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Autore: Martybido    21/06/2017    1 recensioni
"Hai paura?"
"No."
Un sorriso gli incurvò le labbra.
"Temevo l'avresti detto."
Madison è un ragazza di 16 anni, pronta ad iniziare il suo terzo anno ad Hogwarts, insieme ai suoi più cari amici, Matthew e Francine. Tuttavia, un incubo ricorrente ed una serie di strani comportamenti della sua famiglia, le fanno sorgere il dubbio che il prossimo non sarà un anno come gli altri. Il sospetto lascerà spazio alla certezza quando il Calice di Fuoco la designerà campionessa e scoprirà la verità sulla morte di suo nonno.
La ragazza si ritroverà a scontrarsi con un destino scomodo e solo una delicata alleanza, con la persona che meno si aspettava, sembra essere l'unica via per affrontarlo.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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LA LETTERA

Fu il forte odore di pancake a svegliarmi. Mi stavo nascondendo da un uomo misterioso che mi inseguiva; non aveva palesato le sue intenzioni, semplicemente iniziò a seguirmi con fare minaccioso e ciò mi fece intuire le sue idee poco amichevoli. Ero appiattita contro una roccia, sentivo i suoi passi avvicinarsi, quando una scia di un profumo a me noto si fece largo. Nel momento in cui realizzai “Sono i pancake!” aprii gli occhi.
La stanza era avvolta nel buio. Sbattei le palperebbe un paio di volte prima di tornare con la mente nella realtà. Non che fossi dispiaciuta di aver abbandonato la mia fuga, insieme al misterioso inseguitore. Ormai sogni come quello accadevano spesso e tutti finivano allo stesso modo. Non riuscivo a capire chi mi inseguisse, vedevo solo una scura figura, avvolta in un mantello. Non parlava, le uniche volte che apriva la bocca era per ansimare a causa della folle corsa.
Stropicciai gli occhi, mi misi a sedere sul bordo del letto e mi stiracchiai. Contemporaneamente la porta si aprì lentamente rivelando il familiare viso di mia madre.
“Madison, tesoro...” si stupì nel vedermi già alzata. Di solito ci servono diversi suoni di sveglia. Contenta di come si sia rivelata facile la missione ‘svegliamo-Madison’, riprese. “Bene, sei già in piedi! La colazione è pronta e visto che oggi è una giornata importante ti ho preparato la tua preferita.”
“Ciao mamma, grazie arrivo subito.” Salutai, socchiudendo gli occhi verso la luce che filtrava dall’uscio e accesi la bajour .
Mi sorrise un’ultima volta e se ne andò.
Allontanai del tutto l’ultimo rimasuglio di inquietudine pensando a come questa dovesse essere una giornata fantastica. Non solo perché era il mio compleanno, ma perché compivo sedici anni. Nella mia testa era sempre stata una tappa importante, una specie di rito di passaggio, dove iniziavi a contare qualcosa e le persone smettevano di guardarti con un misto di tenera comprensione che di solito rivolgevano ai cuccioli di gattini.
Tuttavia non era l’unico motivo. Esattamente il 24 giugno di due anni fa ricevetti la lettera che cambiò la mia vita e quella della mia famiglia.

