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Autore: Martybido    22/06/2017    0 recensioni
"Hai paura?"
"No."
Un sorriso gli incurvò le labbra.
"Temevo l'avresti detto."
Madison è un ragazza di 16 anni, pronta ad iniziare il suo terzo anno ad Hogwarts, insieme ai suoi più cari amici, Matthew e Francine. Tuttavia, un incubo ricorrente ed una serie di strani comportamenti della sua famiglia, le fanno sorgere il dubbio che il prossimo non sarà un anno come gli altri. Il sospetto lascerà spazio alla certezza quando il Calice di Fuoco la designerà campionessa e scoprirà la verità sulla morte di suo nonno.
La ragazza si ritroverà a scontrarsi con un destino scomodo e solo una delicata alleanza, con la persona che meno si aspettava, sembra essere l'unica via per affrontarlo.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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POSTA VIA GUFO

Fu con il sorriso sulle labbra che ricordai il momento in cui scoprii di essere una strega.
Andai in bagno a sciacquarmi il viso, prima di scendere a colazione. Fuori dal bagno incrociai mia sorella.
“Giorno, Vicky” salutai.
“Sì, ciao e tanti auguri eh.” Fu la sua breve risposta. Mi oltrepassò, i lisci capelli neri che svolazzavano sopra alla maglietta del pigiama.
Considerai un enorme traguardo il fatto che non mi avesse apostrofato con il suo solito ‘megera-Maddy’. Era di buon auspicio.
Purtroppo, aver ricevuto la lettera di Hogwarts, aveva incrinato ancora di più il nostro rapporto. E il fatto che ne ricevessi una uguale ogni estate non aiutava.
Vicky scoprì il giorno dopo di me la mia peculiarità. Mamma e papà dovettero pregarla per riuscire a ritagliare qualche momento in sua compagnia, sconfiggendo i suoi “I miei amici mi stanno aspettando! Vi rendete conto che è estate?!” Come prevedibile, non reagì bene. All’inizio pensò ad uno scherzo di cattivo gusto. Poi ipotizzò che si trattasse dell’ennesimo tentativo dei nostri genitori di farci andare d’accordo.
Alla fine fu la lettera, riletta ben sette volte, insieme ad una dimostrazione pratica da parte di mia madre, a convincerla che la magia esiste e che ero una strega.
Quando fui pronta raggiunsi la cucina.
Mi intercettò mio padre, ai piedi delle scale.
“Tantissimi auguri, Madison”, mi abbracciò forte e aggiunse sottovoce, “Appena hai un attimo ti devo parlare” mi face l’occhiolino.
“Grazie, papà. Ok, poi vengo” confermai sorridendo.
Entrammo insieme in cucina, dove mia mamma stava sistemando sul tavolo la colazione tipica del mio compleanno.
“Buon compleanno, tesoro!” mi baciò su entrambe le guance. Risposi al suo affettuoso augurio e mi fiondai sulla colazione.
I miei genitori presero posto appena prima che arrivasse mia sorella.
“Semestre duro per la borsa. Le banche stentano a dare liquidità” ci informò papà leggendo il Financial Times, mentre sorseggiava del succo.
“Madison, oggi esci con i tuoi amici? Ricordati che questa sera festeggeremmo il compleanno con i nonni” ricordò mamma.
“No, mamma, li vedrò sabato, mi hanno organizzato una festa di compleanno. Ci sarà anche Matthew” risposi con la bocca piena.
“Bene. Victoria, oggi resti a casa? Che dici se domani iniziamo a vedere qualche annuncio di lavoro? Così ti do una mano. Adesso che sei diplomata è il momento di diventare indipendenti” disse rivolta a mia sorella.
“Non c’è fretta, mamma. Il lavoro non scappa mica” rispose masticando il suo bacon.
Un fruscio d’ali annunciò l’arrivo di un gufo. Nonostante fossero passati due anni da quando appresi che il mezzo di comunicazione preferito tra maghi fosse affidato a gufi, civette e barbagianni, ancora guardavo affascinata il loro andirivieni.
Papà sollevò appena gli occhi dal giornale, per vedere quale gufo fosse; Vicky emise uno sbuffo di disappunto.
