la faccia. <<
Non avrò proprio modo di riposare in questa vacanza! >>.
<< Hai davanti a te
dieci ore di sonno ristoratore, vecchietto >>, disse Aoko.
Ma quali dieci ore!
pensò irritato. Jii
arriverà per sistemare
le cose nell'armadio a doppio fondo!
<< Mi hai chiamato
vecchietto? >>.
Jii
entrò in punta di
piedi nell'appartamento di Chikage. Kaito controllò Aoko nella sua
stanza, lasciava sempre uno spiraglio di porta aperta: dormiva
placidamente, coperta dal lenzuolo leggero e il viso rilassato.
L'armadio della sua camera
era in legno, incassato nel muro. In verità c'era un doppio fondo
dietro la parete, installato dal padre diciotto anni prima. Vi ripose
il vestito bianco, i travestimenti, le maschere e gli oggetti base.
Dopo l'ispezione al Louvre si sarebbe procurato il necessario per
completare il furto.
<< Molto bene,
signorino. Io torno nella mia abitazione e in mattinata sarò anch'io
al Louvre. Avrò il travestimento concordato >>.
Kaito annuì. <<
Benissimo. Domani spedirò l'avviso alla polizia francese
>>.
Jii lasciò la casa e
Kaito chiuse la porta d'ingresso. Tornando a letto sbirciò ancora
Aoko e continuava a sognare tranquilla. Erano le tre del mattino e
sarebbe venuta a svegliarlo per le sette, con un entusiasmo irritante
di prima mattina.
La
piramide del Louvre
scintillava sotto il sole estivo. La Hall Napoléon era
uno degli ingressi principali con accesso prioritario per effettuare
il controllo di sicurezza. Kaito teneva in tasca delle telecamere
minuscole, fatte di un materiale che non avrebbe suonato sotto il
metal detector ma c'era il rischio che venissero trovare durante la
perquisizione corporale.
Una donna gli indicò dove
lasciare portafoglio, borse, cappelli e quant'altro per essere
sottoposti ai raggi X. Poi passarono sotto il metal detector e gli
indicarono un punto in cui sarebbero stati controllati se avevano
armi o altri pericoli addosso. Un uomo sulla quarantina fece segno a
Kaito di alzare le braccia e lui nascose la bustina contenente le
telecamere nella manica. Ispezionò gambe e busto e al momento di
controllare le braccia nascose la bustina nel collo. Poi fu la volta
delle spalle e fece scivolare la bustina fino al gomito con il loro
movimento.
<< Può andare >>.
Kaito gli sorrise e
recuperò la bustina, infilandolo velocemente nella tasca dei
pantaloni, aperta in modo da attaccarle speditamente nei punti
interessati. L'ascensore li portò al livello -1, dove c'erano varie
mostre, alcune chiuse poiché per il regolarmente non potevano essere
aperte tutte le esposizioni a causa della vastità nel museo.
Visitarono le antichità greche, islamiche e orientali. Con Aoko
commentava le varie opere e attaccava le minuscole telecamere alle
pareti, i bastoni dei cordoni e nelle curve dei corridoi. Jii,
travestito da turista italiano, prendeva appunti degli interni, del
sistema delle telecamere e delle guardie. Scesero al piano 0, dove
c'erano la scultura e le antichità francesi, c'era anche la sala con
il diamante. Aoko leggeva la guida in giapponese fornita dal
personale e non ne perdeva una parola, per Kaito era una fortuna
perché era continuatamente distratta dalle centinaia di opere che
vedeva e Chikage gli dava una grande mano.
La sala del diamante Le
Régent era una grande stanza rettangolare. Non era l'unica gemma
esposta, addossate alla parete c'erano diverse teche contenenti
preziosi gioielli come collane, orecchini e bracciali.
Le Régent era posato
delicatamente su un cuscino rosso scuro: era un diamante quasi
incolore, leggermente azzurro, di circa 140 carati. Non era possibile
avvicinarsi al piedistallo perché era circondato da cordoni e due
guardie scoraggiavano turisti troppo curiosi. Individuò almeno
cinque telecamere, c'erano sicuramente sensori di movimento e di
calore. Come tante altre sale di quel museo non c'erano finestre ma
solo illuminazione artificiale. I condotti di areazione erano
facilmente raggiungibili.
<< Meraviglioso >>,
mormorò Aoko, fissando il diamante.
<< Le cose
luccicanti attraggono ogni donna >>, disse Chikage.
Aoko voleva vedere l'arte
italiana e andarono al primo piano del museo. All'una andarono al
centro commerciale annesso al museo, passando per le Carrousel du
Louvre. Anche qui la ragazza volle prendere un souvenir e optò per
la stampa della famosa “Gioconda” di Leonardo Da Vinci.
