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Autore: Lucius Etruscus    23/06/2017    0 recensioni
Boyka e il maggiore Dunja, dopo la disfatta dell'ultima missione, accettano l'accoglienza della Casata Yutani, offerta non certo per bontà di cuore. C'è un importante torneo da vincere, il DOA (Dead Or Alive), dal cui esito dipende il futuro della vasta famiglia. Molti sono i contendenti, molte sono le prove, ma Boyka e Dunja hanno un asso nella manica, anzi... una Regina! Eloise, la xeno-ginoide creata in laboratorio da DNA alieno: è in tutto e per tutto una donna, ma con la forza e la violenza di uno xenomorfo.
Genere: Azione, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fan fiction è una storia originale che utilizza però personaggi e situazioni pre-esistenti, estratti da varie fonti: ecco la specifica del materiale a cui ho attinto per la stesura di Aliens vs Boyka 3: Dead Or Alive.

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Boyka - personaggio cinematografico nato nel film Undisputed II: Last Man Standing (2006) di Isaac Florentine, prodotto dalla NU Image / Millennium Films. Nato come cattivo, conquista talmente il pubblico che diventa protagonista assoluto del successivo Undisputed III: Redemption (2010): dopo un vano tentativo dell’attore Scott Adkins di diventare “attore normale”, nel 2016 gira il terzo (deludente) film nei panni del personaggio.

Personaggio venerato in ogni angolo del mondo, tranne in Italia dove è totalmente inedito, Boyka è un detenuto del carcere duro di Gorgon, campione indiscusso dei combattimenti illegali finché il buono del secondo film gli ha spezzato una gamba. Diventato buono (e religioso), riesce a riabilitarsi e sebbene zoppo partecipa al campionato di Gorgon sbaragliando ogni avversario.

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Dunya e il generale Rykov sono personaggi del videogioco Aliens vs Predator 2 (2001) prodotto dalla Sierra, ma ho preso in considerazione anche l’espansione Primal Hunt (2002).

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Eloise nasce il 27 agosto 1997 dal fumetto Aliens: Purge, scritto da Ian Edginton per la Dark Horse quasi a "bruciare" il soggetto di Alien Resurrection, che uscirà nel novembre successivo.

Su Sybaris 503 il dottor Lichtner compie vari esperimenti, tra cui la creazione di una donna partendo da materiale genetico alieno: uno xenomorfo a forma di donna di nome Eloise. Quando i nuovi “padroni” del dottore vengono a prendere possesso dell’impianto, Eloise massacrerà tutto ciò che respira e rimarrà regina del suo piccolo impero. Ovviamente questo fumetto è inedito in Italia, come la stragrande maggioranza degli Aliens Comics.

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Lucas – La saga di Fast and Furious e Transporter hanno un debito di riconoscenza verso un film storico: Il contrabbandiere (Thunder Road, 1958) di Arthur Ripley, concepito e interpretato da un mito come Robert Mitchum.

La famigerata contea di Harlan, nel Kentucky, è nota per il suo whisky di contrabbando, come ben sanno gli spettatori della fortunata serie televisiva Justified (2010). Il film di Ripley mostra come le famiglie che gestivano le distillerie clandestine avevano studiato un modo per portare l’alcol illegale ai locali cittadini: fenomenali piloti lo trasportavano in scompartimenti segreti delle loro auto, attraversando le pericolose strade sterrate di boschi inseguiti da auto della polizia. Il migliore di questi piloti è un veterano di guerra che non ha trovato altro posto nella società se non quello di sfidare la morte ogni notte, stando attento che nessuno dei suoi cari si azzardi ad intraprendere la sua stessa professione: Lucas (Robert Mitchum). Chissà se il nostrano Lucio Fulci aveva in mente questo personaggio quando ha intitolato il suo film Luca il contrabbandiere (1980).

Visto che l’alcol illegale non mi sembrava adatto per l’universo narrativo di Aliens, ho preferito far trasportare benzina al mio Lucas, il cui nome peraltro è un omaggio anche al cognome del protagonista di Death Race 2 (2010) e Death Race: Inferno (2013), Carl “Luke” Lucas, interpretato da Luke Gross. Insomma, Luca, Lucas, Luke, Lucio... come potevo non sfruttare questa congiunzione astrale di nomi?

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Forever, detta Eve – Il 26 giugno 2013 la Image Comics presenta una nuova eroina a fumetti del grande sceneggiatore Greg Rucka, che mentre scrive roba discutibile per la DC si tiene il meglio per le altre case. La testata si chiama “Lazarus” e inizia con una protagonista che alla prima pagina viene crivellata di corpi. Rimasta a terra in un lago di sangue... si rialza e fa fuori i suoi assassini...

In un futuro post-apocalittico l’America è governata da due famiglie, i Morray e i Carlyle, ed entrambe hanno un Lazarus: visto che Greg Rucka non si è messo a spiegare nei dettagli cosa sia, perché dovrei farlo io? Il Lazarus protagonista della testata è una donna potenziata di nome Eve, contrazione di Forever: è invincibile e guida l’esercito della sua Casata, ma è anche figlia del patrono dei Carlyle: questo crea non pochi problemi con i fratelli “normali”.

