Crossover
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Autore: Ash Visconti    20/06/2017    4 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 - Interrogatorio
 


Seduto su una sedia davanti a loro si trovava l’elfo oscuro catturato, strettamente legato coi polsi dietro alla schiena.
Erano tutti nella cella, Re Endymion, Acubens, Crysos, Jadeite, Kunzite ed un ospite speciale, tutti pronti a sentire cosa sapeva quel prigioniero sui piani dei nemici.
Jadeite prese una siringa piena di quel liquido grigio chiamato Sìro e lo iniettò dopo aver piantato l’ago nella nuca del prigioniero.
Questi si dimenò, imprecando qualcosa nella sua lingua. Cercò di bruciare il cosmo per liberarsi ma a parte una debole luce non produsse nient’altro.
“Sembra davvero efficace questa roba” commentò Crysos, parecchio meravigliato da ciò che quel regno aveva prodotto.
“La più grande invenzione della nostra città!” disse il Re con una piccola punta d’orgoglio. “Va detto che il Sìro non è infallibile: più il cosmo di un individuo è forte meno è efficace, come se cercassi di usare una goccia d'acqua contro grande fiamma”.
“Mi auguro che questa mio viaggio dia risultati, non voglio essere venuto qui per niente” commentò acido l’ospite speciale: Tsukoyomi, generale del Regno Lunare.
A quanto pareva la Regina del Regno Lunare aveva scoperto, tramite uno specchio magico, a quanto aveva voluto dire, che loro avevano catturato un ufficiale medio degli Elfi Oscuri, indi per cui aveva mandato il suo soldato più forte e fidato ad assistere all’interrogatorio.
Dalla faccia che faceva, era palese che il Generale avrebbe evitato di mettere piede in una città di uomini a meno che non glielo avesse ordinato la sua sovrana.
Una pattuglia lo aveva trovato davanti alle porte della città di mattino presto, e il Lunare, fornendo soltanto il suo nome, aveva preteso di parlare col Re.
Quando le guardie avevano iniziato a minacciare quello straniero arrogante, ci era mancato poco che la faccenda finisse in rissa.
Fortunatamente Gabriel passava di lì, ed aveva deciso di scortarlo in segreto al palazzo reale, dove il Re lo aveva riconosciuto, e saputo del suo compito aveva acconsentito a farlo assistere all’interrogatorio.
Peccato che il lunare Tsukoyomi si era rivelato un ospite sgradevole: trattava tutti dall’alto in basso, Re del Regno Dorato compreso.
“Condurrò l’interrogatorio, dopotutto è stato catturato nel mio regno” disse il Re.
“Fa come vuoi!” fece bruscò il lunare come se quello che aveva parlato fosse un servitore qualsiasi.
“Mostra rispetto davanti al nostro Re!” sbottò Kunzite irritato dall’uscita.
“Primo: non è il mio sovrano, secondo: è un terrestre”.
“E che c’entra il fatto che è un terrestre? Sentiamo un po’!”
“Signori vi ricordo che siamo qui per interrogare costui” si intromise Crysos per calmare le acque.
Re Endymion annuì è si avvicinò lentamente al prigioniero, ergendosi in tutta al sua regale statura, e lo fissò con durezza.
“Dunque, elfo, sei pronto a rispondere alle nostre domande?”
Quello lo squadrò con disprezzo, e gli disse qualcosa nella sua lingua natale che nessuno capiva.
“Se tanto mi da tanto, credo che vi abbia insultato, maestà” commentò il Cavaliere del Cancro.
Il Re, corrugando la fronte, continuò l’interrogatorio.
“Vedi di rispondere alla svelta! Perché avete preso la statuetta? Cos’ha di così importante per voi o per i vostri complici?”
L’elfo scosse la testa mormorando qualcos’altro nella sua lingua.
“E’ inutile che fingi di non capire: ti ho sentito insultarmi nella mia lingua, quindi la sai parlare” esclamò Jadeite puntandogli il dito contro.
“Vuoi parlare o devo subito cavarti informazioni con le cattive?” insistette arrabbiato il Re.
Di nuovo silenzio. Tsukoyomi emise uno sbuffo di impazienza e si fece avanti.
“Allora parli o no?”
“Marcite in Hel, dannati mortali, non vi dirò nulla!”
