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Autore: Generale Capo di Urano    21/06/2017    4 recensioni
[KazuBisha Week 2017] [Day Seven: Names or Nicknames] [May 20th]
Passò i polpastrelli sul kanji rosso fiamma impresso sul dorso, accarezzandolo piano.
«Kazuma?»
Il Tesoro Sacro non avrebbe mai voluto risponderle, restare per interi minuti, ore, sdraiato in silenzio ad ascoltare la voce dolce e materna di Bishamon ripetere quel nome all’infinito.
Il suo nome.
Il nome che lei gli aveva donato.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bishamon, Kazuma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'F o r e v e r '
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KazuBisha Week 2017
Day Seven (May 20th): Names or Nicknames
 

Ricorderò per sempre solo il nome che tu mi hai dato
 

«Kazuma, va tutto bene?»
Non fece in tempo a girarsi, lo Shinki benedetto, quando l’incantevole dea accanto a lui gli avvolse le braccia candide attorno al corpo nudo, sfiorandogli le braccia con le dita sottili. Avvertì i suoi seni premere contro la propria schiena e il suo fiato caldo sul collo e sulle spalle, mentre gli afferrava la mano che egli stava osservando da interminabili minuti.
Passò i polpastrelli sul kanji rosso fiamma impresso sul dorso, accarezzandolo piano. 
«Kazuma?»
Il Tesoro Sacro non avrebbe mai voluto risponderle, restare per interi minuti, ore, sdraiato in silenzio ad ascoltare la voce dolce e materna di Bishamon ripetere quel nome all’infinito.
Il suo nome.
Il nome che lei gli aveva donato.
Per uno Strumento Divino, un nome era molto di più che un’identità, una parola nella quale si riconoscevano; era la loro stessa essenza, ciò che permetteva loro di essere ciò per cui esistevano, il legame concreto che li legava alla propria divinità. Per Kazuma, quel legame equivaleva alla propria stessa vita.
Non era in grado di immaginare un’esistenza lontana da lei. 
Per Kazuma quel nome era forza e calore, era umanità e divinità, era fedeltà e rispetto, era amore e vita – tanto che sarebbe morto, piuttosto che vederselo cambiare come quello di un vile randagio. 
C’era stato un tempo in cui ancora si chiedeva quale potesse essere il suo nome, da vivo – se l’erano chiesti tutti, almeno una volta, soprattutto i primi tempi – ma con il passare del tempo, degli anni, dei secoli, ciò aveva perso completamente significato. Non aveva importanza, non aveva valore: quella lunga vita da Tesoro Sacro era l’unica che ricordava e l’unica che contasse qualcosa.
Una vita spesa accanto a Bishamonten, una vita che fosse utile e preziosa per qualcuno. E il simbolo di quella vita era il nome marchiato eternamente sulla propria pelle e sulle labbra rosee e morbide della dea della guerra.
«Kazuma, mi ascolti? Kazuma?»
«Grazie, Viina...»
Poté avvertire un “hm?” confuso e perplesso, ma non aggiunse altro. Prese tra le proprie le mani delicate e tiepide della donna e le baciò teneramente, a metà tra un amante affettuoso e un suddito servile – “Per te questo e altro, mia signora, mio unico amore.”
Si girò, alla fine, per riuscire ad incontrare quegli occhi viola e brillanti che tanto lo incantavano e quel sorriso amorevole e lieve che in un attimo solo sapeva donargli morte e vita – ogni volta come fosse la prima.
A volte credeva che Bishamon fosse in grado di comprendere i segreti più nascosti del suo animo con un solo sguardo; altre si chiedeva se i propri pensieri nebbiosi e scombinati fossero un mistero troppo grande anche per lei. 
Di solito, però, non se ne curava. Non aveva alcuna importanza, alla fine – capirsi fino in fondo l’un l’altro non serviva poi a molto, quando persino un uomo non è in grado di capire davvero del tutto se stesso.
La baciò e lasciò che ella lo stringesse contro il proprio petto, affondando il volto tra i suoi seni morbidi come un bambino si lascia andare sul petto della madre. 
«Dillo di nuovo, per favore...»
Ma stavolta non era Kazuma a pregare, con voce tanto fievole che si faceva quasi fatica a sentire – la dea aveva preso ad accarezzargli i capelli e voleva ancora sentire la sua voce, sentirsi chiamare con tono dolce e implorante; e lo Shinki innamorato, avvolgendole i fianchi con le braccia, obbedì senza esitazione.
«Viina...»
Da divinità ella divenne compagna e donna, preoccupata di far stare bene un solo amante e uomo, per poche ore libera da un giogo stretto e opprimente formato da doveri e obblighi.
«Viina, Viina, Viina!»
«Kazuma, mio Benedetto, resta con me per sempre. Kazuma, mio Kazuma...»









Angolino del ritardo
Mi sono accorta solo ora che oltre al FOREVER ora ho messo anche "per sempre" nel titolo, okay facciamo finta che sia una cosa voluta. Me genio.
Ehm, comunque, ebbene sì con esattamente un mese di ritardo sono riuscita a finire questa serie di storie - che ci posso fare, so di non essere in grado di seguire una scadenza ma volevo approfittare di questi bellissimi prompt (grazie Tumblr, a volte riesci ad essere persino utile). Spero che il fandom non sia morto(?) e che ci sia ancora qualcuno che ama questi due tesorini quanto me, perché meritano davvero tanto tanto tanto tanto... *three hours later* ...tanto amore.
E nulla, scusate la smielatezza da far cariare i denti ma loro sono troppo bellini e precious.



   
 
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