Proprio come oggi, anche allora iniziai la mia giornata con la chiamata di mia mamma. Solo che le notti non erano tormentate da questi incubi ricorrenti. In pigiama, mi avviai in cucina, dove mi sedetti a fare colazione. Pancake (le fragole sistemate come un sorriso), uova fritte, bacon e succo di arancia. Tutto procedeva come ogni mattina, finché mio padre non andrò alla porta a ritirare la posta e tornò con l’aria assai preoccupata.
“Mary, è arrivata...” disse mio padre con voce seria.
Mamma, che stava sistemando gli ultimi addobbi, si bloccò. Si girò rapidamente per fissare quello che mio padre le porgeva. Entrambi mi lanciarono occhiate fugaci.
Furono i comportamenti alquanto sospetti dei miei genitori a distrarmi dai miei pensieri, incentrati sui bei regali che avrei voluto ricevere. Cosa c’era di strano in una lettera? Papà ne riceva parecchie: tra la banca, le bollette, abbonamenti e i parenti, non era certo una novità ricevere posta. Mi bloccai con la forchetta a mezz'aria e fissai entrambi con aria interrogativa.
Mio padre teneva gli occhi fissi su mia madre, la quale passava i suoi in rassegna da lui alla busta, come incapace di decidere il da farsi. Tutta la scena durò una decina di secondi, durante i quali feci attenzione a non muove un muscolo per paura di perdere qualcosa delle loro occhiate colme di significato. Capii che stavano comunicando con lo sguardo, senza proferire parola, per evitare di ammettere ciò che li turbava.
Mia madre sembrò decidersi, allungò una mano tremante verso la busta...
“Potevate anche svegliarmi eh?!” L’urlo di Victoria arrivò forte e chiaro dalle nostre spalle, rompendo l’atmosfera e riportandoci tutti alla realtà. Mamma ritirò immediatamente la mano e nello stesso istante mio padre infilò la busta in mezzo alle altre.
Distolsi con delusione lo sguardo e salutai mia sorella con una punta di amarezza nella voce.
“Buongiorno tesoro...” iniziò mamma, ma mia sorella la interruppe “Mamma ho diciassette anni e tesoro lo si dice a chi ne ha cinque!”
“Victoria, non parlare così a tua madre. Quando non ci saremo più rimpiangerai le nostre premure.” La rimproverò papà.
Sbuffando, Vicky si sedette accanto a me prese la sua parte di colazione. “Buon compleanno Maddy.” Mi augurò, dando giusto un’occhiata di sbieco verso la mia direzione.
Non ne fui stupita. Vicky non era propensa a mostrare grandi slanci di affetto. E se in quel momento, mentre la ringraziavo, sorridendole, nutrivo una vaga speranza che la nostra relazione potesse migliorare, qualche ora più tardi dovetti ricredermi.
La giornata proseguì allegra: alla colazione seguirono le solite telefonate di auguri dei parenti, che confermavano l’ora di arrivo per la festa pomeridiana. Alle 17 eravamo tutti riuniti per scartare i regali e mangiare il dolce.
Il panico scatenato dalla lettera di stamane sembrava non esserci mai stato. I miei genitori si comportavano normalmente: papà salutava, chiacchierava e rideva rumorosamente mentre nonno Richard raccontava un aneddoto divertente, nonna Anne e nonna Patty si davano da fare ad aiutare mamma con gli spuntini e il dolce.
Per un attimo mi illusi che i comportamenti ambigui dei miei genitori fossero solo frutto della mia immaginazione. Finché a mia madre non saltarono i nervi.
“Mary, la tua torta è una meraviglia!” Si complimentò nonna Anne, dopo averne assaggiato un pezzo. “Dico davvero, ha un gusto magico.”
La bottiglia di coca cola che reggeva si rovesciò tutta sul tappeto del salotto. Fissò la nonna con occhi vitrei. Ci furono gridolini, un accavallarsi di voci e diverse persone si prodigarono per sistemare.
Fu la conferma di non essermi inventata niente. Fissai la scena, cercando di non perdere nessun momento chiave.
“Cosa vi agitate? È solo della coca cola.” Riprendeva con fare saccente Vicky.
Mamma si scusò, mortificata. Mentre spostava le sedie, papà le lanciò uno sguardo di rimprovero. Me lo aspettavo.
Ciò che non avevo previsto fu l’occhiata penetrante che nonna Patty rivolse a sua figlia per poi dirigerla verso di me. Piena di rancore e delusione. Nonostante nonna Patty fosse famosa per la sua disciplina a freddezza (Victoria aveva preso sicuramente da lei), sopratutto da dopo la morte del nonno Edgar, il suo caratteraccio si riversava su tutta la famiglia, ad esclusione di mia madre. Cosa può averla spinta ad agire in questo modo? Che sapesse della busta?
Le risposte che volevo, o almeno una buona parte, arrivarono con la dipartita dei nonni, poco dopo cena.
“Mamma, hai un momento?” Riuscii a trovarla sola, in cucina, mentre stava caricando la lavastoviglie. Non fu un’impresa facile. Per tutta la durata della festa, entrambi i miei genitori fecero in modo di non trovarsi mai soli. Ne approfittai ora: mia sorella era a guardare la TV in camera sua e papà stava buttando la spazzatura.
“Maddy, sto sistemando le stoviglie e vorrei andare a letto presto sta sera. È stata una giornata impegnativa.” Mamma cercò di liquidarmi così. Ma non volevo arrendermi.
“Capisco. Volevo solo ringraziarti per la bella festa” continuai “e per la raccolta completa della saga che sto leggendo”.
Si voltò e con una nota di sollievo nella voce disse “Sapevo che la desideravi tanto.”, poi si avvicinò mi abbracciò.
Non mi lasciai fuggire l’occasione. “Mamma, puoi dirmi cosa c’è che non va con quella busta che papà ha ricevuto sta mattina?”. La sentii irrigidirsi dentro il mio abbraccio. “Non negare. Ho visto le occhiate che vi siete scambiati e nonna Patty per poco non mi fulminava.”
Ci sciogliemmo dall’abbraccio. La guardai negli occhi e ripresi “Ho capito che mi riguarda, ma non ho idea del perché. E visto che è ancora il mio compleanno vorrei sapere di cosa si tratta.”
Le labbra le tremarono. Avvicinò il mio viso al suo e mi bacio sulla fronte. Riportando il mio volto alla sua altezza, disse “Madison, hai tutto il diritto di sapere.”
Una lacrima le solcò il volto.
Ci accomodano in salotto, attendendo il ritorno di papà.
Appena entrò, la mamma lo chiamò a sè “Joseph, caro, vieni qui.”
Papà arrivò e appena vide me e mia madre insieme, uno sguardo sospettoso lo attraversò. Un’occhiata veloce agli occhi lucidi della mamma e ai miei accesi di curiosità, gli bastò. Disse solo “Mary, sei sicura? Una volta detto non si torna indietro.”
“Sì, deve saperlo. Prima o poi lo saprà comunque.” Ammise lei.
Mio padre andò nel suo studio e tornò con la famosa busta.
“Aprila.” Me la porse.
Mi tremavano le mani. Dopo un’intera giornata era finalmente mia.
Era pergamena. Pensai a come fosse strano (chi usa la pergamena oggigiorno?) Un sigillo di ceralacca rossa con inciso uno stemma di una grande H ornava la parte frontale; nel retro, una calligrafia obliqua in inchiostro verde (e chi usa ancora il pennino?), aveva scritto il mio indirizzo:

