Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: chrono storm01    22/06/2017    6 recensioni
(Storia ad OC, iscrizioni chiuse)
Il campo Mezzosangue attraversa finalmente un periodo di pace, Gea e Crono sono definitivamente sconfitti, ma come al solito, l'idillio non è destinato a durare.
Estia, disperata, informa Rachel Elisabeth Dare e Chirone della sparizione del Vaso di Pandora affidatole dopo la guerra contro Crono, che avviene in contemporanea con la sparizione degli eroi della guerra contro Gea. Il tutto, senza nemmeno una profezia di preavviso.
Al centauro non resta così che informare i semidei del furto del vaso, che potrebbe rivelarsi più pericoloso e grave del previsto se finisse nelle mani di qualcuno in grado di controllarlo e a decidere di organizzare un'impresa congiunta con il Campo Giove per recuperarlo.
Ma cosa vuole veramente il ladro? C'entra qualcosa con la sparizione dei Sette della Profezia? Perché ha deciso di servirsi del vaso? Ma soprattutto, riuscirà il campo a vivere almeno un anno intero senza che qualcuno tenti di distruggere il mondo?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando riprese conoscenza, Darren si ritrovò faccia a faccia con un pesce, che lo guardò con aria di sufficienza per poi allontanarsi da lui. Dopo un trauma iniziale, il ragazzo si rese conto che sia lui che Alex, ancora privi di sensi, erano intrappolati in una bolla d’acqua.
Il terzo pensiero di Darren (dopo a “Come è possibile che stia respirando sott’acqua” e “Sarai bello tu!” rivolto al pesce) fu per la libertà. Il figlio di Selene tentò subito di sfruttare il potere delle maree per far sì che la pressione dell’acqua distruggesse la bolla e portare poi in salvo Alex, ma non ottenne alcun risultato.
-Non ti impegnare troppo- la voce di Percy lo fece sobbalzare, e fece anche svegliare Alex, che emise un gemito dolorante e si spaventò a sua volta nel capire dove si trovavano.
Il figlio di Poseidone era immerso a peso morto nell’acqua, ma si trovava perfettamente a suo agio. Evidentemente l’acqua stava curando la ferita avvelenata che Neos gli aveva inflitto.
-Ho creato quella bolla personalmente- spiegò Percy passione cattivo – Resisterà ad ogni vostro tentativo di fuga-
-Hai intenzione di farci soffocare forse?- chiese Alex tentando di apparire il più spavalda possibile. Tentativo misero, dato che la paura trasparì chiaramente dalla sua voce.
-In questo modo non mi sareste di nessuna utilità- commentò il semidio acquatico indicando loro le molte bolle d’aria che andavano ad unirsi alla loro in modo da non farli mai restare a secco d’ossigeno – Se restate vivi, potrò usarvi come ostaggi e ricattare i vostri amici. Ovviamente vi ucciderò comunque, ma solo quando avrò annientato tutti gli altri.
Nel vedere il suo idolo che minacciava di morte i suoi compagni, a Darren si strinse il cuore. Sapeva che quello non era il vero Percy, ma gli assomigliava fin troppo.
-Non funzionerà mai- tentò Alex, anche se entrambi sapevano che i loro amici non avrebbero mai permesso loro di sacrificarsi per l’impresa.
-Davvero?- chiese Percy con un sorrisetto che Darren trovò suo malgrado molto attraente – Io non credo proprio. Vedremo chi avrà ragione-
-Sì, come ti pare- Darren cercò di non dare a Percy la soddisfazione di mostrarsi spaventato – Dove accidenti ci hai portato?-
-Ma come, non avete mai visto il fiume Hudson?- chiese malizioso Percy – In effetti, è difficile che voi possiate conoscerlo così a fondo- dichiarò, ridendo per la sua stessa battuta.
-Ci stai già torturando con le tue freddure, mi pare di notare- sospirò Alex
-Se non gradite la mia compagnia, allora vi meritate solo quella dei pesci- dichiarò offeso il semidio – Adesso scusatemi, ma ho impegni molto più urgenti che continuare a farvi da babysitter-
E con quelle parole il figlio di Poseidone si congedò, sparendo in un vortice d’acqua.
Rimasti soli, Alex si lasciò finalmente andare a colorite imprecazioni che avrebbero fatto arrossire persino uno scaricatore di porto.
-Non posso credere che siamo finiti veramente in una situazione simile- commentò la figlia di Atena con un gesto di stizza, mancando di poco con la mano la faccia di Darren.
-Mi dispiace, sei qui solo per colpa mia- ammise Darren, che si sentiva ancora in imbarazzo per via della cattura di Alex, avvenuta solo perché lei aveva cercato di salvarlo.
-Non dirlo neanche per scherzo- rispose Alex – Lasciare un compagno da solo in una situazione pericolosa durante un’impresa è fuori discussione-
-Questo non toglie che sia colpa mia se sei qui- continuò il ragazzo
-Ripetilo ancora e ti tiro un pugno in testa- semplice ed efficace. Alex possedeva il dono della sintesi.
-Vi siete cacciati in un brutto guaio, eh?- chiese improvvisamente una voce attutita, che arrivava da fuori dalla bolla.
Alex e Darren si voltarono insieme e si ritrovarono davanti… ad un delfino. Un vero e proprio delfino dei più comuni, solo che si trovava nel fiume Hudson ed aveva appena parlato. Darren era quasi certo di essere sobrio e di non aver assunto nessun tipo di sostanze e inoltre pure Alex sembrava vederlo, perciò doveva essere un delfino di natura divina.
-Lei sarebbe…?- chiese Alex con tutta la delicatezza possibile
-Io sono Delfino- spiegò il nuovo arrivato – Dio dei delfini-
Nella mente di Darren si affacciarono tante domande, ma sembravano tutte inappropriate e ben poco adatte ad essere pronunciare davanti a quello che era a tutti gli effetti un dio.
-Sì, reagiscono tutti così- commentò scocciato il dio, notando lo stupore sui loro volti – Non so perché, ma delfino e divinità sono due concetti che nessuno accosta facilmente-
-Mi dispiace Divino Delfino- Alex tentò di riguadagnare punti con il dio usando la sua dialettica – Non ci aspettavamo un intervento divino proprio adesso. È forse venuto a liberarci?-
-Temo di non poterlo fare- ammise riluttante il delfino – Chiunque dia ordini al Percy Jackson fasullo è molto intelligente, perché gli ha ordinato di collegare questa bolla direttamente all’anima del vero Percy. Soltanto lui può liberarvi senza uccidere il figlio di Poseidone nel tentativo. E tanto per inciso non posso assolutamente permettermi di uccidere il vero Percy, tanto più che mi manda proprio suo padre-
-Il divino Poseidone?- si stupì Darren – L’ha forse mandata ad aiutarci?-
-In realtà…- commentò il delfino – Poseidone mi ha chiesto di sorvegliare la parte malvagia di suo figlio senza intervenire. Al minimo passo falso chiunque regga i fili dell’operazione Pandora potrebbe uccidere i sette della profezia, e questo non possiamo permetterlo-
-Capisco- sospirò affranta Alex – Ma allora perché ha deciso di parlare con noi e di uscire allo scoperto?-
-Perché senza l’aiuto degli dei sarà difficile per voi riuscire nella vostra impresa- spiegò Delfino – Quelli sono pur sempre i semidei più forti della loro generazione, e il ladro del Vaso li ha privati di coscienza aumentando la loro forza distruttiva-
 -Grazie per l’incoraggiamento- bofonchiò a mezza bocca Darren – Non so perché, ma non mi sento meglio-
-Non ho finito- Delfino fece come uno schiocco per indicare il suo disappunto nell’essere interrotto dal ragazzo – Zeus ha chiesto ad Efesto in persona, opportunamente aiutato da altri dei, di forgiare un talismano per ciascuno di voi, così da potenziare ogni vostra capacità in battaglia-
-Ottimo!- si illuminò Alex guardando raggiante prima Darren e poi speranzosa il delfino, aspettando che il dio consegnasse loro i due talismani.