A consegnare il proprio bottino fu un gufo della Posta, reggeva nel becco una copia della Gazzetta del Profeta. Mamma lo prese, mise cinque zellini di bronzo nella saccoccia legata alla zampa e, mentre il volatile volava via, iniziò subito a sfogliare l’interno del giornale, mentre io fissavo le immagini in prima pagina che si muovevano.
Vedendo mia madre intenta a leggere le notizie del mondo magico, capii quanto dovette costarle fingere di condurre una vita normale. Incantesimi di Disillusione e di Apparenza erano all’ordine del giorno.

“Io sono una strega?” domandai sconvolta.
“Sì, tesoro, lo sei” confermò mia madre con voce flebile. “Proprio come lo sono io.”
“TU SEI COSA?!” era troppo da assimilare.
Papà intervenne in suo soccorso: la pressione di quella rilevazione la stava schiacciando.
“Madison, capisco che sia difficile per te da comprendere. Ci sono passato anche io vent’anni fa, quando tua madre mi rivelò chi era”. La sua voce era ferma. Il suo sguardo si puntò sul mio volto: potevo vedere i miei occhi azzurri, grandi, spalancati, riflessi sui suoi occhiali. “È una storia complicata, difficile da riassumere e tanto più da comprendere, specie alla tua età. Ascolta la mamma senza interrompere. Alla fine potrai fare tutte le domande che vorrai.”
Mi voltai a guardarla, lei chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Quando li riaprì vidi i miei stessi occhi che mi fissavano di rimando. Iniziò il racconto con voce sorprendentemente decisa.
“Devi sapere, Maddy, che tu discenti da un’antica famiglia di maghi. Affinché tu capisca come mai sei cresciuta nel mondo babbano, cioè di gente priva di magia, senza sapere nulla di me e delle tue origini, devo raccontare dall’inizio.
Nonno Edgar e nonna Patty erano due maghi molto potenti, oserei direi i migliori di quel tempo. Diverse decine di anni fa, il mondo magico entrò in guerra e loro furono in prima linea a combattere il Mago Oscuro, Grindelwald. Grindelwald voleva dominare sopra ogni cosa. Le modalità e le sue teorie non ci interessano adesso” vedendo che stavo per intervenire, alzò una mano e proseguì “quello che ti serve sapere, ora, è conoscere come è morto tuo nonno, poco prima della tua nascita. Non è morto per una malattia: è stato assassinato da Grindelwald. Grindelwald stava perseguitando tutte le famiglie che osavano opporsi al suo controllo ed era questione di tempo prima che arrivasse a noi. Ci fu una feroce battaglia… tuo nonno, alla fine, ebbe la meglio e riuscì a salvarci tutti, ma ad un caro prezzo…”
A questo punto, mio padre le strinse la spalla. “Per l’intera comunità magica tuo nonno è un eroe, era riuscito dove tutti avevano fallito: sconfiggere il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi.”
La testa mi stava scoppiando. Avevo troppe domande da fare. Scelsi la più ovvia.
“Anche Victoria è una strega come me?”
Fu sempre lei a rispondere. “No, tua sorella è una Babbana, chiamiamo così le persone senza poteri magici. Proprio come tuo padre”.
“Papà non è un mago?” domandai senza capire.
“No, tesoro...Il destino ha voluto che mi innamorassi del ragazzo della porta accanto, quello con cui ero cresciuta assieme: il Babbano curioso, che da piccolo era attratto dai miei giochi magici”, sorrise al ricordo. “Appena finii la scuola cominciammo a frequentarci” mia madre lanciò un’occhiata a suo marito, che rispose con uno sguardo dolce. Poi riprese. “Tuo padre conosceva le mie origini, era sempre stato attratto dalla magia. Per lui non rappresentava un problema. Tuttavia in quegli anni Grindelwald era al massimo del suo potere e i contatti con i Babbani (che tanto disprezzava) erano ridotti al minimo. Lo informai subito della situazione in cui versava l’intero mondo magico ed ero pure disposta a chiudere la relazione, ma lui insistette e volle starmi vicino.”
Papà rise di gusto, nel ricordare quel momento. “Non fu certo facile: la nonna non ne era contenta, fu il nonno a farle cambiare idea.”
“Perché?” volli sapere. Era la prima volta che ascoltavo la vera storia di come si erano conosciuti.