Si sedettero a pranzare in
uno dei punti di ristoro per riprendere la visita nel pomeriggio.
<< Mi piace
tantissimo questo museo, ci starei giorni interi! >>,
commentò
Aoko.
<< Anche a me>>,
sorrise Kaito, facendo finta di giocherellare con lo smartphone.
Stava scrivendo quello che aveva annotato nella testa e i punti in
cui aveva piazzato le minuscole telecamere. Jii era già andato via e
lavorava al collegamento della sorveglianza nell'appartamento
affittato sotto falso nome, poco distante da quello di Chikage.
Aoko guardò l'orario e
notò un particolare sulla data. << Oggi è il sei giugno!
Tra otto giorni è il tuo compleanno! >>.
Kaito smise di digitare
sui tasti. << Hai ragione. Ero preso dagli esami e dal
viaggio
e non ci ho fatto caso >>
<< Dobbiamo
organizzarti una festa! >>.
<< Non c'è bisogno.
È un giorno come un altro >>.
<< È il giorno che
sei nato! >>, ribatté la madre. << Ricordo
perfettamente
quella giornata di diciassette anni fa >>.
<< Mamma ti prego...
Non cominciare con i tuoi racconti nostalgici >>, lo
pregò il
figlio.
<< Io e tuo padre
eravamo usciti dal ristorante. Ho cominciato ad avere le doglie e
dovevi vederlo! >>, rise. << Andò
totalmente nel panico.
Dopo diciannove ore di travaglio sei nato tu, alle quattro del
mattino >>.
<< Rompiscatole già
prima di nascere >>, rise Aoko.
<< Senti chi parla!
>>.
<< Comunque appena
torneremo in Giappone ti organizzerò una festa! >>
Kaito capì che non
l'avrebbe fatta desistere. Quando si trattava di festeggiare
ricorrenze Aoko era in prima linea.
Il resto del pomeriggio lo
passò a guardare le opere, fare compagnia ad Aoko e visionare il
resto delle uscite d'emergenza e di fuga. Andarono via intorno alle
cinque del pomeriggio, Kaito aveva calcolato che il preavviso ci
avrebbe messo circa un giorno per giungere alla polizia francese:
avrebbe effettuato il colpo sabato, gli avrebbe dato tre giorni per
prepararsi. Non si trattava di un semplice furto ma di un grande
spettacolo per vedere la meraviglia negli occhi del popolo francese.
Aoko era seduta sul
muretto del ponte sopra la Senna, chiacchierando con il padre. Kaito
ne approfittò per chiudere la busta e imbucarla con posta
prioritaria nella buca delle lettere.
<< Hai calcolato
bene tutti i rischi? >>. Chikage era un po' preoccupata:
il
Louvre era una prova molto dura e il suo animo di mamma ne risentiva.
<< Sì >>,
rispose lui. << Stanotte inizierò ad elaborare il piano
>>.
<< Allora farò
molto caffè e ti aiuterò >>.
<< Senti la mancanza
di Phantom Lady, mamma? >>.
Lei ridacchiò. <<
No, essere tua madre mi basta e avanza >>.
Dopo cena, Aoko si
addormentò subito e Kaito iniziò a disegnare la cartina del posto,
segnando i punti d'accesso e di fuga. Jii stava preparando un
plastico nel suo appartamento e Chikage disegnava la cartina
dell'interno. Stavano all'erta nel caso Aoko si svegliasse, erano
pronti a far sparire tutto e sembrare una madre e un figlio che
rimanevano svegli a chiacchierare.
Kaito si sentiva in colpa,
a tratti. Ingannava Aoko ogni giorno, ogni ora e ogni minuto e quel
viaggio avrebbe dovuto essere finalizzato solo al furto. Ma dopo
quella notte sentiva di doverle restituire un po' di serenità, da
quando era lì non aveva mai smesso di sorridere e la felicità era
perenne. Ripensò a quando aveva poggiato il capo sulla sua spalla
durante il tramonto, era stato una situazione romantica e tenera.
Tracciò il segnò sbagliato sul piano e scosse la testa, non si
poteva permettere quei pensieri e distrarsi.
Cancellò e ricominciò a
disegnare la cartina, stavolta non pensando ad Aoko.
<<
<< Capitaine Lacroix! >>.
Cédric Lacroix era il
capitano della sezione giudiziaria. Un uomo sulla cinquantina, con
qualche chilo di troppo. Brizzolato, occhi verde scuro e labbra
sottili.
<< Capitaine
Lacroix! >>. Un agente spalancò la porta ansimando per la
corsa, nella mano destra stringeva un biglietto e una busta aperta.
