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Autore: AminaMartinelli    20/06/2017    7 recensioni
Nelle ultime 48 ore il loro mondo aveva rischiato di crollare: fantasmi del passato si erano riuniti per distruggere gli Holmes e coloro che amavano, e per poco non ci erano riusciti. Mycroft era riuscito a risolvere la situazione, ma nessuno di loro ne era uscito indenne, soprattutto Greg su cui Moran aveva sfogato il suo desiderio di vendetta e i suoi istinti bestiali. Ora avevano bisogno solo di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare a vivere, concedersi una vacanza, allontanandosi per un po' da tutto e tutti, era il modo migliore. Nella meravigliosa Provenza potranno riscoprire se stessi ed imparare ad accettarsi, per poter curare le proprie ferite.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Provenza...ad entrambi non sembrava possibile di essere davvero lì. Avevano deciso  quella vacanza in mezz’ora e due ore dopo erano sull’aereo. Avevano bisogno di allontanarsi per qualche giorno dalle loro vite quotidiane, lasciarsi alle spalle tutte le cose orribili successe nelle 48 ore precedenti, e non avrebbero mai potuto farlo separatamente. Sapevano perfettamente di dover cogliere quell’occasione per fuggire insieme dal caos e ritrovare, insieme, la serenità. Sottinteso ma non meno importante: quei giorni sarebbero serviti a conoscersi meglio ed a rinsaldare il loro rapporto che sembrava persino azzardato chiamare relazione, a capirsi ed accettarsi senza pressioni esterne e senza paura, lontani dai loro ruoli nella società, imposti o scelti che fossero.
- Questa villetta è adorabile, non trovi?
Mycroft la indicò con il suo inseparabile ombrello dall'inizio del piccolo sentiero. Greg sorrise a quel gesto, apparentemente così formale e distaccato, ma così tipico di Mycroft da riempirgli il cuore di tenerezza nei confronti di quell’uomo di cui conosceva ormai bene fragilità e debolezze, aspetti che glielo rendevano caro perché gli permettevano di considerarlo “suo".
Lì mr. Holmes “grande mente" del Governo avrebbe potuto lasciare il passo a Mycroft, un pianeta quasi inesplorato, affascinante e misterioso come solo un'anima profonda come la sua poteva essere.
- Sembra uscita da una fiaba – si pentì subito di quel commento un po’ banale, ma vide il viso di Mycroft illuminarsi quindi si dimenticò del suo senso di inadeguatezza e gli sorrise. Si scambiarono uno sguardo breve ma intenso, poi lo distolsero all'unisono, lievemente imbarazzati.Mycroft si schiarì la voce e fece strada avviandosi verso la porta della villetta, seguito da Greg che faticava a nascondere la gioia infantile che si era impossessata di lui.
Quando spalancarono la porta rimasero incantati ad ammirare quel gioiello di abitazione. Dopo un piccolo vestibolo si apriva un luminoso saloncino con un’intera parete a vetri. Sulla destra una porta a soffietto introduceva nella cucina in stile rustico, con maioliche bianche e azzurre e mobili bianchi con ripiani in marmo. Al centro del tavolo campeggiava un grande vaso di cristallo pieno di fiori di lavanda, come quelli negli sconfinati campi che avevano ammirato arrivando. Si guardarono di nuovo negli occhi e questa volta fu uno sguardo pieno di allegra complicità, perché sapevano di aver avuto lo stesso pensiero. Riattraversarono il vestibolo per dirigersi nella zona notte della casa, passando accanto allo studio e al guardaroba, arrivando finalmente nell'ampia camera da letto. Mycroft entrò con disinvoltura, mentre Gregory si bloccò sulla soglia.
- Dammi anche il tuo bagaglio, così lo poggio sulla cassapanca.
Non ottenendo risposta Mycroft si girò e lo vide immobile e rosso in viso. Allora si affrettò ad aggiungere:
- Oppure puoi farlo tu, io intanto porto il mio nello studio e preparo il divano letto.
Riafferrò rapidamente il suo trolley e fece per uscire dalla stanza, ma lui lo fermò prendendogli con delicatezza il polso.
