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Autore: Elisagemma    19/06/2017    0 recensioni
Ho cancellato la precedente pubblicazione per sistemare alcune cose. Questa ff è per chi come me NON vuole vedere insieme Erik e Christine, mi sono immaginata un ideale seguito del libro di Leroux da dopo la partenza di Christine e Raul dove finalmente Erik avrà la gioia che merita, spero vi piaccia ;-)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/Il fantasma, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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8. Storie del passato7
Storie del passato

Sono tornata in casa ed ho trovato Erik seduto sul divano a leggere un libro, mi sono seduta vicino a lui e mi sono appoggiata alla sua spalla per vedere che libro fosse, Frankenstein, l'aveva letto almeno otto volte da quando era qui

-Ancora?

gli ho detto

-Cosa?

-Frankenstein!

-Mi piace!

-Non l'ha notato nessuno!

gli ho risposto ridendo e mi sono tirata un po' su

-Mi sono sempre sentita in colpa per lui...

-Chi?

-Per il dottor' Frankenstein... al posto suo mi sarei sentita molto in colpa nei confronti della sua creatura, non aveva nessuna colpa infondo... non ha chiesto lui di essere creato e tu, creatore, lo chiami mostro e demone mentre l'unica cosa che ti chiedeva era di essere amato, e se non da te da un altro come lui, credo che un po' d'umanità nei suoi confronti fosse il minimo che potesse dargli

Erik sembrava stupito dalle mie parole, mi guardava con gli occhi sgranati in silenzio, poi si è scosso da quel torpore e mi ha detto:

-Ma il mostro ha anche ucciso delle persone innocenti...

-Credo che a volte le persone siano costrette a fare certe cose, non giustifico chi uccide un'altra persona ma in alcuni casi posso comprenderlo.
Un vicino mi ha appena raccontato di un suo vecchio amico che è sparito da un po', mi ha detto che in passato quest'uomo ha ucciso delle persone, ma mi ha giurato che in fondo è un uomo buono e che in vita sua ha sopportato atrocità enormi, ecco, un uomo così lo comprenderei, e sarei capace di perdonarlo

-Non avresti paura di lui?

-No... a meno che non me ne dia motivo, ma se lo incontrassi e chapissi che è l'uomo di cui parlava il Persiano non scapperei, sono convinta che le persone possano combiare, soprattutto quando gli errori che hanno commesso in passato sono stati dettati da una necessità... Cos'hai?

all'improvviso Erik si era messo a piangere e si era coperto il viso con le mani, d'istinto l'ho abbracciato, ho appoggiato la sua testa al mio petto e l'ho cullato fra le mie braccia come si fa con i bambini piccoli; Erik continuava a piangere a vita tagliata, senza smettere mai, se la sua risata era pace e serenità il suo pianto era la disperazione più assoluta, vederlo così mi distruggeva dentro, ed era più di semplice empatia, era qualcosa che mi faceva sentire ancora peggio di lui, perchè sentivo il suo dolore come se fosse il mio ed era accentuato dal sapere che lui soffriva così, avrei voluto farmi carico di tutto il suo dolore ed essere sicura che lui invece fosse felice e stesse bene, mi sarei sentita meno male di quanto non stessi in quel momento.

Dopo un po' mi sono accorta che stavo piangendo anche io, gli ho accarezzato i capelli nerissimi e gli ho dato un bacio sulla testa, lui ha sospirato, un sospiro di sollievo di un'intensità che non credevo possibile, in quel momento non sono riuscita a guardarlo in faccia, avevo paura di quello che avrei potuto leggervi sopra, ma mi sono fatta coraggio, aveva bisogno di me, di dirmi quello che aveva sempre taciuto e di essere capito, era pronto, ero pronta

-Dimmi...

gli ho detto lasciandolo e riprendendogli le mani scheletriche nelle mie, ho sentito un brivido corrermi lungo la schiena ed il cuore fare una capriola, per un attimo, a quel contatto, il respiro mi si è mozzato in gola

-Sofia... io...

mi ha stretto le mani più forte, ha abbassato la testa ed ha sospirato, era difficile parlarne per lui

-Erik... sono qui, non mi muovo

e gli ho stretto le mani ancora più forte, avevamo entrambi le nocche bianche

-Sono io... l'uomo di cui ti ha parlato il daroga, il Persiano, sono io l'assassino di molti uomini, soprattutto in Persia; io uccidevo per lo Sha e per divertire la principessa e non mi sono mai tirato indietro, ho costruito macchine di tortura infernali, sono stato il boia più crudele che sia mai esistito, ho fatto cose orribili solo per il gusto di vedere la gente soffrire in modo atroce, volevo che soffrissero quanto avevo sofferto io, volevo vendetta per me stesso, per tutto il male che mi avevano fatto gli altri; poi mi sono reso conto che niente placava la mia sete di vendetta, che nessuna morte altrui metteva fine alla mia sofferenza, ma alla loro si, al dolore che gli avevo provocato io si; volevo smettere, ma non potevo, lo Sha mi avrebbe fatto uccidere, così continuai, ma ogni volta che uccidevo qualcuno sentivo qualcosa morire dentro di me, mi sentivo meno umano di quanto non fossi mai stato, mi sentivo sempre di più La Morte Vivente, il Figlio del Diavolo, l'Angelo della Morte e sempre meno umano, tanto da arrivare a dimenticare il mio vero nome.

