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Autore: Red_Coat    22/06/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Tre ore e quindici minuti dopo l'orario di chiusura delle piccole botteghe e dell'unico hotel del paese ormai semivuoto, quasi tutta Nibelheim dormiva tranquillamente, fatta eccezione per le guardie che sorvegliavano la piazza del paese e una famiglia di bottegai, padre e figlio, intenti a fare l'inventario del loro negozio di unguenti e pozioni.
Si trovavano nel retrobottega, ed erano assorti in un silenzio quasi teso mentre concentrati e stanchi controllavano le scorte sugli scaffali e negli scatoloni e mano a mano scrivevano tutto su di una cartelletta rigida a cui erano allegate schede per l'inventario prestampati.

<< 234 pozioni, 261 extra e 184 elisir ancora in magazzino. >> disse il figlio ad un tratto, svogliatamente << Praticamente abbiamo ancora tutte le scorte che avevamo ordinato tre mesi fa. >> quasi come se ci fosse ormai abituato.

Eppure non era molto che la Shinra aveva dato loro quel posto, che all'inizio era sembrata una buona opportunità soprattutto per il padre, che sperava così di riuscire a sistemare per la vita suo figlio che a trentadue anni ancora non aveva trovato un posto fisso.
Ma ora proprio quell'uomo brontolò, scocciato.

<< Maledizione! Io odio questo posto, odio questa bottega sfasciata e odio quei maledetti imbroglioni della Shinra che ce l'hanno spacciata per un'offerta promettente! Avremmo fatto meglio a restare nel nostro negozio di armi nei bassifondi, a quest'ora almeno avremmo qualcosa da fare! >>

Il giovane uomo, larghe spalle e capelli castani che scivolavano mossi fino a sfiorargli le spalle, ghignò, scrivendo l'ultima cifra sul tabellone.

<< Stava fallendo anche quello, papà. >> gli fece notare << Saremmo stati ad annoiarci a Midgar. >> mascherando a malapena il leggero sorriso divertito e ovvio che gli era apparso sulle labbra.

L'uomo, sulla sessantina, basso, dalla camminata gobba e sbilenca e in testa un accenno di calvizie, scosse innervosito il capo e scacciò l'aria con una mano.

<< Al diavolo! >> sbottò.

Proprio allora, una delle tre torce che usavano per l'illuminazione dell'ambiente, nell'attesa che la Compagnia attaccasse loro la corrente, si spense e solo allora notarono che pure le altre due stavano man mano affievolendosi.

<< È finita la polvere da sparo. >> commentò a quel punto il giovane uomo con la solita aria scettica, incrociando le braccia sul petto e spostando lo sguardo sul tizzone ormai spento.
<< Ecco, e ti pareva! >> fu la risposta sarcastica e spazientita dell'uomo << Maledetta Shinra, neanche la corrente ci ha dato. >>

Il ragazzo seguitò a ghignare, scosse il capo e si avviò all'uscita salendo velocemente i quattro gradini di legno che conducevano alla porta d'ingresso nel locale principale.

<< Vado a prenderne dell'altra. >> lo informò sbrigativo chiudendosela poi alle spalle, e continuando a ridersela sotto i baffi.

Ma non appena ebbe percorso qualche chilometro, girando l'angolo si ritrovò in un piccolo atrio buio e vide di fronte a sè una strana figura volta di spalle proprio vicino all'uscio di casa sua.
Anzi, appoggiata allo stipite, come se fosse allo stremo delle forze.
Era un'ombra, minuto e anche abbastanza gracile, avvolta da un mantello nero il cui cappuccio gli copriva il volto, e si lamentava, respirando a fatica.
Il sorriso scomparve dai suoi occhi lasciando il posto ad una espressione preoccupata.

<< Hey. >> chiamò, avvicinandosi prudentemente.

Ma l'ombra non rispose, continuando ad annaspare.

<< Hey, abito qui. >> disse quindi, appoggiandogli una mano sulla schiena che sentì curva e quasi pelle ossa.

Rabbrividì, ma si sforzò di non perdere coraggio.

<< Hai ... >> chiese << Hai bisogno di qualcosa? Ti senti bene? Vuoi che ti aiuti? >>

All'improvviso, la creatura parve bloccarsi.
Si fece silenzio, un silenzio sempre più strano e teso mano a mano che i secondi passavano e quelle domande non ricevevano risposta. Proprio quando il ragazzo aveva ormai decido di retrocedere per la salvezza della propria pelle da quella figura inquietante e misteriosa, questa si mosse all'improvviso artigliandogli il polso e stringendoglielo cosi forte da provocargli un dolore lancinante, mentre col viso appena un po' sollevato lo scrutava attentamente da sotto il cappuccio continuando ad annaspare alla ricerca di aria e sibilando qualcosa, mentre il giovane sconcertato e spaventato reprimeva un urlo.

