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Autore: Lovy91    18/06/2017    2 recensioni
Kaito è alla ricerca di Pandora, la pietra preziosa che è costata la vita a suo padre Toichi. Dopo l'ultimo furto cambia tutto: Saguru sospetta di Kaito e l'organizzazione ha deciso di scoprire se il ladro è veramente Toichi Kuroba. In particolare il rapporto con Aoko comincia a cambiare e il ragazzo si rende conto della delusione enorme che proverebbe se scoprisse che lui è Ladro Kid.
Il più grande ladro del mondo si rende conto di essere in mezzo a un triangolo pericoloso da cui dipende la sua libertà, la vita e l'amore...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akako Koizumi, Aoko Nakamori, Ginzo Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12


Paris – 1° Parte


<< Kaito, ci sono delle qualità che non dovrai mai dimenticare come mago: astuzia, sicurezza, semplicità e la passione. Non devi dimenticare nemmeno le qualità come persona: essere giusto, mai arrogante, deciso e non negare nemmeno l'aiuto quanto ti verrà chiesto. E ricorda sempre che il mago e la tua persona sono la stessa entità: se riuscirai a mantenere un equilibrio tra i due, niente ti verrà impedito >>.
Erano le parole dell'ultima lezione di Toichi. L'aveva ascoltata mentre si trovava nel nascondiglio, riponendo i trucchi per il furto al Louvre e piegando l'abito di Ladro Kid.
All'aeroporto di Narita si respirava aria di vacanza. Era sempre pieno di gente ma ne periodo estivo c'era il sold out. Il volo Air France 2316 era in partenza alle ore dieci del mattino e sarebbe giunto, con il fuso orario, alle quattro di notte a Parigi. Aoko non staccava gli occhi dal tabellone, aspettando con impazienza la voce che avrebbe chiamato il loro volo. Kaito sbadigliò, era rimasto in piedi per sistemare le ultime cose, Jii avrebbe preso il volo del giorno dopo e avrebbe trasportato il materiale del furto. Il resto l'avrebbe procurato sul posto, aveva già un appartamento e un'identità falsa da utilizzare. La casa di sua madre si trovava in uno dei quartieri più belli di Parigi, acquistata nei primi anni di matrimonio con il marito, utilizzata come appoggio per quando si esibiva negli spettacoli o trascorrere una piccola vacanza. Era un appartamento con cassetti a doppio fondo, armadi con pareti a scocca per nasconderci le cose e finestre antiproiettile.
<< Il volo Air France 2316 delle dieci per l'aeroporto di Parigi Charles de Gaulle è in partenza al gate sette. I passeggeri sono pregati di recarsi al gate per l'imbarco. Vi auguriamo buona giornata >>.
<< Ci imbarcano! >>, prese il trolley lilla e poi la mano di Kaito. << Andiamo! >>.
<< Non tirarmi Aoko! Non perderemo l'aereo! >>.
Una hostess dai capelli biondi li fece sedere ai posti assegnati, chiese con un sorriso se desiderassero qualcosa da bere prima del decollo. Risposero un'aranciata e lei si allontanò, con il sorriso che aveva imparato a mostrare per il lavoro.