<< Sì, Roux? >>.
Alzò gli occhi dalla pratica che stava leggendo, levandosi gli
occhiali con un gesto lento.
<< È arrivato
questo pochi minuti fa! >>, poggiò un biglietto sulla
pratica.
<< Incredibile! >>.
Lacroix si rimise gli
occhiali e lesse, rimanendo impassibile. Era un uomo che
difficilmente perdeva la sua calma. Gettò gli occhiali sui fogli
insieme al biglietto.
<< Voglio il numero
della persona che si occupa del caso di Ladro Kid in Giappone, adesso
>>.
<< Subito capitano!
>>.
Nakamori
era alla
scrivania, tormentato dal pensiero della sua bambina a Parigi con
quel mago. Si sventolò un giornale, faceva più caldo degli altri
giorni. Il telefono squillò e alzò la cornetta.
<< Ispettore
Nakamori >>.
Una persona sconosciuta
parlò nella sua lingua, un forte accento mai sentito. <<
Parlo
con l'ispettore Nakamori della seconda divisione giapponese?
>>.
<< Sono io. Con chi
parlo? >>.
<< Sono Cédric
Lacroix, capitano della sezione giudiziaria di Parigi. Ho ricevuto un
preavviso del vostro ladro >>.
<< Che cosa?! >>.
La voce di Nakamori fu sentita da tutti i colleghi. <<
Ladro
Kid vi ha mandato un avviso? >>.
<< Esatto >>,
continuò lui. << Vuole rubare un diamante dal museo
Louvre
questo sabato >>.
<< A noi non ha
mandato niente quel farabutto! >>.
Non appena finì di
parlare avvertì qualcosa cadere sulla testa. Si toccò e trovò un
biglietto, poi un altro sulla scrivania e un altro ancora sul
pavimento, in breve la stanza fu ricoperta da una marea bianca.
<< Non ci posso
credere >>.
Miei
cari spettatori
francesi,
sono lieto di
annunciarvi che mi esibirò in uno spettacolo indimenticabile al
museo Louvre, dove ruberò il vostro diamante Le Régent.
Lo spettacolo avrà
inizio sabato alle 23.
Ladro Kid
Kaito
era seduto sul
divanetto di un negozio di abbigliamento. Sua madre aveva promesso ad
Aoko di portarla a fare shopping, lui era stato ridotto a portare le
buste e i pacchi. Per un attimo pensò alla faccia di Nakamori quando
avrebbe visto il rendiconto della carta di credito alla fine del
mese.
Nel quarto negozio si era
accasciato con tutte le buste sulla prima superficie morbida che
aveva trovato. Con orrore aveva notato anche le scarpe, quindi la
cosa sarebbe andata per le lunghe.
C'era una grossa TV appesa
e una piccola calca di persone, personale del negozio compreso,
riunito sotto di essa. Aoko stava ammirando un maglioncino rosso
insieme a Chikage e si voltarono in direzione della televisione.
<< Che cosa succede?
>>, si domandò Aoko. Si sporse per vedere meglio e vide
l'immagine di Ladro Kid.
<< Dicono che sabato
effettuerà un furto al Louvre >>, tradusse Chikage.
Il maglioncino le cadde
dalle mani e nel tentativo di raccoglierlo rovesciò anche il resto
dell'espositore. Le girava la testa e gli occhi le pizzicavano di
lacrime. La reazione della ragazza lasciò Chikage sorpresa, si
aspettava uno dei suoi commenti rabbiosi verso Kid.
Kaito aveva assistito alla
scena, strinse i pugni fino a farsi male e desiderò di nuovo che
quella notte non fosse successa, non riusciva a staccare gli occhi
dal pavimento.
La commessa sistemò i
maglioncini e Aoko si scusò infinite volte in inglese, le sorrise e
le disse di non preoccuparsi. Kaito sentì lo sguardo di rimprovero
della madre addosso, anche se stava dietro e non poteva vederla.
Aoko si era chiusa in se
stessa, il sorriso era sparito. Nelle settimane seguenti il fatto si
era ripresa anche perché non c'erano state altre notizie da Ladro
Kid. Rivederlo così, di colpo, fu come ricevere uno schiaffo e aveva
risvegliato i ricordi. Ritornati nell'appartamento, Aoko mangiò poco
e andò a dormire molto presto, chiudendo la porta, cosa che non
faceva mai.
<< Che cos'è
successo? >>, chiese Chikage, rimasti soli.
<< Niente >>,
mentì il figlio, cominciando a sparecchiare. La madre mise la
mano sulla sua.
<< Qualsiasi cosa
sia successa spero che tu sappia che non sarà facile
rimediare >>.
