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Autore: ValexLP    19/06/2017    0 recensioni
Regina Mills e Robin Locksley sono due affermati medici in uno degli ospedali più prestigiosi di New York. Una pediatra e l’altro neurochirurgo. Robin, affascinato dalla bellezza della collega cerca in tutti i modi di conquistarla, mentre Regina deve fare i conti con il suo passato che dopo anni sembra ripresentarsi. OUTLAWQUEEN MEDICAL AU
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Che dire? Sono, anzi siamo, davvero cotentissime che il  primo capitolo vi abbia entusiasmato così tanto! 
Ciò significa molto per noi! GRAZIE!!
Ora si entra nel vivo della storia, comincerete a conoscere anche nuovi personaggi.
Speriamo vi piaccia sempre di più, 
davvero ci teniamo tanto a sapere i pareri di tutti! 
Per qualunque cosa, 
scriveteci un commento, una recensione, quello che volete. 
Buona Lettura !!








Era l’alba di un nuovo giorno a New York. Il sole stava sorgendo e la città era già in pieno movimento. Mentre Henry continuava a viaggiare nel mondo dei sogni ancora per un po’, Regina era già sveglia da qualche minuto ed era dentro la doccia per una veloce rinfrescata mattutina così da affrontare un’altra giornata di lavoro. Durante la doccia aveva mille pensieri riguardanti il suo amato lavoro e soprattutto i suoi pazienti. Proprio perché amava ciò che faceva, non riusciva a staccare con la mente. In qualche modo questa era anche un po’ una fortuna, avere la mente sempre impegnata era solo un bene: l’aveva salvata da un periodo davvero buio della sua vita. Una volta uscita dalla doccia, corse in camera, aprì il grande armadio che era davanti il suo lettone, e scelse i vestiti per la giornata. Infine indossò una collanina. Una collanina dalla quale non se ne separava mai, la indossava ogni giorno da anni ormai. Prima di scendere al piano di sotto, passò nella camera di Henry ancora al buio, e avvicinandosi lentamente, lasciò l’impronta di un bacio sulla guancia e una carezza, mentre il suo piccolo principe dormiva ancora.

‘Buona giornata piccolo principe, ti voglio bene’, sussurrò sorridendo ormai vicino alla porta che stava lentamene richiudendo e così, dopo aver preso una merendina al volo dalla cucina, prese la borsa e uscì di casa per dirigersi in ospedale.



Nonostante uscisse sempre prima del previsto da casa, Regina lungo la strada incontrava sempre il solito traffico di New York. Ed eccola che correndo fece ingresso nel reparto.
‘…sempre di corsa vero Mills?’, la provocò il dottor Jones vedendola arrivare come ogni mattina.
‘E tu Jones mi raccomando sempre attento ai miei spostamenti...!!’, rispose infastidita Regina mentre continuava a correre verso la sala medici.

Il dottor Killian Jones era un chirurgo plastico. Uno dei migliori in zona. Molto simpatico con i suoi pazienti e disponibile. Era nel Presbyterian ormai da tre anni e si trovava molto bene anche con tutti i suoi colleghi soprattutto con Robin, o meglio il dottor Locksley. Forse era proprio per questo motivo che per Regina non era uno dei miglior confidenti.

‘Arriverà il giorno in cui ti vedrò arrivare in santa pace Regina?’, disse comparendo all’improvviso Mary Margareth.
‘Ti ci metti anche tu ora? E diamine conoscete New York e il suo traffico… mi sveglio anche prima del previsto. E comunque sono solo 5 minuti di ritardo. Cosa sono 5 minuti di ritardo?’
‘Ah per i comuni mortali nulla… ma non per noi che dobbiamo rispondere al dottor Gold…’
‘Perché? È già arrivato?’
‘Non solo arrivato, ma è anche in sala medici che ti aspetta con i nuovi turni di lavoro… ti dico solo una cosa… buona fortuna!’
‘Come sempre di grande incoraggiamento Mary Margareth…’ concluse Regina lasciandole un finto sorriso.



‘Buongiorno Dottor Gold! Mi scusi il ritardo ma…’entrò subito mettendo le mani avanti e scusandosi, ma fu subito interrotta dal collega il quale era davanti il tavolo che ricontrollava il foglio dei turni.
‘Cos’è Mills? Questa volta la colpa è di una lite improvvisa tra autisti nel bel mezzo di New York? O non è suonata la sveglia?’

