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Autore: Pixel    23/06/2017    8 recensioni
"La prima volta che ti sei fatto avevi sedici anni, e già a diciassette spacciavi per Bob.
Nadia era solo una drogata come tante, come te. Alla ricerca di una dose che tu potevi darle a poco prezzo. Era stata lei a convincerti a lavorare insieme.
[...] - Uno spacciatore e una prostituta, che squadra vincente. -"
Storia partecipante al contest "Stelle d’Oriente” Indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Questa storia partecipa al contest “Award for best one-shot - II Edizione” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Alle tue dipendenze"

Senti il sangue scorrere caldo sul viso, non percepisci ancora il dolore ma sai che domani sarà terribile.
Ti guardi intorno per assicurarti di aver seminato l'uomo, entri nel palazzo e richiudi subito il portone alle tue spalle, anche questa volta l'hai fatta franca.
Sali le scale in velocità, ancora carico di adrenalina e impaziente di mettere un altro muro tra te e il pericolo che hai appena scampato.
Fai per infilare le chiavi nella serratura ma la porta si apre dall'interno. Ti trovi faccia a faccia con un uomo vestito di tutto punto, quello ti guarda dall'alto in basso senza usare la premura di nascondere un'espressione schifata. Stringi i pugni per contenere la rabbia che ti senti salire in corpo, i tuoi occhi di ghiaccio devono essere come sempre fin troppo eloquenti perché non appena incrocia il tuo sguardo l’uomo abbassa la testa e si precipita verso le scale.
Richiudi la porta dietro alle tue spalle evitando di farla sbattere.


Per prima cosa entri in bagno, sputi nel lavabo e fai scorrere l’acqua per pulire il rosso del tuo sangue, poi sciacqui la bocca per provare ad attenuare il sapore metallico. Quando rialzi la testa ti scontri con la tua immagine riflessa. Questa volta ti hanno conciato proprio male. Hai entrambi gli occhi lividi e uno zigomo tumefatto. Diversi dei tagli perdono ancora sangue, pensi che sarebbe il caso di darti una ripulita. Rovisti nell’unico cassetto che c’è in bagno alla ricerca di qualcosa che ti possa essere utile.
“Sei un disastro, John.”
Sospiri e ti giri nella direzione della voce, la vedi appoggiata sullo stipite della porta. Ha i capelli neri raccolti in una coda disordinata e il trucco disfatto. Ti rincuora vederla vestita da casa, vuol dire che almeno per oggi nessuno verrà più a trovarla.
“Grazie, ma non mi sei utile.” rispondi secco prima di tornare a cercare nel cassetto.
Esce dal bagno senza dire niente ma la vedi tornare poco dopo con in mano una boccetta bianca e un fazzoletto di tessuto.
Tu ti giri e appoggi la bassa schiena al lavandino in attesa che ti raggiunga.
“Devi smetterla di tornare a casa con questa faccia devastata.” dice mentre ti sfiora delicatamente il viso con la punta delle dita affusolate.
“Perché spavento i tuoi clienti?” chiedi sfoggiando la tua miglior strafottenza.
“Esattamente.” risponde secca prima di premere il panno imbevuto contro il taglio sul labbro. Senti sopraggiungere un bruciore acuto e di istinto allontani il viso.
“Fai più piano.” mugugni.
“Fai meno il bastardo.”
Alzi le mani in segno di resa e rimani in silenzio mentre lei continua ad occuparsi delle tue ferite.
"Cosa ti è successo sta volta?"
"Ho provato a rifilare roba scadente alla persona sbagliata" le spieghi sbrigativo.
"Un giorno ti farai ammazzare."Le tue labbra si incurvano a metà tra un sorriso ed una smorfia “Ti mancherei molto, giusto?” lei risponde con una risata roca.
“Certo che mi mancheresti...” ti scopri felice a sentirglielo dire “altrimenti chi mi darebbe la roba?” aggiunge.
Scuoti la testa “poi sarei io il bastardo?”
Lei smette di tamponarti lo zigomo e ti prende nuovamente il viso tra le mani avvicinandosi pericolosamente. Ti incastra nei suoi occhi grigi, lucenti e delicati come gioielli in filigrana d’argento. Ogni volta che ti guarda così sai già che sarai destinato a soccombere. Ti sfiora le labbra concedendoti dei baci che sai essere ingannevoli ma che non sei mai in grado di rifiutare. Le cingi i fianchi con le mani e l’attiri ancora più vicino a te reclamando con forza il suo corpo contro il tuo. Lei ti accontenta e per un attimo ti fa sentire bene come solo lei sa fare.
Senti la sua bocca morbida muoversi lungo il tuo collo lasciando una scia di brividi fino al tuo orecchio “Ne hai un po’ per noi?” sussurra come se qualcuno oltre voi due possa sentire.
 