Miss Madison Elisabeth Evans
Seconda camera, primo piano
246 Notting Hill
Londra
Gran Bretagna

Stupefatta guardai mia mamma.
“Seconda camera? Come fanno a sapere dove dormo?” Dovetti ammettere che era un fatto curioso, oltre che inquietante. Immaginai un postino accampato nell’albero di fronte la mia camera che prendeva nota della sua posizione.
“Apri la busta, ti spiegherò dopo.” Rispose trattenendo il fiato. Papà le prese la mano.
Eseguii. Voltai la busta e ruppi la ceralacca. Ne estrassi tre fogli di pergamena.
Nel primo ritrovai la calligrafia obliqua che aveva scritto il mio indirizzo. In centro campeggiava uno stemma: la grande H circondata da uno scudo, suddiviso in quattro parti. In ognuna c’era disegnato un animale: un leone su sfondo rosso, un serpente su sfondo verde, un tasso su sfondo giallo e un corvo su sfondo blu. Nel fondo, un cartiglio recitava il motto: draco dormiens nunquam titillandus.
Se la pergamena, la scrittura con il pennino e l’esatta posizione della mia cameretta, mi lasciarono basita, niente era in confronto con quanto stavo per leggere.

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)

Cara signorina M. Maple,
Siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1º settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi
Minerva McGranitt
Vicedirettrice

Mentre proseguivo nella lettura la mia bocca si spalancava sempre più, lasciandomi un’espressione inebetita.
“Scuola di magia...?” Dissi più tra me e me che rivolta a qualcuno dei presenti.
Sentii mio padre muoversi nervosamente sul divano. Ero consapevole di avere gli occhi di entrambi puntati addosso.
“...stregoneria di...?”, controllai la prima riga, non ricordavo ancora quel nome difficile, “Hogwarts.”.
Finalmente alzai lo sguardo sui miei genitori. Proprio come avevo sospettato, papà aveva un’espressione nervosa, mamma era tesa come una corda di violino, intenta a calibrare ogni mia emozione e a valutare ogni mia mossa. Le mani ancora intrecciate.
“Mi hanno invitato ad andarci...” li informai. Ero stordita. Incredula. Non poteva essere. La magia non esiste. Poi realizzai una palese realtà: loro lo sapevano. Ecco perché mi nascondevano la lettera. Appena formulai la teoria, fu come ricevere un dizionario sulla testa.
Come se cercassi una qualche via di uscita da quella situazione, controllai febbrilmente i fogli restanti.
Il secondo recitava una serie di oggetti necessari per iniziare l’anno scolastico.

Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d’argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Bathilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamander
Le Forze Oscure: guida all’autoprotezione, di Dante Tremante

Altri accessori
1 bacchetta
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d’ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.
SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON È CONSENTITO L’USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.

Il terzo era il biglietto di un treno.
Madison Elisabeth Evans, Espresso di Hogwarts, binario 93/4, King’s Cross, Londra.

“Perché?...” riuscii soltanto a bisbigliare senza voce.
Fu il mio sguardo pieno di orrore a spingere mia madre ad essere diretta.
“Madison, tu sei una strega.”
Mi correggo, due dizionari.


******


Nota dell'autrice.
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction e vorrei precisare un paio di cosette affinchè possiate capire meglio lo spirito che avrà questa storia.
Innanzi tutto è importante premettere che è stata concepita per essere una storia ad uso personale, solo da qualche giorno ho deciso di renderla pubblica e, se le cose vanno come le ho immaginate, dovrebbe suddividersi in due parti piuttosto corpose. Non nascondo che il mio modo di scrivere è molto tranquillo e rilassato, perciò tutti i lettori abituati ad avere capitoli pieni di colpi di scena dovranno avere pazienza... oppure si dirotteranno verso altri racconti :)! Until the end seguirà la storia dei libri della saga, ma con dei necessari cambiamenti. Per esempio, vedremmo dei Dissennatori fare la guardia durante lo svolgimento del Torneo Tremaghi e i GUFO si terranno alla fine del terzo anno. Alcune diversità sono dettate dalla mia volontà, altre sono propedeutiche alla pubblicazione. Ciò vuol dire che ci saranno avvenimenti che si svolgeranno e finiranno come nei libri; alcuni si evolveranno diversamente per giungere alla medesima fine; altri saranno totalmente rivoluzionati.
Non mancheranno avvenimenti che strizzano l'occhio alla storia originale, dando quel senso di familiarità  (che era lo spirito principale della mia storia), come il Ballo del Ceppo e il suo svolgersi e le varie prove del Torneo.
Disclaimer: cercherò di ridurre al minimo tutte le citazioni e i riferimenti all'opera originale, dove ciò non fosse possibile, come nel caso della canzone di inizio anno del Cappello Parlante, di alcuni dialoghi, descrizioni, certe lezioni (Occlumanzia in particolare), lo segnalo già ora (se ce ne fosse bisogno, pure sotto ai singoli capitoli) che non sono di mia proprietà e non sono pubblicate per scopo di lucro.
Passando ai protagonisti, ho deciso di crearli prendendo spunto da persone che conosco (amici, familiari, me stessa) e da quelli creati dalla Rowling. Il motivo è semplice: per me Harry Potter è solo quello dei libri e fa solo le cose in essi descritte. Se gli avessi fatto compiere azioni diverse da quelle canoniche, mi sentivo come si stessi tradendo il testo. Sì, non ha senso, ma non ci dormivo la notte e solo questo mix mi ha fatto trovare il giusto compromesso! Ciò giustifica la scelta di dare nomi diversi, anche se Madison ricalca le imprese di Harry , Matthew Hermione e Francine Ron. Non solo: alcuni nomi sono stati cambiati (quelli che mi seguiranno lo vedranno) per necessità, in quanto potevano creare dei problemi più avanti con la trama; per rendere omaggio alle persone che me l'hanno chiesto, data la tanta affinità con il personaggio cartaceo; o, semplicemente, il nome nuovo denota una persona totalmente inventata che non ha un corrispettivo dentro al volume.  In ogni caso, cercherò di spiegare le mie scelte sotto al capitolo che introduce il personaggio.
Nonostante la maggior parte dei personaggi secondari mantengano il loro nome e il carattere, per uno in particolare avremo un OOC: da buono diventerà cattivo.

Attualmente sono arrivata a scrivere 260 pagine di Until the End e sono ancora alla prima parte, che terminerà con la fine dell'anno scolastico di Madison. La trama è ancora work in progress perciò se avete dei suggerimenti non esitate a scriverli.
Questa doveva essere una piccola introduzione e invece mi sono dilungata troppo. Se avete domande commentate, io cercherò di spiegare di volta in volta sotto ai capitoli i vari risvolti.
Buona lettura!
   
 
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