Il dottor Gold, direttore del Presbyterian, era un uomo estremamente pignolo con i suoi colleghi e a detta della sua troupe, particolarmente ‘bastardo’. Ciò a cui teneva di più era proprio ed esclusivamente il suo ospedale ed era anche per questo che pretendeva il massimo da tutti coloro che ci lavoravano. Se anche stimasse i suoi dipendenti, non lo dava a vedere quasi mai, a meno che servisse a pavoneggiarsi in pubblico per far risaltare il suo lavoro e le sue scelte. Se lo si contraddiceva, era la volta buona che si entrava nella sua lista nera, ed entrare nella lista nera valeva come primo passo verso il licenziamento. In qualche modo il suo modo di fare era molto utile per allenare la pazienza di tutti, in primis Regina abituata ormai nei suoi esercizi di self-control. Così dopo quell’accoglienza da parte del suo capo, fece solo un gran respiro per non cadere nella provocazione.

‘Davvero Dottor Gold, mi dispiace… ho fatto il possibile…’
‘Ah no! Dottoressa Mills, qui nel mio ospedale il possibile non basta...’ disse con tono deciso e avvicinandosi a lei, ‘…in questa struttura e da tutti voi medici io voglio l’impossibile. E lei lo sa bene… anche se a volte soffre di amnesia…’.

Resistere alle provocazioni di Gold era davvero una difficile sfida. Regina doveva controllarsi ogni giorno dal suo primissimo istinto di spaccargli la faccia, o almeno era quello che confidava alla caposala Mary Margareth.

‘Prenderò del fosforo Dottor Gold… e spero in un miracolo…’ cercò di fare il suo gioco, era l’unico modo di uscirne.
‘Oh come siamo simpatiche questa mattina… spero continui ad esserlo anche dopo aver dato un’occhiata ai suoi nuovi turni… come lei ben sa, ci tengo ad avere un equipe sempre presente e disponibile…’
‘Ma certo… e amando il mio lavoro e i miei pazienti, assicurerò la mia presenza ad ogni emergenza, come sempre d’altronde.’, gli rispose lasciandoli un sorriso fiero. Era orgogliosa di tutto quello che faceva in ospedale,
‘Così mi piace Dottoressa Mills! Ora vado… non vorrei farle perdere ancora più tempo di quanto lei l’abbia già perso…’ disse Gold avvicinandosi alla porta.

Respira. Resisti. Respira. Resisti.

‘Buona Giornata anche a lei…’

Sapeva bene come non dargliela vinta e far finta di nulla. Finalmente lo vide allontanarsi anche dal corridoio del reparto, chiuse la porta della sala medici e posò la schiena su di essa sospirando.

Dio ti ringrazio. Il bastardo se n’è andato.

Mentre recuperava la calma, il suo sguardo andò inevitabilmente su quei fogli che si trovavano sul tavolo della sala. Dopo l’incoraggiamento di Mary Margareth e dopo lo scambio di battute con Gold, capì che quei turni non erano sicuramente dei migliori. Così si avvicinò al tavolo e iniziò a leggerli.
Alla sola lettura dei primi, Regina sbarrò gli occhi. Amava il suo lavoro si, ma quelle ore erano troppo per chiunque e da come notò, anche per i suoi colleghi era stato usato lo stesso trattamento.

Lo ammazzo. Io stavolta lo ammazzo. Non è umano.

La porta della sala medici si aprì lentamente, ma Regina rimase di spalle ad essa, ancora sconvolta da quegli orari improponibili.

‘Credo che quel tuo ‘buona fortuna’ non servirà proprio a niente… passerò un’altra settimana d’inferno già lo so…’ si rivolse così alla persona che pensava fosse entrata e continuò. ‘Ora ti prego, dammi una sola buona motivazione per non strangolarlo la prossima volta che mi capiti davanti…’

‘...sembra che durante questa bellissima settimana infernale, abbiamo quasi sempre gli stessi turni…’ una voce maschile esclamò alle sue spalle.

No! Non può essere…

Regina si girò di scatto e si rese conto, ritrovandosi faccia a faccia, che ad entrare nella sala medici non era la sua cara amica caposala, bensì il dottor Locksley.

‘Non è meraviglioso Mills?’ con un’espressione provocatoria e divertita.

‘…da morire direi Locksley!’, ovviamente in modo ironico.

Che odio!