Aoko guardava fuori dal finestrino, non vedeva l'ora che l'aero decollasse. Kaito aveva undici ore per elaborare mentalmente i piani organizzati, Aoko si sarebbe distratta con il film e le cuffie per la musica, probabilmente sarebbe anche crollata per un paio d'ore. L'hostess tornò con le loro bibite.
<< Benvenuti sul volo 2316 diretto a Parigi Charles de Gaulle. L'aereo atterrerà alle quattro del mattino, orario parigino, ventuno di sera ora locale. Durante il volo verranno proiettati dei film, le cuffie sono a vostra disposizione per ascoltare la musica e questo volo dispone di una connessione internet con cui potete utilizzare i vostri dispositivi elettronici. Siete pregati di tenerli spenti in fase di rullaggio, decollo e atterraggio. Ora vi mostreremo cosa fare in caso d'emergenza. Vi auguriamo un buon volo e grazie per averci scelto >>.
Quando l'aereo mise in azione i motori e iniziò a muoversi, l'entusiasmo di Aoko era alle stelle. Kaito provò tenerezza per quella felicità, gli occhi illuminati e non smetteva di sorridere. Nelle ore successive Aoko guardò il film, ascoltò la musica e alla fine, dopo il pranzo, crollò come Kaito si era aspettato. Aveva le cuffie nelle orecchie e il cellulare in mano, chiunque avrebbe pensato che fosse un ragazzino normale che ascoltava musica o vedeva video. Nella tasca interna della valigia aveva pronti i biglietti di avviso per la polizia francese e si era preoccupato di farli recapitare a Nakamori lo stesso giorno. Aveva fatto delle ricerche sul possibile avversario, in fondo non gli dispiaceva se fosse stato più tenace e furbo dell'ispettore giapponese.
Aoko si svegliò quando Kaito la scosse dolcemente. Aprì gli occhi e ritrovò il suo viso a pochi centimetri e sentì le guance scaldarsi. Provò anche una strana sensazione che non riuscì a identificare, come un déjà-vu.
<<
Sveglia bella addormentata! >>.
Aoko si strofinò gli occhi. << Siamo arrivati? >>, la voce era impastata dal sonno.
Kaito appoggiò le mani sulle spalle e la fece girare. << Guarda tu stessa >>.
Aoko riuscì a mettere fuoco quello che vedeva dopo qualche attimo. Le luci dorate di Parigi illuminavano quella città meravigliosa nella notte scura, le acque della Senna scorrevano placide. In lontananza scorse la magnifica Tour Eiffel, accesa da scintille dorate.
Kaito le era molto vicino, teneva ancora le mani sulle sue spalle e il cuore aumentò le pulsazioni.
<< È magnifica >>, mormorò, girandosi a guardarlo.
Aoko era troppo vicina, quegli occhi e quel sorriso gli fecero girare la testa per un secondo. Si allontanò e ritornò seduto al suo posto, cercando non far trasparire niente.
Trenta minuti dopo l'aereo toccò le piste dell'aeroporto Charles de Gaulle. Scesero la scaletta e andarono a ritirare i bagagli.
Chikage li attendeva fuori dal gate, sbracciandosi per farsi notare. Corse ad abbracciare il figlio.
<< Tesoro mi sei mancato da morire! >>. Poi abbracciò Aoko. << Cara, sono tanto felice di vederti! >>.
<< Grazie Chikage per questa bellissima vacanza >>.
<< Non si toglie quel sorriso ebete da tre giorni >>, la prese in giro Kaito e lei gli restituì un'occhiataccia.