***

<< Un ... bambino? >>

La domanda stranita e interessata del professor Hojo risuonò stranamente chiara, tra le mura protette del laboratorio scientifico ospitato dal quartier generale della Shinra.

<< Sei sicuro di quello che dici? >>

Reno trattenne il fiato, teso e nervoso.
Era stata una sua iniziativa, quella. Solo sua, aveva escluso perfino di chiedere il permesso a Tseng o di consultarsi con lui ma ... adesso sentiva l'adrenalina riempirgli il corpo fino alla punta più sottile dei suoi capelli.
"Se quel bastardo di un SOLDIER lo scopre sono morto." continuava a dirsi "Morto e basta."
Ma s'ignorò, e tornando a respirare annuì e replicò, prontamente.

<< Si professore, ne sono sicuro. Lo abbiamo pedinato per mesi, praticamente da quando è tornato a Midgar. Circa un anno fa la ragazza con la quale aveva avuto una storia durante il suo congedo lo ha raggiunto assieme ad un bambino e dopo poco si sono sposati. Non sono riuscito a fargli un test del DNA ma sono sicuro, quel bambino è suo figlio. >>

Hojo rimase per qualche attimo in silenzio, con pollice e indice a reggersi il mento e una strana luce negli occhi.

<< Ah! >> esclamò quindi << Ahahahah! Interessante! Davvero molto interessante! >> annuendo più volte e piegando le labbra in un ghigno vittorioso.

E Reno, dopo aver sentito quelle parole, rabbrividì.

<< Allora ... >> seguitò quindi il professore col solito tono insinuante e umiliante << Se ti è stato così semplice scoprire una cosa simile, lo sarà altrettanto portarmene le prove. >>

Un colpo al cuore. Il turk tornò a trattenere il fiato, ma dandosi un contegno riuscì a non darlo a vedere mantenendo almeno una parvenza di sangue freddo.

<< Portami un campione così che io possa analizzarlo. >> gli ordinò, tornando repentinamente serio a guardarlo negli occhi.

Reno strinse i pugni, annuì. Vittoria.
Gli voltò le spalle e si diresse verso l'uscita del laboratorio, ma proprio quando si trovava a pochi metri dalla porta una voce lo immobilizzò sul posto, inducendolo a fermarsi.
Era quella di uno dei tirocinanti del Professore, un giovane uomo, che correndo verso l'uomo dal lato opposto a quello dove si trovava lui urlò, allarmato e felice al contempo.

<< Professore! Professore! Le copie dell'esperimento S stanno iniziando a svegliarsi. Alcune lo sono già, abbiamo avuto almeno due segnalazioni da Nibelheim e una dai bassifondi. Tutte manifestano eccellente forza e discrete cepacità motorie e comunicative. >>

Un altro lunghissimo istante di silenzio.
Poi l'ennesima spettrale risata.

<< Bene. Molto, molto bene. >> concluse soddisfatto lo scienziato << Sta iniziando di già, quindi ... ha fatto presto a ritrovare la strada di casa. >>

***

Un incubo. Orrendo.
Una mano pallida e due occhi leggermente brillanti di mako che spuntavano dal nulla e afferrando il suo polso lo trascinavano con sé nel vuoto, senza possibilità di ritorno.
Victor Osaka riaprì di colpo gli occhi e scattò a sedere, sudato e terrorizzato, con una orribile sensazione strana addosso.
Fortunatamente gli bastò dare una rapida occhiata intorno per capire che nulla di ciò che aveva appena vissuto era stato reale, seppur inquietante.
L'orologio digitale appoggiato sul comodino segnava le sei del mattino, Hikari dormiva tranquillamente sull'altro lato del letto e dal fondo del corridoio proveniva luce, segno che quella del soggiorno era accesa.
Sospirò pesantemente, passandosi entrambe le mani dapprima sugli occhi e poi nei capelli e poi alzandosi e afferrando dal primo cassetto del comodino la sigaretta elettronica.
Niente alcool, niente nicotina, niente uscite fuori orario ... aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo, di far andare via più in fretta possibile l'adrenalina ch'era entrata in circolo dopo quella visione spaventosa.
Si avviò così verso la luce, ma quando giunse all'entrata del soggiorno vide Keiichi seduto sulle ginocchia e chino sul tavolino, intento a svolgere quelli che dovevano essere i suoi compiti di matematica.
Quell'oggi appena iniziato era Sabato, perciò avrebbe avuto tutto il tempo per farli visto anche che non sembravano essere molto facili, vista la sua espressione corrucciata e anche abbastanza imbronciata.
Sembrava anche piuttosto disperato in realtà, perché oltre a non essersi accorto di lui continuava a scrivere, sbruffare e cancellare sempre la stessa riga.
Victor sorrise, e avvicinatosi si abbassò alla sua altezza piegando un ginocchio e lanciando un rapido sguardo prima ai compiti e poi di nuovo a lui, che ancora lo ignorava.