- Non ce n’è bisogno, possiamo dormire entrambi qui. Il divano letto sarà sicuramente meno comodo. Va bene così.
Parlava a scatti cercando di mascherare le emozioni contrastanti che si agitavano in lui. Mycroft era rimasto di spalle ma si voltò alla fine di quel breve discorso nervoso, portando lo sguardo prima sulla mano che gli teneva il polso, poi sul viso di Gregory, fissandosi infine sulle sue labbra che tremavano impercettibilmente.
- Non devi sentirti obbligato – sussurrò.
- Non mi ci sento, infatti, solo…non voglio che tu dorma di là.
- Va bene – e tornò a posare il suo bagaglio accanto a quello dell’ispettore…ispettore? In quel momento del detective di Scotland Yard non era rimasto granché: in quella stanza vedeva un giovane uomo dai capelli brizzolati ma con gli occhi brillanti come quelli di un ragazzo e le gote ancora imporporate e si sentì inondare di dolcezza. Lo avrebbe abbracciato di slancio, ma si frenò per non imbarazzarlo ancora di più.
- Vogliamo preparare qualcosa per cena? Madame Lambert ha detto di aver riempito il frigo…cosa ti andrebbe?
Gregory lo guardò veleggiare disinvolto verso la cucina e non poté evitare di sorridere pensando a chi gli stava dicendo quelle parole.
- Mi stai dicendo che sai cucinare?
Mycroft gli indirizzò uno sguardo fintamente offeso.
- Ma certo che so cucinare! Con chi pensi di avere a che fare?
- Beh, con qualcuno che non ha mai dovuto preoccuparsi di cosa preparare per cena, direi. – sogghignò.
- E invece ti sbagli: non è affatto facile trovare cuochi veramente preparati e la maggior parte vogliono imporre i loro menu. Io voglio decidere liberamente cosa mangiare e finora sono l’unico chef che non mi ha mai deluso!
Quelle rimostranze, fatte con tono serio e solenne  erano troppo divertenti: Greg scoppiò a ridere suo malgrado e Mycroft gli tirò addosso il grembiule che stava indossando.
Lo afferrò al volo, ancora ridacchiando.
- Ti credo, ti credo! Ma se mi permetti vorrei consigliarti di andare a cambiarti: completo in seta e cravatta da 200 sterline non mi sembrano l’abbigliamento ideale per cucinare!
Mycroft si rese conto solo in quel momento di essere effettivamente un po’ ridicolo vestito a quel modo in mezzo alla cucina di una villetta provenzale, determinato a sfoggiare la sua abilità di cuoco. Tossicchiò una piccola imprecazione rivolta al suo compagno e si precipitò in camera ad indossare qualcosa di più consono all’ambiente.
Greg da parte sua era già vestito in maglietta e jeans dalla partenza, il che lo fece riflettere su che coppia di viaggiatori bizzarramente assortita dovevano essere stati, in giro per l’aeroporto, e ricominciò a ridere da solo.
Dopo pochi minuti Mycroft tornò e si immerse nella preparazione della cena.
Greg provò a proporsi come aiutante ma lui rifiutò.
- Prendi due birre dal frigo, lasciamene una sul ripiano e vai a gustarti la tua sulla veranda. Fra poco ti chiamerò per apparecchiare la tavola, se vuoi renderti utile!
- Agli ordini!
Scattò sull'attenti cercando di restare serio, poi fece come gli era stato detto.
