Film > X-men (film)
Segui la storia  |       
Autore: arsea    22/06/2017    1 recensioni
Lo vide sbiancare ancora di più se possibile, cereo: "Cosa vuoi fare?" domandò spaventato "Non è la prima volta, Charles. È sempre così: ci incontriamo, ci amiamo e io rovino tutto. Mi dispiace… mio Dio… mi dispiace" "Cosa stai dicendo?" gli prese la destra, così debole, oh, così morbida, e la incatenò alla sua "Fidati di me" disse "Ti troverò" lo baciò mentre teneva la sua mano, lo immobilizzò con quel bacio e prima che potesse fermarlo affondò il pugnale dritto nel suo cuore
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Emma Frost, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erik la assecondò quando gli indicò di raggiungere Brooklyn, ma a dire la verità non aveva la più pallida idea del perché << Spiegami che senso ha >> ripeté per l’ennesima volta, esasperato dal suo silenzio << Perché dobbiamo andare da quei due? Cosa ha a che fare il dottor Schmitt con gli Xavier? >> lei sospirò guardando fuori dal finestrino, massaggiandosi poi le palpebre con aria stanca << Ho scoperto qualcosa, va bene? Ho verificato esattamente quello che avevo bisogno. Ma devo parlare con Raven e devo farlo al più presto >> << Puoi aspettare domani. È quasi mezzanotte del resto >> << Tu vuoi parlare con Charles, giusto? Saremo entrambi contenti >> rimbeccò la donna inamovibile << Siamo quasi arrivati comunque. Rallenta, è quell’edificio di mattoni >> lui assentì a labbra strette, seguendo con lo sguardo le sue indicazioni, ma niente della facciata davanti a lui gli ricordava qualcosa.
Doveva essere appena ristrutturato, il suo occhio esperto poteva capirlo facilmente, con un portone di legno scuro alla fine di una piccola rampa di scale di marmo candido e finestre dai vetri rinforzati e intelaiatura in alluminio ultraresistente.
Stava giusto pensando che la scelta dell’illuminazione non era molto efficiente quando notò una seconda coppia di fari alle loro spalle, una berlina nera che non aveva notato dietro di loro parcheggiò a poca distanza, in doppia fila, restando però con il motore acceso << Andiamo >> fece Emma aprendo la portiera e facendo ticchettare leggermente il tacco della destra contro l’asfalto, ma lui continuò a fissare gli abbaglianti dell’altra auto attraverso lo specchietto retrovisore, tormentato da una specie di prurito al centro delle scapole, la sensazione spiacevole di un pericolo non identificato.
Quella macchina gli era familiare senza che sapesse perché.
Perché aveva l’impressione che fosse lì per loro?
Aveva controllato la strada mentre raggiungevano Brooklyn? Perché fare una cosa del genere?
Poi i fari si spensero e lui si diede dello sciocco: il racconto di Emma su quello strano Schmidt doveva averlo preoccupato più di quanto ammetteva a se stesso se aveva scatenato anche la sua paranoia << Erik. Scendi >> continuò la bionda ormai fuori, spazientita dal suo ritardo, perciò decise di assecondarla anche se nemmeno lui sapeva esattamente perché.
Pareva estremamente nervosa, non la ri-conosceva da molto ma qualcosa gli diceva che non era semplice scuoterla tanto, eppure quel che aveva scoperto dai Darkholme doveva essere molto importante se non poteva aspettare il mattino per suonare alla porta di un appartamento di sconosciuti nel bel mezzo della notte.
La seguì dentro il palazzo e poi nell’ascensore, in silenzio teso visto che la sensazione tra le scapole non si attenuava << Che ti prende? >> lui scrollò le spalle, spazientito da se stesso << Cos’è? >> insistette però lei << Questa sensazione che provi... cos’è? >> << Non so darle un nome >> una minuscola ruga si formò sulla fronte di lei, perplessa, ma quando le porte si aprirono di nuovo davanti a loro si appianò, sostituita da concentrazione e determinazione.
Raggiunsero l’unico stipite del piano, un appartamento che puzzava di soldi esattamente come l’intero palazzo, ma non se ne stupiva: aveva googlato “Charles Xavier” dopo aver parlato con sua madre, e se non fosse stato sufficiente lo fu per certo revisionare i suoi appunti della residenza di Westchester per  fugare ogni dubbio.
