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Autore: Fenice_Bea_2004    20/06/2017    0 recensioni
Nell'universo Shadowhunters compare un nuovo personaggio: Calypso, la figlia di Lucifero.
Lei è stata mandata sulla Terra da suo padre per aiutare gli Shadowhunters a combattere Valentine e Jhonatan, che hanno sfidato Satana impadronendosi dei demoni.
Tra mille avventure si scopriranno i veri poteri dell'Inferno.
[La mia prima fan fiction. Perdonate la scrittura orribile -V-]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Santiago
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano due giorni che tenevano Calypso in ospedale per “accertamenti”.

O semplicemente, avevano paura di lei.

Erano le due di notte, ormai ero nella sua stanza da un po'. Andavo lì tutte le notti.

Mi alzai dalla poltrona blu nell'angolo della stanza per andare nel corridoio a prendere un caffè dalla macchinetta.

Nonostante fossi un vampiro riuscivo a bere ogni tanto qualcosa di umano.

E il caffè mi piaceva.

Cal dormiva quando rientrai in stanza con la mia tazzina di carta in mano.

Alzai lo sguardo e vidi un uomo in piedi di fianco al letto.

Mi bloccai sulla porta e sguainai i canini.

- Chi sei? - gli chiesi guardingo.

Sorrise sprezzante. Era un signore di mezza età con i capelli sale e pepe e gli occhi che sembravano cambiare continuamente colore.

Continuò a guardare Calypso – È così fragile. Non come me. D'altronde, ha preso da sua madre. - sospirò e finalmente spostò lo sguardo su di me – E tu chi saresti? -

- Io soy Raphael -

Sospirò e accarezzò la guancia della ragazza – Non potrò restare ancora per molto. Mi mancherà. - si chinò e gli diede un bacio sulla guancia. Lei si agitò ma continuò a dormire.

Io ero stupefatto.

- Ma chi diavolo sei? -

Mi guardò, alzando un angolo della bocca. E capii – Tu sei Lucifero, non è così? -

Lui sorrise – Diciamo che preferisco definirmi il papà di Calypso -

- Tu sei il diavolo? -

- Più o meno. Ho preso il controllo di questo corpo per venire quassù a vedere come stava. E quindi tu sei il suo ragazzo? -

Nei suoi occhi si accesero dei fuocherelli sull'ultima parola.

- Ehm... diciamo di sì... -

Si avvicinò verso di me.

Io arretrai finché non sentii il muro intonacato sulla schiena.

Lucifero mi raggiunse, bloccandomi contro al muro.

- Tu prova solo a farle del male con un dito – disse, gli occhi che si illuminavano, i denti che crescevano in due zanne – E ti ammazzo. Intesi? -

La sua faccia tornò normale, si rassettò il vestito elegante e mi disse con un sorriso cordiale – Buona serata Raphael -

Uscì dalla porta e io rimasi contro al muro un altro po'.

Essere minacciati dal diavolo in persona non mi rendeva molto contento.

D'altronde, come avrei potuto fare del male a Calypso?

- Che fai lì? Aspetti l'infermiera per saltarle addosso? - a proposito di Cal, si era appena svegliata.

- Ti darebbe fastidio? - le chiesi avvicinandomi al letto.

- Solo se non lo fai per il sangue – sorrise.

Si spostò di lato sul letto bianco per farmi spazio.

Mi sdraiai accanto a lei, avvolgendola con un braccio.

Si rannicchiò sulla mia spalla e sospirò.

- Quando capirò come fate voi vampiri a essere così comodi sarò felice -

Scoppiai a ridere, una risata soffocata.

- No, dico sul serio. Perché non vi lasciate infilare nei materassi? Sarebbero molto più morbidi. -

Le diedi un buffetto sul braccio – Preferiresti avermi di fianco a te o dentro un materasso? -

- Così non vale. -

 

 

Il mattino dopo, finalmente, l'infermiera Catarina Loss mi lasciò andare.

Uscii dall'ospedale quasi correndo, felice di poter tornare all'aria aperta.

Insomma, avevo solo quasi usato tutte le mie energie, mica ero morta.

Tornai all'Istituto, tutti che mi sorridevano e mi salutavano.

Isabelle mi regalò dei cioccolatini di “bentornata”.

Non mi ero persa molto dopo la battaglia contro Abbadon.

Valentine, colui che rubava i demoni, se ne era andato a Idris, e l'unica cosa davvero strana era l'arrivo di una signora molto antipatica, Imogen Herondale.

Quando mi vide rimase a bocca aperta.

- Voi date rifugio alla figlia del diavolo? -

La guardai male. Mica ero una senzatetto. Potevo benissimo andare a vivere da sola.

Dall'aspetto non sembrava, assomigliavo a una quindicenne, ma legalmente avevo più di 2000 anni.

