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Autore: Ordinaryswan    23/06/2017    1 recensioni
Aria è una ragazza dolce ma chiusa. Aria ha paura del mondo esterno da quando suo padre l'ha abbandonata, anzi ha abbandonato lei e sua madre. Entrambe si fanno forza a vicenda ma l'unico pensiero della vita di Aria è quello di studiare e rendere orgogliosa sua madre. Forse non l'unico pensiero da quando una compagnia di ballerini americani piomberà in città e lei ci finirà dentro con tutte le scarpe (a punta).
Dal primo capitolo:
“Vuole forse ammalarsi il primo giorno di lavoro?” Girandomi notai solo quegli occhi di ghiaccio che mi stavano nuovamente fissando quasi arrabbiati. 
“Non mi ammalerò, mi lasci andare .. me la so cavare”
“Non mi sembra visto che non sa mettere nella borsa neanche un ombrello per ripararsi, sa com'è l'inverno.. lo conosce?” Faceva davvero ironia con me?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Salve! Sono Cri e probabilmente molti dei miei lettori mi conoscevano con il nick Cri_6277, perdonate per il cambio. Avevo pubblicato i primi due capitoli di questa storia un anno e mezzo fa quasi ma poi per mancanza di tempo non avevo più continuato, stavolta mi sono decisa di rileggere e rielaborare la storia per completarla anche perché non scrivo una storia da tantissimo tempo e mi manca farlo. Scusate l'introduzione noiosissima, anzi di solito cerco di evitare ma stavolta devo perché non posso garantirvi troppa costanza, spero di pubblicare un capitolo a settimana ma essendo sotto stesura della tesi non voglio promettervi niente. 
È veramente bello tornare su questo sito e spero davvero che vi piaccia questa piccola idea che mi è venuta in mente vedendo uno spettacolo di danza due anni fa e da quello spettacolo non ho mai smesso di seguire la danza a teatro, me ne sono innamorata! 
Ok, ok la smetto di rubarvi tempo. Buona lettura e spero davvero vi piaccia, in caso contrario o meno, fatemelo sapere perché una recensione (soprattutto dopo così tanto tempo) non mi farebbe male ahah

PROLOGO

Sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui sarei stata in spaventoso ritardo.
E quel giorno, era il giorno che determinava la mia iscrizione al tirocinio del terzo anno universitario. Grazie tempismo per essere sempre così perfetto. 

Studiavo Montaggio video, in tutte le sue forme e in tutte le arti.
Sapevo che ci sarebbe stata la corsa per aggiudicarsi il tirocinio nell'ambito puramente cinematografico, andando sui set televisivi e cinematografici.
Poi c'era il tirocinio in ambito musicale, con regia e montaggio musicale.
L'ambito teatrale, ed infine quello della Danza. L'ordine, beh, era il mio ordine di preferenze, ma quel giorno ero in ritardo; il gatto era uscito dalla porta di casa mentre stavo uscendo e nel tentativo di recuperarlo e riportarlo in casa avevo perso l'autobus per la sede universitaria.
Di solito andavo ovunque in bicicletta, ma la sede per i tirocinanti era troppo lontana. Tutto quello che potei fare fu aspettare l'autobus successivo che passò dopo mezz'ora. Una mezz'ora fondamentale. 

Arrivai di corsa ed accaldata davanti ai fogli delle iscrizioni.
Nessun posto disponibile né per cinema né per musica. Mi sentii male. Erano mesi che speravo di poter lavorare in quei campi ed ancora una volta mi ero lasciata sfuggire tra le mani un'occasione importante.
Guardai l'ambito teatrale ma l'unico posto rimasto era con un certo regista che tutti non sopportavano per i suoi metodi bruschi. E no, ci mancava solo di passare tre mesi un qualcuno che potenzialmente avrebbe potuto schiacciarmi come se fossi una formica ogni santissimo giorno, no grazie. 

I posti liberi erano nelle compagnie di danza. Cosa ne sapevo io della danza? Meno di zero. Avevo passato un esame sulla storia della danza, ma per quanto riguardava gli aspetti della regia e del montaggio dei video per la danza, beh non me ne ero mai occupata e neanche mi interessava farlo. Nonostante questo misi il mio nome e cognome sulla compagnia che aveva bisogno di una sola tirocinante, perlomeno data la mia poca voglia di socializzare sarei rimasta da sola. 