Sentì il trillo di qualcuno che richiamava l’ascensore al pianterreno nello stesso momento in cui Emma premeva invece sul campanello.
Alla porta si presentò la stessa ragazza bionda della mostra, Raven Xavier a dar credito a Wikipedia, artista stravagante fissata con il blu e sorella adottiva di Charles.
Charles.
Era così naturale per il suo cervello quel nome, sapeva di conosciuto, di familiare, rassicurante in qualche modo.
Ben diverso dall’occhiataccia ostile che stava rivolgendo loro la bionda << Sparisci, Emma >> la sentì dire, un istante prima di trasformarsi in un energumeno dalle spalle enormi.
Erik rimase senza fiato a quello spettacolo, lo sfarfallio che agitò la pelle della ragazza aveva dell’ipnotizzante, e vederla in simili fattezze subito dopo, grande grossa e minacciosa,  avrebbe fatto indietreggiare chiunque.
Ma non Emma: si limitò a sbattere le palpebre, senza fare una piega << Devo parlarti. È importante >> in quel preciso istante quello che era stato solo un prurito divenne un’unghiata atroce sulla schiena, che lo fece trasalire, e se poterono salvarsi negli istanti successivi fu solo perché il suo corpo di soldato addestrato, gli istinti che albergavano in lui che erano ben lontani da quelli di un ingegnere e che nessun telepate poteva cancellare, reagì di riflesso e si voltò di scatto, parandosi di fronte ad Emma e intercettando così i sottili aghi di un teaser con il suo potere, fermandoli a mezz’aria.
Davanti a loro c’erano due uomini sconosciuti, uno più basso dell’altro, ma questo semplicemente perché il più alto superava anche l’aspetto mastodontico che Raven aveva assunto, con zanne, per Dio Onnipotente, zanne, a fuoriuscire dalle labbra, e artigli.
Sarebbe stato sufficiente a sconvolgerlo, ma il basso, che era comunque alto almeno quanto lui, era invece rosso, rosso come il sangue, rosso come... come un diavolo.
Di nuovo l’istinto lo salvò quando il diavolo scomparve in uno sbuffo rossastro, riuscì a prevedere il fatto che apparisse alle sue spalle perché lui avrebbe fatto lo stesso, e per questo mandò a segno due pugni su quella mascella mefistofelica prima di spingere le due donne all’interno dell’appartamento e riuscire a chiudere la porta << Chi erano?! >> esclamò Raven sconvolta, nessuna delle due era riuscita a muovere un muscolo, ma non poteva nemmeno biasimarle visto che il tutto si era svolto in pochi secondi << Non lo... >> non riuscì a terminare la frase perché il diavolo comparve esattamente davanti a lui, un turbine rosso che non gli avrebbe lasciato scampo, era troppo vicino per riuscire a schivarlo o impedirgli di toccarlo, ma prima che l’altro potesse aggredirlo in qualsiasi modo si afflosciò a terra senza un suono, come una marionetta a cui hanno tagliato i fili << Ma c-cosa... >> Emma, accanto a lui, aveva ancora la mano sollevata contro il nemico, in qualche modo era riuscita ad usare il suo potere per neutralizzarlo, ma si ripromise di chiedere delucidazioni in seguito perché la porta fu scossa da un violento fremito << È blindata >> mentre non guardava Raven aveva cambiato di nuovo aspetto, il suo aspetto, una bellissima donna dai capelli di un rosso metallico lunghi fino in vita e la pelle blu come i lapislazzuli.
Emma gliene aveva parlato, la sua mente sapeva e capiva, ma averla davanti non aveva prezzo << Non sembra >> la voce di Emma uscì ferma, ma le sue mani tremavano nel guardare la porta fare lo stesso.