* * *

La prima volta che ti sei fatto avevi sedici anni, e già a diciassette spacciavi per Bob.
Nadia era solo una drogata come tante, come te. Alla ricerca di una dose che tu potevi darle a poco prezzo. Era stata lei a convincerti a lavorare insieme.

“Potremmo smettere di dipendere da Bob.” Ti aveva proposto. Le era bastato parlarti una volta per cogliere la tua indole poco propensa alla subordinazione.
“Uno spacciatore e una prostituta, che squadra vincente.”

Entrambi avevate visto il modo di trarre vantaggio sfruttando i punti deboli di un’altra persona, come avevate sempre fatto per sopravvivere.
Nessuno di voi due si sarebbe aspettato di arrivare a quel punto. Non perché gli affari andassero bene, era sempre il solito schifo.
Ma fare schifo insieme avevate scoperto essere un po’ più semplice. Almeno, lo era stato fino a che a complicare le cose non ci si era messa quella dannata sensazione che ti prendeva ogni volta che vedevi qualche uomo uscire da camera di Nadia.
Non sai bene quando era iniziata, ricordi solo di aver provato a reprimerlo con tutte le tue forze.

Nadia è una puttana, non la tua ragazza. Ti ripetevi in continuazione come un mantra.
Innamorarsi di lei sarebbe la cosa più stupida che tu possa fare. E tu non sei un ragazzo stupido, John. 

Ma avevi già imparato a tue spese che il dolore peggiore che un uomo può soffrire è avere comprensione su molte cose e potere su nessuna. Sapevi fin dalla prima siringa che l’eroina ti avrebbe corroso, ma non sei stato abbastanza forte da rifiutare. Sapevi che innamorarti della prostituta con cui condividi la casa e gli affari non avrebbe fatto altro che rendere il tuo schifo di vita ancora più insopportabile, ma non sei riuscito ad evitarlo.
L’amore è la malattia peggiore che può affliggere un cinico come te.
Ricordi quasi con nostalgia i tempi in cui dormivi per strada, sul pavimento di casa di Bob, o nel letto di qualche sconosciuta che avresti derubato all’alba. Quando non ti importava niente se quella che avevi venduto era la dose letale di qualcuno.
Invece ti ritrovi tutte le notti ai piedi dello stesso letto come un cane fedele. Qualche volte ti capita anche di pregare, pregare che Dio ti faccia essere altrove quando arriverà la sua ultima crisi.
Ogni tanto pensi di lasciare tutto e scappare via, provare ad essere il John di una volta, quello abbastanza furbo da non guardare mai indietro. Ma sai che ormai la tua anima ha deciso di giurare lealtà eterna a lei.


Così finisci per odiare te stesso come non avevi mai fatto quando Nadia ti porge il braccio e tu ti assicuri che il laccio emostatico sia ben stretto. Cerchi di individuare un punto in cui la pelle e meno martoriata dai fori precedenti e inietti una dose di morte nel corpo dell’unica persona a cui vorresti negarla.
Subito dopo ti spari la tua dose, e a quel punto non ti importa più di niente.
Ti lasci cadere accanto a lei in quel letto in cui ogni giorno decine di uomini diversi si prendono un pezzo del suo corpo per permetterle di continuare a distruggersi con la merda che tu devi vendere per sopravvivere.






 
  
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