Firmai, ARIA SIGNORINI.

Feci un respiro e mi voltai amareggiata, andando verso la fermata dell'autobus.
In tre anni all'università avevo stretto pochi legami, non ero una ragazza che amava uscire, o meglio prima mi piaceva ma poi ci sono eventi nella vita che portano a rivedere le proprie priorità: uscire non era una di quelle. 

Mi legai i capelli ormai spettinati dalla corsa, una volta seduta sulla panchina ad aspettare il bus. I miei capelli mossi erano molto sensibili all'umidità e al sudore, non sapevo mai come gestirli, motivo per cui avevo decine di elastici ai polsi per poterli legare ogni volta che ne avevo bisogno. L'alternativa era mettermi un cappello. Amavo i cappelli. 

Vidi il mio riflesso sulla porta del bus che si stava aprendo, la pelle pallida, gli occhi grandi e marroni e le labbra carnose. Era tutto troppo grande sul mio viso, qualcosa stonava decisamente. Senza contare che ero il ritratto dell'ansia per il primo giorno di lavoro. 

Tornavo a casa da mia nonna e mia mamma. Mio padre mi abbandonò quando ero appena nata come se la mia presenza gli causasse qualche problema, forse era anche per questo che avevo problemi a relazionarmi soprattutto con il sesso opposto. Ma poco importava. Ero stata cresciuta dai miei nonni e da mia mamma, con tantissimo amore e potevo esserne solo che fiera. 

Mia madre lavorava praticamente tutto il giorno, faceva le pulizie in un palazzo congressi, e la nonna era la mia compagna della giornata. Studiava anche con me pur di farmi compagnia. Era fantastica. 

Avevo appena finito gli esami ed ero così esaltata da quest'idea del tirocinio, e avrei invece dovuto confidare a mia nonna che non ero riuscita ad iscrivermi al corso che volevo. 

Ansia e dispiacere a parte, però, ero sempre stata una persona positiva e sapevo che tutto accade per una ragione. Speravo che anche in questo caso fosse così. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo nella mia vita, di qualcosa che potesse cambiare la mia quotidianità. 

 

Arrivata a casa presi il mio pc e andai a googlare la compagnia di ballo in cui avrei iniziato a lavorare : Vincenzo Sale's company.

BALLERINI INTERNAZIONALI, BALLETTO CLASSICO RIVISITATO IN CHIAVE MODERNA SECONDO LE TECNICHE DI MERCE CUNNINGHAM (. . .) REGIA A CURA DI ALAN NEWMAN. 

 

Fu nel momento in cui lessi il nome del regista che tirai un urlo atroce e cominciai a saltare per casa con mia nonna che mi guardava interdetta nascondendo però un mezzo sorriso. 

 

“Alan Newman, nonna!” l'abbracciai. 

“Beh sì Aria, lo conosco talmente bene che ci ho preso un caffè stamani” Fece una pausa dopo questa uscita ironica “Esprimiti come le persone normali, per favore” concluse. 

“E' il regista che si occuperà del mio tirocinio, e regista delle migliori performance in ambito televisivo, a Hollywood è famosissimo ed è un genio e non so cosa ci faccia in Italia ma mi farà da insegnante” ripresi fiato. Mia madre entrò in quel momento e spiegai anche a lei il perché di tanto entusiasmo. 

Non restava che iniziare il mio nuovo percorso l'indomani.


Presi la mia bicicletta dopo che il mio corpo aveva preso la sua dose (estremamente abbondante) di caffeina, dopotutto avevo dormito molto poco quella notte. 

Il teatro era a dieci minuti dalla mia abitazione, era tutto perfetto come mai mi sarei aspettata dopo aver firmato quel foglio. Prima di partire ricontrollai la borsa: libretto universitario, carta d'identità, pc e quaderno per appunti. C'era tutto. 

Una volta arrivata dovetti firmare qualche carta e poi fui accompagnata al mio camerino. 

Sarebbe rimasto mio per tutta la durata del tirocinio. Era una stanza rettangolare con un bagno, uno specchio un tavolo e una sedia. Non era il classico camerino, forse perché ero solo un'addetta al video-making. Mi misi a sedere aspettando Newman. Sarebbe arrivato a momenti. 