-Ehm… purtroppo io sono qui a pinne vuote- fu costretto ad ammettere il cetaceo suo malgrado – Sapete com’è, non mi aspettavo di trovarvi qui. E comunque non avrei potuto consegnarveli-
-Come sarebbe a dire?- Darren iniziava a perdere la pazienza, quel delfino non faceva che dire le cose a  metà e anche la molto più diplomatica Alex stava dando segni di insofferenza.
-Mi dispiace ragazzi, ma Efesto si è fatto un po’ prendere la mano- ammise il dio dei delfini – Ha creato manufatti fin troppo potenti, che potranno esservi consegnati solo dai vostri genitori, ed esclusivamente quanto sarete pronti a riceverli-
-E quando saremmo abbastanza pronti, sentiamo?- Alex cercava più che mai di contenersi
-Dovrete imparare a gestire i vostri poteri al meglio- spiegò Delfino – Solo allora i talismani inizieranno a riconoscervi come loro legittimi possessori e i vostri genitori potranno consegnarveli-
-Perfetto, grazie per la comunicazione- sbuffò Darren – Hai altri annunci per noi o…-
-Mostra un po’ di rispetto ragazzino, ho visto personalità molto più solide e importanti di te cadere dal loro piedistalli. A volte è stato un peccato, quel Cristoforo Colombo mi stava simpatico- lo sgridò Delfino infliggendo alla loro bolla un colpo di coda che la fece ballonzolare come una gelatina – Gli dei stanno camminando su un campo minato, qui è in gioco la vita di molti semidei importanti, e adesso abbiamo anche voi da considerare-
-Lo scusi divino Delfino- Alex lanciò al compagno un’occhiataccia per ammonirlo dal commettere altre leggerezze – Siamo solo un po’ nervosi. Mi sembra di capire che neanche voi dei sappiate come liberare i sette dall’influenza del Vaso di Pandora-
-Purtroppo no- sospirò Delfino, per quanto un delfino potesse sospirare – Sospettiamo però che quello dei semidei malvagi non sia il loro vero corpo, ma solo una sorta di contenitore per la parte malvagia della loro anima. Basterebbe quindi riuscire a renderle vulnerabili e potrebbero essere sconfitte da un banale colpo di spada-
-Percy ci ha detto il contrario- ragionò ad alta voce Alex – Però in effetti, quando è apparso sopra la Argo II era come se si fosse dissolto e poi riformato a partire dall’acqua-
-La loro forza vitale viene dalla loro stessa natura semidivina- confermò il dio – Ma è impossibile toglierli quella. Dovrebbe esserci comunque un altro modo per riuscire a renderli vulnerabili, ma nemmeno noi dei abbiamo idea di cosa si tratti-
-Bene, allora direi che siamo a cavallo- Darren si abbandonò contro le pareti della bolla – Disponiamo di alcuni talismani che non possiamo usare e possiamo sconfiggere il nemico usando un metodo ignoto! Ottimo direi!-
-Ambasciator non porta pena- ricordò Delfino – Ora se volete, ma anche se non volete, scusarmi, io dovrei tornare da Poseidone per spiegargli cosa sta combinando suo figlio-
Con qualche rapido colpo di coda, il dio delfino si dileguò, lasciando soli i due ragazzi.
-E adesso?- si chiese Alex guardandosi intorno con aria quasi annoiata.
-Vorrei tanto poter disporre di un mazzo di carte-
 
 
 
 
La prima mattina dopo il rapimento, la colazione fu ben poco allegra.
Personalmente Mark non sentiva la mancanza né di Darren (con cui aveva parlato ben poco, ma che sembrava altamente fastidioso) né tantomeno di Alex (lei non gli piaceva e basta), ma se ne guardava bene dall’esprimere il suo pensiero davanti agli altri. Nonostante tutti stessero facendo il loro meglio per tenere alto l’umore generale, il vuoto lasciando dall’assenza dei due si sentiva eccome.
Il comando della spedizione era passato a Lou Sue, e Drake non aveva nemmeno osato protestare tanto era necessario qualcuno che cercasse di prendere le decisioni migliori per il gruppo, e tutta l’attenzione dei dodici ragazzi era concentrata su come ritrovare gli scomparsi.
-Arthur, non è che potresti in qualche modo tracciare una mappa sotterranea della città e controllare se Percy è rimasto da queste parti?- domandò speranzosa Becky
-Riesco a mappare il territorio, ma le persone sono troppo numerose perché io possa anche solo tentare di percepire la presenza di Percy- spiegò amareggiato Arthur – Temo proprio che sia impossibile per me-
-Ehm, qualcuno ha qualche altra idea?- chiese la figlia di Apollo – Deve pur esserci un modo per trovarli! Mark?-
-Sono bravo nelle strategie belliche, non nel ritrovare semidei rapiti- chiarì il ragazzo incrociando le braccia
-Avery, qualche visione utile?-
-Non arrivano a comando- rispose piccata la figlia di Ecate, che non avrebbe mai dovuto rivelare a nessuno delle sue visioni, da allora non aveva più pace, tutti le chiedevano di predire qualcosa – E comunque mi mostrerebbero il futuro, non il presente-
-Drake, non hai per caso sognato Alex o Darren? – tentò ancora Becky
-Niente di niente- dichiarò dispiaciuto il ragazzo
-Adelaide, i tuoi informatori demoniaci non ti dicono niente?-
-Non ho informatori demoniaci- sospirò la figlia di Menta, che come al solito sfoggiava dei pantaloncini che mettevano in mostra quanta più pelle delle gambe possibile – Ma grazie per l’idea!-
-Ragazzi, cerchiamo di ragionare- Cyrus si alzò, in assenza di Alex lui era sicuramente il più diplomatico di tutti – Percy non sparirà certo così nel nulla solo perché ha degli ostaggi, in qualche modo deve venire da noi o farci sapere dove si trova, non credete?-
-In effetti- ammise Drake – Però potrebbe anche darci un indirizzo e dirci di presentarci lì senza armi, pena la morte di Alex e Darren-
-Anche in quel caso però potremmo comunque riuscire a contrastarlo- spiegò Neos – Ci ucciderebbe in ogni caso, quindi tanto varrebbe portarcele le armi. E poi avremmo comunque i nostri poteri-
-In ogni caso- fece notare Lou Sue – Stiamo parlando di Percy Jackson, non di un esperto stratega. Qualsiasi cosa faccia sarà qualcosa di stupido-
-Scusate se non mi interesso troppo ai due scomparsi- si intromise Adelaide – Ma non vi sembra importante anche sapere dove dirigersi adesso?-
-Mi duole dirlo, ma la pazza ha ragione- ammise Arthur – Non possiamo aspettare che Percy ci attacchi qui. Su questa nave i miei poteri sono molto ridotti e gli spazi sono limitati per tutti. Invece Percy era perfettamente a suo agio. Non dimentichiamoci che teoricamente lui conosce già questo posto-
“Secondo me dovremmo restare nei paraggi” scrisse Fabiana Giada “Così da permettere a Percy di rintracciarci e poter scegliere allo stesso tempo un terreno favorevole”
-Buona idea- concesse Mark – Ci serve un posto spazioso e dove si trova poca gente-
-Ah beh, Manhattan è piena di posti del genere- ironizzò Blaine – Li troveremo di sicuro-
-L’unico posto spazioso che mi viene in mente ora come ora è Central Park- rimuginò Esmeralda – Ma non credo che una battaglia lì passerebbe inosservata-
-Dipende- rispose sorniona Becky – Se Avery riuscisse a manipolare la Foschia per creare un’illusione plausibile, forse potremmo anche scegliere Central Park per fare da esche-
Undici paia di occhi si misero a fissare la timida figlia di Ecate, e Mark capì benissimo dal terrore che vide nei suoi occhi che la ragazza aveva paura di fallire. Quando però Neos le mise una mano sulla spalla e le sorrise fiducioso, la ragazza parve riscuotersi.