<< Già sveglio? >>

La domanda che avrebbe dovuto porre lui arrivò invece nei suoi confronti dalla voce del bambino, che senza staccare gli occhi dal quaderno attese una risposta, continuando a scervellarsi sul solito esercizio.
Ancora una volta, Osaka annuì con un sorriso.

<< Mh. >> replicò << Non riesco più ad addormentarmi. >>
<< Anche io. >> rivelò a quel punto il più giovane, fermandosi ma continuando a tenere lo sguardo rivolto sul foglio per qualche istante.

Quindi sospirò pesantemente, e abbandonando tutto si mise seduto a gambe incrociate di fronte a suo padre e buttò all'indietro la testa, esclamando esasperato.

<< Mi sono svegliato di colpo e non sono più riuscito a riaddormentarmi! >>

Victor si fece attento.

<< Hai fatto un incubo? >> domandò.

Keiichi scosse il capo, più volte e con decisione.

<< No. >> disse << O forse non ricordo, non so. Solo che ho riaperto gli occhi che mi mancava l'aria, mi sono spaventato e non sono più riuscito a farli stare chiusi. >>
<< Aaah! >> fece a quel punto Osaka, tornando a illuminare il suo viso di un sorriso rassicurante e sventolando in aria una mano come a minimizzare il tutto << Allora è stata colpa del caldo. Ci sono i condizionatori accesi perché in questo periodo fa freddo qui a Midgar e non volevo che vi ammalaste, ma forse tu non sei abituato e questo ti ha giocato un brutto scherzetto. >> sghignazzò, osservandolo poi per studiare la sua reazione, nella speranza che fosse quella desiderata.

Il piccolo stette un attimo a pensarci, corrucciando la fronte e sporgendo un poco il labbro inferiore rispetto a quello superiore. Quindi sorrise e annuì convinto, strappando un sospiro sollevato anche al padre.

<< È vero! I condizionatori! >> esclamò, battendo le mani una volta sola << La mia stanza al lago era grande, e aveva una finestra che la mamma lasciava quasi sempre socchiusa, forse in questa non c'era abbastanza aria buona. >>

Victor sorrise. Si, decisamente l'inquinamento poteva essere un'altra delle papabili cause d'asma ...
Quindi si alzò, raggiunse il pannello di controllo dei condizionatori posto proprio vicino alla porta d'ingresso e abbassò la levetta che riguardava quello della stanza di Keiichi, spegnendolo.

<< Ecco fatto. >> disse << Ora non dovresti avere problemi. Vedremo di arieggiare un poco la stanza nelle ore meno inquinate così riuscirai a dormire di più la prossima volta. Ok? >> concluse, unendo pollice e indice della mano sinistra a formare un cerchio e mostrandoglieli, con aria complice.

Il bimbo sorrise, quasi si commosse, quindi annuendo si alzò e raggiunto suo padre lo abbracciò forte, lasciando che questi lo sollevasse da terra e lo stringesse di rimando avvolgendolo con le sue forti braccia.
Con l'orecchio sinistro appoggiato sul suo petto potè sentire il suo cuore battere deciso, e allora alzando lo sguardo verso di lui lo baciò sulla guancia e concluse, affettuoso.

<< Ti voglio bene papà. >>

Victor sorrise, lo strinse ancor più forte e subito dopo lo fece volteggiare in aria, strappandogli una frenetica e divertita risata che non mise completamente a tacere le paure, ma le ammansì, convincendoli che forse sì, era stato solo un brutto sogno dimenticato, una mancanza d'aria buono o un momento di solitudine, ad ogni modo nulla che potesse far loro del male fino a che sarebbero stati vicini e insieme, l'uno a protezione dell'altro come la famiglia che si erano ripromessi di essere.

<< Anch'io, Keiichi. >>

Quindi perdendosi nella quotidianità ritrovata fecero insieme colazione e la prepararono anche per la donna di casa che si svegliò un paio di ore più tardi e li trovò intenti in una divertente lezione di pianoforte in cui Keiichi era l'insegnante e Victor l'allievo.
Lasciando così che l'inquietudine scivolasse nella normalità e che il nuovo giorno fosse pieno solo di amore e splendidi ricordi.