‘Oh andiamo, vedrai… sono simpatico sai? Sarà bello passare del tempo insieme… tra una pausa e l’altra! Magari una colazione insieme ci farebbe scoprire cose interessanti…’
‘Ecco si… mi ha appena trovato un motivo per amare questi turni… lavorerò talmente tanto che non avrò tempo per una pausa con lei!!’

All’improvviso quei maledetti turni le parsero l’unica salvezza. Non aveva per niente voglia si subirsi i vanti del Dottor Locksley. Era un ottimo medico lo ammetteva, ma non lo reggeva per niente proprio per quel suo dannato modo di fare.

‘E poi glielo ripeto, un neurochirurgo come lei, che ci fa con una semplice pediatra?’
‘Penso che qualunque uomo, degno di essere chiamato tale, si fermi ad ammirare cotanta bellezza…e uno come me può diventare pericoloso quando le piace una donna testarda come lei…’ esclamò avvicinandosi alla donna lentamente e cercando i suoi occhi.
‘Ma mi faccia il piacere!’, affermò allontanandolo con un braccio.
“i tipi come lei li conosco, e so bene che devo starne alla larga, ma direi la stessa identica cosa anche a lei perché vede…’ disse avvicinandosi con aria di sfida all’uomo ‘…anche una semplice pediatra può rivelarsi pericolosa da affrontare… e le dico perciò di non sfidarmi… perderebbe in partenza!’
‘…e se le dicessi che amo le sfide?’, le chiese ormai faccia a faccia lasciando la donna senza parole.

Tu sfidare me? Ma ti vedi? Ma chi sei? Che cosa vuoi?

‘Regina sei qui?!’ domandò all’improvviso Mary Margareth aprendo la porta della sala medici.
‘Oh scusate! Dottor Locksley non sapevo che fosse qui… ero venuta per chiedere alla Mills una cosa ma….’ Tentò di scusarsi con i medici in sala cercando di nascondere l’imbarazzo.
‘Nono entri pure cara caposala, …stavo giusto andando via!’, affermò Robin allontanandosi verso la porta senza staccare lo sguardo dalla dottoressa. ‘E buona giornata Mills…’
‘A lei…’ rispose Regina con un tono abbastanza seccato.
‘Ho interrotto qualcosa di importante…?’ chiese subito curiosa Mary Margareth.
‘Ma piantala! Anzi, gli hai salvato la vita… stavo per tirargli un calcio dove puoi immaginare… ti giuro non lo sopporto più! E sinceramente mancava solo lui a farmi andare storta la giornata…’
‘E che sarà mai tutto quest’odio verso il dottor Locksley?!’
‘E’ un presuntuoso, arrogante, spavaldo e maschilista… e la prossima volta che mi capita davanti giuro che gliele urlo in faccia queste cose, anche davanti a tutti i pazienti!’, gridò tutte queste cose di fila senza quasi più respiro.
‘Calma Regina! Rilassati… se non ti conoscessi, penserei che sotto sotto il caro dottore ti faccia un certo effetto…’
‘Ma dico mi hai sentito?’ domandò scioccata Regina dalle affermazioni dell’amica caposala.
‘Perfettamente… e ti dirò di più, chi disprezza compra!’
‘Piuttosto mi faccio suora!’, rispose sedendosi e sospirando.
‘…e comunque, parliamo di cose davvero tragiche! Ti pare che questi siano turni per esseri umani? Ma cosa pretende Gold? Uno di questi giorni se la vedrà anche lui con me, dovesse essere l’ultima cosa che faccio! E al diavolo la lista nera!’
‘Ti capisco Regina… sarà una settimana tragica per tutti, ne parlavano anche gli altri. L’unica cosa che posso dirti è di aggrapparti all’amore per questo lavoro e ai tuoi piccoli pazienti…specialmente una che già mi ha chiesto di te…’
‘Grace?’ si voltò verso l’amica sorridendole.
‘Esatto… ti chiamavo giusto per lei. Sai che non si fa toccare se non ci sei anche tu presente…’
‘D’accordo andiamo allora… il suo sorriso è proprio quello mi serve…’ .