-Sì, credo di poterlo fare- la voce le tremava un po’ nel dirlo, ma sembrava sicura di poterci riuscire – Mi farò dare una mano dalla Foschia naturale-
-Bene, allora è deciso- Lou Sue tolse la seduta – Oggi pomeriggio raggiungeremo Central Park. La mattina sarà dedicata agli allenamenti, perciò datevi da fare!-
I semidei iniziarono uno alla volta a lasciare la sala mensa mentre Adelaide, che come al solito doveva sempre farsi riconoscere, sparì in un vortice d’ombra, tanto per fare un’uscita a effetto.
-Esibizionista- commentò a mezza bocca Arthur, per poi rivolgersi a Mark – Tu che hai intenzione di fare per allenarti?-
-Niente- rispose lui alzandosi dal tavolo – Sono già un bravo spadaccino, e non ho altre abilità utili a cui ricorrere-
Il figlio di Atena lasciò la mensa e si diresse verso la cabina sua e di Alex, dove si lasciò cadere sul letto. Tutti avevano poteri fantastici ereditati dai genitori, tutti meno lui. C’era chi poteva addormentare con un dito, chi sapeva guarire, chi  viaggiava nell’ombra e addirittura chi volava. Perfino Darren, figlio di una dea in pensione, e Adelaide, figlia di una ninfa, erano molto più forti di lui.
Durante lo scontro con Percy si era sentito molto inutile. Era a malapena riuscito a sfiorarlo, e solo perché si era arrabbiato con il semidio perché aveva mandato al tappeto Arthur. Tra l’altro continuava a provare un certo rimescolio nello stomaco quando pensava al figlio di Ade, ma forse non era quello il momento di pensarci.
Cosa poteva fare lui contro i sette della profezia? Era bravo solo con la spada e nelle strategie belliche, ma non aveva il tempo di mettersi a disegnare un piano d’assalto nel mezzo dello scontro. Le uniche che avevano fatto una figura quasi peggiore di lui erano Alex, che però aveva comunque compiuto un gesto eroico (definizione usata dagli altri) e Esmeralda, ma almeno lei aveva una scusa.
-Ehi- Arthur lo raggiunse timidamente e si mise a camminare intorno al letto. di solito quello era un segno che stava per iniziare uno dei suoi discorsi – Tutto bene?-
-Certo, sto benissimo- mentì Mark – Non ho voglia di allenarmi, tutto qui-
-Ti conosco troppo bene- lo smascherò subito l’amico – Capisco quando stai mentendo-
-Uff- sospirò Mark senza neanche degnarsi di guardare Arthur – E va bene, mi sento debole e inutile rispetto a tutti voi!-
Per poco Arthur non scoppiò a ridere: - Cosa?- chiese cercando di trattenere l’ilarità – Da dove ti è venuta questa sciocchezza clamorosa?-
-Sciocchezza?- Mark alzò la testa per fulminare con lo sguardo il figlio di Ade, sicuro che lo stesse prendendo in giro – Avete tutti dei poteri fantastici! Io invece non ho nulla nel mio arsenale, contro Percy non sono riuscito a muovere un dito-
-Bene, adesso sono sicuro che stai sragionando- Arthur inarcò un sopracciglio, come al solito diceva quello che gli passava per la testa senza farsi problemi – Tu mi hai salvato la vita ieri, ti sembra poco?-
-No, ma…- tentò di protestare il figlio di Atena
-Inoltre- l’altro non diede segno di averlo sentito – Sei in grado di elaborare strategie complicatissime in pochissimo tempo, scommetto che ci riusciresti senza problemi anche nel bel mezzo di una battaglia-
-Tu dici?-
-Te l’ho appena detto, no?- commentò Arthur facendogli l’occhiolino – E sai che se te lo dico io allora si tratta della verità, no?-
-Grazie- Mark si alzò dal letto – Adesso mi sento meglio-
Non stava affatto mentendo. Arthur era una delle persone a cui teneva di più, forse il suo unico amico all’interno del campo e il suo giudizio contava veramente molto per lui. Inoltre il ragazzo non si faceva alcun problema a dire la verità, anche quando questa poteva far soffrire i suoi stessi amici.
-Nessun problema- sorrise Arthur – Sai che per te io ci sono sempre-
In uno slancio di affettuosità, il figlio di Ade abbracciò l’amico, che dalla sorpresa si irrigidì completamente e non riuscì a rispondere all’abbraccio in modo decente. Mark non era un grande fan del contatto umano, però quello gli stava piacendo.
Ben presto però, la cosa si fece imbarazzante, e quello iniziò ad essere troppo lungo per un semplice abbraccio tra amici. Mark tossicchiò elegantemente per farlo notare ad Arthur, e subito il ragazzo si ritrasse come se lo avessero scottato.
-Ehm…- che ne dici se andiamo ad allenarci- tentò di vincere l’imbarazzo Arthur
-Certo!-
 
 
 
Cyrus, Fabiana ed Avery si stavano allenando nel tiro con l’arco.
Tra loro tre, Avery era senza dubbio la migliore, aveva una mira pazzesca ed era abituata a usare l’arco come arma. Fabiana era un po’ più arrugginita, ma anche lei aveva un’ottima mira mentre Cyrus, sebbene non fosse proprio in condizioni disperate, doveva imparare a regolarsi meglio.