Chikage li fece salire su una costosa auto rossa e guidò per le strade deserte di Parigi. Aoko non perdeva un dettaglio della città: non c'era nessuno, d'altronde erano le quattro e mezza del mattino. Kaito c'era già stato e aveva un gran sonno, non aveva dormito niente per sfruttare quelle ore in modo produttivo.
La casa di Chikage era un appartamento al terzo piano di un edificio storico. I mattoni grigi e i balconi in ferro battuto nero rendevano il palazzo sofisticato. Il grande portone in ebano nero li fece entrare in un ingresso con il soffitto dipinto da affreschi antichi di putti e fiori. L'ascensore era moderno e li portò in meno di trenta secondi di fronte al portone verniciato di verde scuro, aveva un ovale in vetro smerigliato. Aoko non poteva sapere che quel vetro era stato costruito per controllare chi ci fosse alla porta e sfruttava lo stesso principio dello specchio utilizzato nelle sale interrogatorie. Un pulsante posto sotto il citofono permetteva di visionare i visitatori nell'androne.
L'ingresso era composto da parquet chiaro, il battiscopa in tinta e le pareti color avorio. I mobili erano molto belli, di colore chiaro. Sulla destra c'erano due porte con le camere da letto, sulla sinistra il bagno padronale con il pavimento in marmo bianco.
Chikage mostrò la camera ad Aoko: un letto a baldacchino in ferro bianco con lenzuola azzurre, una grande finestra dava sulla strada, mobili in legno bianco e c'era una grande cabina armadio che la ragazza adorò subito. La cucina e la sala da pranzo erano un'unica grande stanza, un divano due posti bianco addossato accanto alla porta. Il salotto era una grande sala ricca di dettagli e una cristalliera spaziosa, in cui luccicavano preziosi cristalli di ogni forma. La portafinestra dava sul balcone, sotto scorreva la Senna.
<< La mia camera è quella porta in fondo >>, disse indicandola. << Ora fate una bella dormita e domani mattina comincia il tour! >>.
Kaito non gli sembrò vero poter toccare il letto. La sua camera era la stessa di quando era bambino, era stato sostituito il lettino da una piazza e mezza con uno matrimoniale in legno. Tirò le pesanti tende bianche, posò la valigia in un angolo e si addormentò subito, senza sogni.
Sembrarono passati pochi minuti e una mano lo scosse prima piano e, quando borbottò infastidito, più forte. La sveglia sul comodino segnava le otto meno un quarto. Aoko, ancora in pigiama bianco e rosa addosso, gli sorrideva ben sveglia.
<< Aoko... >>, si lamentò, voltandosi dall'altra parte. << Sono andato a letto alle cinque del mattino >>.
<< Avrai tutti il tempo per dormire! Siamo a Parigi! >>.
Non ottenne risposta e lei, scocciata, andò dall'altra parte del letto e gli si piazzò davanti. << Sveglia! >>.
Kaito capì che non c'era speranza di dormire ancora un paio d'ore e si alzò.
<< Tua madre ci porta a mangiare un vero cornetto francese! >>, esclamò Aoko, uscendo dalla stanza per correre nel bagno. << Vado prima io! >>.
Kaito ricadde sul letto, tirandosi la coperta fin sul viso. << Ma chi me l'ha fatto fare?! >>.