“Patty disapprovava la scelta di tua madre di correre un tale rischio, disse che era più saggio attendere tempi migliori, semmai ce ne fossero stati. Non voleva mettere a mettendo a repentaglio le nostre famiglie e il gruppo di ribelli del quale facevano parte per sconfiggere l’Oscuro. La verità è che era molto preoccupata per la sorte della sua unica figlia. Non sopportava l’idea di perderla. A tuo nonno ero sempre piaciuto e riteneva che questa fosse una guerra da combattere insieme, Babbani e maghi, in quanto coinvolgeva tutti.”
 “Ma voi lo sapevate che ero una strega, vero?”
Papà prese la parola. “Certo, è dall’età di un anno che pratichi la magia” sorrise al mio sguardo attonito.
“Questo è molto soggettivo”, precisò la mamma, “Ci sono maghi che sviluppano i poteri nei primi anni di vita ed altri più tardi, intorno agli undici anni. Con tua sorella non siamo stati sicuri che fosse una Babbana, finché al suo quattordiesimo compleanno non arrivò nessuna lettera di Hogwarts e questo tolse ogni dubbio.”
“Io so fare magie?” chiesi meravigliata.
“I maghi minorenni non hanno il pieno controllo dei propri poteri, questo lo si impareranno ad Hogwarts, e finiscono con usare la magia in modo inconsapevole, per le cose più disparate. Come quella volta che hai colorato la neve di rosa, solo per renderla più interessante” un sorriso le si allargò sul viso.
Ricordai subito quell’avvenimento. Avevo tre anni e non appena puntai il dito verso un cumulo di neve, quello divenne rosa acceso. Papà giustifico l’avvenimento al vicino con il fatto che una boccetta di colorante gli era caduta un attimo prima che si voltasse.
“O quando feci parlare Honey” Honey era il nostro gatto bianco a strisce rosse. Era nella mia famiglia da quando lo trovai in vacanza al mare all’eta di due anni. Un giorno gli domandai se volesse una caramella, mi rispose con un ‘No, grazie’ molto gutturale. Sbalordita lo feci presente alla mamma che subito attribuì la cosa alla mia fervida immaginazione.
“Esatto” annuì lei.
“È importante che ci sia sempre la massima segretezza sul nostro mondo. I babbani non devono sapere di noi. Con i maghi e le streghe piccole è molto difficile giustificare continuamente gli avvenimenti magici. Prima o poi qualcuno si accorge” lanciò uno sguardo molto eloquente a mio padre.
“Ah ah ah! Io l’avevo capito subito che i tuoi giochetti di prestigio erano frutto di vera magia!” Rise lui “nessun altro era in grado di fare quelle cose. È un miracolo che quelli del Ministero non mi abbiano modificato la memoria...”
“Solo perché mio padre era un membro molto influente dell’Ufficio Applicazione della Legge Magica, capo dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche e Membro Onorario del Wizengamot, il triunale magico. Aveva capito che la tua era una semplice curiosità e i tuoi genitori sono sempre state brave persone” spiegò la mamma.
“Quindi per tutti questi anni avete finto di condurre una vita normale?” chiesi, dato che mi erano venuti in mente altri avvenimenti strani.
“Sì. Era necessario. In più non volevamo escludere tua sorella. Anche ora non sarà facile spiegarle...” in un attimo si rabbuiò, pensierosa.
Pensai a come sarebbe cambiata la mia vita. Decisi di fare la domanda che più mi tormentava.
“Se le cose stanno così…perché non mi avete mai detto che ero una strega? Perché non volevate dirmi della lettera? E dall’occhiata che nonna Patty, mi sa che neppure lei voleva che lo sapessi...”
“Volevamo tenerti al sicuro.”
“Da chi? Grindelwald, o come si chiama, è stato sconfitto.”
Entrambi si scambiarono uno sguardo d’intesa. Mia madre mi prese la mano prima di parlare.
“Madison, tu non sai com’è stato vivere perennemente attanagliati dalla paura e ti auguro di non saperlo mai. Tuttavia, questo ti lascia un segno dentro e impari che la prudenza non è mai troppa. Avevamo deciso di dirtelo non appena fossi stata più grande e avessi ricevuto la lettera. Non si è mai troppo cauti…”
Non seppi cosa dire. In quell’istante ancora non lo sapevo, ma di lì a poco, un'ombra avrebbe iniziato ad occupare buona parte dei miei sogni.