-Non male- commentò Avery quando lo vide mancare di netto il centro del bersaglio – Magari prova ad aggiustare la mira-
-Ma davvero? Non l’avrei mai detto!- ironizzò Cyrus, come faceva sempre quando era frustrato o arrabbiato per qualcosa.
-Non è così difficile, devi solo cercare di visualizzare la traiettoria che vuoi dare la freccia- gli spiegò Avery – Vedrai che imparerai in un batter d’occhio-
-Ah, ma tu guarda- li interruppe ad un tratto una voce maschile – A quanto pare la cara Avery insegna quando fa più comodo a lei-
Blaine li raggiunse con un sorrisetto provocatorio stampato in faccia, l’aspetto curato come al solito. – Aiuti loro ma non hai voluto insegnare a me. Viva la coerenza!-
-Prima di tutto…- chiarì subito Avery – Cyrus e Fabiana me l’hanno chiesto, tu non hai avuto il coraggio di fare neanche quello. E in secondo luogo, nessuno dei due ha tentato di sedurmi per ottenere in cambio questo favore-
Il sorriso sparì dal volto di Blaine, che almeno per una volta divenne serio e quasi imbarazzato. –Ehm… a questo proposito, vorrei scusarmi con te per questa faccenda del tiro con l’arco-
-Oh- Avery parve colpita, evidentemente non se l’aspettava – Grazie per le scuse- balbettò poi.
Cyrus si sentiva abbastanza in imbarazzo ad assistere a quel siparietto che rischiava di sfociare in un litigio praticamente ad ogni frase, ma Fabiana non pareva essere della sua stessa idea.
“Secondo me finiranno insieme” scrisse infatti la rossa,stando ben attenta a non far vedere il taccuino né ad Avery né a Blaine.
-Secondo me invece leggi troppo- sussurrò come risposta il ragazzo – Lei lo odia e lui ci prova con tutti-
“Appunto” aggiunse Fabiana “Sarebbero una bella coppia. Strana, ma bella”
-Se lo dici tu…- Cyrus non era molto convinto, ma dei due era Fabiana quella creativa che si lasciava trasportare dalla fantasia. Il figlio di Mercurio aveva sempre creduto che i voli pindarici della ragazza fossero dovuti al suo desiderio di fuggire dal compatimento degli altri. Eppure lui la trovava così fantastica e incredibile, e non credeva affatto che il mutismo della ragazza la rendesse più strana o debole.
Nel frattempo, Blaine aveva apertamente chiesto ad Avery di insegnargli a tirare con l’arco  e lei aveva risposto proponendo una scommessa: l’avrebbe fatto solo se il tiro successivo di Cyrus fosse entrato almeno nella parte rossa del bersaglio.
Così il ragazzo si apprestò a tirare con pochissima pressione addosso. Sentiva lo sguardo di Blaine sulla nuca, pronto a vendicarsi se lui avesse sbagliato e quello speranzoso di Avery, che evidentemente voleva che sbagliasse. E lui che non voleva mai scontentare nessuno. In compenso Fabiana lo guardava divertita dal suo imbarazzo.
Alla fine Cyrus mandò tutti al tartaro e tirò al meglio delle sue capacità. Non gli importava niente di Blaine ed Avery, che risolvessero i loro problemi da soli, ma voleva migliorare a tutti i costi per non farsi più cogliere impreparato dai nemici. La freccia mancò il centro per un soffio, entrando comunque nel cerchio rosso, per la gioia del suo compagno di stanza.
Blaine se ne andò trionfante, dando appuntamento ad Avery per una lezione di tiro con l’arco, e la figlia di Ecate, furibonda all’idea, annunciò la fine della lezione.
-Aspetta un secondo- la richiamò Cyrus – Potrebbe essere il caso di restituirti questa- aggiunse tirando fuori dalla tasca la trottola magica della ragazza.
-Come diavolo sei riuscito a prenderla?- chiese Avery strappandogliela di mano con foga
-Genetica- spiegò laconico lui – Mio padre è pur sempre il dio dei ladri-
Evitò di menzionare che non lo aveva fatto apposta, non voleva che i compagni iniziassero a preoccuparsi anche per la sua cleptomania. Inoltre la passione per i furti non era solo competenza di suo padre, anche sua madre ne sapeva qualcosa. Ma di quello non aveva parlato neanche con Fabiana Giada.
Mentre Avery se ne andava imbufalita per la scommessa persa, Fabiana la sbirciò sorridendo sotto i baffi, poi scrisse sul suo taccuino.
“Lei è cotta persa” assicurò la ragazza, accompagnando la frase con tre punti esclamativi.
-A me non sembra- Cyrus fece spallucce – E lui pare ancora meno interessato di lei-
“Oh, tenta di vedere le cose da un punto di vista più romantico” scrisse piccata Fabiana “Anzi, dato che Blaine è il tuo compagno di stanza prova ad indagare per scoprire se gli piace Avery”
-E va bene- cedette Cyrus, che non aveva alcuna voglia di discutere – Quando incontro Blaine provo a chiederglielo
Cyrus salutò la compagna di viaggio e tornò nella sua stanza per accertarsi di non essersi dimenticato niente da portare a Central Park. Lì trovò Blaine sdraiato sul letto che giocherellava con i braccialetti incantati che portava al polso.
-Sei contento per Avery?- chiese distrattamente Cyrus
-Beh, almeno imparerò a tirare con l’arco. A proposito, bel colpo prima- rispose con indifferenza il figlio di Afrodite.
-Oh andiamo, si vede lontano un miglio che ti piace Avery- ridacchiò Cyrus tentando di farla sembrare una chiacchierata tra amici – A me lo puoi dire, terrò il segreto-
-Io non mi innamoro- spiegò Blaine alzando la testa – L’amore è una cosa troppo profonda e che rispetto troppo per nominare senza motivo. Diciamo che mi piace divertirmi, ecco-
-Ma non ti sei appena scusato con Avery proprio per aver provato a “divertirti” con lei?- domandò il figlio di Mercurio leggermente confuso.
-Infatti ho detto che non ci proverò più con lei, non che non lo farò con gli altri- precisò Blaine alzandosi dal letto – Ci sono molti modi per divertirsi, anche solo a bordo di questa nave. Prendi per esempio il novellino o la pazza-
-Darren ed Adelaide?-
-Bingo- commentò Blaine – Entrambi dei bei bocconcini, ma nessuno dei due è il mio tipo purtroppo, così come nessuno su questa nave. Presenti esclusi, naturalmente-
-Come scusa?- balbettò Cyrus, pensando di aver capito male.
-Sai, i romani mi hanno sempre affascinato- Blaine si avvicinò pericolosamente a Cyrus, tanto che il ragazzo pensò che avrebbe azzerato la distanza tra le loro bocche – E poi ho sempre avuto un debole per i ribelli con il senso dell’umorismo-
Cyrus non sapeva cosa dire, né tantomeno dove volesse andare a parare Blaine. Anzi, in realtà temeva di saperlo fin troppo bene.
-Che peccato che tu sia l’unico off limits qui dentro- continuò il ragazzo – Un vero spreco. Anche se da quello che percepisco, tu sei comunque un uno sulla scala Kinsey-
Il figlio di Afrodite gli fece l’occhiolino, poi uscì dalla stanza lasciandolo solo e confuso. Cyrus non aveva idea di cosa fosse appena successo. Aveva solo due certezze in quel momento: Blaine era veramente bravo come seduttore e non stava facendo sul serio.