- Se vuole posso andare via. -

- Quanto sei dannata? -

La mamma di Isabelle e Alec, Mayrise, si fece avanti e cercò di contenere l'Inquisitrice – Imogen, ti prego... -

Lei la ignorò alla grande e continuò – Potresti partecipare ad un interrogatorio tenendo in mano la Spada Mortale? -

- Ma voi Nephilim non avete fantasia? E la Coppa Mortale, e la Spada Mortale. -

Mi guardò malissimo.

- Comunque sì, posso tenerla in mano -

- Mmhh... - Imogen tornò nei suoi pensieri e iniziò a parlare con Mayrise.

Sospirai, entrai in camera mia e disfai le mie cose che avevo portato all'ospedale.

Mi buttai sul letto e dormii per un sacco di tempo.

Mi svegliai che era ora di cena.

Scesi le scale e raggiunsi la cucina.

Vedevo la famiglia Lightwood, la signora Herondale, ma non vedevo Jace.

- Dov'è Jace? - chiesi.

- Ehm... - iniziò Isabelle.

- È momentaneamente in prigione. E si chiama Jhonatan Cristopher Morgenstern -

- Che nome lungo. Non lo posso chiamare J.C.? -

Riuscii a strappare una risata ad Alec, ma l'Inquisitrice mi rivolse uno sguardo in cagnesco.

- Cos'altro mi sono persa? -

- Simon è un vampiro. -

- Forte -

Ci sedemmo a mangiare cinese.

Il campanello suonò e corsi a vedere chi era, seguita come un'ombra da Imogen.

Era Raphael.

Il mio cuore iniziò a battere veloce, mentre lo salutavo dandogli un bacio sulla fredda guancia.

- E lui chi è? - Mi chiese inorridita Imogen.

Che scatole.

- Piacere, io sono Raphael Santiago, il ragazzo di Calypso. Potrebbe porgermi lei la mano, che io più di così non posso entrare? -

Ridacchiai.

Imogen spostava lo sguardo da me a Raphael e da Raphael a me.

- Quindi non solo quest'Istituto ospita demoni superiori ma anche i loro ragazzi vampiri? -

- Ehi! Io sono superiore, ma non un demone! E comunque, non sono affari suoi se il mio ragazzo è un vampiro, un umano o una lumaca -

Uscii sui gradini dell'ingresso e mi sbattei il portone dietro.

- Che rompi scatole! -

Raphael mi sorrise, alzando gli occhi al cielo e mi appoggiò le mani sui fianchi e mi baciò.

- Che vuoi fare? - mi chiese.

Sorrisi.

Passammo tutta la serata a girare mano nella mano per New York.

Quando tornammo all'Istituto incontrammo Clary, Alec e Isabelle che correvano fuori.

- Che succede? - chiesi.

- Attacco alla città di ossa – mi rispose Alec.

Io e Raphael ci scambiammo uno sguardo d'intesa e corremmo insieme agli altri verso la strada.

Prendemmo un taxi e in poco tempo raggiungemmo la casa dei Fratelli Silenti.

Io ne conoscevo uno, Fratello Zaccaria, l'avevo incontrato a Londra, insieme a Magnus.

E sapevo com'erano... tristi? Strani?

Entrammo nella città e trovammo Fratelli morti ovunque.

Afferrai la mano di Raphael, che iniziò a ringhiare e accesi nell'altra una fiammella.

Ci fece luce e raggiungemmo le celle.

Clary aprì con un boato quella di Jace e lo portammo fuori, lontano da quel macello.

Quando risalimmo in superficie incontrai lo sguardo furioso di Imogen e quello preoccupato di Mayrise.

Ci aiutarono a perlustrare la città in cerca di sopravvissuti.

Sospirai e appoggiai la fronte al petto di Raphael.

Lui mi abbracciò e aspettammo.

Nessun sopravvissuto.

Speravo che Jem si fosse salvato.

Magnus guarì Jace, mi salutò e offrì un fazzolettino ad Isabelle.

Imogen e lo stregone strinsero un patto: lui avrebbe tenuto Jace con sé.

Tornammo all'Istituto.

Salutai il mio ragazzo.

Dovevamo fare qualcosa. Mi dava fastidio vederlo tornare sempre a casa da solo, non poterlo farlo entrare in casa mia.

Lo presi per mano e lo portai in un angolo.

- Senti... - iniziai.

Ma lui mi interruppe – Sono quasi quattro settimane che stiamo insieme. E io capisco tutti i giorni quanto voglia stare con te. Ti rendi conto che in cinquant'anni tu sei la prima? Quindi vorrei chiederti una cosa: vuoi venire a vivere con me? -

Rimasi a bocca aperta.

Certo, glielo stavo per chiedere io ma sentirselo dire in un discorso così faceva un bell'effetto.

Lui mi guardava speranzoso, i riccioli mossi dal vento e gli occhi scuri spalancati.

- Sì – risposi semplicemente.

 

   
 
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