Aoko addentò il croissant con gusto. << Delizia! >>.
Kaito inzuppò il suo nel caffè latte. Quel modo di fare colazione, dolce e leggera, non l'aveva mai amato. << Fantastico >>.
<< Uffa che musone! >>
Chikage rise. << Kaito deve dormire almeno otto ore per notte o diventa intrattabile >>. Il figlio non la degnò nemmeno di uno sguardo.
<< Dove andiamo oggi? >>, domandò Aoko.
<< Pensavo di portarvi alla Tour Eiffel, ovviamente. Poi a costeggiare la Senna, mangiare vera cucina francese e, nel pomeriggio, Champ-Élysées >>, rispose Chikage, posò la tazzina vuota del caffè. << E domani andremo al Louvre! >>.
<< È un luogo pieno di arte meravigliosa! >>.
Kaito aveva organizzato un giro di ricognizione al Louvre, facendolo passare per la classica gita da turisti. Aveva studiato bene l'esterno ma l'interno era tutta un'altra cosa. Il telefono trillò ed era un messaggio di Jii: stava per imbarcarsi sull'aereo e sarebbe atterrato alle ventuno, orario in cui sperava che Aoko fosse già crollata.
Un'ora dopo erano sotto la Tour Eiffel. Aoko costeggiò la torre dal basso con lo sguardo, le vennero quasi le vertigini per quanto fosse alta. L'ascensore mostrava i caseggiati di Parigi diventare sempre più piccoli e si ritrovarono nel punto più alto permesso ai turisti. Corse a guardare dalle vetrate come una bambina curiosa e felice.
Chikage era malinconica, era proprio lì che aveva conosciuto Toichi diciotto anni prima. Kaito si accorse dello sguardo della madre: lui aveva perso un padre ma sua madre aveva perso l'amore della sua vita. Si ricordò di come si era sentito quando quel proiettile aveva sfiorato Aoko e si era sentito morire, non osò andare più in là con l'immaginazione.
<< Mamma? >>.
Gli sorrise. << È tutto apposto tesoro >>.
Aoko non si era accorta di quella parentesi. Trascinò Kaito al negozio di souvenir.
<< Devo portare qualcosa a mio padre >>, disse, indecisa tra i vari oggetti in esposizione. << La semplice palla di vetro con i brillantini mi sembra troppo banale. Credo gli prenderò un portachiavi >>.
Il resto della mattinata lo passarono girando per le strade parigine, i mimi da strada e i disegnatori ad ogni angolo. Dopo il pranzo in cui Aoko e Chikage gustarono una buonissima bouillabaisse sotto la faccia inorridita di Kaito, passeggiarono lentamente per gli Champ-Élysées, approfittando della bellissima giornata di sole e della temperatura gradevole. Al tramonto Chikage ricevette una telefonata da un collega e i due si sedettero su una panchina per ammirare il sole tramontare dietro la Senna e il cielo farsi pian piano blu
<< È stata una giornata bellissima >>. Aoko pensò che era stata tale anche grazie alla presenza di Kaito: una volta ripreso si era divertito anche lui e non passavano del tempo libero in modo così piacevole da mesi tra scuola, impegni e incomprensioni.
Kaito tirò fuori un mazzo di carte e le chiese di sceglierne una. Aoko la prese, un pochino diffidente perché gli scherzi dell'amico non sapeva mai dove andavamo a finire. Lui mischiò le carte di nuovo e poi gli mostrò la carta.
<< È quella che ho scelto! >>, esclamò prendendola. La carta scoppiò in una piccola nuova di fumo e Aoko si ritrovò un portachiavi con la torre Eiffel, la scritta “Parigi” in francese e la bandiera nazionale incisa.
<< Ho visto che non avevi preso niente per te e allora... >>.
Aoko lo strinse nella mano. << Grazie >>, mormorò, poggiando la testa sulla spalla, finendo di guardare il tramonto insieme. Kaito avrebbe voluto che quella notte, quella notte in cui l'aveva turbata e resa infelice, non fosse mai esistita perché avrebbe voluto stringerle la mano. Ma non sarebbe stato il gesto ideale in quel momento, avrebbe messo domande scomode in testa ad Aoko e non era il caso. Chikage aveva terminato la chiamata già da un po' e rimase a distanza, osservando teneramente i due ragazzi, chiedendosi quanto il figlio ci avrebbe messo a fare il passo decisivo.
La notte scese su Parigi e rientrarono in appartamento. Aoko si sedette sul divano della cucina, facendo un gran sbadiglio.
<< Sto crollando, credo proprio che me ne andrò a letto >>.
<< Domani mattina dovremo essere presto in piedi per il Louvre. Ho comprato i biglietti online e per le nove dobbiamo essere lì >>.
Kaito storse la faccia. << Non avrò proprio modo di riposare in questa vacanza! >>.
<< Hai davanti a te dieci ore di sonno ristoratore, vecchietto >>, disse Aoko.
Ma quali dieci ore!
pensò irritato. Jii arriverà per sistemare le cose nell'armadio a doppio fondo!
<< Mi hai chiamato vecchietto? >>.