Cyrus conosceva bene i vari metodi per dissimulare l’attenzione delle persone da un argomento spinoso, lui stesso lo aveva fatto spesso ai tempi della scuola. Per Blaine l’argomento Avery era evidentemente un qualcosa di sgradito, perché lo aveva distratto immediatamente, facendogli intendere di non essere interessato alle relazioni. Una mossa molto abile che però, una volta decifrata, faceva capire che il figlio di Afrodite non era sicuro di sé come voleva apparire, e di sicuro non era una persona così portata ai “divertimenti” come li intendeva lui. Il figlio di Afrodite nascondeva qualcosa, e cercava in ogni modo di distogliere l’attenzione degli altri provandoci con loro in modo da distrarli. Strategia ammirevole, ma sospetta.
Cyrus si ripromise di scoprire di più sui comportamenti di Blaine, poi andò a cercare qualcuno che sapesse dirgli cosa significasse “Uno sulla scala Kinsey”.
 
 
 
Drake era stufo del suo compagno di stanza.
Dopo aver vinto il letto, Neos si era preso anche una buona parte della stanza per i suoi vestiti, ovviamente tutti all’ultima moda e costosissimi. Inoltre, aveva sistemato i suoi criceti in un posto d’onore accanto al letto e sparso per tutta la stanza un discutibile profumo all’essenza di rosa selvatica. In pratica l’aveva trasformata nella stanza da letto di una coppia gay. Il che non era del tutto errato sulla carta, ma a Drake non piaceva comunque. Come se non bastasse, ogni volta che sfidava Neos suo campo con l’intento di riuscire finalmente a sconfiggerlo, umiliarlo e se avanzava tempo anche di riuscire ad accampare qualche diritto sulla stanza, il figlio di Ebe sfoderava sempre una nuova strategia che lo sorprendeva e lo faceva perdere. Dopo aver finito le armi tradizionali il ragazzo arrivò addirittura a bombardarlo di pettegolezzi e a farlo scivolare sulla crema per il viso. Il figlio di Morfeo non sarebbe riuscito a sopportare il tutto ancora a lungo.
Così quando quel giorno Drake sfidò Neos a duello la sua unica strategia consisteva nel farlo piangere come se gli avesse comprato un capo fuori moda. Non gli bastava riuscire semplicemente a sconfiggerlo, voleva umiliarlo il più possibile, perché non era umanamente possibile che una persona così frivola e pettegola fosse anche così forte nei combattimenti.
Per una volta, il duello fu davvero avvincente. Neos doveva aver finito le strategie, e cercava semplicemente di tenerlo a distanza con le sue frecce il suo chackram, ma Drake arrivò più volte a incalzarlo da vicino con la spada, costringendolo a difendersi nonostante le sue scarse abilità con la spada.
-Non male Watson- concesse il figlio di Ebe – Stai migliorando, ma non credo che sia ancora abbastanza-
-Tu dici- Drake lo costrinse a parare un ennesimo fendente – Allora perché sei all’angolo?-
Per tutta risposta Neos gli lanciò contro il suo chackram con rapidità fulminea, obbligandolo a deviare il colpo con la spada.
-Tutto qui?- fece appena in tempo a chiedere Drake con un sorrisetto divertito. Poi un violento fendente di Neos fece volare via la sua spada e il figlio di Ebe gli puntò trionfante la sua contro.
-Sì, direi che è tutto qui- commentò guardandosi le unghie perfettamente curate e sorridendo amabilmente.
Drake era ad un passo dalla crisi di nervi e iniziò a fare respiri profondi per evitare di picchiare il compagno di stanza.
-Sai, non capisco cosa mi trattenga dal saltarti addosso!- ringhiò mentre lui rinfoderava la spada.
-Fai pure, ma attento, potrebbe piacermi- lo punzecchiò Neos
-Mi spieghi cosa diamine ti ho fatto di male?- insisté Drake – Non fai che battermi ed umiliarmi-
-Niente di personale, ma tu trasformi ogni duello in una lotta per la stanza, e voglio che la mia stanza rimanga uguale a come è ora- spiegò Neos facendo spallucce – E poi, sei più carino quando ti arrabbi-
Drake cercò di ignorare l’ultima frase, ma sentì di stare arrossendo. Non era abituato ai complimenti e non era preparato al tono lusinghiero e canzonatorio insieme che aveva assunto Neos nel dirlo. Ciò non cambiava di una virgola il disprezzo che il ragazzo provava per il compagno di stanza.
Umiliato, il figlio di Morfeo lasciò la sala degli allenamenti e raggiunse la mensa (andare in camera e sorbirsi il cigolio della ruota dei criceti era fuori discussione), dove rimase ad allenarsi con la spada fino al pomeriggio, quando la nave attraccò non lontano da Central Park.
-Allora illusionista, che allucinazione ti sei inventata per noi?- chiese sgarbatamente Lou Sue rivolta ad Avery durante lo sbarco
-Beh…- esitò la ragazza – Pensavo di farci apparire come una squadra di calcio che si mette a fare una partitella a Central Park-
“Ottima idea” scrisse fiduciosa Fabiana
-Però…- aggiunse timorosa Avery, guadagnandosi uno sguardo sdegnato di Lou Sue
-Non mi piacciono i però- commentò l’antipatica albina – Vai avanti-
-Ecco, non è molto semplice tenere insieme la visione- ammise la figlia di Ecate – Al contrario, è molto faticoso e ho paura che possa cedere da un secondo all’altro-
-Beh, allora fa in modo che non succeda- la riprese Lou Sue
Drake guardò Avery: era visibilmente pallida e sembrava far fatica perfino a camminare, doveva sostenersi a Blaine mentre Neos le faceva aria con un giornale di gossip. Era ovvio che stava facendo del suo meglio per plasmare la Foschia, ma se fosse collassata a terra non avrebbe fatto comodo a nessuno di loro. E poi la poveretta era pur sempre stata presa di mira da Lou Sue, doveva aiutarla per principio.
-Forse posso darti una mano- annunciò allora Drake
-Davvero?- Avery sembrava visibilmente sollevata – Sai manipolare la Foschia?-
-Più o meno- tagliò corto lui. Non era esattamente così, il suo era un potere ereditato dal padre che consisteva nel creare illusioni, veri e propri sogni ad occhi aperti, però era molto simile al manipolare la Foschia. E in quel momento, con Avery pallida e con una resistenza residua pari a quella che avrebbe avuto Neos ad un gioco del silenzio, non gli sembrava il caso di entrare nei dettagli.
Drake si fece dare tutti i dettagli sulla sua visione, compresi il modo di vestire dei giocatori e la loro descrizione fisica, così da non creare improvvise contraddizioni, poi iniziò a concentrarsi e a sostenere la visione della compagna di viaggio. Avery si sentì subito meglio, come se qualcuno le avesse tolto un grande peso dalle spalle.