 

“Buongiorno Aria” Si aprì la porta, e un uomo dai capelli brizzolati pronunciò il mio nome con accento americano. 

“Signor Newman” mi alzai e andai a stringergli la mano, ricambiò sorridente. 

“Diamoci subito del tu, e non ti preoccupare non ti mangio” mi strappò un sorriso, probabilmente aveva notato quanto fossi tesa. “Aria, voglio che per ora tu sia la mia ombra, inizialmente ti chiederò di fare cose semplici e manuali, poi più avanti ti lascerò libera sul montaggio video.. Ho deciso per questa compagnia di non prendere un editor video professionista perché voglio sfruttare la creatività di voi giovani universitari con tanto entusiasmo e spero sia così signorina Aria”

“Certo signore” annuii e sorrisi subito dopo. Non vedevo l'ora di iniziare. 

 

Era tutto fantastico, l'attrezzatura, il teatro, gli operatori.. insomma, tutto. 

Dopo una lunga spiegazione su dove trovare tutto l'occorrente che mi sarebbe servito, Newman congedò tutti gli operatori per la pausa pranzo.
La compagnia di ballo sarebbe arrivata nel pomeriggio e tutto era pronto per iniziare le riprese.
Andai con la mia bici in un bar vicino per un pranzo veloce e poi mi rintanai nel camerino fino all'orario di incontro col regista e il coreografo.
Il camerino mi rilassava e mi dava modo di pensare a tutto. Feci un elenco dei compiti che dovevo svolgere e poi mi presentai nella platea del teatro. Sul palco vi erano già tutti i ballerini che si scaldavano prima di iniziare a ballare, chi con la tuta chi già in calzamaglia o tutù. 

“Potresti installare questa telecamera su quel palchetto lassù?” mi chiese Newman dandomi porgendomi la telecamera su una mano e una scatola con l'attrezzatura con l'altra. Era tutto pesante per le mie esili braccia ma non potevo dire di no al mio primo giorno di lavoro. 

Cominciai a camminare cercando di non fare danni con questa scatola che mi copriva quasi interamente la visuale. 

“Permesso” cominciai a chiedere quando passai nel corridoio dei camerini, anche se non ci fosse stato nessuno era meglio per la mia salute mentale prevenire possibili danni. 

Detto fatto.
Finii quasi a gambe all'aria. Qualcosa o qualcuno mi era venuto addosso. 

“Ehi, attento a dove guardi” pronunciai scocciata mentre la scatola ormai si era rovesciata per terra. La telecamera era ancora sana e salva e stretta nelle mie mani.
“Sul serio? Io dovrei stare attento?” alzai lo sguardo verso quella voce arrogante e quell'accento straniero. Sembrava altissimo, o forse ero io che ero col sedere a terra che vedevo tutto da un'altra prospettiva. Beh forse un po' arroganza se la poteva permettere visto il fisico e il bel viso che si ritrovava. I suoi occhi azzurri mi fulminarono con lo sguardo. 

“Non ha visto che avevo le mani occupate?” mi trapassò con lo sguardo, forse non amava  che le persone rispondessero alle sue frasi arroganti. Alzai un sopracciglio quasi di sfida.
“No” concluse scavalcandomi e andandosene.
Maleducato, pure. 

Rimasi interdetta. Guardai per terra tutta l'attrezzatura che avrei dovuto raccogliere e rimettere nella scatola, ma prima dovevo alzarmi senza fare ulteriori danni. 

Mi girai, e lo vidi entrare sul palco. Dovevo ammettere che era un ragazzo assurdamente bello. 

Rimasi un attimo incantata finché una ragazzina dai tratti bellissimi e estremamente elegante corse in mio aiuto.
“Ti sei fatta male?” cominciò a raccogliere con me le cose per terra. 

“No, ma grazie.. almeno qualcuno qui è gentile”

“Come sei caduta?”

“Uno dei tuoi colleghi mi è venuto addosso e non si è degnato neanche di aiutarmi” Alzò gli occhi al cielo e scoppiò in una risata.
“Sono Maria, e scommetto che tu abbia appena fatto la conoscenza di Jaime, mio fratello”.

  
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