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È lì, certa che non si possa tornare indietro, in bilico tra rassegnazione e disperazione.
È lì, nella più grande solitudine, nel nero della sua esistenza.
È lì, attorniata dalla tristezza, che le si insinua nel cuore congelandone le viscere.
È lì, con troppi dubbi, troppe malinconiche elucubrazioni, troppe domande a cui non sa minimamente assegnare risposte concrete.

Le braccia minute che percepiscono la leggerezza del soffice tessuto lilla della coperta del letto su cui è adagiata.
I capelli, ali di etere, che le solleticano il volto lambendo il cuscino e una piccola porzione di morbida stoffa.

È evidente che sia precipitata in una voragine di amarezza, che la sua mente sia densa di nubi di tenebra e di pensieri - tentacoli della notte.
È evidente che il suo sguardo perso racchiuda la desolazione di chi ha smesso di credere nella bellezza dei sogni, di chi ha visto scie di magia e di tenere illusioni sgretolarsi in mille frammenti taglienti, di chi non sa più cosa fare per recuperare la forza di sfoggiare sorrisi di candore.
È evidente che non esista conforto capace di donarle consolazione, di allietare il suo animo, di cullarlo dolcemente per trasmettergli un po' di amore e di mitigare il suo malumore.

Sente le lacrime - compagne di solitudine - scivolare rapidamente lungo le guance, senza darle tregua: le sfiorano con delicatezza la pelle pallida, per poi colare giù ed abbandonare il suo mento.

Consapevole che il suo desiderio romantico sia destinato a tramontare per sempre, a sprofondare nei tetri abissi del nulla senza mai più far capolino, non riesce proprio ad evitare di urlare quel silenzio che la sconquassa con impeto, di sfogare quel dolore atroce che non sa davvero come placare - quel dolore che dileggia la carne di cui si nutre avidamente, dilaniandola, distruggendola.

È un dolore acre, pungente: uno sprazzo di male che senza sosta trafigge il cuore fino a farlo sanguinare.
È un dolore acuto, intenso: una nebbia che cancella qualsiasi sfumatura di positività, un veleno che corrode ogni germoglio di speranza - ogni petalo di contentezza del fiore della vita.
È un dolore forte, devastante: una serpe pronta a mordere con violenza, un'ombra che trascina nel buio più totale.

È un dolore provocato dalla certezza che tutto sia giunto al termine, che gli sforzi compiuti si siano rivelati vani, che i suoi auspici siano appassiti, dissolvendosi.
Comincia a singhiozzare: grida strozzate fendono l'aria, risuonando per le spesse pareti della camera da letto, lamenti traboccanti di note di malinconia, scanditi dai sussurri del tempo.

Si domanda se avrà mai fine la sua straziante sofferenza, se la serenità albeggerà di nuovo nel suo cuore o se esso verrà inghiottito dall'oscurità strisciante.
Si domanda se la condizione in cui si trova ora sia condannata a peggiorare ulteriormente, fino a che della sua felicità non rimanga che effimera polvere di cristallo, o se ancora brilli un labile e fuggevole chiarore di ottimismo.

Ma soprattutto si domanda dove abbia sbagliato: aveva davvero creduto fino in fondo che il suo sogno dal dolce sapore del miele potesse concretizzarsi, che fosse riuscita nell'intento di catalizzare su di sé tutta l'attenzione del suo adorato, che i sentimenti di zucchero filato che provava per lui fossero effettivamente corrisposti e anche che piano piano lo stesso Fuyuki avesse cominciato ad avvertire un turbine di emozioni volteggiare nel suo animo all'incatenarsi dei loro sguardi.

Aveva davvero creduto che sarebbe andata bene, che avrebbe vissuto una stupenda fiaba insieme a lui, che avrebbe visto le più accese tonalità della primavera accerchiarla, decorarle l'esistenza e regalarle auguri di buona sorte e che i suoi occhi di fata - limpide e sottili ametiste impreziosite da scaglie color tulipano - avrebbero pianto di gioia.

È così confusa. Non riesce a capire: com'è possibile che una tristezza di tal genere abbia colto proprio lei, sempre dolce e gentile con tutti, sempre pronta a curvare le labbra a mezzaluna con la leggiadria di uno sfarfallio, sempre immersa nelle nuvole?
Com'è possibile che il filo rosso del destino non li abbia uniti per l'eternità, che le loro strade, intrecciatesi per volere degli spiriti guardiani del firmamento, siano costrette a scindersi in modo drastico e decisivo?
Com'è possibile che ogni aspettativa l'abbia abbandonata, crollando come un castello di carte percosso dai sospiri del vento?

Perché è andata a finire così male nonostante si sia premurata continuamente e con ardore di donargli i regali più belli e preziosi, nonostante si sia impegnata a riservargli attenzioni e vive manifestazioni di amore, nonostante lo abbia adorato sopra ogni altra cosa al mondo?
Perché è andata a finire così male malgrado abbia ricevuto perfino il sostegno di Paul, di Tamama e di numerosi addetti alla sua tutela, che hanno contribuito ad aiutarla a realizzare i suoi desideri intervenendo direttamente o escogitando efficaci tattiche e ai quali sarà comunque infinitamente grata?
Perché alla fine Fuyuki invece di scegliere lei ha preferito Alisa, quella ragazza così misteriosa ed affascinante che è stata capace di averla vinta su di lei?
























🌺Magico Regno dei Kinder Pinguì🌺

Ho scritto questa storia provando ad immaginare tutto il dolore che Momoka percepirebbe se i suoi sforzi dovessero rivelarsi vani e se quindi Fuyuki si fidanzasse con un'altra ragazza (come ad esempio Alisa, per la quale sotto sotto secondo me sente qualcosa!)
Il crisantemo infatti esprime amarezza, dolore!

Mi è piaciuto utilizzare questo tipo di linguaggio, a tratti metaforico e simbolico, con frequenti anafore e domande.

InsaneMonkey🌺🌼