Jii entrò in punta di piedi nell'appartamento di Chikage. Kaito controllò Aoko nella sua stanza, lasciava sempre uno spiraglio di porta aperta: dormiva placidamente, coperta dal lenzuolo leggero e il viso rilassato.
L'armadio della sua camera era in legno, incassato nel muro. In verità c'era un doppio fondo dietro la parete, installato dal padre diciotto anni prima. Vi ripose il vestito bianco, i travestimenti, le maschere e gli oggetti base. Dopo l'ispezione al Louvre si sarebbe procurato il necessario per completare il furto.
<< Molto bene, signorino. Io torno nella mia abitazione e in mattinata sarò anch'io al Louvre. Avrò il travestimento concordato >>.
Kaito annuì. << Benissimo. Domani spedirò l'avviso alla polizia francese >>.
Jii lasciò la casa e Kaito chiuse la porta d'ingresso. Tornando a letto sbirciò ancora Aoko e continuava a sognare tranquilla. Erano le tre del mattino e sarebbe venuta a svegliarlo per le sette, con un entusiasmo irritante di prima mattina.


La piramide del Louvre scintillava sotto il sole estivo. La Hall Napoléon
era uno degli ingressi principali con accesso prioritario per effettuare il controllo di sicurezza. Kaito teneva in tasca delle telecamere minuscole, fatte di un materiale che non avrebbe suonato sotto il metal detector ma c'era il rischio che venissero trovare durante la perquisizione corporale.
Una donna gli indicò dove lasciare portafoglio, borse, cappelli e quant'altro per essere sottoposti ai raggi X. Poi passarono sotto il metal detector e gli indicarono un punto in cui sarebbero stati controllati se avevano armi o altri pericoli addosso. Un uomo sulla quarantina fece segno a Kaito di alzare le braccia e lui nascose la bustina contenente le telecamere nella manica. Ispezionò gambe e busto e al momento di controllare le braccia nascose la bustina nel collo. Poi fu la volta delle spalle e fece scivolare la bustina fino al gomito con il loro movimento.
<< Può andare >>.
Kaito gli sorrise e recuperò la bustina, infilandolo velocemente nella tasca dei pantaloni, aperta in modo da attaccarle speditamente nei punti interessati. L'ascensore li portò al livello -1, dove c'erano varie mostre, alcune chiuse poiché per il regolarmente non potevano essere aperte tutte le esposizioni a causa della vastità nel museo. Visitarono le antichità greche, islamiche e orientali. Con Aoko commentava le varie opere e attaccava le minuscole telecamere alle pareti, i bastoni dei cordoni e nelle curve dei corridoi. Jii, travestito da turista italiano, prendeva appunti degli interni, del sistema delle telecamere e delle guardie. Scesero al piano 0, dove c'erano la scultura e le antichità francesi, c'era anche la sala con il diamante. Aoko leggeva la guida in giapponese fornita dal personale e non ne perdeva una parola, per Kaito era una fortuna perché era continuatamente distratta dalle centinaia di opere che vedeva e Chikage gli dava una grande mano.
La sala del diamante Le Régent era una grande stanza rettangolare. Non era l'unica gemma esposta, addossate alla parete c'erano diverse teche contenenti preziosi gioielli come collane, orecchini e bracciali.
Le Régent era posato delicatamente su un cuscino rosso scuro: era un diamante quasi incolore, leggermente azzurro, di circa 140 carati. Non era possibile avvicinarsi al piedistallo perché era circondato da cordoni e due guardie scoraggiavano turisti troppo curiosi. Individuò almeno cinque telecamere, c'erano sicuramente sensori di movimento e di calore. Come tante altre sale di quel museo non c'erano finestre ma solo illuminazione artificiale. I condotti di areazione erano facilmente raggiungibili.
<< Meraviglioso >>, mormorò Aoko, fissando il diamante.
<< Le cose luccicanti attraggono ogni donna >>, disse Chikage.