Nella sua camera, steso a
letto, sapeva benissimo che Chikage aveva ragione. L'aveva portata a
Parigi, ci aveva sperato che sarebbe bastato a farle dimenticare
quella notte. Ma il senso di colpa di Aoko era troppo grande, non
poteva accettare di aver fatto un torto al padre, di aver avuto Ladro
Kid tanto vicino e non aver fatto niente per catturarlo e, cosa
peggiore, aveva lasciato che la baciasse. Era già giovedì e vederla
così sofferente l'aveva distrutto. La mattina la sveglia avrebbe
suonato presto per andare a Disneyland Paris e si promise di
regalarle una giornata perfetta.
<<
Papà... papà
calmati >>.
Aoko camminava su e giù
per una piazzetta di Disneyland Paris. Erano appena entrati quando
Aoko aveva ricevuto la chiamata del genitore. Le aveva annunciato che
stava per prendere il primo volo per Parigi e sarebbe arrivato nella
capitale francese la notte. Era molto agitato perché Ladro Kid aveva
deciso di rubare in uno stato in cui non aveva nessuna giurisdizione
e sarebbero stati solo una forza di supporto.
<< Quello non molla
mai >>, commentò Kaito. Era seduto su una panchina
insieme a
sua madre. << Non pensavo si sarebbe fatto tutte quelle
ore di
volo >>
<< Ginzo ha la
stessa determinazione di quando cercava di catturare Toichi
>>,
rammentò Chikage e poi nascose una risata.
Aoko ritornò con l'umore
peggiorato. La sua vacanza perfetta era stata rovinata da Ladro Kid,
a causa sua il padre sarebbe stato a Parigi. L'alito sul collo
convinto di sventare chissà quale piano diabolico dei due
adolescenti.
<< Arriva stanotte
>>, annunciò con un tono da funerale.
<< Dai Aoko >>,
la consolò Kaito. << Sarà talmente impegnato a cercare di
catturare Kid da non pensarti >>.
Gli occhi azzurri di Aoko
erano quelli di una bambina triste, un senso di colpa sempre più
grande pungeva la sua coscienza. Balzò in piedi e la prese per mano.
<< Andiamo, la prima attrazione la scegli tu!
>>.
L'entusiasmo del ragazzo
fu talmente coinvolgente da strapparle un sorriso. La sensazione
della mano nella sua la fece arrossire e riuscì a dimenticare i
brutti pensieri. Chikage li guardava, intenerita.
Guardarono le tante parate
organizzate con i personaggi Disney, visitarono il castello incantato
e il labirinto di “Alice del paese delle meraviglie”, si fecero
le foto con Topolino, Minnie e tantissimi altri personaggi. In mezzo
a quella moltitudine di favole e magia, Aoko si divertì talmente
tanto dimenticare suo padre e Ladro Kid. Kaito fu molto dolce e
coinvolgente, non le diede il tempo di intristirsi. Dopodomani
avrebbe attuato il furto al Louvre, quella notte l'avrebbe passata
buona parte in piedi per poter dormire la notte dopo ed essere ben
riposato per lo show. Chikage aveva già la scusa perfetta per
distrarre Aoko dall'assenza di Kaito per tutta la durata del furto.
A fine giornata ci furono
i fuochi d'artificio. Quei colori nel cielo la riportano al regalo di
compleanno di Kaito l'anno prima, quando non era potuto venire alla
sua festa. Le aveva promesso la più grande magia di sempre e l'aveva
fatto.
<< Grazie >>,
gli mormorò.
Kaito spostò lo sguardo
dai fuochi a lei. << Per cosa? >>.
<< Per aver dissolto
i miei pensieri tristi come per magia >>.
Le fece l'occhiolino. <<
Io sono un mago, ricordi? >>.
Risero insieme, una lunga
risata per concludere quella bellissima giornata. In macchina Chikage
guidava in silenzio e Aoko si era addormentata, stanchissima. Kaito
stava già ripassando i piani per il furto, la sua mente riusciva a
concepirli ed elaborarli come se avesse la cartina davanti a sé. In
mezzo a tutti quei piani, imprevisti e trucchi c'era anche il
pensiero di Aoko, di sperare che non soffrisse troppo e di trovare il
perdono per il male che le aveva fatto...
Angolo autrice!
Buona domenica, ecco a voi
un nuovo capitolo!
Nel prossimo ci sarà il
furto al Louvre e qualche situazione scomoda ;)
Grazie per chi la segue :)
Alla prossima!
PS= Scusate per il piccolo difetto che noterete ma non sono proprio riuscita a toglierlo! Appena ne avrò la possibilità lo farò!