Le due colleghe camminavano lungo il corridoio del reparto di oncologia pediatrica, dove si trovavano i piccoli pazienti di Regina e da fuori la porta, salutava ognuno di loro con la mano lasciandogli un piccolo sorriso. Quei leggeri sorrisi che le facevano erano davvero qualcosa di prezioso, era la forza che le serviva per affrontare ogni giornata con loro, anche quando li notava più tristi o scoraggiati del solito. Se erano lì, di sicuro non era per divertimento, le loro malattie erano abbastanza importanti. Regina era un po’ come una mamma per loro, donava amore davvero a tutti i bambini indistintamente, e cercava di allievare le loro sofferenze più che poteva. Amava tutti sì, ma ad una di loro Regina era particolarmente legata. Ed era proprio quella piccola bimba di 5 anni che fissava da fuori la vetrata della camera, Grace. Aveva un posto speciale nel cuore della donna, nessuno tra i suoi colleghi conosceva il reale motivo di questo particolare legame, e Regina cercava anche di evitare questo discorso. C’è qualcosa nei suoi occhi… solo questo si azzardava nel confidare agli altri, ma era l’unica a conoscere la verità.

‘Che fai non entri?’, chiese Mary Margareth alla collega.
‘Si certo… ma volevo osservarla un po’ da qui, prima che entri il ‘mostro cattivo’ e la torturi ancora…’, sussurrò con aria triste.
‘Ma quale mostro cattivo?! Tu per lei sei davvero una grande forza, come lo sei per tutti gli altri. Non lo vedi i sorrisi che ti regalano?’
‘Se solo sapessi cosa ci sia dietro quei timidi sorrisi, credimi… vorrei solo essere davvero la loro ‘salvatrice’, vorrei che uscissero tutti da questo ospedale sorridendo davvero, non solamente con la bocca, ma con il cuore… è quello che deve tornare a sorridere! E non so se ne sarò mai capace…’ .
‘Lo so è difficile, ma vedila così, Grace e tutti gli altri chiedono sempre e solo di te. Un motivo ci sarà no?’

Regina sorrise al pensiero della collega. Anche se conosceva la sofferenza dei suoi piccoli pazienti, cercava di rafforzarsi pensando a questi piccoli gesti, e anche a quei sorrisi che, nonostante tutto, erano solo per lei.

‘Stavolta quel maledetto tumore al cervello riuscirò a fermarlo. Devo riuscirci…’ disse Regina poco prima di entrare dalla piccola.
‘in che senso? Che intendi dire? Perché stavolta…?’, ma la caposala non ricevette risposta poiché la donna era ormai dentro la camera di Grace.


‘Allora chi è che reclama la mia presenza qui?’ esclamò facendo di tutto per riavere il sorriso sulle labbra.
‘Regina! Finalmente sei arrivata!’, sorrise la piccola Grace, mentre la donna le lasciò una carezza sul suo viso abbastanza pallido.
‘Lo sai che appena arrivo a lavoro il primo pensiero è quello di venire da te…’, le toccò il naso con due dita, ‘…che succede?’
‘E’ che stanotte ho fatto un brutto sogno…’ confessò Grace stringendosi alla dottoressa che ormai era seduta accanto alla bimba.
‘No tesoro mi dispiace… ma sicuramente sarà stato solamente un incubo non ti preoccupare!’, disse continuando ad accarezzarla.
‘C’eri anche tu nel sogno… io correvo verso di te e tu verso di me, allungavamo le braccia per prenderci, ma c’era qualcosa che ci impediva tutto questo e piano piano ci siamo allontanate sempre di più!’
Fu così che alla bimba iniziò ad uscire qualche lacrima, ‘… è vero che non mi abbandoni Regina? E’ vero? Sarai sempre vicino a me!?’, le chiese quasi supplicandola con quegli occhioni pieni di fragilità e sofferenza.
‘Ma certo tesoro… io sono qui e non ti abbandono!’, affermò a quel punto Regina stringendola sempre di più, ‘…lo senti come ti stringo forte?!’.

Mentre la stringeva, il suo sguardo andò verso quella piccola testa senza più capelli ormai da tempo, e mentre una lacrima cadde proprio lì, la mente di Regina vagava, vagava per i pensieri più scuri che erano sempre dentro di lei.

‘…quando uscirò di qui, voglio che vieni sempre a giocare con me… me lo prometti Regina?’, chiese alla sua dottoressa come se fosse il desiderio più bello,.

Regina non rispose subito. Baciò la testa della piccola e poi la fissò negli occhi che amava tanto e le disse, ‘…te lo prometto Grace… quando uscirai di qui, io e te faremo tanti giochi insieme, … è una promessa!’
La cosa più difficile da fare era proprio mantenere una promessa, ma Regina era certa di quello che diceva, ci credeva fino in fondo. Doveva crederci. E voleva. Quella bambina era davvero importante per lei e avrebbe fatto di tutto pur di salvarla anche se le sue condizioni erano abbastanza critiche. Grace arrivò nel Presbyterian con il tumore al cervello già in fase avanzata e questo purtroppo a causa di alcuni medici che ai genitori non avevano dato più speranza. Dopo vari accertamenti fatti al suo arrivo in ospedale però, una piccola speranza riuscirono a trovarla. Era piccola sì, ma i genitori, anche se preparati a tutto, non potevano mollare. E di certo non poteva e non voleva farlo neanche Regina.