Aoko voleva vedere l'arte italiana e andarono al primo piano del museo. All'una andarono al centro commerciale annesso al museo, passando per le Carrousel du Louvre. Anche qui la ragazza volle prendere un souvenir e optò per la stampa della famosa “Gioconda” di Leonardo Da Vinci.
Si sedettero a pranzare in uno dei punti di ristoro per riprendere la visita nel pomeriggio.
<< Mi piace tantissimo questo museo, ci starei giorni interi! >>, commentò Aoko.
<< Anche a me>>, sorrise Kaito, facendo finta di giocherellare con lo smartphone. Stava scrivendo quello che aveva annotato nella testa e i punti in cui aveva piazzato le minuscole telecamere. Jii era già andato via e lavorava al collegamento della sorveglianza nell'appartamento affittato sotto falso nome, poco distante da quello di Chikage.
Aoko guardò l'orario e notò un particolare sulla data. << Oggi è il sei giugno! Tra otto giorni è il tuo compleanno! >>.
Kaito smise di digitare sui tasti. << Hai ragione. Ero preso dagli esami e dal viaggio e non ci ho fatto caso >>
<< Dobbiamo organizzarti una festa! >>.
<< Non c'è bisogno. È un giorno come un altro >>.
<< È il giorno che sei nato! >>, ribatté la madre. << Ricordo perfettamente quella giornata di diciassette anni fa >>.
<< Mamma ti prego... Non cominciare con i tuoi racconti nostalgici >>, lo pregò il figlio.
<< Io e tuo padre eravamo usciti dal ristorante. Ho cominciato ad avere le doglie e dovevi vederlo! >>, rise. << Andò totalmente nel panico. Dopo diciannove ore di travaglio sei nato tu, alle quattro del mattino >>.
<< Rompiscatole già prima di nascere >>, rise Aoko.
<< Senti chi parla! >>.
<< Comunque appena torneremo in Giappone ti organizzerò una festa! >>
Kaito capì che non l'avrebbe fatta desistere. Quando si trattava di festeggiare ricorrenze Aoko era in prima linea.
Il resto del pomeriggio lo passò a guardare le opere, fare compagnia ad Aoko e visionare il resto delle uscite d'emergenza e di fuga. Andarono via intorno alle cinque del pomeriggio, Kaito aveva calcolato che il preavviso ci avrebbe messo circa un giorno per giungere alla polizia francese: avrebbe effettuato il colpo sabato, gli avrebbe dato tre giorni per prepararsi. Non si trattava di un semplice furto ma di un grande spettacolo per vedere la meraviglia negli occhi del popolo francese.
Aoko era seduta sul muretto del ponte sopra la Senna, chiacchierando con il padre. Kaito ne approfittò per chiudere la busta e imbucarla con posta prioritaria nella buca delle lettere.
<< Hai calcolato bene tutti i rischi? >>. Chikage era un po' preoccupata: il Louvre era una prova molto dura e il suo animo di mamma ne risentiva.
<< Sì >>, rispose lui. << Stanotte inizierò ad elaborare il piano >>.
<< Allora farò molto caffè e ti aiuterò >>.
<< Senti la mancanza di Phantom Lady, mamma? >>.
Lei ridacchiò. << No, essere tua madre mi basta e avanza >>.
Dopo cena, Aoko si addormentò subito e Kaito iniziò a disegnare la cartina del posto, segnando i punti d'accesso e di fuga. Jii stava preparando un plastico nel suo appartamento e Chikage disegnava la cartina dell'interno. Stavano all'erta nel caso Aoko si svegliasse, erano pronti a far sparire tutto e sembrare una madre e un figlio che rimanevano svegli a chiacchierare.
Kaito si sentiva in colpa, a tratti. Ingannava Aoko ogni giorno, ogni ora e ogni minuto e quel viaggio avrebbe dovuto essere finalizzato solo al furto. Ma dopo quella notte sentiva di doverle restituire un po' di serenità, da quando era lì non aveva mai smesso di sorridere e la felicità era perenne. Ripensò a quando aveva poggiato il capo sulla sua spalla durante il tramonto, era stato una situazione romantica e tenera. Tracciò il segnò sbagliato sul piano e scosse la testa, non si poteva permettere quei pensieri e distrarsi.
Cancellò e ricominciò a disegnare la cartina, stavolta non pensando ad Aoko.