***

Gli incubi non si ripresentarono la notte successiva e neanche quelle seguenti, né per Victor nè per Keiichi, e la successiva settimana trascorse pressappoco normalmente tra impegni lavorativi e di vario tipo per l'ex SOLDIER, che quasi dimenticò completamente tutta quella strana faccenda dell'ombra nera nel buio del suo inconscio.
Fino a che una sera, di rientro dalla bottega d'arte, qualcosa non attrasse la sua attenzione sulla strada che dai bassifondi portava in superficie.
Era uno strano uomo che giaceva quasi inerte in un container, proprio sulla strada. Lo scorse da lontano lamentarsi mormorando, e vide un paio di persone avvicinarsi per poi scansarsi subito e dileguarsi in fretta, preoccupati e spaventati.
Era strano, davvero, davvero molto strano. Per quanto i Midgariani potessero essere egoisti di certo non erano così insensibili, tanto più valeva per gli abitanti dei bassifondi ch'erano accomunati dalla preoccupante povertà e dal degrado in cui vivevano, e perciò tra di loro erano ancor più solidali che con "gli estranei" provenienti dal di sopra del piatto.
Fu forse questo, o almeno fu la motivazione più plausibile a cui si appellò per giustificare quella curiosità, a spingerlo ad avvicinarsi e dare un'occhiata con i suoi occhi.
Ciò che vide lo sconvolse.
C'era una foto su una delle due piccole casse che facevano da comodino, ritraeva una donna che abbracciava suo figlio, e lui quel bambino lo conosceva molto bene.
La prese in mano, spalancando gli occhi per la sorpresa.

<< Kenta ... >> mormorò, senza neanche accorgersene.

Quindi sempre più incredulo rivolse la sua attenzione all'uomo che giaceva inerme disteso a pochi centimetri da lui su una semplice coperta logora, e non poté non riconoscerlo, anche dopo tutto quel tempo.

<< Sei ... >> mormorò, senza avere il coraggio di finire la frase.

Si avvicinò per guardare meglio, cautamente. Si, era proprio lui.
Respirava a fatica, si lamentava con mormorii dolorosi ed era sporco, magro e pallido, bianco e freddo come un cadavere.
Gli sentì il polso, e nel farlo s'accorse che aveva il numero cinque tatuato sul polso.
Lo guardò stranito, ma non ebbe il tempo di farsi domande perché lo sentì rabbrividire, smettere di lamentarsi, e quando alzò lo sguardo preoccupato su di lui questi si rialzò di colpo mettendosi a sedere ed afferrandogli il braccio come se avesse paura di vederlo scappare.
Victor si rialzò, prendendo le distanze inizialmente strattonandolo nel tentativo di svincolarsi, vanificato dall'incredibile forza che quello dimostrò.
Ora che col cuore in gola poté guardarlo negli occhi l'ex SOLDIER s'accorse che questi avevano un leggero, languido bagliore fluorescente ed erano vuoti, completamente privi di ogni espressione, gonfi, scavati e cerchiati di nero.
Li guardò attentamente e un sussulto gli attraversò il petto quando vide ancora quella scossa elettrica in essi, che l'indussero per un attimo a mutare in una forma assai molto più famigliare per lui.
"C-cosa?" si chiese sconcertato.
"Che accidenti sta succedendo. Kenta tu ... "
No. Non era possibile. Non poteva esserlo.
Di nuovo con uno strattone più forte cercò di staccarsi da quella morsa e finalmente ci riuscì, ma nel voltarsi sentì invece quelle mani aggrapparsi alla sua caviglia e la voce lamentosa tornare a farsi sentire, flebile e diversa, sussurrando un inconfondibile sibilo.

<< S-Se ... phiroth. >>

Il respiro e il cuore di Victor si fermarono all'istante.
Lentamente e rabbrividendo si voltò, guardò negli occhi quello che ora capi non essere più il suo vecchio amico d'infanzia ma solo un mero involucro vuoto, e un pensiero balenò nella sua mente all'improvviso, come la luce, la macabra risposta a quell'orrido mistero.
Jiro.
Quello era ... era come Jiro, adesso.
Una copia ... di Sephiroth.
Ma come era stato possibile? Chi aveva potuto osare tanto, se non forse ... uno a caso di fra quei miseri esseri spregevoli altrimenti detti scienziati da cui Sephiroth stesso lo aveva sempre messo in guardia, durante il loro periodo insieme in SOLDIER.
Con un calcio ben assestato si liberò finalmente dalla presa e corse via, il respiro corto in petto, fino a che non si trovò al sicuro dentro il portone del palazzo di casa sua.
Quindi si diede tempo per calmarsi e riflettere, e nel frattempo mille ricordi e domande presero a ronzargli in testa.
Assordanti, sempre più insistenti.
E continuarono a farlo anche nei giorni immediatamente successivi, fin quando decise di smettere d'ignorarle e dare ad ognuna una risposta valida.