Un pugno di Tsukoyomi in pieno volto lo mandò disteso a terra e gli fece volare via un dente.
Mentre l’elfo imprecava, il lunare gli si avvicinò torreggiando su di lui.
“Primo non paragonarmi ai terrestri, secondo non insultarmi un’altra volta, terzo il pugno è solo un assaggio, indi per cui spicciati a rispondere con sincerità alle mie domande”.
Alzato il piede lo posò sul collo del prigioniero, cominciando a premere.
“Dov’è l’arco?”
Il prigioniero mugugnò.
“Dove?”
“N-non lo… so!”
“Bugiardo!”
“Gh… N-non ho niente da… dirvi!”
Gemette di dolore quando il lunare aumentò la pressione.
Crysos a quel punto intervenne affermando: “Se lo uccidi non ci dirà niente”.
Tsukoyomi non detto segno di averlo sentito, ma tolse il piede dal collo dell’elfo, che ansimò e tossì, cercando di riprendere fiato.
“Preferisco morire… piuttosto che tradire il mio re!” ringhiò il prigioniero.
Tsukoyomi sembrava sul punto di colpirlo con più forza di prima, ma il Cavaliere dei Pesci intervenne di nuovo per fermarlo.
“Basta! Costui non parlerà, non così!”
“Non darmi ordini, terrestre” sibilò quello.
“La sua volontà è incrollabile, questo è parecchio palese!” proseguì il cavaliere. “Non parlerà nemmeno se lo picchiamo fino a domattina, proseguendo con la violenza non otterremo niente!”
“Dunque che suggerisci?” chiese Kunzite. “Dubito fortemente che parlerà col solo dialogo: di sicuro farà il muto in tal caso”.
“Forse c’è un modo per ottenere informazioni, ma dovete lasciarmi mano libera”
Tuskoyomi inarcò un sopracciglio.
“E come vorresti fare?”
Il cavaliere di tutta risposta allungò il braccio destro per mostrare qualcosa che teneva nel palmo della mano.
“Un seme?” fece il Re, perplesso.
“Che razza di follia da terrestri è mai questa?” sbottò il lunare. “Come pensi di farlo parlare con un seme?”
“Questo non è un seme qualunque è il seme dei fiori di rosa. Delle mie rose per la precisione”.
“E quindi?” obiettò Endymion.
“Sire, mio fratello sa fare cose straordinarie con le rose, l’ho visto personalmente e se dice che può usare un loro seme per ottenere informazioni allora è possibile!”
Tale affermazioni lasciò un po’ dubbiosi il lunare ed i terrestri, sicché Kunzite intervenne con un osservazione: “Io ed il Principe abbiamo visto che le tue rose sono armi efficaci, ma come speri di usarle per ottenere informazioni dal prigioniero?”
“Lo vedrete immediatamente, col vostro permesso sire”.
Re Endymion lo fissò un attimo poi annuì.
Crysos si inginocchiò vicino al prigioniero, lo rialzò in piedi e gli accostò il seme alla fronte, tenendolo tra il pollice e l’indice della mano destra.
L’elfo oscuro cercò di scostarsi, quando vide il seme brillare perché l’uomo vi sta infondendo il suo cosmo, ma Crysos gli tenne ferma la testa con l’altra mano e gli premette  il seme sulla fronte.
Esso fu letteralmente assorbito dalla pelle e sparì all’interno della fronte dell’elfo.
A quel punto il Cavaliere si scostò e, mentre tutti si stavano chiedendo cosa gli avesse fatto, ecco che accadde qualcosa di mai visto prima.
L’elfo si irrigidì di colpo, col viso rivolto verso l’alto, la bocca spalancata e gli completamente occhi bianchi.
Sotto gli occhi stupiti di tutti, dal mezzo della fronte, spuntò un bozzolo di luce che assunse poi la forma di una rosa dai petali color magenta.
“Questa è la Mind Rose, una variante delle Rose Rosse. Tramite essa posso leggere i ricordi di un soggetto per trovare le informazioni che cerco” spiegò Crysos, per poi allungare la amano destra ed afferrare il fiore.
A quel punto anche gli altri videro che anche gli occhi del cavaliere divennero opachi, ed Acubens
Capì che il fratello stava sondando i ricordi dell’elfo in cerca delle informazioni che cercavano.