Erik percepì la lastra metallica nell’anima del legno, percepì i cardini rinforzati, la serratura d’acciaio, e con la forza del suo potere li spinse contro le spinte del mostro fuori della porta << Non entrerà >> assicurò con la mascella contratta << Non puoi fare con lui come con l’altro? >> domandò Raven all’altra, che però scosse il capo irrigidita << È troppo... animalesco. Non è umano >> << Nessuno di loro lo è >> sentenziò Erik << No... non so capire gli animali. È puro istinto adesso, non... non ha una mente da controllare >> Raven andò verso il cellulare sul tavolo mentre i colpi sulla porta continuavano furiosi << Chiamo la polizia >> annunciò << Oh bella idea >> sibilò Erik sarcastico, immobilizzandola << Cosa vuoi dire loro? Che un diavolo e una specie di orso senza pelliccia ci hanno attaccato? E come spiegherai il tuo aspetto? Hai il modo di spiegare qualsiasi cosa di ciò che sta succedendo? >> nonostante l’occhiata ostile che gli aveva rivolto all’inizio Raven dovette concordare con un’imprecazione.
Un colpo più violento degli altri ruppe il loro contatto visivo perché Erik dovette usare maggiore concentrazione << Quanto puoi durare così? >> volle sapere Emma e lui le rivolse un sorriso da squalo << Anche tutta la notte >> assicurò, e parve quasi che il mostro lo avesse sentito perché si fermò << Se ne sta andando >> annunciò la telepate << Dove? >> ribatté l’altra << Non capisco. Dal capobranco, ma ha qualche senso per voi? >> << Ce ne sono altri come lui? >> tutti sentirono la lingua di gelido panico nella voce di Raven, era lo stesso che abitava in tutti loro, e lo avvertirono chiaramente mentre la domanda giaceva senza risposta.
Il passo successivo fu fissare il diavolo, con la stessa sgradevole sensazione che si prova quando si vede qualcosa completamente fuori contesto e si desidera solo non averla vista affatto.
Cosa farne di lui?
Cos’era per Dio?!
Quelle silenziose parole rimbombavano tanto nella mente di ciascuno di loro che parevano urlate << Dov’è tuo fratello? >> fu invece l’unica domanda che Emma riuscì a fare, le altre schiacciate dall’ovvia impossibilità di risposta, e Raven si volse verso il corridoio a destra << Sta dormendo >> << Dormendo?! >> fece Erik incredulo, ma lei si limitò a stringersi nelle spalle << Ha preso dei sonniferi. Ha avuto emicranie per tutto il giorno ed era esasperato >> << Ecco perché non sento la sua mente >> Emma si volse verso la stanza << Provo a svegliarlo. Non posso battere la chimica ma almeno potrà muoversi in caso di pericolo >> << Non avvicinarti a lui! >> quel comando imperioso ricordò ad Erik l’ostilità con cui erano stati accolti sulla porta e con essa tornò anche il motivo per cui erano giunti sin lì << Non fare l’isterica, Raven. Non voglio fargli del male. Loro lo vogliono >> e indicò il diavolo ancora riverso a terra << Preferisci che sia in grado di vederli arrivare o... >> si fermò a metà frase, il fiato rapito dai polmoni << È qui >> ansimò volgendosi verso la porta << Chi? >> << Schmidt. Non... non riesco a fermarlo. Non è possibile... come...? >> fece appena in tempo a formulare questa frase prima che una fitta atroce le attraversasse il cranio.
Urlò, si tenne il capo e barcollò costringendo l’amica a sostenerla, ma dopo pochi altri lamenti toccò ad Emma perdere i sensi, schiacciata dal dolore << Emma! >> la porta gemette quando una forza sconosciuta si abbatté su di essa, e con lei Erik nel contrastarla, sentì il metallo piegarsi e diventare caldo sotto le spinte sue e di Schmidt dall’altra parte, era impossibile ma in qualche modo quell’uomo stava usando una forza incredibile, inarrestabile, tanto che ben presto fu costretto a cedervi.
La porta si piegò su se stessa come sottile lamiera invece che acciaio e piombo, rivelando il sorriso che aveva giudicato inquietante già al Galà.
Bastò un guizzo di pensiero per comandare a coltelli e acuminati frammenti di metallo strappati in ogni dove di schizzare verso l’uomo, ma quello non faticò a difendersi, sollevando con una mano i resti dell’uscio per usarli come scudo << Stupefacente >> lo sentì dire, e i suoi occhi brillavano quando tornò visibile.