“Certo che mettere le immagini in movimento dei criminali appena arrestati, non è una cosa molto rassicurante” fece presente Victoria, osservando la prima pagina della Gazzetta del Profeta.
“È successo qualcosa di grave, cara?” domandò mio padre sollevando gli occhi dal giornale babbano.
“Un altro arresto. Un fanatico andava in giro a tormentare dei Babbani, inneggiando ai tempi oscuri. Se si continua così Azkaban si ritroverà senza celle libere nel giro di poco tempo” mamma rispose con fare noncurante, ma io sapevo che voleva solo non farci preoccupare. Dopo la sua istruzione ad Hogwarts e una dura gavetta, era stata assunta all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, lo stesso ufficio che era appartenuto a mio nonno molti anni prima. Dato il talento che dimostrava e per onorare il sacrificio di Edgar Evans, il Ministro decise di assegnarle un compito anche all'Ufficio Misteri. Chi lavorava in quel settore era chiamato Indicibile ed era tenuto al segreto più assoluto: nessuno, a parte un Indicibile, poteva entrare al nono piano, e solo loro sapevano che tipo di ricerche o di studi venivano condotti. Non gli era permesso dirlo neppure la loro famiglia. Voci dicevano che si studiavano fenomeni potenti ad arcaici, talmente antichi da trascendere la magia stessa, come il tempo, la vita, la morte, il pensiero e l’amore.
Finita la colazione, Victoria ci salutò e andò in centro a raggiungere i suoi amici; mamma iniziò a rassettare la cucina e papà si avviò verso il giardino. Lo accompagnai fuori, curiosa di sapere cosa mi dovesse dire.
“Papà, cosa volevi dirmi?”
Stava prendendo le cesoie per sistemare le siepi. “Oh non è questo il momento per parlarne. È una cosa importante” disse guardandomi concentrato. “Te lo dirò alla festa di compleanno.”
“Uff...va bene. Allora vado a prepararmi” aggiunsi un po' delusa e lo lasciai al giardinaggio.
Tornai in casa. Ripercorrendo le scale e il corridoio, indugiai a guardare le fotografie di famiglia. Le più vecchie, statiche, quelle recenti, in movimento. Dovetti ammettere che mi dispiaceva per mia sorella e mio padre: il loro essere Babbani li accomunava tanto quanto li distanziava da me e mia madre. Per papà non era un problema; la magia lo affascinava, ma non tanto da desiderare di avere sangue magico. In più il suo lavoro al Ministero Babbano lo metteva sempre in stretto rapporto con i maghi, in quanto marito di una strega. Così entrambi i mondi, magico e non, potevano cooperare con discrezione. Per mia sorella non fu così semplice. Col tempo la gelosia si era placata, ma non era sparita. Per questo i nostri genitori si prodigavano affinché non si sentisse messa da parte. La tecnologia, di cui mia madre poteva farne tranquillamente a meno, veniva usata come in una “normale” famiglia. Gli spostamenti avvenivano in macchina, salvo qualche rara eccezione in cui il camino del salotto veniva usato con la Metroplovere o qualche caso di Smaterilizzazione. Per lo più era invidiosa della mia vita ad Hogwarts, restare via da casa per mesi interi era il suo sogno: massima libertà senza genitori che ti controllassero. Solo la quantità di studio e l’assenza di strumenti tecnologici all'interno del castello (la troppa concentrazione di magica non li fa funzionare a dovere) riusciva a darle un piccolo riscatto morale.
Raggiunsi la mia camera. Era una stanza quadrata, con le pareti di un lilla tenue, ricoperte di foto di gatti, poster della mia squadra di Quidditch e di paesi che mi sarebbe piaciuto visitare. Una grande finestra, che dava sul cortile, stava davanti all’entrata. La scrivania, piena di libri di scuola, si trovava sul lato destro; il grande armadio a sinistra, vicino al letto dove era rannicchiato un gattone rosso e bianco.
“Ciao, Honey. Non sei sceso per colazione” dissi, grattandogli le orecchie. Honey emise un verso di approvazione, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Lo lasciai dormire e andai ad aprire la finestra. La giornata si prospettava calda. Mentre guardavo le nuvole, scorsi dei gufi sopra ai tetti delle case. Li guardai avvicinarsi, le figure sempre più nitide. Appena furono abbastanza vicini, mi spostai dalla finestra, lasciandoli passare. Si posarono chi sul letto, chi sulla scrivania.