Dopo un po’ Crysos si riscosse e staccò la mano dalla rosa color magenta, che si sbriciolò rapidamente, mentre l’elfo crollava a terra in preda alle convulsioni.
Il Cavaliere prese dei respiri profondi per concentrarsi, mentre il Cancro gli si avvicinò.
“Allora, fratellino?”
“So”.
“Mi venga un colpo, questa roba che hai fatto è straordinaria!”
“L’ultimo lascito del mio maestro, fratello…”
“Ebbene? Cos’hai scoperto? Dov’è l’arco?” intervenne impaziente Tsukoyomi.
Concentrandosi un attimo con gli occhi chiusi, rispose alla domanda del Lunare.
“Ce l’hanno il Re degli Elfi ed i suoi ufficiali più stretti. O almeno li avrebbero, non ho capito altro. Anche… il capo dei Rinnegati è coinvolto in qualche modo questa faccenda, ma non ho potuto approfondire oltre”.
“Come, tutto qui? Nient’altro?”
“E la statuetta e gli altri oggetti?” intervenne il Re.
“Purtroppo vi posso rispondere ripetendo quel che ho già detto: il Re degli Elfi Oscuri ed i suoi collaboratori più stretti ne saprebbero di più”.
“Fagli di nuovo quella tecnica mentale per saperne di più!” lo esortò Tsukoyomi.
“Sarebbe inutile”.
Riaprì gli occhi fissando il prigioniero.
“Costui è soltanto un ufficiale medio: non sa molto, i superiori non si confidano mai coi sottoposti, gli dicono solo lo stretto indispensabile”.
“Ah, dannazione, è stata solo una perdita di tempo tutta questa faccenda, che sono venuto a fare qui, in questo buco?”
“Spero che col termine “buco” tu ti riferisca alle segrete del mio palazzo…” commentò gelido Re Endymion.
“Tuttavia, qualcosa di rilevante l’ho scoperto” esclamò il Cavaliere dei Pesci riportando l’attenzione su di sé.
“Non ho compreso bene i piani di questi Elfi e dei Rinnegati, però entro breve punteranno verso altri bersagli…”
“Parla!” lo esortò Endymion, attento come gli altri a ciò che stava per dire.
“Colpiranno due località della Terra in cerca di qualcos’altro di importante. Uno dei luoghi sono i boschi di quella terra chiamata “Galles”, le memorie del soggetto non erano chiare, ma pare che gli Elfi siano interessati a un qualche segreto magico custodito dai Druidi”,
“I Druidi…” fece Jadeite.
“Sono gli antichi sacerdoti degli Dei del Pantheon Celtico”.
“Non erano tutti scomparsi?” domandò Acubens.
“Qualcuno di loro deve essere sopravvissuto, e si tramandano in segreto il culto e le conoscenze degli Antichi Dei. L’altro obiettivo è una città situata tra i gelidi climi settentrionali dell’Europa, si chiama “Asgard”.
“E perché la vogliono attaccare?” chiese Kunzite.
“Per un altro oggetto che sarebbe custodito lì”.
“La solita storia insomma” commentò con sarcasmo il Cancro.
“Molto bene” dichiarò Endymion, non sappiamo dove sono gli oggetti rubati ma almeno sappiamo dove potremo trovare i nostri nemici”.
“E li colpiremo insieme in quei posti che attaccheranno” decise il Cancro.
“Fate come volete, io devo informare subito la mia Regina” disse Tuskoyomi.
“Sai, Generale, “colpiremo insieme” era riferito anche a voi Lunari: tutti insieme potremo…”
“Noi Lunari agiremo per conto nostro, e voi non stateci tra i piedi!”
“Non ti hanno mia detto che l’unione fa la forza?” gli fece notare il Cancro.
“Non con voi!”
Acubens alzò gli occhi al cielo: quel lunare più lo conosceva  e meno gli piaceva.
Anche Kunzite lo trovava  a dir poco insopportabile. I suoi atteggiamenti da superiore che rivolgeva senza rimorso persino al Re del Regno Dorato gli davano sui nervi.
“Oh, a me sta bene non lavorare insieme te, sai? Chi ha bisogno di un lunare arrogante e degenerato come compagno di battaglia?”