***

Una conversazione ascoltata per caso in un bar, questa fu la chiave di svolta che condusse Victor verso la completa verità.
Aveva passato giorni a catalogare accuratamente tutto ciò che sapeva e ricordava sulle copie di Genesis, scoprendo di saperne molto più del previsto e del necessario in realtà, nella speranza che quelle informazioni potessero tornargli utili, ma ben presto si rese conto che la sola teoria non sarebbe bastata.
Doveva trovare un modo per confrontare i dati delle copie di Genesis con quelli delle presunte copie di Sephiroth, e l'unico modo che riuscì a trovare fu tornare indietro dal suo vecchio amico e prelevare da lui un campione di DNA, attraverso una ciocca di capelli o altro, per farlo analizzare da qualcuno fidato, magari proprio dal dottor Fujita che di queste cose se ne intendeva.
Lo fece, poi decise di concedersi un drink per riprendersi ancora una volta dallo shock e pensare.
"Come accidenti è stato possibile?" continuò a domandarsi, mentre seduto ad un tavolino in disparte sorseggiava il suo superalcolico e cercava di non dare troppo di matto. "Possibile che questi ... esseri. Possibile che siano in egual misura come le copie di Genesis, che siano pericolose quanto quelle?"
Ma soprattutto: "Cos'è questa ... Reunion di cui parlano? Che centra Sephiroth con ... "
Finì in un sorso ciò che restava il drink, né ordinò un altro.
Non gli piaceva, non gli andava affatto a genio tutto questo e poi ... sentiva che doveva andare avanti, che c'era qualcos'altro sotto di più grosso da scoprire, non poteva fare finta di niente.
Doveva sapere.
E fu allora che lo udì, un giovane uomo seduto alla sua sinistra, a poco meno di mezzo metro da lui.

<< Così hai lasciato Nibelheim. >> ridacchiò uno dei due uomini che gli facevano compagnia << Te l'avevo detto che non saresti resistito più di un paio di mesi in quel posto sperduto. >>

L'altro sorrise. Con la coda dell'occhio Victor notò ch'era alto, ben piazzato e aveva un braccio completamente fasciato.

<< In realtà è stato il mio vecchio ad insistere. >> rispose << Io sarei rimasto, ma a lui già non piaceva l'idea di starsene tra i monti lontano dalla civiltà, figurati con quei cosi in giro per il villaggio. È stata una fortuna che non mi abbia rotto il braccio. Meno male che la Shinra ci ha risarciti. >>
<< A proposito. >> chiese quindi allora il secondo dei suoi due compagni, abbassando appena la voce << Ma che cos'era, uno zombie? >>

L'altro rise, il ragazzo si uni a lui e scosse il capo.

<< Fosse stato uno zombie sarei già morto, no? >> rispose divertito.
<< E che ne sai? Magari non eri abbastanza digeribile per lui. >>

Un altro scroscio di risa, quindi il giovane riprese, stavolta più seriamente.

<< Davvero, non ne ho idea. Aveva un mantello nero, quindi non l'ho visto in faccia. Però faceva spavento, era pallido come un cadavere e forte, e sibilava, tipo ... >>

Allungò il braccio sano in avanti, lasciandolo penzolare ed iniziando ad imitare un rantolo

<< S-s... se ... ugh ... se ... >>

Quindi rise di nuovo, concludendo tranquillo.

<< Dio, era terrificante! >>

E Victor rabbrividì, mentre il disegno cominciava a delinearsi nella sua mente.
Nibelheim. Ancora quel posto. Non poteva essere un caso.

<< Quelli in nero della Shinra mi hanno detto di non dire nulla, sennò col cavolo che mi pagavano i danni. >> spiegò quindi il giovane, e a lui bastò questo per convincersi definitivamente.

Si alzò, ascoltando le ultime parole di quella conversazione mentre finiva il drink e pagava, per poi fiondarsi fuori dalla locanda, diretto a casa.
Quegli esseri, qualsiasi cosa fossero, erano stati umani come le copie di Genesis, ed ora cercavano Sephiroth con una disperazione tale da infliggere danni a chi ingenuamente si avvicinava loro.
Erano apparsi a Midgar e a Nibelheim, e la Shinra stava cercando di coprire e nascondere usando i suoi cani da guardia.
Non potevano essere solo tutte coincidenze.
Tornato a casa, chiese ad Hikari e Keiichi di essere lasciato solo perché doveva sbrigare alcune faccende importanti, quindi si richiuse nello studio e annotando su un blocco note le ultime informazioni chiamò il dottor Fujita per chiedergli quel piccolo favore.
Quella notte non riuscì a dormire, e neanche le successive.
Quando l'indomani Yukio venne a prendere il campione da analizzare e gli chiese con un po di preoccupazione se fosse tutto a posto, Victor trasse un sospiro e scosse il capo.

<< Non lo so, Yukio. >> disse sinceramente << Davvero, non ne ho idea. Stanno succedendo delle cose strane, ed io ... non posso lasciare che accadano e basta. È pericoloso. E sento che c'è qualcosa di molto più complicato e importante che mi sfugge. >>

Gli spiegò per filo e per segno ciò che era avvenuto, quindi gli chiese di occuparsi di quel campione con la massima discrezione.

<< Niente Shinra. Loro ci sono dentro fino al collo e sarebbe pericoloso se per caso venissero a sapere qualcosa. >> lo raccomandò.