<<
<< Capitaine Lacroix! >>.

Cédric Lacroix era il capitano della sezione giudiziaria. Un uomo sulla cinquantina, con qualche chilo di troppo. Brizzolato, occhi verde scuro e labbra sottili.
<< Capitaine Lacroix! >>. Un agente spalancò la porta ansimando per la corsa, nella mano destra stringeva un biglietto e una busta aperta.
<< Sì, Roux? >>. Alzò gli occhi dalla pratica che stava leggendo, levandosi gli occhiali con un gesto lento.
<< È arrivato questo pochi minuti fa! >>, poggiò un biglietto sulla pratica. << Incredibile! >>.
Lacroix si rimise gli occhiali e lesse, rimanendo impassibile. Era un uomo che difficilmente perdeva la sua calma. Gettò gli occhiali sui fogli insieme al biglietto.
<< Voglio il numero della persona che si occupa del caso di Ladro Kid in Giappone, adesso >>.
<< Subito capitano! >>.


Nakamori era alla scrivania, tormentato dal pensiero della sua bambina a Parigi con quel mago. Si sventolò un giornale, faceva più caldo degli altri giorni. Il telefono squillò e alzò la cornetta.
<< Ispettore Nakamori >>.
Una persona sconosciuta parlò nella sua lingua, un forte accento mai sentito. << Parlo con l'ispettore Nakamori della seconda divisione giapponese? >>.
<< Sono io. Con chi parlo? >>.
<< Sono Cédric Lacroix, capitano della sezione giudiziaria di Parigi. Ho ricevuto un preavviso del vostro ladro >>.
<< Che cosa?! >>. La voce di Nakamori fu sentita da tutti i colleghi. << Ladro Kid vi ha mandato un avviso? >>.
<< Esatto >>, continuò lui. << Vuole rubare un diamante dal museo Louvre questo sabato >>.
<< A noi non ha mandato niente quel farabutto! >>.
Non appena finì di parlare avvertì qualcosa cadere sulla testa. Si toccò e trovò un biglietto, poi un altro sulla scrivania e un altro ancora sul pavimento, in breve la stanza fu ricoperta da una marea bianca.
<< Non ci posso credere >>.


Miei cari spettatori francesi,
sono lieto di annunciarvi che mi esibirò in uno spettacolo indimenticabile al museo Louvre, dove ruberò il vostro diamante Le Régent.
Lo spettacolo avrà inizio sabato alle 23.



Ladro Kid



Kaito era seduto sul divanetto di un negozio di abbigliamento. Sua madre aveva promesso ad Aoko di portarla a fare shopping, lui era stato ridotto a portare le buste e i pacchi. Per un attimo pensò alla faccia di Nakamori quando avrebbe visto il rendiconto della carta di credito alla fine del mese.
Nel quarto negozio si era accasciato con tutte le buste sulla prima superficie morbida che aveva trovato. Con orrore aveva notato anche le scarpe, quindi la cosa sarebbe andata per le lunghe.
C'era una grossa TV appesa e una piccola calca di persone, personale del negozio compreso, riunito sotto di essa. Aoko stava ammirando un maglioncino rosso insieme a Chikage e si voltarono in direzione della televisione.
<< Che cosa succede? >>, si domandò Aoko. Si sporse per vedere meglio e vide l'immagine di Ladro Kid.
<< Dicono che sabato effettuerà un furto al Louvre >>, tradusse Chikage.
Il maglioncino le cadde dalle mani e nel tentativo di raccoglierlo rovesciò anche il resto dell'espositore. Le girava la testa e gli occhi le pizzicavano di lacrime. La reazione della ragazza lasciò Chikage sorpresa, si aspettava uno dei suoi commenti rabbiosi verso Kid.
Kaito aveva assistito alla scena, strinse i pugni fino a farsi male e desiderò di nuovo che quella notte non fosse successa, non riusciva a staccare gli occhi dal pavimento.
La commessa sistemò i maglioncini e Aoko si scusò infinite volte in inglese, le sorrise e le disse di non preoccuparsi. Kaito sentì lo sguardo di rimprovero della madre addosso, anche se stava dietro e non poteva vederla.
Aoko si era chiusa in se stessa, il sorriso era sparito. Nelle settimane seguenti il fatto si era ripresa anche perché non c'erano state altre notizie da Ladro Kid. Rivederlo così, di colpo, fu come ricevere uno schiaffo e aveva risvegliato i ricordi. Ritornati nell'appartamento, Aoko mangiò poco e andò a dormire molto presto, chiudendo la porta, cosa che non faceva mai.
<< Che cos'è successo? >>, chiese Chikage, rimasti soli.
<< Niente >>, mentì il figlio, cominciando a sparecchiare. La madre mise la mano sulla sua.
<< Qualsiasi cosa sia successa spero che tu sappia che non sarà facile rimediare >>.
Nella sua camera, steso a letto, sapeva benissimo che Chikage aveva ragione. L'aveva portata a Parigi, ci aveva sperato che sarebbe bastato a farle dimenticare quella notte. Ma il senso di colpa di Aoko era troppo grande, non poteva accettare di aver fatto un torto al padre, di aver avuto Ladro Kid tanto vicino e non aver fatto niente per catturarlo e, cosa peggiore, aveva lasciato che la baciasse. Era già giovedì e vederla così sofferente l'aveva distrutto. La mattina la sveglia avrebbe suonato presto per andare a Disneyland Paris e si promise di regalarle una giornata perfetta.