“Come osi darmi dell’arrogante e del degenerato, tu, miserabile omuncolo ipocrita? Semmai voi siete i selvaggi arrogan…”
“Per Atena, adesso basta!”
L’intervento di Acubens mise fine agli sproloqui del lunare ed ad una possibile rissa.
“Stiamo cercando di risolvere una situazione che coinvolge sia noi Cavalieri di Atena, che entrambi i Regni, e sarebbe più facile se collaborassimo per risolverla!”
“Tsk, non contate su di me!”
Crysos ci provò un’ultima volta.
“Dì alla tua Regina che un aiuto reciproco può solo giovare ad entrambi!”
“Sciocchezze! I Lunari non sono mai stati debitori dei Terrestri, e mai lo saranno! Ed ora lasciatemi informare la mia Regina su ciò che ho scoperto, poi vedremo”.
In un svolazzare del mantello bianco, uscì dalla segreta e, concentrandosi ed  espandendo in parte il cosmo, fu avvolto da una luce bianca sempre più intensa che lo inglobò totalmente.
Quando con un lampo la luce si spense del lunare non vi era più traccia. Si era teletrasportato nel suo regno lontano.
“Mavvaffanculo, figlio di puttana”.
“Jadeite, sei di nobili natali, non usare questo linguaggio da strada!” lo rimproverò il re.
“Chiedo perdono, maestà! Ma quello ci ha trattato tutti come se fossimo feccia!”
“Sì, era parecchio irritante” commentò il Cancro.
“Se tutti i Lunari sono così, io il loro regno lo evito come la peste!” rimarcò Kunzite.
“Bah, ci scommetto che sono veramente degenerati come si dice!”
L’ultima battuta la disse il Re, suscitando curiosità nei due Cavalieri sul perché gli abitanti della Luna sarebbero dei degenerati, ma in quel momento un lamento proveniente dal prigioniero li riscosse e li fece tornare al problema più importante.
“Comunque… il Galles e questa Asgard sono i prossimi obiettivi dei nemici” riassunse il Re.
“A quanto pare sì. Come agiamo?” domandò il Cavaliere del Cancro.
“Prima devo riflettere e consultarmi con i miei consiglieri più fidati, poi in base a cosa deciderò, stabiliremo come agire. Non preoccupatevi non ci metterò tutta la giornata, entrò stasera avrete la mia decisione ed il piano d’azione”.
“Molto bene, sire" disse Crysos.
“Ed il prigioniero?” domandò Kunzite.
Il Re fissò l’elfo sul pavimento della cella.
“Non ci è più utile, e non possiamo sprecare Sìro per tenerci un prigioniero così potente. Uccidetelo”.
Una fredda logica che nessuno penso di contestare.
“Ci pensi tu, Kunzite?”
“Sire” intervenne  Crysos. “Col vostro permesso, lo farò io”.
Il Re lo guardò un attimo in silenzio, poi annuì ed uscì dalla cella. Le due guardie del corpo del Principe lo seguirono, e poco dopo uscì anche Acubens.
Rimasero solo il Cavaliere dei Pesci e l’Elfo Oscuro.
Quest’ultimo si stava riprendendo poco a poco dal trattamento mentale, Crysos non sapeva con certezza perché aveva deciso di occuparsene lui stesso dell’esecuzione, quell’affermazione gli era salita in bocca istintivamente. Forse preferiva per istinto che un prigioniero senza alcuna possibilità di difendersi se ne andasse senza soffrire troppo. E lui era quello più indicato per questo.
Prese alcune rose rosse, le avvicinò al viso del prigioniero.
“Che la morte giunga leggera e senza sofferenze per te”.
 
 
“Voglio incontrarti dopo il tramonto in quel giardino del palazzo di cui mi hai parlato. Ti prego, voglio sapere se stai bene”.
Endymion fissò a lungo quel piccolo biglietto su cui erano vergate in una grafia elegante quelle parole.
Era firmato con un simbolo: un piccolo coniglio stilizzato.
Endymion aveva avuto quel massaggio appena prima di essere entrato nella stanza: non appena messo piede lì dentro aveva sentito il rumore di colpetti alla finestra e voltatosi in quella direzione aveva visto una colomba bianca appollaiata sul davanzale della finestra.
Becchettava sul vetro per attirare la sua attenzione, ed alla zampa portava legato un piccolo rotolo.