Fujita annuì serio.

<< Ho capito, va bene. Me ne occuperò personalmente. >> rispose.
<< Grazie. Grazie davvero. >> concluse Osaka, lasciandosi andare stancamente sulla sedia e respirando grandi boccate d'aria.

Non dormiva da giorni e quelle occhiaie lo dimostravano. In più non riusciva a liberarsi dall'ossessionante tarlo che gli si era ficcato in testa, e questo si ritorceva contro di lui sotto forma di potenti emicranie.
Chiedergli perché lo stava facendo sarebbe stato inutile, così come consigliargli di smettere. Quando c'era di mezzo Sephiroth ormai lo sapevano anche i muri, Victor Osaka non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo implicato o responsabile.
Così a Yukio non restò che assecondarlo, per stavolta, nel tentativo di arginare l'arginabile e aiutarlo a levarsi quell'impiccio dalle spalle il più in fretta possibile.
Lo salutò e fece per andarsene, ma all'improvviso si ricordò di una cosa.

<< Hai detto che questa strana creatura aveva un cappuccio nero? >> gli chiese.

Victor tornò a guardarlo attento.

<< Si. >> disse << Perché? >>

Il dottore scosse le spalle.

<< Oh, nulla di che. >> rispose << Solo ... io ed Erick ci sentiamo spesso dal tuo matrimonio. >> spiegò quindi, titubante mentre decideva se rivelare quel pensiero balenato così all'improvviso o tenerselo per sé. << E l'altro giorno mi ha confidato che il vecchio mercante di armi del Forte è andato in pensione, e al suo posto ne è arrivato un altro, più giovane e ... strano. >> decise infine, dato che ormai si era esposto.

Victor lo ascoltò con attenzione.

<< Strano? >> chiese quindi, deciso ad ascoltare il resto.

<< Mh. >> fece il medico << Non mi ha saputo spiegare molto bene, gli è sembrata una figura davvero inquietante e ha preferito starne alla larga, ma a quanto pare ha molto in comune con quella che hai incontrato tu nei bassifondi. È un ex 2nd class a quanto dicono, visibilmente con qualche rotella fuori posto, e indossa quasi sempre un mantello nero col cappuccio calato sul volto, dice che lo fa sentire a suo agio in qualche modo. Vaneggia spesso.>> quindi si fermò, attendendo una risposta da Victor che però rimase pensieroso a fissare le carte sulla scrivania del piccolo studio.
<< Pensi che possa centrare con questa storia? >> gli chiese quindi.

Osaka scosse il capo.

<< Non lo so. >> rispose << Non penso, ma non posso escluderlo con certezza fino a che non l'avrò visto di persona. >>
<< Quindi hai intenzione di andare a Junon a vedere? >>

Victor trasse un sospiro, quindi annuì e si alzò, guardandolo negli occhi.

<< Lo farò, si. Forse anche domani, non mi tratterrò a lungo via. Andrò e tornerò in un giorno. >>

Yukio annuì, seppure preoccupato.

<< Fa attenzione. >> gli consigliò.

Victor sorrise, e posatagli una mano sulla spalla rispose, annuendo.

<< Grazie per esserti fidato di me. >>

Fujita sorrise.

<< Risarciscimi restando vivo. >> concluse, prima di abbracciarlo e tornare al suo dovere di medico.

\\\

L'indomani, dopo aver accompagnato Keiichi a scuola ed essere passato in bottega per assicurarsi che fosse tutto apposto, mentre sua madre ed Hikari si occupavano degli affari lui prese il treno, e alle due del pomeriggio finalmente riuscì a raggiungere il Forte.
Arrivò a Junon per le due del pomeriggio, e dopo una breve visita di cortesia ad Erick, Victor Osaka si mise immediatamente all'opera, raggiungendo il negozio di armi dove trovò ad attenderlo il "tipo strano" menzionatogli sia da Yukio che da Erick stesso.
Se ne stava dietro il bancone, indossando sopra una semplice canotta nera e un pantalone verde militare il mantello nero di cui gli aveva parlato Yukio.
Victor entrò cautamente, e non appena questi alzò lo sguardo verso di lui e si irrigidì lui osservò con attenzione i suoi occhi, trovando smentendo immediatamente ogni bugia.
Non era una copia.
Ma forse poteva sapere qualcosa in più su di esse.
Così senza tirarsi indietro si avvicinò, e non appena gli fu di fronte gli lanciò uno sguardo profondo e torvo al quale quello rispose con un ghigno.

<< Salve ... >> fece, languido << In cosa posso esserle utile. >>

Victor lo squadrò con diffidenza.

<< Strano abbigliamento per un ex SOLDIER venditore d'armi. >> disse semplicemente, inclinando di poco le sue labbra in un ghigno.

