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Autore: Reveur de merveilluex    18/06/2017    0 recensioni
«Non sono le cose belle quelle che ricordo. Possono essere belle quanto vuoi, Daniel, ma non sono quelle che ti restano dentro. Sono le cose brutte, invece, quelle che ti segnano, quelle che non dimentichi.»
Guardò il suo demone negli occhi, che per qualche strana ragione sembravano essere meno piatti, freddi.
«Io valgo la pena di essere ricordato?»
Scar ci pensò un attimo prima di rispondere.
«Tu sei la cosa peggiore che mi sia mai capitata.»
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so cosa dire.. Sono passati quattro anni da quando ho scritto il capitolo 5 di questa storia. Ma l’altro giorno mi è ricapitata sottomano, e le mie mani e la mia mente fremevano.. perché Scarlett, Daniel ed Henry erano stati lasciati in sospeso. E allora ho scritto.
Non so esattamente cosa io mi aspetti.. Ma spero che questo capitolo possa piacere a chiunque abbia ancora un minimo di interesse a leggere questa storia. E’ un capitolo un po’ diverso dagli altri, sarà perché sono passati anni e lo stile di scrittura si è “sviluppato”, sarà la sera, ma ho voluto creare un capitolo un po’ introspettivo che aprisse una finestra nella mente della protagonista. Una specie di time-out dalla narrazione, anche perché riprenderla così, di punto in bianco, mi farebbe un po’ strano.
Spero che possa piacere, in modo da.. continuare, scrivere un seguito a questa storia.
Buona lettura.

 
 
 
Ed eccomi là. Scarlett. Scarlett catapultata nel mondo degli angeli e dei demoni. Scarlett con gli angeli. Scarlett coi demoni. Scarlett con Daniel. Scarlett che bacia Daniel. Una genialata, penserete voi.
Le labbra di Daniel rimasero sopra le mie per cinque, forse dieci secondi. Immobili. Un demone così irruente, si potrebbe pensare, -e come mi aveva dato precedentemente motivo di pensare-, ficcherebbe la lingua in bocca ad una ragazza ed inizierebbe a centrifugare in meno di un secondo. E invece eccolo lì, a pronunciare il bacio più casto che potessi mai immaginare. E a pronunciarlo sulla mia bocca. Con la mia bocca. E fu come se per un attimo, il mondo stesse andando a rallentatore, e l’aria sapesse di vaniglia, e le sue mani, che mi avevano tirato ancora più vicino a lui fino a fare aderire i nostri corpi, fossero fatte di panna, e la sua bocca, la sua bocca, la sua bocca, era vellutata, vellutata come i petali di un giglio coperto di rugiada in una mattina d’estate, di quelle fresche, di quelle che vorresti vivere ogni mattina. Nella vita uno non ne prova tanti di baci così. Ed io, vi assicuro, non ne provai nessun altro come quello. Come il bacio di Daniel.
E Daniel, sembrava quasi come se non volesse oltrepassare un limite. Come se non volesse andare oltre con me. Era delicato, morbido, gentile. Ed io non me lo sarei mai aspettato.
Certo, tutto questo per cinque, forse dieci secondi. Perché poi mi ricordai dove ero. Chi ero. Scarlett. Scarlett catapultata nel mondo degli angeli e dei demoni. Scarlett con gli angeli. Scarlett coi demoni. Scarlett con Daniel. Scarlett che bacia Daniel. Scarlett che bacia Daniel, il demone che farebbe di tutto per portarla dalla sua parte. Scarlett che bacia Daniel, il demone che farebbe di tutto per vincere la sfida.
Ed allora capii.
Mi staccai di colpo dal corpo di Daniel che, con la delicatezza di una piuma, aderiva sopra il mio, spingendolo avanti con i palmi delle mani. Poi portai indietro il braccio destro, stendendo il palmo della mano, e infine lo buttai in avanti con tutta la forza che avevo, colpendo in pieno la guancia destra di Daniel. Gli tirai un grosso, e sonoro, schiaffo.
Le persone intorno a noi interruppero un attimo quel che stavano facendo, per guardarci con curiosità. Dopo due secondi, ripresero a parlare, tornando ad ignorarci.
«Tu mi credi stupida, non è vero?» Lo guardi con sguardo truce, mentre i pugni mi si serravano lungo i fianchi. In un attimo, tutta la bellezza era svanita. A farsi largo, vi era un forte e rumorosa rabbia. La rabbia di chi ha paura di essere fregato.
«Cosa?» Le pupille di Daniel si dilatarono, mentre l’area colpita dal mio schiaffo si faceva più rossa. Non si toccò la guancia con la mano. Forse non sente il dolore. Pensai.  Vorrei che sentisse dolore.
Sembrava confuso.
«Credi davvero che questo ti aiuterà a vincere? E’ questa la tua strategia
Aggrottò le sopracciglia. «La mia..» Serrò la mascella, come colpito da una rivelazione scomoda. «Ah.»
«Beh?» Il tono della mia voce si alzò. Sentivo le lacrime pungermi ai lati degli occhi. Ero così stupida. Ed era così ovvio. Tesi le braccia e gli diedi una spinta forte. Indietreggiò, o meglio, si lasciò “indietreggiare” da me, che sicuramente non disponevo di una forza tale da farlo smuovere di un passo.
Fece un ghigno ironico, guardandomi con due occhi di ghiaccio. Sembrava quasi.. Amareggiato. Amareggiato come se non si aspettasse di sentire quello che aveva sentito.  Scosse la testa impercettibilmente. «Beh.» Girò i tacchi e se ne andò, mischiandosi tra la folla, senza neanche darmi il tempo di urlargli contro un’altra volta. Beh, se volete sapere la verità, urlai lo stesso alla sua figura tesa che si allontanava con i pugni chiusi. Una cosa come “Sporco stronzo!” o giù di lì. Sentii la flebile speranza che non fosse come pensavo, che si era accesa senza che me ne accorgessi, nel mio cuore, spegnersi di colpo.
Certo, scappa. Pensai.
Scappa, Daniel. Scappa dalle scocciature, ti riesce bene.
Mi sentivo così, così arrabbiata. E così stupida. Mi ero fatta abbindolare da Daniel. Daniel che voleva solo vincere la sfida, ed io lo sapevo. Lo sapevo, ma comunque glielo avevo lasciato fare.
Sentii lacrime di rabbia riempirmi le palpebre. Mi appostai dietro ad un cespuglio, e mi sedetti di per terra, in modo da non essere vista. Perché piangevo? Perché ero così arrabbiata? Perché mi sentivo così ferita?
Perché dovevo essere io l’oggetto della sfida di un angelo e un demone? Perché proprio io?
Sbuffai mentre una lacrima mi si faceva strada tra le labbra, e ripensai al bacio. Iniziarono a scendere più lacrime, ed un pensiero si fece strada nella mia mente, prima piano, e poi sempre più ingombrante. Eppure non volevo accettarlo, non volevo considerarlo, ma era lì, lì come un chiodo che mi faceva sanguinare la mente, fastidioso e presente.
Ero così arrabbiata perché il bacio mi era piaciuto.

Ero arrabbiata perché volevo che fosse reale.
 
 
 
  
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