Un giorno però a corte si stancarono di me e lo Sha ordinò al daroga di uccidermi, sapevo troppe cose, avevo costruito io i passaggi segreti del palazzo di Mazderan e lasciarmi vivo significava avere i segreti dello Sha liberi di vagare da una parte all'altra del pianeta.

Il daroga però mi ha fatto imbarcare su una nave diretta in Francia e mi ha fatto promettere che non avrei più ucciso nessuno, glielo giurai.

Tornai in Francia e conobbi un architettto, Charles Garnier, il costruttore dell'Opera, mi feci assumere e costruii i sotterranei, i passaggi segreti del teatro ed un appartamento vicino al lago sotterraneo che c'è sotto l'Opera ed ho vissuto lì fino ad adesso... Hai mai sentito parlare del Fantasma dellOpera?

ho annuito, l'avevo sentito molte volte, ma credevo che fosse una delle solite fantasie che girano negli staff dei teatri, non gli avevo mai dato peso ma sapevo di cosa era accusato questo fantasma...

-...Sono io Sofia... è Erik il Fantasma dell'Opera, e ho rotto la promessa fatta al daroga! Per difendere il mio appartamento, per fare in modo che nessuno scoprisse il nascondiglio di Erik e... per amore...

si era rimesso a piangere e aveva appoggiato la testa sulle mie gambe, piangevo insieme a lui e gli accarezzavo i capelli, quella era ancora una ferita recente e viva, non volevo gettarci sopra del sale, sapevo che gli faceva più male di tutte le altre

-Shh... basta piangere Erik, questa storia la conosco già, non nei dettagli ma non è importante, non adesso... Non voglio riaprirti ferite ancora troppo fresche, mi basta quello che mi hai detto fino ad adesso... Va bene così

si è alzato piano piano, non mi guardava, sapevo che non ne aveva il coraggio, si vergognava troppo del suo passato, soprattutto perchè non riusciva a perdonarsi e ad andare avanti, io invece spevo che era diverso, non era più lo stesso, non era più ne' La Morte Vivente ne' il Fantasma dell'Opera, era solo Erik, il mio Erik; l'ho abbracciato stretto, gli ho baciato una guancia, mi sono avvicinata al suo orecchio e gli ho sussurrato:

-Adesso tocca a me raccontarti la mia storia...

per la prima volta mi sentivo pronta per raccontarla e sapevo che lui era la persona giusta con cui confidarmi... una cosa però l'avrei omessa... mi ero appena resa conto di essermi innamorata di lui.

Senza dire niente mi sono staccata da lui, mi sono girata ed ho appoggiato la testa sulla sua spalla, lui mi ha preso una mano, come se avesse paura che me ne andassi, per la prima volta era stato lui a cercare un contati di quel tipo senza neppure pensarci, era stato come un riflesso incondizionato, per lui il contatto fisico era un tabu, quante volte lo avevo sentito rabbrividire ad un mio tocco innocente, così l'ho stretta più forte e me la sono portata sulla pancia.

-Io sono stata abbandonata dai miei genitori appena nata... non ho idea di chi siano, comunque dimenticavo... sono italiana.

Sono cresciuta in un convento di suore, credo non ci sia cosa peggiore che essere cresciuti da donne che non hanno mai avuto nessuna intenzione di diventare madri, in più erano tutte vecchie e con una mentalità molto chiusa, volevano obbligarci tutte a diventare suore e a passare ogni momento della nostra vita in preghiera... io sono fedele, credo molto, ma una vita di quel tipo mi faceva sentire in trappola e mi è capitato di sentirmi addirittura male in certi momenti; sono sempre stata curiosa, uno spirito libero e testardo, volevo girare il mondo, volevo studiare musica e cantare, è sempre stato il mio sogno più grande ma a parte alle messe non mi era permesso portare avanti questa mia passione.