Alle sue spalle l’energumeno che era più animale che uomo marciò nella loro direzione, ma Raven aveva abbandonato lo shock iniziale e adesso lo attaccò con sinuosa violenza, per quanto inutile vista la differenza di stazza, tuttavia non poté raggiungerla perché Schmidt gli sbarrò la strada << Qual è il tuo nome? >> volle sapere, con lo stesso sguardo di un intenditore di fronte ad un taglio di carne scelta.
Che fosse possibile ragionare con quell’uomo?
Il mostro riuscì a immobilizzare la ragazza, com’era prevedibile, e lei cominciò ad urlare di frustrazione passando da una forma all’altra, costringendolo così ad uno sbrigativo colpo di taglio per farle perdere i sensi.
Non volevano ucciderli almeno, il che era un passo avanti << Cosa vuoi da noi? >> azzannò mettendosi in posizione di difesa, abbassando il baricentro per maggior stabilità.
Non aveva mai fatto arti marziali, la sua esperienza si limitava a qualche rissa di quartiere, eppure percepì l’asciutta efficienza del suo corpo, la consapevolezza che possiede un soldato, un combattente, anche se lui non era né l’uno né l’altro << Non ho mai trovato tre di noi nello stesso posto >> noi?
Che voleva dire?
Il colosso si caricò Raven sulla spalla sinistra e si avvicinò ad Emma per fare lo stesso, rivelando così che come minimo volevano rapirli << Lasciale stare! >> << Pensi sul serio che sia il caso di preoccuparsi per loro? >> infierì Schmidt divertito.
Sadico bastardo << Cosa vuoi?! Non ti abbiamo fatto nulla! >> si lanciò sull’uomo a testa bassa, deciso ad atterrarlo per avere il tempo di colpire il mostro con le giovani in spalla, ma con facilità estrema Schmidt non solo non si smosse di un centimetro quando impattarono, riuscì anche a lanciarlo dall’altra parte della stanza con un piccolo tocco delle dita.
Atterrò contro il muro che divideva la cucina dal salotto, sbattendovi contro con tale violenza da rimanerne accecato, senza fiato, ricadendo infine sul pavimento con un tonfo sordo.
Sentì il sapore del sangue in bocca, poi, seppur non molto chiaro: << Prendi anche lui e andiamo >> comandò la voce gelida di Schmidt, probabilmente rivolto alla bestia, seguita da uno schiocco di lingua compiaciuto << Una telepate, una mutaforma e un controllore di metalli. Oggi deve essere il mio giorno fortunato >> vaffanculo pensò Erik con rabbia, ma nonostante questo non riuscì nemmeno a sollevare le palpebre << C’è qualcun altro >> questa volta chi parlò possedeva la rozzezza dei ringhi nelle corde vocali, i suoni erano ruvidi, graffianti << Qualcun altro? Chi? >> << Maschio >> i passi di Schmidt risuonarono leggeri sul parquet dell’appartamento, Erik li sentì ad un solo respiro di distanza quando gli passò davanti, e fu per puro riflesso che le sue mani si strinsero su di lui.
Afferrò il polpaccio con tutta la forza che gli era rimasta, poca quindi, eppure non poteva comunque restare fermo mentre qualcuno minacciava Charles.
Quel pensiero così istintivo non lo spaventò come avrebbe dovuto, era perfettamente naturale, così suo da venir accettato con facilità anche dalla sua mente senza memoria << Sei resistente >> commentò il dottore chinandosi sui calcagni e seppur con difficoltà Erik aprì gli occhi per fissarlo con odio << Faremo grandi cose insieme, io e te >> sentenziò l’uomo prima di farlo svenire con un tocco di dita sulla tempia.

PS: chiedo umilmente scusa per il ritardo. So di non avere giustificazioni, se non la mia immaginazione in completo sciopero, ma è stato un luuuuuuungo periodo di silenzio per la mia vena da "scrittrice" (o presunta tale XD ) quindi se non posso aspirare al vostro perdono spero almeno sulla comprensione. A tutti coloro che resistono non posso non dire GRAZIE. Vi adoro, vi voglio bene, e sappiate che siete preziosi come l'aria.

Arsea
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: arsea