Quello non cambiò espressione, anzi si fece molto più interessato di prima.

<< Sguardo sveglio, mh? >> disse << Neanche il tuo aspetto sembra essere così comune, a dire il vero. >>
<< C'è un motivo particolare per cui lo indossi? >> iniziò ad incalzarlo allora, senza più mezzi termini.

Quello scoppiò a ridere. Una risata così ambigua da far rabbrividire.
Quindi scosse la testa e la lasciò ricadere di lato, sollevando poi con entrambe le mani il cappuccio e facendolo scivolare lentamente sul capo, fin sopra la fronte.

<< Non proprio ... >> replicò sorridente << Perché, ne vuoi una anche tu? >> insinuò avvicinandosi un poco a lui.

Victor tornò a ghignare, scosse il capo quasi come se ne fosse impietosito. Ma poi con rapidità lo afferrò per il colletto della veste e guardandolo negli occhi lo minacciò, con un ringhio.

<< Sentimi bene, idiota. Mi hanno detto che sei stato un 2nd, io sono arrivato più in alto di te, tra i first, perciò saprai che non scherzo. >>

Quello tornò a respirare, dopo un primo momento di choc, e ridacchiò buttando fuori tutta l'aria dai polmoni e infine simulando stupore con ogni parte del suo viso.

<< Oooh, un 1st. >> sibilò << Ecco dove li avevo già visti quei capelli e quel soprabito. Si, signore. >> lo schernì portandosi indice e medio della mani destra alla fronte e continuando a ridersela.

Allora Osaka lo lasciò andare, ma solo per afferrargli il braccio e tirarglielo bruscamente dietro la schiena fino a farlo quasi urlare dal dolore.

<> guaì quello dimenandosi senza successo, mentre Victor continuava a stare in piedi altero e impietoso stringendo ancora di più la presa.

<< Dimmi dove lo hai preso e quanto ne sai e ti lascio andare. >>

Ancora una volta quello rise, stavolta strozzato e addolorato.
Ma un altro strattone e un finto calcio di Victor lo fece immediatamente tremare e lamentarsi di nuovo.

<< Vuoi che ti sfondi il torace con un calcio? >> gli chiese minaccioso.

<< Non puoi uccidermi. >> lo provocò impudente l'altro.

Osaka ghignò.

<< E chi ti ha detto che invece non decida di lasciarti agonizzante sul pavimento del tuo schifoso negozio. >>

Un'altra risata, più divertita delle altre, quindi finalmente quello alzò la mano libera in segno di resa e annuì più volte.

<< D'accordo, d'accordo. Eheheh! >> sghignazzò << Permettimi almeno di respirare e te lo dico, visto che ci tieni tanto. >>

Victor lo liberò, gioendo dentro di sé ma non cantando ancora vittoria.
Lo strano uomo si rialzò claudicante, stiracchiando, massaggiandosi il braccio e continuando a ridere divertito.

<< Però! Era da un sacco di tempo che non venivo più malmenato così. >> guardandolo infine e complimentandosi vivamente con lui << Sei ancora sveglio, capo. Buon per te, eheheh. >>

Victor tacque, osservandolo a braccia conserte e con sguardo severo fino a che, finalmente, quello non si decise a sputare il rospo, tornando dietro il banco e appoggiandosi ad esso mentre si rivelava.

<< L'ho trovato. Ce l'aveva addosso un cadavere di una ragazza. >>

Victor si fece attento. Questo si che era interessante invece.

<< Dove? >> tornò a chiedere.
<< Sulla strada che porta alla caverna di Mithril, a metà strada per arrivare qui. >> rispose svogliatamente e con sempre il solito ghigno sul muso, indicando con un cenno del capo dietro di sé. << Più o meno tre settimane fa. >> aggiunse, anticipando la sua prossima domanda.

Victor annuì, quindi con un ultimo ghigno lo squadrò con superiorità e voltandogli le spalle fece per andarsene, bloccandosi solo per rispondere al suo languido arrivederci con un minaccioso

<< Fossi in te, pregherei per il contrario. >>

\\\

Tornò a casa ch'erano le sei del pomeriggio, come promesso, e la prima cosa che fece dopo aver trascorso un po' del suo tempo con Keiichi per aiutarlo coi compiti fu chiamare il dottor Fujita, per chiedergli di quel favore.

<< Si. >> fu la risposta << Ho i dati che mi hai chiesto, e ... >>

Silenzio, dall'altro lato del telefono.
Col cuore in gola Victor fu costretto a chiedergli di proseguire soffocando l'angoscia.

<< Dunque, è ... complicato. Sembra sia stato fatto una specie di esperimento di saldatura genetica sul soggetto, che non ne ha compromesso più di tanto la struttura fisica ma ha agito sostituendosi alle funzioni vitali specifiche. >>

<< E in sostanza? >>

Yukio tacque di nuovo.