Mi diressi prima verso una grande civetta bianca, che al mio arrivo mi appoggiò la testa sulla mano. Era Hermes, la nostra civetta delle nevi. Portava una lettera scritta su quella che aveva tutta l’aria di essere carta da pacchi marrone e un pacchettino avvolto nella medesima. Riconobbi subito la grafia disordinata di Hagrid, il guardacaccia di Hogwarts. Precisamente: il custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts, come a lui piaceva ricordare. Lessi gli auguri di buon compleanno 'Tantissimi auguri Madison! Forse ci si becca a Diagon Halley. In ogni caso ti aspetto la prima settimana di lezione per un thè'. Sorridendo, scartai il pacchetto: conteneva i soliti biscotti rocciosi e le caramelle mou fatte a mano che ti cementavano la bocca. Le misi con cura da parte. La cucina di Hagrid non era certo il massimo, però mi fece molto piacere.
Il guardiacaccia era un amico di famiglia di lunga data, ma lo conobbi solo al mio primo anno ad Hogwarts. Anche lui rientrava tra le compagnie da tenere nascoste nel piano di mia madre, per non far scoprire a me ed a mia sorella il mondo magico. Come avrebbe potuto giustificare la presenza di un mezzo gigante, alto due metri e mezzo, barbuto, dentro casa nostra? Proprio per le sue origini di gigante, non poteva prendere la pozione Polisucco, diventando momentaneamente un'altra persona, e gli incantesimi Apparenti non funzionavano a dovere. Ad Hogwarts si occupava principalmente degli animali e, siccome sono anche la mia passione, si instaurò subito una bella amicizia.
Salutai Hermes che si librò in aria diretto al giardino, dove il suo trespolo lo stava aspettando. Un piccolo gufo delle foreste venne verso di me a tutta velocità, tubando allegro. Era Piuma, il gufetto che Matt aveva acquistato l’anno scorso. Anche lui portava una busta. 'Buon compleanno Maddy! Francine mi ha avvertito della festa di sabato sera, ci vediamo lì, così ti do il mio regalo' La calligrafia ordinata, leggermente ondulata, dava un’ottima idea di come fosse Matt di persona: il classico studente tendente alla perfezione, tanto da risultare petulante, ma con un gran cuore. Era figlio unico e, nonostante la sua famiglia fosse Purosangue, non condividevano le ideologie puriste tipiche di quelle casate.
Piuma aspettò una carezza prima di partire in picchiata verso casa. Sta volta fu il turno di un vecchio gufo marrone, con le piume tutte arruffate. Becco era il gufo di famiglia della mia amica Francine e come gli altri recava gli auguri. 'Auguri Maddy, non vedo l’ora di passare del tempo assieme, è da quando che è finita la scuola che non abbiamo fatto in tempo a vederci! Ti lascio un’anticipazione di ciò che ti spetta. A sabato!' Rovesciai la busta e una scatolina ne rotolò fuori. Era una Cioccorana. La scartai, afferrai al volo la Cioccorana prima che se la desse a gambe, ne staccai un pezzo con un morso e controllai la figurina attaccata alla carta.
Ancora Silente.’ Pensai. Era il nostro preside, una persona tra le più importanti dell’ultimo secolo.
Rivolsi il mio sguardo all’ultimo barbagianni, che con aria pomposa aspettava il suo turno. Allungò elegantemente la zampa, dove erano legati una busta e un pacco regalo. Avevo una vaga idea a chi appartenesse. Nella busta era scritto, con una calligrafia ordinata, 'Sig.na Maple Madison, Notting Hill, Londra'. Presi la lettera al suo interno e lessi l’ennesimo augurio. 'Cara Madison, ti porgo i più sinceri auguri di buon compleanno. Spero che il mio barbagianni giunga in tempo, in caso contrario me ne rammarico. Se ti fa piacere, potremmo uscire un giorno di questi, così da festeggiare, insieme. Fammi sapere con un congruo preavviso che giorno vorresti e dove preferiresti andare. Ti allego un piccolo pensierino, con la speranza di renderti felice. Ti mando un abbraccio, tuo Zachary.' Mentre leggevo la lettera sentii le guance arrossire. Aprii il suo regalo: una copia nuova di zecca di Il Quidditch attraverso i secoli. Nella prima pagina c’era una dedica 'Alla mia cercatrice preferita, spero ti possa servire'. Era proprio quello che volevo, dall’istante in cui lo vidi nella libreria Il Ghirigoro. Posai il libro nello scaffale sopra la scrivania.