La veranda era deliziosa! Circondata da un giardino curatissimo e pieno di fiori di ogni tipo, si affacciava su uno scorcio di campagna bello da togliere il fiato. Si sorprese a pensare che ai suoi occhi anche Mycroft era bello da togliere il fiato…non si riconosceva più! Provò a pensare a come lo avrebbe preso in giro Sherlock in quel momento, ma forse non ci sarebbe neanche riuscito perché sarebbe stato troppo sotto shock al vedere la trasformazione di suo fratello: birra gelata, maglietta a maniche corte, pantaloni di cotone azzurro e grembiule da cucina! Effettivamente…ma chi era quel tipo di là? Certo non sir Holmes il maggiore, responsabile della sicurezza del governo inglese! Ma a lui piaceva tanto anche così, anzi lo preferiva, perché così era più simile a lui e a questo Mycroft lui non aveva paura di far fare brutta figura. Il suo maledetto complesso di inferiorità! Adesso poi, dopo le disavventure appena trascorse, era persino peggiorato: lui, detective ispettore di Scotland Yard si era fatto sorprendere come un pivellino idiota da quel criminale di Moran. Si era fatto rapire come una principessa delle fiabe e poi…
Scosse il capo con forza all'affiorare di quel pensiero. Sentì il petto bruciargli in vari punti e l’orgoglio bruciargli ancora di più. Gli occhi si riempirono di lacrime di rabbia, soprattutto contro se stesso perché con la sua incapacità aveva messo in pericolo tutti i suoi amici, quella che ormai era per lui una vera famiglia. E l’uomo meraviglioso che stava cucinando per lui aveva dovuto sparare a suo fratello per salvarli, per salvare lui! In pochi istanti era passato dalla serenità ad una profonda tristezza…fu la voce di Mycroft, ancora una volta, a salvarlo.
- Allora? Vieni a prendere le cose per la tavola? Fra cinque minuti è pronto!
- Arrivo!
Si riscosse prontamente e si precipitò in cucina.
La cena era squisita. Mycroft non aveva esagerato sulle sue doti: in un tempo che a lui era sembrato brevissimo aveva preparato una zuppa di pesce buonissima, un’insalata dai mille colori e un budino al caramello! Il tutto accompagnato da una bottiglia di Sauterne di un’ottima annata (a detta del suo chef/sommelier a cui era disposto a credere ciecamente, dato che lui di vini ne capiva quanto di filosofia orientale!).
Stavano sorseggiando l’ultimo bicchiere di quel nettare ambrato seduti uno accanto all'altro sul dondolo, ammirando lo spettacolare panorama che andava lentamente perdendo i contorni man mano che il sole tramontava, ed entrambi si sentivano in paradiso.
- Dimmi Mycroft: c’è qualcosa che non sai fare alla perfezione?
- Cerchi di adularmi nella speranza che ti esima dal lavare i piatti?
Ridacchiarono piano sentendo le loro voci armonizzare spontaneamente. Si guardarono negli occhi mentre le loro leggere risate si andavano spegnendo e diventarono improvvisamente molto seri. Mantenendo gli sguardi incatenati si avvicinarono in slow motion, come i protagonisti di un film romantico, mentre Mycroft passava un braccio intorno alle spalle di Gregory. Quando le loro labbra si toccarono furono attraversati da un brivido…non era il loro primo bacio, ma era come se lo fosse perché mai come in quel momento erano stati consapevoli di loro stessi, dei loro sentimenti e delle sconvolgenti sensazioni che si procuravano reciprocamente.
Si staccarono di poco, facendo aderire le fronti, e Mycroft sussurrò:
- Sei stanco…? Vuoi andare a dormire?
 Greg non riusciva ad aprire gli occhi, ma non a causa della stanchezza che pure lo stava obbiettivamente assalendo. Rispose solo
“Sì” anche lui in un sussurro.
 Raggiunsero la camera camminando abbracciati, quasi in trance. Ma la vista del grande letto a baldacchino con la coperta a fiori lilla ebbe l’effetto di separarli istantaneamente. Entrambi arrossirono e non ebbero bisogno di dirsi che quella notte avrebbero solo dormito.
Aprirono in silenzio i bagagli e presero i pigiami. Si muovevano sincronizzati come due ballerini in una coreografia provata mille volte.
Pur di non guardarsi e non sfiorarsi eseguivano movimenti misurati, spostandosi da una parte all'altra della stanza.