La giornata in ospedale fu particolarmente dura e stancante. Tante visite e urgenze. Non appena tornò tra le sue quattro mura, Regina si buttò sul letto con ancora tutti i vestiti addosso. Ripensò a tutta la giornata passata, specie ai turni nuovi. Ce l’avrebbe fatta a sopravvivere con quei ritmi? Ce l’avrebbe fatta a non perdere la pazienza con il Dottor Gold? Era quello che si augurava. Per quanto allettante fosse l’idea di spaccargli la faccia, doveva resistere per amore del suo lavoro e dei suoi pazienti. Chiuse per qualche minuto gli occhi così da allontanare i pensieri ma uno squillo del cellulare la fece saltare di nuovo.

Era un sms.
E da un numero a lei sconosciuto.
  • Stanca vero?
Regina non capiva chi fosse.
  • Scusi chi è lei? Non ho il suo numero memorizzato.
Dopo pochi secondi risposero ancora.
  • Qualcuno che ama le sfide…
Qualcuno che ama le sfide? Ma che scherzo è questo?
  • Senta scusi ha sbagliato numero. Arrivederci.
  • Andiamo, lo sai chi sono :P
A questo però Regina non rispose più.

Si stancherà e capirà che avrà sbagliato. Non ho voglia di fare nulla. Voglio solo dormire.

Dopo qualche minuto il cellulare iniziò a squillare, e stavolta non era un semplice sms, ma una chiamata, e sempre da quel numero sconosciuto.

Oddio non si arrende! Ora rispondo come si deve così la smette!

‘Senta, come glie lo devo spiegare che ha sbagliato numero? Io non ho la più pallida idea di chi sia… sono particolarmente stanca e vorrei solo spogliarmi e andare a riposare, chiaro?’ gridò Regina tutto d’un fiato.

Stava per riattaccare quando senti subito la voce del proprietario del numero.

‘Questa sì che è una bellissima idea Mills! Un po’ affrettata direi, ma se proprio insiste…’
‘No… non ci credo!’

Non può essere.

‘Oh vedi? Non era poi così difficile capire chi sono! E vedo che la mia voce la ricordi particolarmente bene…’, scherzò più che divertito il dottor Locksley dall’altra parte del telefono.
‘Si può sapere come diavolo ha avuto il mio numero? Chi glie l’ha dato?’ domandò Regina abbastanza infastidita.
‘Oh non ci vuole molto a trovare il suo recapito in sala medici, proprio dove sono tutti i nostri numeri…’
‘Ma io la denuncio! Questa è violazione della privacy lo sa?’
‘Si si … certo... come no! E comunque, noi due abbiamo un discorso in sospeso, non è vero? E questa settimana abbiamo molto tempo da passare insieme… che ne dice di una colazione insieme?’
‘Io e lei non abbiamo nessun discorso in sospeso! E sa una cosa? E’ proprio questa sua sfacciataggine che non mi porterà mai ad avere a che fare con lei! Quindi altro che colazione insieme…’
‘Ah se preferisce facciamo solo un caffè durante la pausa…’, insistette divertito Robin.

Che idiota!

‘Lei non molla mai vero? Vuole sempre avere l’ultima parola!’
‘Mai! Soprattutto se c’è di mezzo una stupenda dottoressa come lei… andiamo cosa le costa un caffè? O teme che possa far breccia nel suo cuore da semplice pediatra come ama definirsi..?” Le tentava tutte ormai.

Tu breccia nel mio cuore?. Povero illuso.

‘Io non temo proprio nulla, caro dottor Locksley. E siccome sono abbastanza esasperata da lei e da questa giornata, accetto questo caffè. Anche domani stesso. Così la finirà di tormentarmi una volta per tutte!’
‘Vedremo… intanto il primo caffè è andato! A domani mia cara Mills, e si riposi che ne ha bisogno!’
‘Si certo… a domani!’ e alzando gli occhi al cielo, chiuse la chiamata concedendosi finalmente quei tanto desiderati minuti di riposo.

 
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