Non appena recuperato il rotolo, il pennuto era volato via, e lui si era ritrovato turbato.
“Serenity…”
Il solo pensare a lei gli provocava un’emozione non facile da definire, conturbante ma dolce.
Ed ora poteva rivederla! Dopo tanto tempo!
La cosa lo riempiva di euforia, ma era frenata da un dubbio: e se li avessero scoperti? Non era una cosa da prendere alla leggera: nessuno nel Regno Dorato apprezzava molto i lunari, e sapere che l’erede al trono frequentava una lunare avrebbe suscitato uno scandalo oltre ogni dire. Preferiva inoltre non pensare a come avrebbero reagito i suoi genitori.
Ma voleva vederla, voleva parlarle!
Tuttavia ecco subentrare un problema: come portarla al luogo dell’incontro segreto senza generare sospetti?
Riflettendo si accorse che poteva riuscirci solo chiedendo l’aiuto di una persona, una persona fidata, ovvio. Ma su chi poteva fare totale affidamento?
Per istinto pensò subito alle sue quattro guardie del corpo. Poteva fidarsi di loro? Avrebbero mantenuto il segreto? E come l’avrebbero presa, soprattutto?
Passeggiando avanti indietro per la stanza, giunse ad una conclusione: meno persone sapevano della faccenda, meglio era, una sola bastava.
Uscito dalle stanze si mise in cerca della guardia prescelta: sapeva che era andata ad interrogare il prigioniero, quindi si diresse verso le segrete del palazzo.
Neanche a metà strada che incontrò chi cercava.
“Kunzite!”
“Principe! Stavo venendo a cercarla per informarla del prigioniero”.
“Oh, notizie interessanti?”
“Direi di sì, è complicato da spiegare, ma…”
“Me lo dirai dopo” tagliò corto Endymion.
“Qualcosa non va?” chiese la guardia.
Endymion voltò i tacchi.
“Andiamo nelle mie stanze, devo parlarti di una cosa urgente”.
“Uh? Ehm, va bene”.
I due entrarono nelle stanze private del principe, e quest’ultimo chiudendo la porta dopo essere entrato per ultimo dichiarò:
 “Qualunque cosa verrà detta qui, rimarrà tra noi”.
“Accipicchia, quanto segretezza, deve essere qualcosa di molto grosso!”
Benché avesse usato un tono scherzoso, a Kunzite non era sfuggito il tono insolitamente serio del principe, e questo lo aveva messo un poco in allarme: dacché ricordasse, Endymion non aveva mai usato un espressione del genere.
Che stava succedendo?
Endymion rimase un attimo in silenzio, apparentemente indeciso su cosa dire per spiegare la faccenda. Poi prese a parlare in modo ambiguo.
“Kunzite, tu mi conosci sin da quando eravamo bambini che imparavano a camminare, ci siamo sempre protetti le spalle da prima che tu venissi nominato mia guardia personale”.
“Certo, ma…”
“Ascoltami attentamente: ho deciso di confidarmi con te, ma nessun altro deve sapere questa faccenda, chiaro?”
“Ma…”
“E’ chiaro?”
“Va bene, principe, va bene. Manterrò il segreto”.
“E’ davvero importante Kunzite, giuri?”
Santo cielo, ma che aveva Endymion? Non lo aveva mai e poi mai visto così. Kunzite si stava veramente preoccupando, ma decise di aiutare come poteva il suo principe, magari così poteva capire meglio come risolvere il problema che lo angustiava.
“Le mie labbra sono cucite”.
“Grazie”.
Soddisfatto, il principe si mise a fissare un biglietto posto su un mobile delle sue stanze. Sembrò avesse quasi dimenticato la presenza della guardia.
“Ebbene? Vuoi spiegarmi cos’è tutta questa segretezza?”
Endymion si riscosse dai suoi pensieri, tornando a concentrarsi sull’amico, ed accennò con la mano ad una sedia.
 “Siediti amico mio, ho una bella storia da raccontarti…”
 
 
Sola nelle sue stanze private, la Principessa Serenity rifletteva tra sé. Era certa che il messaggio fosse arrivato tra le mani di Endymion, tuttavia ora sorgeva un grosso dilemma: come tornare sulla Terra?