Della splendida saga di Lazarus – in minima parte arrivata anche in Italia per Panini Comics (come ci racconta il blog "La Bara Volante") – ho già parlato a lungo nel mio blog “Fumetti Etruschi”, analizzando le prime quattro stagioni: qui mi preme far notare che due Casate mi è sembrata la stessa divisione dell’universo narrativo di Aliens, con i Weyland e gli Yutani.

La perversione di Eve per cui la morte le provochi piacere è una mia idea: non so se la Image Comics avrebbe accettato un’idea simile da Rucka!

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«Guardami... e pensa a come ammazzeresti quegli stupidi insetti umani.» – La prima volta che ho incontrato l’idea di un combattimento “immaginato” è stato con Hero (Ying xiong, 2002) di Zhang Yimou, e l’ho subito amata. Nel geniale wuxiapian il ribelle Sky (Donnie Yen) viene avvicinato dal cacciatore di taglie senza nome (Jet Li) e i due si limitano a chiudere gli occhi: il combattimento che segue è tutto immaginato.

L’idea era stupenda e l’esecuzione dei due mostri sacri asiatici talmente perfetta che mi è rimasta nel cuore, apprezzando al sua versione giapponese l’anno successivo, in Zatôchi (id., 2003) di Takeshi Kitano. Qui lo scontro finale fra il “massaggiatore cieco” (Kitano) ed Hattori (Tadanobu Asano) viene preceduto da alcune “prove”: i due fenomenali spadaccini immaginano alcune tecniche per capire se potrebbero funzionare, ipotizzando la reazione dell’altro.

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Ford Mustang – L’auto protagonista della saga filmica di Death Race, dal 2008 al 2013.

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Yautja – Quando nel 1994 la romanziera S.D. Perry, figlia del celebre Steve, si ritrovò a dover trasformare in romanzo il celebre fumetto Aliens vs Predator (Dark Horse Comics 1990), si rese conto che sarebbe stato molto difficile descrivere i Predator. Gli xenomorfi poteva chiamarli bugs o vari altri sinonimi animaleschi, ma i Predator? Il semplice sinonimo hunters non bastava, così decise di pensare in grande: si inventò di sana pianta un’intera cultura e una intera lingua. Con il (noioso) romanzo Aliens vs Predator: Prey nacque dunque il termine Yautja come nome proprio della razza dei Predator.

A parte qualche fan sfegatato, nessuno ha mai utilizzato questo nome negli anni successivi: viene tuttora ignorato dalla Fox per i film e dalla Dark Horse per i fumetti, rimanendo puro e semplice fun stuff, roba da fan. Poi nei primi anni del Duemila è arrivata Wikipedia che cita il termine e d’un tratto tutti pensano che Yautja sia il nome “ufficiale” dei Predator, quando è usato solo ed esclusivamente per un paio di libri della Perry. (Nel 2016 l’ha ripreso Tim Lebbon per la sua orripilante trilogia “Rage War”: è un’opera nata morta quindi merita solo indifferenza.)

Avendolo ignorato per circa 25 anni, il nome Yautja non mi ha mai conquistato ma è innegabile che scrivere un racconto con dei Predator rende indispensabile un qualche sinonimo per loro, a meno di non usare nomi propri singoli: così mi sono ritrovato a farne largo uso.

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Lingua Yautja – I Predator si sono sempre espressi a gesti, al massimo hanno comunicato con gli umani ripetendo storpiandole alcune frasi di questi ultimi. Poi, come dicevo, la Perry si è inventata di sana pianta la loro lingua e da quel 1994 i Predator hanno cominciato a parlare fra di loro.

I film ignorano la loro lingua mentre la Dark Horse ne ha fatto un accenno all’inizio della saga Aliens vs Predator: Fire and Stone (2014). Visto che ho immaginato i Predator come alleati della Casata Yutani, cioè di umani, mi è piaciuto dare per scontato che le due razze si siano anche parlate, studiando le rispettive lingue.

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Jingtì Lóng – Il nome della compagnia cinese è preso dal racconto Deep Black di Jonathan Maberry, raccolto nella splendida antologia Aliens: Bug Hunt da lui stesso curata nel 2017. Mi è piaciuta l’idea di una contaminazione cinese – il popolo protagonista del mondo del Duemila – nell’universo alieno, quindi ho voluto omaggiarla.

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Karambit – Fenomenale piccolo coltello tipico del sud-est asiatico, presente in celebri pellicole indonesiane marziali arrivate in tempi recenti anche in Occidente. L’idea di una piccola umana che affronti un enorme Predator e lo vinca recidendo i tendini proviene ovviamente dal piccolo Tony Jaa che affronta il gigante Nathan Jones nel film The Protector. La legge del muay thai (Tom yum goong, 2005).

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«Per un nemico grande non serve un coltello grande... ma un grande coltello!» – Parafrasi di un celebre spot televisivo anni Ottanta del “Pennello Cinghiale”, cult per un’intera generazione.

   
 
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