<< Papà... papà calmati >>.
Aoko camminava su e giù per una piazzetta di Disneyland Paris. Erano appena entrati quando Aoko aveva ricevuto la chiamata del genitore. Le aveva annunciato che stava per prendere il primo volo per Parigi e sarebbe arrivato nella capitale francese la notte. Era molto agitato perché Ladro Kid aveva deciso di rubare in uno stato in cui non aveva nessuna giurisdizione e sarebbero stati solo una forza di supporto.
<< Quello non molla mai >>, commentò Kaito. Era seduto su una panchina insieme a sua madre. << Non pensavo si sarebbe fatto tutte quelle ore di volo >>
<< Ginzo ha la stessa determinazione di quando cercava di catturare Toichi >>, rammentò Chikage e poi nascose una risata.
Aoko ritornò con l'umore peggiorato. La sua vacanza perfetta era stata rovinata da Ladro Kid, a causa sua il padre sarebbe stato a Parigi. L'alito sul collo convinto di sventare chissà quale piano diabolico dei due adolescenti.
<< Arriva stanotte >>, annunciò con un tono da funerale.
<< Dai Aoko >>, la consolò Kaito. << Sarà talmente impegnato a cercare di catturare Kid da non pensarti >>.
Gli occhi azzurri di Aoko erano quelli di una bambina triste, un senso di colpa sempre più grande pungeva la sua coscienza. Balzò in piedi e la prese per mano. << Andiamo, la prima attrazione la scegli tu! >>.
L'entusiasmo del ragazzo fu talmente coinvolgente da strapparle un sorriso. La sensazione della mano nella sua la fece arrossire e riuscì a dimenticare i brutti pensieri. Chikage li guardava, intenerita.
Guardarono le tante parate organizzate con i personaggi Disney, visitarono il castello incantato e il labirinto di “Alice del paese delle meraviglie”, si fecero le foto con Topolino, Minnie e tantissimi altri personaggi. In mezzo a quella moltitudine di favole e magia, Aoko si divertì talmente tanto dimenticare suo padre e Ladro Kid. Kaito fu molto dolce e coinvolgente, non le diede il tempo di intristirsi. Dopodomani avrebbe attuato il furto al Louvre, quella notte l'avrebbe passata buona parte in piedi per poter dormire la notte dopo ed essere ben riposato per lo show. Chikage aveva già la scusa perfetta per distrarre Aoko dall'assenza di Kaito per tutta la durata del furto.
A fine giornata ci furono i fuochi d'artificio. Quei colori nel cielo la riportano al regalo di compleanno di Kaito l'anno prima, quando non era potuto venire alla sua festa. Le aveva promesso la più grande magia di sempre e l'aveva fatto.
<< Grazie >>, gli mormorò.
Kaito spostò lo sguardo dai fuochi a lei. << Per cosa? >>.
<< Per aver dissolto i miei pensieri tristi come per magia >>.
Le fece l'occhiolino. << Io sono un mago, ricordi? >>.
Risero insieme, una lunga risata per concludere quella bellissima giornata. In macchina Chikage guidava in silenzio e Aoko si era addormentata, stanchissima. Kaito stava già ripassando i piani per il furto, la sua mente riusciva a concepirli ed elaborarli come se avesse la cartina davanti a sé. In mezzo a tutti quei piani, imprevisti e trucchi c'era anche il pensiero di Aoko, di sperare che non soffrisse troppo e di trovare il perdono per il male che le aveva fatto...


Angolo autrice!


Buona domenica, ecco a voi un nuovo capitolo!
Nel prossimo ci sarà il furto al Louvre e qualche situazione scomoda ;)
Grazie per chi la segue :)
Alla prossima!

PS= Scusate per il piccolo difetto che noterete ma non sono proprio riuscita a toglierlo! Appena ne avrò la possibilità lo farò!








   
 
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