Un giorno, avevo più o meno sedici anni, mi avevano fatto uscire dal convento per mandarmi a prender l'acqua alla fonte, così, visto che nessuno mi poteva sentire, mi misi a cantare, un ragazzo con la fisarmonica mi fermò per la strada e mi disse di cantare mentre lui suonava, mi disse che lo faceva per mestiere e che se lo avessi aiutato avremmo diviso il guadagno, così accettai, ma a dir' la verità dei soldi non mi importava assolutamente niente.

Mi ricordo che si fermarono moltissime persone a sentirci e qualcuno ci lasciò anche molti soldi, solo che mi scoprirono... Mi avevano punito molte volte fino a quel momento, ma mai come quella...

Mi chiusero per due settimane in uno stanzino minuscolo, c'era solo un inginocchiatoio dentro, non c'erano finestre e mi davano da mangiare solo una fetta di pane duro e un bicchiere d'acqua al giorno, è stato un inferno, loro dissero che avevo fatto un peccato molto grave, perchè nella musica, a parte quella che si suona in chiesa, si nasconde il demonio, e che le cantanti e le ballerine erano tutte prostitute e che il diavolo se le andava a prendere di notte.
Io però non sono mai stata facimente impressionabile, sapevo che vendere il proprio corpo era sbagliato, non solo nei confronti di Dio, ma prima di tutto verso se stessi e non ho mai avuto nessuna intenzione di fare una cosa del genere, così, in quelle due settimane pianificai la mia fuga e scappai la notte stessa in cui mi avevano liberata.

Andai in una città poco lontana e cominciai a lavorare come cameriera in una specie di taverna, prendevo una miseria, ma mi davano vitto e alloggio così mi adattai, ma appena ebbi i soldi per un biglietto del treno per venire qui non ci pensai due volte.

Credo di aver visto di tutto durante i tre anni in cui ho lavorato lì dentro: prostituzione, uomini ubriachi, omicidi, violenze, furti, qualsiasi genere di cosa, alcune mie colleghe, che per arrotondare la paga si concedevano ai clienti più benestanti, si sono ammalate per questo e sono morte molto giovani, io ho avuto un angelo dalla mia parte che mi ha protetto da ogni cosa per fortuna, ne sono uscita pulita ma fidati quando ti dico che è stato un miracolo.

Quando sono arrivata a Parigi avevo diciannove anni, cominciai a cercare lavoro, sia come cantante che come cameriera e mi hanno assunto subito per fortuna.

Sono stata molto fortunata devo dire, in poco tempo i padroni mi hanno preso in simpatia, mi hanno concesso vitto e alloggio e mi hanno aumentato leggermente la paga, perchè quando cantavo attiravo sempre molta gente, in più qualche cliente mi lasciava qualche mancia e, con gli straordinari che facevo, due anni fa sono riuscita a permettermi questo appartamento; è stata una scalata e ne sono uscita vittoriosa, ma non credere che sia stato semplice, ero da sola, una ragazzina in balia degli eventi e, l'ho già detto, sicuramente qualcuno dall'altro mi ha protetta, altrimenti non potrei essere qui oggi e soprattutto non come sono.

Non l'ho mai detto a nessuno, chi mi conosce crede che io sia venuta da un paesino di provincia per provare a far' carriera e che ha avuto fortuna e ci è riuscita, nessuno sa da dove vengo veramente e tutte le cose che ho fatto e le situazioni che ho affrontato per arrivare dove sono ora e se te lo sto dicendo è perchè mi fido di te.

Non l'ho mai detto a nessuno per non essere guardata con pietà come "la povera orfanella abbandonata", volevo arrivare dove sono con le mie forze e non con i favori della gente fatti per avere qualcosa in cambio o con l'illusione di comprarsi un pezzo di paradiso per un'opera di bene, non avrei mai potuto accettare niente del genere per nessuna ragione al mondo.

Comunque devo dire che riguardandomi indietro credo di poter'essere orgogliosa di me stessa...


Mi sono girata verso di lui e gli ho sorriso, mi sentivo molto più leggera dopo avergli raccontato quella storia, non credevo di avere così bisogno di parlarne.

Erik's POV

Le avevo raccontato tutta la mia vita senza nessuna eccezione, eccetto i fatti più recenti, ma lei diceva di conoscerli già, per la prima volta in vita mia avevo tirato fuori tutte quelle cose che mi portavo in fondo all'anima da un'eternità e avevo pianto come non ho mai fatto neppure con Christine.
Lei, non solo non tremava di paura alla vista del mio volto da morto, ma aveva anche accettato il mio passato e non mi aveva giudicato, era rimasta accanto a me senza paura, è stata la prima, dopo il daroga, a trattarmi come una persona qualsiasi, come un uomo come gli altri, mi aveva persino confidato i suoi segreti, quelli che lei da una vita teneva nascosti al mondo intero e così mi aveva salvato la vita in ogni senso possibile.
   
 
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