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Autore: Floccinauci    23/06/2017    0 recensioni
L’ombra si dissolse nell’aria, permettendole di scorgere nelle tenebre la sagoma di colui che l’aveva salvata. Si sollevò a fatica da terra, facendo forza sulle sue deboli braccia ferite. La sua figura imponente, ricoperta dalla testa ai piedi da una pesante armatura di metallo, incombeva su di lei con aria minacciosa. Il bagliore dei suoi occhi cremisi invadeva l’oscurità circostante. La fissò per qualche attimo, senza proferire parola. Dopodiché ritirò le lame che portava al polso e si voltò, allontanandosi.
- Aspetta!
Si fermò a pochi passi da lei.
- Non mi hai detto chi sei…
Volse leggermente il capo nella sua direzione. La sua voce profonda e metallica pervase l’aria.
- E’ meglio che tu non lo sappia.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zed
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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1 - Without a sound

La sua ombra vegliava su di lei ogni notte.
Era puntuale come un orologio. Alle 2:30 in punto quella sagoma di impalpabile oscurità si materializzava nelle tenebre della sua stanza, senza emettere il minimo rumore. I suoi occhi cremisi, ormai abituati al buio di quella camera, trovavano in un istante il suo esile corpo dormiente, avvolto dalle pesanti coperte invernali. Nonostante fosse ormai passato più di un mese da quando aveva iniziato questa sua routine notturna, ogni volta che la vedeva veniva colto da un sussulto. Aveva poco tempo a disposizione, le sue ombre non riuscivano a mantenere la forma a lungo. Si sdraiava furtivamente accanto a lei, cercando di non svegliarla, e la abbracciava. Immergeva per qualche istante la testa nel profumo dei suoi capelli, cercando ogni volta di portarsi via con sé quanta più memoria di lei potesse. La stringeva delicatamente, accarezzandole il viso e rassicurandola nei suoi incubi. Il suo respiro rilassato era l’unico suono che riusciva a placare l’indole feroce di quella sua anima senza tregua. Scaduto il tempo, la sua ombra si dissolveva senza lasciare traccia, salvo una strana sensazione al risveglio della ragazza, a cui lei si era ormai abituata.
Era l’unico modo che aveva per vederla senza causare problemi. Sapeva che non avrebbe mai potuto renderla felice. Era un assassino spietato, maestro delle arti oscure, un mondo con cui lei non avrebbe mai dovuto avere a che fare. Nonostante la curiosità l’avesse spinta ingenuamente a provare ad avvicinarsi, lui aveva tentato il più possibile di mantenere le distanze. Ma non ci era sempre riuscito. Lo aveva cercato, seguito, per tutte le settimane successive a quella sera in cui lui l’aveva salvata. Era stata la prima persona a non aver avuto paura di lui. L’aveva pregato di restare, quella lontana sera di aprile. E rimanere con lei, a medicare le sue ferite, era stato il più grande, fatale errore della sua vita. Ma non aveva potuto farne a meno: quei suoi occhi, neri come l’oscurità cui lui era devoto, avevano smosso qualcosa dentro di lui. Eppure non ci poteva essere nulla di più sbagliato.
Non potendo stare con lei come avrebbe voluto, si era ripromesso di proteggerla, e la prima persona da cui doveva essere protetta era se stesso. Lei non avrebbe più dovuto avere a che fare con lui direttamente. Aveva in mano un potere troppo forte, difficile da controllare. Era pericoloso. Non avrebbe mai permesso che lei mettesse a repentaglio la propria vita per qualcuno che a lungo andare le avrebbe dato solo dolore e sofferenza.

Quella notte nevicava ininterrottamente. Grossi fiocchi bianchi si accumulavano vicino alle fessure per gli occhi del suo elmo, impedendogli di vedere bene. La regione di Ionia in cui lei viveva era sempre molto fredda d’inverno. Fortunatamente non era molto distante dal tempio controllato dall’Ordine dell’Ombra, dove lui abitava ed insegnava le arti oscure.
Si avvicinò alla finestra della sua stanza, trascinando a fatica i piedi nella neve fresca. Alle 2:30 in punto, come ogni notte, evocò un’ombra all’interno della camera. Lei era lì, avvolta nelle sue pesanti coperte, quasi ad aspettarlo. Si sedette sul letto e le accarezzò delicatamente i capelli, attento a non destarla dal suo sonno profondo. Quei pochi secondi con lei… Avrebbe voluto che durassero un’eternità. Ma quella notte, il loro momento era destinato a terminare molto più presto. Un colpo di vento, ed ecco che un grosso ramo sbatté contro la finestra. Lei ebbe un sussulto e si voltò.
Aprì gli occhi, e vide quella sagoma oscura nella penombra. Un urlo agghiacciante schiacciò il silenzio della sua piccola stanza.
Sentirla gridare gli strinse il cuore, accendendo la labile fiamma di quelle poche emozioni che era in grado di provare. Non avrebbe mai voluto che si svegliasse. Fece svanire l’ombra e si affacciò dal vetro della finestra, per controllare che stesse bene. Ma l’unica cosa che lei vide fu il bagliore rosso dei suoi occhi tra le tenebre. Continuò ad urlare, sempre più forte, pervasa dal terrore di quell’orribile entità ignota che l’osservava.
Affranto, non poté che scappare, svanendo nell’oscurità della foresta.

 
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