-Grazie- la ragazza gli sorrise dolcemente, piena di sollievo e gratitudine e Drake non poté fare a meno di rispondere con un altro sorriso, più imbarazzato che strafottente. Gli piaceva stare al centro dell’attenzione, ma il sorriso di Avery era talmente sincero che Drake non riuscì a non essere felice per esserle stato utile. Fu solo quando notò che Neos lo stava osservando con interesse, come se stesse conducendo un esperimento su di lui, che cambiò espressione.
-Prego- borbottò frettolosamente, affrettando il passo e continuando a concentrarsi sulla visione
-E così hai anche un cuore, eh?- commentò Neos prendendolo di sorpresa. Lo aveva affiancato senza fare un suono.
-E a te che importa?-
-Niente, volevo solo ringraziarti per aver aiutato una mia amica- spiegò il ragazzo – Avery non avrebbe retto ancora a lungo-
-Si notava- assicurò Drake – Rischiava di far saltare la nostra copertura. L’ho fatto solo per quello-
-Qualcuno ha la coda di paglia, eh?-ridacchiò Neos – Io non ti ho chiesto niente-
-Senti, smettila di continuare a provarci- lo zittì Drake – Tanto non mi interessi-
-Ma…- finalmente era riuscito a far restare Neos senza parole – Io non ci stavo provando!-
-Certo, come no- Drake aveva trovato un modo per mettere in imbarazzo Neos – Dite tutti così quando capite che non attacca-
-Ma che cavolo dici?- Neos arrossì violentemente – Tu non sei affatto il mio tipo!-
-E tu non sei il mio!- rispose Drake – Ora se vuoi scusarmi vai pure a prendere il te con i tuoi amici immaginari, io devo tenere in piedi un’illusione-
Neos lo guardò come se avesse appena insultato i suoi criceti, poi si allontanò con fare teatrale e tornò ad assistere Avery, nonostante la ragazza stesse già molto meglio.
 Per tutto il tragitto lungo Central Park Drake si chiuse in un religioso silenzio e iniziò a giocherellare con la collana con lo zodiaco che gli aveva regalato suo padre in sogno . Al figlio di Morfeo piaceva particolarmente l’astrologia, e sempre Morfeo gli aveva detto che anche sua madre ne era molto affezionata. La madre che non aveva mai conosciuto.
Drake era cresciuto in orfanotrofio, abbandonato dal suo patrigno. Laggiù, nessuno aveva osato parlargli del suo passato, di ciò che era successo a sua madre e che fine aveva fatto il suo patrigno. Solo quando era arrivato al campo mezzosangue Chirone aveva avuto il tatto di fargli vedere vari servizi di telegiornali locali, registrati anni prima, in cui veniva spiegata la sua storia. Era stato un duro colpo per Drake, sulle prime non ci aveva neanche creduto, ma poi si era dovuto arrendere all’evidenza. Sua madre era morta, e non in circostanze naturali.
La passione per l’astrologia era l’unica cosa che sapeva di avere in comune con la madre e così in tutti quegli anni aveva scelto di coltivarla. Sapeva tutto dei vari segni zodiacali e di come essi influenzavano la personalità e il futuro delle persone. Una volta all’orfanotrofio aveva provato ad offrire tentativo di predire il futuro delle persone sulla base della loro data di nascita, ma il tutto si era concluso con dei bulli che lo avevano picchiato per farlo smettere. Non ci aveva mai più provato.
A Drake non piaceva perdersi in pensieri simili, e fortunatamente doveva anche badare alla Foschia per evitare che la visione della squadra di calcio sparisse, però non poté fare a meno di pensare a sua madre, anche solo per un attimo.
Si riscosse del tutto quando arrivarono a Central Park e trovarono uno spiazzo libero abbastanza grande da far credere ai mortali che una squadra di calcio ci stesse giocando una partita.
-Secondo voi tra quando si farà vivo Jackson?- chiese Lou Sue facendosi scrocchiare le dita – Non vedo l’ora di avere la rivincita-
-Come se tu potessi in qualche modo sconfiggerlo da sola- commentò sprezzante Drake
-Infatti lo faremo insieme- commentò Becky, la più disgustosamente ottimista di tutto il gruppo – Vedrete che basterà aspettare un po’ e Percy arriverà-
Drake lasciò perdere Lou “piena di sé” Sue e si concentrò sul mantenere la visione mentre gli altri si mettevano a chiacchierare tra loro. Sentì che Neos stava spiegando a Cyrus cosa fosse la scala Kinsey mentre Blaine ed Avery si accordavano su delle lezioni di tiro con l’arco. Lou Sue ed Esmeralda stavano intrattenendo una conversazione calma e pacifica (per un attimo Drake pensò di aver avuto le traveggole), mentre Becky e Fabiana, il duo delle buoniste, stavano probabilmente discutendo di cose buone e zuccherose fino al midollo. Mark ed Arthur facevano i fidanzatini in disparte, mentre Adelaide saltellava qua e là come una principessa Disney sotto anfetamine.
Dopo una decina di minuti di attesa, effettivamente Percy Jackson diede segno di averli individuati, ma ovviamente il geniale piano ideato in fretta e furia quella mattina tra una fetta di pane tostato e un po’ di bacon fallì miseramente. Il semidio malvagio li attaccò, questo sì, ma… per interposta persona. O meglio, canina.
Un mastino infernale si presentò all’improvviso, comparendo tra le ombre di Central Park, e non appena li individuò digrigno le zanne e partì all’attacco, puntando Adelaide come prima vittima. Normalmente Drake sarebbe stato d’accordo con il cane, ma erano già sotto di due membri. Il ragazzo avrebbe voluto aiutare la figlia di Menta, ma era troppo scioccato dalla comparsa del mastino per fare qualsiasi cosa.
Fortunatamente Adelaide non aveva bisogno di aiuto (beh, un aiuto psicologico effettivamente le avrebbe fatto solo bene), perché sparì nell’ombra ed evitò l’assalto del cane senza troppi problemi.
-Ma…- Becky si alzò di scatto – Quella è la Signora O’Leary?-
-Di sicuro non è Percy Jackson- commentò Cyrus – Ma forse attaccare lei sarà come fare del male a lui-
-Non credo, guardate i suoi occhi- fece notare Neos – Credo che l’abbiano ipnotizzata-
Gli occhi della Signora O’Leary erano completamente spiritati, il cane non sembrava in possesso delle sue capacità mentali. Percy doveva averla ipnotizzata in qualche modo.
-Probabilmente AcquaMan la comanda a distanza- ringhiò Lou Sue mentre il cane attaccava nuovamente i ragazzi dirigendosi verso Avery, Blaine, Fabiana e Becky.
-Attenzione!- urlò la figlia di Ecate tendendo l’arco mentre Fabiana faceva per lanciare un coltello.
-No!- la bloccò Becky – Non possiamo ferirla, non è in sé-
-Stai scherzando?- chiese Mark – E come dovremmo cavarcela, offrendole Arthur come biscotto?-
-Ehm… questo non lo so- ammise la figlia di Apollo – Teniamola solo lontana-
I quattro semidei attaccati si prepararono a schivare il mastino infernale, ma quello sparì nell’ombra prima di arrivare loro addosso.