<< Non ne sono sicuro ... >> disse dopo un po' << Ci vorrebbe un esame più approfondito dell'individuo ma ... in pratica è come se fosse morto da umano e un parassita stesse usando il suo corpo, adesso. >>

Un lungo brivido gelido percorse immediatamente la sua schiena. Reggendo il telefono, Victor Osaka vacillò tremante, e fu costretto a sedersi.

Tutto ciò che aveva ipotizzato stava diventando realtà davanti ai suoi occhi, e in quel preciso istante.

<< Come? >> chiese incredulo.

<< Non ne ho idea. >> fu la risposta di Yukio, dall'altro lato del telefono << Questo è tutto ciò che ho potuto intuire da un esame superficiale del campione che mi hai dato. A questo punto però, è quasi completamente sicuro che chiunque sia stato in vita ora non lo è più, perché il parassita sta lentamente prendendo possesso della mente come del corpo e potrebbe già aver divorato le cellule neurali e tutti i suoi ricordi. >>

<< Non ha più identità. >> aggiunse sgomento Osaka, in un soffio.

Niente ricordi, nessuna consapevolezza di sé, null'altro che le immagini che il parassita ... voleva che vedesse.

E in quel preciso istante alzò gli occhi di fronte a sé, al muro, dove era appesa una tela interamente ricoperta di rosso sangue dal quale emergeva il volto tristemente familiare dell'unica persona a cui aveva dato la colpa di tutti i suoi mali: Cloud Strife.

<< E' praticamente un morto che cammina, o quasi. >> confermò Yukio, ignaro di tutto << Potremmo anche chiamarlo fantoccio o marionetta, fino a che il suo corpo fisico ce la farà a reggere l'ospite. >>

Silenzio. Lentamente e respirando piano Victor Osaka si rialzò, continuando a guardare il dipinto faccia a faccia, adesso.

<< Va bene, Yukio. Grazie. >> rispose atono e sconvolto, lentamente mentre continuava a pensare << Puoi ... farmi avere tutta la documentazione? >>

<< Va bene. >> replicò quello << Ma .... Victor. Per favore, non cercare di saperne di più.>> aggiunse quindi, preoccupato << Qualsiasi cosa abbiano in mente alla Shinra per fare una cosa simile, è orribile. E non vorrei che Keiichi e Hikari venissero a saperlo, o peggio ancora ne rimanessero coinvolti. >>

Sulle labbra di Osaka comparve un sorriso, mentre gli occhi continuavano a fissare atoni il volto di sangue davanti a sé.

<< Non preoccuparti, Yukio. >> rispose semplicemente << Loro sono al sicuro con me. >>

Per poi chiudere la telefonata, e lentamente, continuando a guardare il dipinto, rimettere il telefono in tasca per poi scoppiare a piangere sorridendo, incredulo, sconvolto e amareggiato chissà per quale motivo.

<< Ma certo ... >> mormorò fra sé, scuotendo il capo e affondando le mani nei capelli << Che idiota. Idiota che non sono altro, come ho fatto a non capirlo prima ... >> quindi sollevò di nuovo lo sguardo sulla tela, e con gli occhi ancora lucidi ed un sorriso strano sul volto concluse tra sé, rabbrividendo di nuovo << Non ricorda, non può farlo. Non ha ricordi ... perché adesso non è altro che un fantoccio. >>

E in quel preciso istante i suoi occhi si tinsero di un bagliore elettrico e sinistro, e tutto nella sua mente si fece più chiaro.

 

E in quel preciso istante, i suoi occhi si tinsero di un bagliore elettrico e sinistro, e tutto nella sua mente si fece più chiaro, limpido come il sole della rinascita

Kenta Sephiroth's Copy





 

Nda: Salve a tutti, come state? :D ;)
Dunque, ci tenevo ad aprire queste note d'autore semplicemente per spiegarvi un pò la faccenda del soldato pazzo a Junon.
È un png che esiste realmente nel gioco, ma mi sono presa un pò di libertà con lui per renderlo più confacente all'atmosfera del capitolo, e anche perchè non ricordavo affatto com'era, pur sapendo che esistesse.
Così possiamo dire che mi sono ispirata al gioco ma ho fatto completamente di testa mia, spero comunque che non sia un problema per voi.
Con la comparsa delle copie di Sephiroth siamo a un punto di svolta, preparatevi perchè stiamo per tornare nell'angst e nel dark più oscuro (dico preparatevi perchè neanche io sono ancora pronta, e sono stata ferma per così tanto tempo anche per questo). Quello che posterò a giorni sarà uno degli ultimi capitoli "felici" dedicato al primo anniversario di matrimonio di Victor e Hikari, poi ci sarà un grande ritorno (tutti lo state aspettando, e io farò in modo di darvelo) ed entreremo ufficialmente nella timeline di final fantasy 7.
   
 
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