Dopo che anche l’ultimo postino piumato fu volato via, corsi verso l’armadio a scegliere i vestiti. Da quando erano iniziate le vacanze estive, nove giorni fa, non vedevo i miei migliori amici.
Francine la conoscevo dalle scuole medie, era la penultima di cinque sorelle e un fratello. La sua famiglia era purosangue, ma a differenza delle altre non era ricca, le loro disponibilità erano talmente limitate da dover ricorrere a libri e vestiti di seconda mano. Francy sapeva di essere una strega, praticava incantesimi da quando ne aveva memoria. Molte volte, quando ero ospite a casa sua, mi capitava di vedere cose strane, come sua sorella saltare oltre la rete di pallavolo, appena glielo facevo presente, lei rideva di gusto e mi rispondeva che me l’ero immaginata o di sicuro era uno scherzo delle sue sorelle. Le nostre famiglie si conoscevano di vista, come ogni famiglia di maghi era importante sapere chi fossero i vicini non babbani più prossimi. Così si sapeva a chi chiedere aiuto in caso di difficoltà e a controllare che tutti rispettassero il dovere di segretezza. Per Francy fu un sollievo sapere che avevo ricevuto la lettera di Hogwarts e avessi scoperto le mie origini. Mi confidò che se lo aspettava, ma non ne era convinta, visto che Vicky era una Babbana, e che appena le era arrivata la lettera di ammissione, il 7 gennaio, sperava tanto che andassi pure io ad Hogwarts. Fu mamma a consentirmi di raccontare tutto sulla magia alla mia amica, assicurandomi che avrebbe capito.
La storia con Matthew fu diversa. Ci incontrammo per caso sull’Espresso per Hogwarts e la prima impressione non fu delle migliori. Per fortuna, imparammo a conoscerci durante le prime settimane di scuola, iniziando a legare. Il fatto che con il suo carattere, a primo impatto saccente e puntiglioso, gli avesse reso difficile farsi degli amici, contribuì non poco a cercare di smussare la sua natura autoritaria.
Grata per come era iniziata la giornata, decisi di sistemare velocemente la mia camera, così da avere più tempo per fare un bagno rilassante e preparami per questa sera.

******

Nota dell'autrice.
Ri-ciao a tutti :D!
Questi capitoli introduttivi sono sempre un po' piatti, ma servono a dare un background alla protagonista e a far conoscere il mondo di magico anche a chi non ha letto il romanzo. Ma arriviamo al motivo principale della mia nota: il villain. Come si fa a fare una fanfiction su Harry Potter senza includere Voldemort? Devo essere sincera: ci ho pensato molto. Come ho spiegato nella nota precedente, includere un personaggio principale, per me, significa prenderlo così come confezionato dalla Rowling, senza cambiare una virgola. Scegliere Voldermort significava riportare alla luce tutto il suo passato, la faccenda degli Horcrux e via dicendo. Allo stesso tempo come si fa ad avere Voldemort senza Harry Potter? Includerli entrambi avrebbe significato ricopiare l'intera saga, così ho deciso di  utilizzare un cattivo nuovo. Non avendo una mente brillante come quella della Rowling, ho preferito prendere in prestito un Mago Oscuro, che non fosse stato trattato in maniera approfondita nella saga, così da potere intervenire liberamente sul suo sviluppo. In più, per gusto personale, i Doni della Morte mi hanno sempre affascinato, molto più degli Horcrux. Da quello che la Rowling ha dichiarato, Grindelwald era ossessionato da loro e questo fa proprio al caso mio.
Repetita iuvant: Grindelwald sarà comunque una commistione tra Voldemort (sopratutto nella prima parte della storia) e pura immaginazione (a partire dalla seconda parte, che devo ancora scrivere), così da mantenere il filo principale degli avvenimenti.

Buon proseguimento :)!
   
 
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