-Dove cavolo si è cacciata?- Arthur si guardò intorno con ansia – Fate attenzione, potrebbe sbucare ovunque!-
-Ecco perché odio i mastini infernali!- imprecò Lou Sue
-E dimmi, c’è qualcosa che non odi?- le chiese ironico Cyrus
Un istante dopo, la Signora O’Leary si materializzò proprio dietro Cyrus e Neos, e prima ancora che uno dei due potesse anche solo tentare di difendersi tirò una zampata al figlio di Mercurio e addentò un braccio al compagno di stanza di Drake, per poi scuoterlo come un giocattolo rotto e lanciarlo contro un albero.
-No!- Becky si precipitò subito da Neos, decisamente ferito molto più gravemente di Cyrus, da cui andò Fabiana Giada. Intanto, il cane demoniaco era già sparito nell’ombra.
-E adesso dove accidenti apparirà?- gridò Esmeralda iniziando a tremare.
Drake non lo sapeva, erano intrappolati in un campo minato infernale. Il mastino poteva apparire ovunque senza dare a nessuno il tempo di difendersi. Percy li aveva fregati.
 
 
Ad Adelaide piacevano le sfide. E quella che il molosso delle tenebre aveva appena lanciato loro la intrigava non poco. Il modaiolo era già fuori combattimento, mentre il romano si era rimesso in sesto, ma tutti erano in ansia per l’apparizione successiva del cane. Tutti tranne lei ovviamente, lei era eccitata. Finalmente qualcosa di divertente in quell’impresa. Viaggi nell’ombra, giocava in casa.
-Sparpagliamoci!- consigliò Lou Sue – Dovrà per forza colpirci uno alla volta se stiamo lontani-
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase. La signora O’Leary le apparve accanto e la spedì quasi in orbita con una zampata. Purtroppo per il cane, la figlia di Zeus non era così fragile.
-Ehi, sacco di pulci infernale, pensi veramente di battermi così velocemente?- chiese librandosi in aria la ragazza – Non mi hai fatto neanche un livido, e adesso sarà difficile per te raggiungermi, non pensi?-
La ragazza manipolò delle correnti d’aria e le lanciò contro il cane per formare un tornado, ma la signora O’Leary lo evitò con un balzo. Allora Lou Sue tentò ancora una volta, ma il cane non aveva intenzione di farsi prendere. Al terzo tentativo il piano del mastino scattò.
Il colosso sparì nell’ombra, e il tornado di Lou Sue riuscì solo ad attirare Drake ed Esmeralda, i due sfigati che stavano tentando di cogliere di sorpresa il cane mentre era distratto dalla figlia di Zeus. I poveretti provarono le stesse sensazioni dei panni nella lavatrice durante la centrifuga e quando Lou Sue riuscì a disperdere il tornado erano entrambi già svenuti.
Se quel cane non avesse voluto uccidere anche lei, Adelaide sarebbe scoppiata a ridere e gli avrebbe battuto la zampa, era stata una sena esilarante.
Come se l’umiliazione di aver messo fuori gioco due amici non bastasse, la Signora O’Leary sbucò dall’ombra esattamente sopra Lou Sue, e la spedì con un colpo dritta in mezzo alla chioma di un albero. Lì Adelaide non resse più e scoppiò a ridere come una pazza.
-Lo trovi divertente?- la riprese Arthur – Quel cane ci ucciderà tutti!-
-No, non lo farà- garantì la figlia di Menta “O meglio, non mi ucciderà se le farò prima capire che sono dalla sua parte”
Purtroppo attaccare i suoi compagni era fuori discussione. L’esito dello scontro era ancora troppo incerto per potersi schierare apertamente. Alla ragazza non restava che aspettare.
Intanto, la Signora O’Leary era sparita subito dopo aver spedito Lou Sue a far compagnia a dei passerotti e i ragazzi rimasti incolumi stavano tentando di capire dove sarebbe apparsa.
-Avery, non puoi cercare di vederla con la tua trottola?- chiese Becky, che stava cercando di curare il povero Neos, gravemente ferito ad un braccio.
-Per la ventesima volta, non funziona così!- le urlò di rimando la figlia di Ecate
Adelaide si stava divertendo nel vedere i goffi tentativi dei suoi compagni che cercavano di individuare il mastino infernale. Eppure era così semplice. Lei, in quanto in grado di viaggiare nell’ombra era in grado di capire qualche secondo prima dove sarebbe apparsa la Signora O’Leary. Anche Arthur avrebbe dovuto avere la medesima capacità, ma forse non era ancora riuscito a svilupparla.
-Possibile che tu non lo senta?- gli chiese Adelaide – Non capisci dove attaccherà?-
-No, perché, tu lo sai?- chiese il figlio di Ade – Perché non ce l’hai detto?-
-Non volevo rovinarvi la sorpresa- sorrise lei – Prova a concentrarti, vedrai che la senti. Chiudi gli occhi-
Arthur fece quanto gli aveva detto, e si concentrò. Poi, improvvisamente, aprì gli occhi, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato
-Cyrus, da te!- gridò
Il figlio di Mercurio si voltò appena in tempo per riuscire a bloccare con la spada la zampa della Signora O’Leary. Il mastino infernale però era più forte, e riuscì a disarmarlo. Mark accorse per aiutare Cyrus, che rischiava di diventare un giocattolo masticabile per cani, e riuscì a ferire ad una zampa il nemico. Sfortunatamente questo la fece arrabbiare ancora di più, e con un singolo colpo mandò al tappeto entrambi i semidei.
Erano rimasti in pochi: oltre ad Adelaide c’erano ancora Arthur, Avery, Blaine, Fabiana e Becky in grado di reggersi in piedi. Tuttavia avevano trovato un modo per individuare la Signora O’Leary, quindi la situazione avrebbe potuto ribaltarsi da un momento all’altro.
La volta successiva il mastino tentò di attaccare Blaine, che, avvertito in tempo da Arthur, usò la lingua ammaliatrice per bloccarla e allontanarsi. Tuttavia, quando Fabiana lanciò un coltello e le ferì la zampa anteriore ancora sana, il cane sfuggì al controllo del figlio di Afrodite e atterrò la romana.
-Ragazzi, dobbiamo fare qualcosa!- balbettò Avery – La situazione è sempre più pericolosa-
-Io potrei ordinarle di tornare dal suo padrone- propose Blaine – L’abbiamo già ferita fin troppo, non possiamo colpirla ancora senza rischiare ulteriori complicazioni-
-Temo che tu abbia ragione- ammise Becky – Ma in questo modo non potremmo trovare Percy e saremmo punto a capo-
-Non necessariamente- ad Adelaide venne in mente un piano – Forse ho un’idea-
-Facciamolo!- Arthur le fece l’occhiolino, evidentemente aveva avuto la stessa idea. Il che era un peccato, dato che il suo era solo un piano per staccarsi dal gruppo.
La signora O’Leary scelse Becky come vittima successiva. Il mastino apparve alle spalle della guaritrice, che opportunamente avvertita riuscì ad evitare la sua zampata.