In teoria non era difficile: già in passato aveva eluso la sorveglianza delle guardie per farsi un giro sul pianeta che si vedeva dalla Luna.
Ma da quando sua madre aveva scoperto la marachella della figlia era diventata più attenta affinché non facesse più scampagnate sulla Terra, aumentando al sorveglianza.
Un’idea le era sorta nella testa per eludere la nuova sorveglianza, andare e tornare senza essere notata: aveva bisogno di aiuto.
Ma anche qui la cosa era molto difficile: a chi chiedere aiuto? A parte convincere tale persona ad aiutarla doveva anche, per dolorosa necessità, dirle il motivo per cui voleva andare ed era certa che tale persona non avrebbe reagito bene se avesse saputo il motivo.
A chi chiedere aiuto quindi?
D’un tratto il viso le si illuminò.
“Ma certo, Sailor Venus!” esclamò.
Tuttavia… avrebbe accettato?
Rimase a riflettere, indecisa, ma rigor di logica l’unica palpabile per aiutarla in quella faccenda era propria la sailor protetta da Venere. Scartati a priori ogni tipo di servo, nobile e soldato, e considerando che meno Tsukoyomi e la Regina Serenity sospettavano le intenzioni della figlia, meglio era, rimanevano solo le sailor preposte a guardie personali.
E tra loro sentiva per istinto di fidarsi della guerriera di Venere. Con lei era diverso: se era in ottimi rapporti con le altre, Venus era l’unica a cui avrebbe dato totale fiducia.
“Beh, non ho molte alternative…”
Presa la decisione, uscì dalla stanza e chiamò una serva chiedendole di trovare Sailor Venus e di dirle che voleva parlarle.
Qualche minuto dopo la sailor chiamata entrò in stanza.
“Principessa, mi volevi?” chiese con un sorriso.
“Sì” rispose esitante quella.
Chiusa la porta della stanza, mormorò con lo sguardo abbassato: “Ho… un grosso problema, diciamo. E mi serve il tuo aiuto”.
“Va bene, principessa, qual è il problema?”
“Sailor Venus, tu mi vuoi bene, vero?”
La sailor scoppiò a ridere.
“Cos’è una dichiarazione d’amore? Lusingata, ma con tutti i ragazzi che mi corrono dietro sarei già abbastanza indaffarata…”
“Venus! E’ una cosa seria! Voglio sapere se posso fidarmi di te!” strillò Serenity di rimando.
“D’accordo, d’accordo, calmatevi. Sai benissimo che puoi fidarti di me? Sono la tua guardia del corpo, ed anche per Mercury, Mars e Jupiter vale lo stesso discorso”.
“Sì, ma voglio confidarmi con te per questa faccenda”.
“Solo con me? E le altre?”
“Solo te”.
“Oh, lusingata. Ma di che si tratta di così importante?”
Serenity chinò al testa mordendosi il labbro. Sapeva di stare per rivelare qualcosa di veramente scioccante che avrebbe messo a soqquadro l’intero regno lunare se fosse stato reso pubblico.
A Venus non sfuggì l’aria incerta della sua principessa e rimase perplessa: che c’era sotto?
Infine Serenity, fattasi forza, decise di preparare il campo e prese le mani della sailor.
“Ascoltami, ascoltami bene. Questa è una cosa veramente importante. Ma anche… come dire… insomma è meglio se non sia pubblica. Posso fidarmi di te?”
“Ma…”
“TI prego” aggiunse guardandola con occhioni imploranti.
Sailor Venus rimase un attimo impietrita, poi, non seppe neanche lei perché decise di acconsentire.
“D’a… D’accordo”.
“Grazie!”
Serenity fece un largo sorriso, mentre Venus si morse il labbro. Non aveva un buon presentimento, ma decise di assecondare le Principessa perché era sua amica e, forse, come aveva detto lei un attimo prima, meglio che nessuno sapesse di questa faccenda. Tantomeno al Regina, figuriamoci come avrebbe reagito di fronte all’ennesima bravata o quel cavolo che era della figlia. Certo non era neanche tanto corretto questo sotterfugio, però.
La sailor si sedette su una sedia con un sospiro.
“Allora di che si tratta?” disse, presagendo grossi guai in arrivo.
Serenity fissò la Terra che si vedeva fuori dalla finestra e sorrise.
“Di una bella storia…”
 
   
 
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