Mycroft andò in bagno lasciando a Greg la privacy necessaria per indossare il pigiama, ma calcolò male i tempi, o Gregory fu più lento del previsto, perché quando tornò lui si era appena tolto la maglietta. Il torace di Greg attrasse come un magnete lo sguardo del suo compagno che si sentì morire alla vista dei segni che lo marchiavano, ancora violacei. Greg rimase impietrito seduto sul letto, con la casacca del pigiama tra le mani. Spalancò gli occhi vedendo l’espressione sul viso di Mycroft e desiderò di poter svanire nel nulla. Provò a coprirsi il petto ma ormai non aveva più senso...l’immagine della sua pelle martoriata si era di certo impressa in modo indelebile nella mente di Mycroft e questo pensiero lo devastava. Le lacrime che prima era riuscito a ricacciare indietro gli colmarono in un attimo gli occhi e presero a rotolare giù per le guance, inarrestabili e brucianti, ne sentì dolorosamente il sale sulle labbra torturate e ferite dai suoi stessi denti. Serrò le palpebre sentendosi stupido, ridicolo e disgustoso, così non si accorse che Mycroft lo aveva raggiunto finché non sentì il materasso abbassarsi perché lui gli si era seduto accanto. Sussultò ma non aprì gli occhi. Poi sentì che Mycroft con la punta delle dita stava accarezzando le ferite di quei morsi infami come si sfiora una preziosa reliquia. Fu travolto da una ondata di emozioni tale essere insostenibile. Cominciò a singhiozzare come un bambino disperato, sentendosi ancora più stupido. Mycroft allontanò la mano pensando di avergli fatto male.
- Perdonami, ti danno molto dolore?
I singhiozzi di Greg si calmarono, così riuscì a rispondere:
- Solo un po’, ma tu non mi hai fatto male.
- Ti ho fatto scoppiare in singhiozzi…
- Perché sentirti toccare con tanta delicatezza i segni che mi deturpano e che ti ricorderanno per sempre quello che è successo, mi ha sconvolto. Sembrava che non ti facessero il ribrezzo che dovrebbero suscitarti. Sembrava che amassi la mia pelle nonostante tutto, nonostante quel mostro l’abbia trattata come se appartenesse a lui e non a te…non può essere vero!
Mentre Greg parlava Mycroft iniziò a serrare inconsapevolmente i pugni, sempre più forte, fino a far sbiancare le nocche. Stringeva gli occhi cercando di riprendere il controllo, sentendo una rabbia mai provata prima montare irrefrenabile, invadergli mente e cuore. Se in quel momento avesse avuto tra le mani Moran ci avrebbe messo pochi secondi ad ucciderlo, a farlo a brandelli. Come si era permesso di usare quella violenza all'uomo che lui amava?
Come un lampo le ultime parole pensate gli attraversarono la mente e gli trafissero l’anima: era quella la chiave di tutto…Greg si sentiva ripugnante, lui aveva vendicativi istinti omicidi…e invece l’unica cosa importante l'aveva appena pensata.
- Io ti amo – disse a voce alta. Aprì gli occhi e vide davanti a sé quelli arrossati e sconvolti del suo uomo.
- Ti amo – ripeté fissandolo con intenzione, cercando di trasmettergli tutta la forza che quella consapevolezza gli donava, di fargli capire che in quel “ti amo" c’erano tutte le parole che avrebbe voluto dirgli per farlo stare meglio e fargli sentire che accanto a lui non avrebbe mai più dovuto sentirsi solo o disprezzato. Che ormai erano un “noi" e perciò erano indistruttibili.
E Greg capì. Dal suo viso scomparve ogni traccia di dolore, come se un vento caldo avesse spazzato via il male. Fece un profondo respiro continuando a guardare Mycroft, poi accennò un sorriso, gli accarezzò una guancia e scandì:
- Ti amo, Mycroft
Si abbracciarono forte per qualche istante. Poi Mycroft lo aiutò ad indossare la casacca, in silenzio si distesero sul letto e le braccia di Mycroft avvolsero Gregory protettive e possessive.
- Sarà una bellissima vacanza – disse Greg in un soffio prima di scivolare nel sonno.  Mycroft sorrise baciando i corti capelli di Greg:
- E una bellissima vita – sussurrò fra quei fili argentati e neri e, lasciandosi cullare dal respiro regolare del suo compagno, si concesse finalmente una lacrima che percorse rapida lo zigomo e si arrestò all'angolo della bocca, ma poté raccontarsi di averla sognata, perché stava già dormendo anche lui.
   
 
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