-Signora O’Leary, ferma!- Blaine infuse nella sua voce tutto il suo potere manipolatorio – Non sente che la stanno chiamando? Deve tornare dal suo padrone. Non può sopportare tutto il dolore alle zampe, e la sua missione è ormai compiuta, perciò che senso ha rimanere qui?-
-Non starai un po’ esagerando?- sussurrò Avery poco convinta -Potrebbe accorgersi che le stai mentendo-
-So quello che faccio- fu la risposta di Blaine – Becky aiutami a calmarla, prova a cantare-
La figlia di Apollo intonò subito una canzone  talmente rilassante e serena che perfino Adelaide rischiò di farsi distrarre dal suo piano. Chi si fece distrarre di sicuro fu la Signora O’Leary: la canzone di Becky fu il colpo finale, il mastino si calmò del tutto e si preparò ad un viaggio nell’ombra che l’avrebbe portata dal suo padrone (dovunque fosse il covo di Percy o, come sperava Adelaide, del ladro del vaso).
-Ora!- gridò Arthur
Adelaide richiamò il potere ereditato dalla madre e sparì nell’ombra, riapparendo ad un passo dal cane demoniaco ed aggrappandosi al suo pelo. Dovunque la cara O’Leary volesse andare, lei l’avrebbe seguita. Arthur fece lo stesso,  ma prima di attaccarsi al tram dell’ombra afferrò Becky per un braccio così da portarla con loro. Per un istante, Adelaide sperò che la Signora O’Leary partisse lasciando all’asciutto tutti gli altri, Arthur compreso, ma il figlio di Ade fece in tempo, e tutti e tre i ragazzi sparirono insieme al mastino.
Adelaide era abituata ai viaggi nell’ombra e ormai non le facevano né caldo né freddo (a meno che non ne facesse troppi tutti insieme ovviamente), e lo stesso valeva anche per Arthur. Ma per la povera Becky quella doveva essere un’esperienza tutt’altro che tonificante.
Adelaide aveva fantasticato tanto su quale poteva essere il covo di Percy: un castello spettrale, una specie di fortezza sommersa, un asettico laboratorio (quello lo aveva scartato pensando al quoziente intellettivo del figlio di Poseidone). Le aveva pensate proprio tutte, eppure, chissà poi perché, nella sua lista di covi malvagi non figurava un acquario.
Eppure fu proprio lì che la Signora O’Leary li portò, le vasche piene di pesci lasciavano ben pochi dubbi. Non appena, frastornati dal viaggio, i ragazzi mollarono la presa sul mastino infernale, questo partì a corsa, continuando la sua ricerca del padrone.
-Beh, adesso sappiamo dove si è rintanato Percy- commentò Becky rialzandosi da terra e cercando di ritrovare l’equilibrio – Rimane solo un piccolo e insignificante dettaglio-
Adelaide odiava le persone prevedibili, non c’era alcuna sorpresa con loro. E Becky era uno degli esseri più prevedibili che avesse mai conosciuto.
-Dove accidenti siamo?- chiese nervosamente Becky mentre alle sue spalle la figlia di Menta le faceva il verso.
-Non ne ho idea- ammise Arthur
Per un secondo Adelaide calcolò l’idea di tentare di sopraffarli entrambi per consegnarli al nemico così da conquistarsi il suo rispetto, ma non era certa di poterli battere tutti e due, né tantomeno che due ragazzini spauriti fossero il regalo di benvenuto migliore.
-Non ci resta che una cosa da fare allora- decise Adelaide prendendo l’iniziativa – Scoprirlo-
 
 
Cyrus aveva ricordi confusi di quella giornata.
Ricordava di aver combattuto contro un cane gigante. Ricordava di aver perso con disonore. Ricordava che Lou Sue aveva fatto una figura ancora peggiore. E ricordava che Neos era stato ferito gravemente.
-Sto bene!- chiarì subito il figlio di Ebe, il primo che Blaine, Avery e Fabiana, una volta ripresisi dallo shock (e nel caso della terza anche dallo svenimento), avevano soccorso – Ho grandi capacità curative-
In effetti il ragazzo sembrava perfettamente in grado di reggersi in piedi e camminare, anche se la ferita al braccio non era delle più leggere.
“Gli è andata bene” scrisse Fabiana dopo una veloce visita “Il morso era profondo e potente, ma il potere di Ebe l’ha protetto. Se fosse stato chiunque altro di noi… non oso immaginarlo” spiegò rabbrividendo.
Il passo successivo fu recuperare Lou Sue dall’albero. Non fu affatto facile, servirono la lingua ammaliatrice di Blaine unita al tatto di Esmeralda per convincere la figlia di Zeus (che dopo Neos era quella messa peggio in quanto a lividi) a farsi vedere. La ragazza si sentiva altamente umiliata. Aveva messo al tappeto due alleati e si era fatta sconfiggere da un cane in modo stupido. Moralmente gli altri non stavano meglio. Quando poi Blaine ed Avery spiegarono quello che avevano fatto Adelaide, Arthur e Becky fu ancora peggio. Quando seppe dove era andato l’amico, Mark per poco non ebbe uno svenimento, mentre praticamente tutti si disperarono per Becky. Nessuno nominò Adelaide.
Nonostante l’improvviso attacco da parte della Signora O’Leary, Avery aveva avuto la prontezza di spirito di mantenere viva l’illusione della squadra di calcio. Probabilmente gli altri mortali li avevano visti al massimo giocare con un cane.
-E ora che si fa?- domandò perplessa Esmeralda – Aspettiamo che il trio delle meraviglie liberi il duo dei rapiti dalle grinfie di Percy e nel frattempo di facciamo un caffè?-
Non aveva tutti i torti. Il loro piano era miseramente naufragato, avevano perso quella con la capacità di comandare gli altri e la sua sostituta era ridotta ad uno straccio. Cyrus si chiese chi avrebbe presto il comando, quando una voce del tutto inattesa si levò.
-So io cosa dobbiamo fare- spiegò Mark, una nuova scintilla accesa nei suoi occhi di solito apatici – Dobbiamo ritrovarli tutti e cinque e prendere Percy a calci in un punto talmente privato che se ne ricorderà per i prossimi secoli-
-Chi è questo, e dov’è finito Mark?- chiese ironico Drake
-Forza, tutti alla Argo II!- il ragazzo iniziò a camminare e agli altri non restò altro che seguirlo – Abbiamo un AcquaMan da trovare!-
 
 
 
Angolo Autore
Ed ecco il nuovo capitolo!
Scusate davvero tanto per il ritardo, ma ho avuto davvero un sacco di problemi e impegni in questi primi giorni di vacanza. Spero che questo capitolo possa ripagarvi dell’attesa, fatemi sapere che ne pensate.
Oh, poi c’è la faccenduola dei Talismani dei ragazzi. Dovrebbero essere, come avete letto, degli oggetti legati ai poteri e alla personalità degli Oc così da renderli più forti. Se volete creare il vostro talismano personale per il vostro Oc non avete che da mandarmi (ovviamente tramite messaggio privato e non tramite recensione) la sua descrizione e come può essere utile in battaglia.
Spero che il capitolo vi piaccia.
L’Uragano Temporale
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: chrono storm01