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Autore: heliodor    18/06/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il pozzo

I passi si fermarono. Non accadde altro per un minuto, poi cominciarono ad allontanarsi nella direzione opposta.
Joyce attese col fiato sospeso, poi uscì dal nascondiglio.
Gli occhi si erano abituati al buio e non osava evocare un altro globo luminoso. Anche così ci mise un paio di minuti per ritrovare il sentiero.
La prima cosa che notò furono le tracce fresche lasciate dalla cosa che l'aveva seguita. Non erano state lasciate da un piede umano. Erano più grandi e mostravano quattro dita ben separate.
I troll avevano quattro dita ai piedi?
Non riusciva a ricordarlo, ma quella scoperta le procurò una sensazione spiacevole allo stomaco e un senso di urgenza.
Doveva trovare il nipote di Mythey e andarsene subito di lì.
Seguì a ritroso le tracce lasciate dal mostro, fino a che non si ritrovò dinanzi a un muro di rami intrecciati. Un masso grande il doppio di lei era stato spostato da poco. Se ne scorgevano ancora le tracce lasciate sul terreno morbido.
Non fu difficile trovare l'entrata della caverna.
"Quindi i troll vivono davvero nelle caverne" disse a bassa voce gettando uno sguardo all'interno.
La luce della luna e delle stelle rischiaravano i primi trenta o quaranta passi della discesa, ma il fondo era immerso nel buio più totale.
Joyce si guardò alle spalle. Il troll era uscito da meno di dieci minuti. Quanto tempo avrebbe passato lì fuori? Non ne aveva idea, ma più tempo passava a pensarci, meno ne aveva per fare quello che doveva.
Trasse un profondo respiro ed entrò nella caverna.
Mano a mano che scendeva la pendenza aumentava.
Le pareti della grotta erano lisce e coperte da leggere scanalature. Era stata l'acqua a scavarla. In un libro aveva letto che una volta, in tempi remoti, Valonde era stata sommersa dalle acque.
Un cataclisma avvenuto all'alba dell'epoca degli uomini aveva fatto emergere quelle terre, trasformandole in ciò erano adesso.
I segni lasciati dalle lunghe epoche passate sott'acqua erano rimasti. Ogni tanto, scavando per costruire un nuovo muro o delle fondamenta, si scoprivano conchiglie e scheletri di pesci.
Il corridoio terminava con un'ampia sala circolare scavata nella roccia viva. Joyce cercò un'altra galleria a tentoni, ma non trovò altre uscite.
Delusa, stava per tornare indietro, quando sentì qualcosa provenire dal basso.
Il rumore la fece sobbalzare, pronta a colpire qualsiasi cosa le si fosse parata di fronte.
Non apparve niente che l'attaccò dall'oscurità e poté rilassarsi. Trattenne il fiato per ascoltare meglio.
"...suno?"
Era una voce umana?
Proveniva da qualche parte al centro della sala. Joyce, procedendo con piccoli passi, la esplorò nonostante il buio che la circondava.
Per poco non mise un piede in fallo quando sentì il vuoto sotto di lei. Si tirò indietro un attimo prima di precipitare.
Vincendo ogni timore evocò un globo luminoso.
La luce del giorno invase la grotta e tutto le sembrò chiaro.
Lungo la parete circolare della sala erano allineate decine di ossa. Altri resti erano sparsi sul pavimento. Joyce non era un'esperta ma molte di quelle ossa sembravano quelle di qualche animale. C'erano dei teschi dotati di musi allungati e zanne.
Altri teschi somigliavano a quelli umani.
Rabbrividì e fu tentata di fuggire via di corsa, ma era lì per fare un lavoro e l'avrebbe fatto. Ormai non sperava più di salvare il nipote di Mythey, ma se c'erano altri sopravvissuti avrebbe fatto di tutto per aiutarli.
Al centro della grotta era stata scavata una buca, forse un vecchio pozzo da cui veniva estratta l'acqua.
Era lì dentro che aveva rischiato di cadere poco prima.
La buca era abbastanza ampia da ospitare una persona. Facendo attenzione a non mettere i piedi sui bordi frastagliati si sporse di sotto.
Sul fondo della buca si muoveva qualcosa. Un viso si sollevò e i loro occhi si incrociarono.
"Aiuto" gridò la persona. La voce giunse affievolita.
"Aspetta" disse Joyce. "Ti faccio uscire."
Nella borsa non aveva una corda e non poteva calarsi lungo le pareti. Un solo errore e sarebbe precipitata.
Però aveva ancora un incantesimo di levitazione a disposizione.
Lo usò uno per calarsi nella buca e raggiungere il fondo. L'incantesimo la depositò con dolcezza sul pavimento.
Il globo illuminò il viso del prigioniero.
Era un ragazzo dai capelli castani, più alto di lei di una spanna. Indossava degli abiti strappati in più punti ed era ferito al viso e al braccio.
"Chi sei?" domandò con voce stanca.
Joyce non aveva idea di cosa rispondergli. Non aveva pensato a inventare un nome credibile per quando era trasfigurata. "Mi chiamo Sibyl" disse pronunciando il primo nome che le venne in mente.
"Hai idea di come tirarci fuori di qui?" chiese il ragazzo.
"Ho un piano" rispose lei. Si voltò. "Afferrami per le spalle."
"Cosa?"
"Fidati."
"Non riuscirai a portarmi di sopra. Sono troppo pesante per te."
"Non intendo arrampicarmi." Però la sua osservazione era corretta, in un certo senso. Joyce non aveva considerato il peso. Le altre volte che aveva volato lo aveva fatto solo col peso degli abiti e di una borsa. Cosa sarebbe accaduto con quello del ragazzo sulle spalle? E se non ce l'avesse fatta a portarlo su e fossero rimasti tutti e due intrappolati in quella buca fino al ritorno del troll?
"Che ti prende?" domandò.
Joyce scosse la testa. "Niente. Afferrami per le spalle e basta."
Il ragazzo ubbidì. Joyce sentì le sue braccia chiudersi attorno alle sue spalle. Trasse un profondo sospiro e si lasciò andare.

 
  
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