Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Red_Coat    23/06/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Devo conservare l'amore nel mio cuore oggi, altrimenti come sopravvivrò a questa giornata?

 
-- Oscar Wilde ---

 
Tre giorni dopo …
 

<< Aerith, Aerith! >>

Il portone della piccola chiesetta si spalancò, e dal fondo della navata una vocina di bambino giunse a chiamarla.
La giovane china sui suoi preziosi fiori si rialzò e si voltò, tornando a sorridere di più per poi chinarsi di nuovo verso il piccolo e abbracciarlo forte, immergendo le dita nei suoi morbidi ricci.

<< Keiichi. >> disse contenta << Sei tornato. Quando? >>

Il bambino le sorrise di più, mentre il portone si richiedeva alle sue spalle e nella luce la giovane Cetra credette di scorgere una sagoma alta e scura indietreggiare, per poi scomparire del tutto oltre il legno.
Quegli occhi severi le restarono dentro come la prima volta in cui li aveva visti, ma non disse o fece nulla per evitare che il bimbo se ne accorgesse. Quasi non se ne accorse neppure lei.

<< L'altro ieri sera. >> rispose nel frattempo il piccolo avvicinandosi ai fiori e chinandosi ad osservarli sfiorando gli steli coi palmi aperti delle mani << Scusami se non sono potuto venire prima, ma tra una settimana ricomincia la scuola e io devo finire i compiti. Ho dovuto portarmi un po’ avanti col lavoro. >> le spiegò con un sorrisetto, inclinando di lato la testa verso di lei e scoccandole un occhiolino.
La ragazza sorrise.

<< Non preoccuparti, lo immaginavo. >> rispose sincera unendo le mani davanti al grembo, e poi sedendosi sul pavimento ed invitandolo a fare lo stesso vicino a lei.
<< Allora, com'è andato il viaggio? Era bella la neve? >>

Il viso di Keiichi s'illuminò di entusiasmo.

<< Stupenda! >> esclamò spalancando le braccia verso l'alto e buttando all'indietro la testa per poi esibirsi in un risolino allegro che divertì e contagiò anche lei, allargando il sorriso sulle sue labbra << Era tantissima, bianchissima e fredda. >> riprese a raccontare coinvolto il bambino, gesticolando animatamente << Abbiamo imparato a sciare, fatto escursioni in montagna, combattuto battaglie con le palle di neve, fatto i pupazzi con una carota al posto del naso. >> s'interruppe, tornando a ridersela coprendosi la bocca con le manine << Quello di papà era buffissimo, e quando gliel'ho detto mi ha buttato nella neve e abbiamo fatto gli angeli. >> le spiegò, aggiungendo poi << Quello della mamma invece era carino. >> più serio e annuendo più volte, pensieroso.

Infine la guardò e chiese, curioso.

<< Aerith, tu non l'hai davvero mai vista la neve? Mai, mai, mai? >>

La giovane sorrise di nuovo e scosse il capo alzando appena le spalle.

<< No, Keiichi. >> rispose << Solo in qualche documentario in tv o sui libri, qualche volta. >>
<< Oh... >> replicò lui, intristendosi appena un po’ e solo per qualche istante << Allora devi assolutamente farlo. La prossima volta chiederò a papà se puoi venire con noi magari, sarebbe divertente tutti insieme no? >> Propose positivo.

La ragazza avvampò all'improvviso, e abbassò il volto imbarazzata per non darlo a vedere.

<< Ti ringrazio piccolo, ma ... >> disse infine, tornando a sorridere e guardarlo << Io non faccio parte della vostra famiglia, mi sentirei fuori posto. E poi ... >> aggiunse inclinando di lato il capo e facendosi più tenera  << La mamma non credi sarebbe un pò in imbarazzo ad avermi tra voi? Vorranno stare da soli, lei e il tuo papà. >>

Keiichi sghignazzò.

<< Ma no, non preoccuparti. >> le rispose tranquillo << La mamma non è gelosa, forse un pò papà, ma tu sei una mia amica, non gli darai fastidio. >>

Aerith tornò a sorridere, tenendo il volto basso e le mani in grembo mentre il bambino tornava a concentrarsi sui fiori.
" Allora perché non resta mai? " avrebbe voluto chiedere " Perché da quando mi ha salvata si comporta così con me? Come se gli avessi fatto un torto enorme? ".
Ma non lo fece, tornando con lui ad accudire i suoi fiori e a parlare del più e del meno, allontanandosi sempre più da quell'argomento.
Una prima, parziale risposta a quei suoi giusti interrogativi arrivò qualche minuto dopo, del tutto inaspettatamente.
Keiichi ad un certo punto si fermò, si rialzò in piedi e la guardò serio, chiamandola ancora per nome.
Lei raddrizzò la schiena, sorridendo gli sorridendogli e inclinando di lato il capo, appoggiando le mani sul davanti delle cosce, appena sotto il ventre.

<< Mh? >> fece, ponendosi in ascolto.

Keiichi si concesse ancora qualche attimo per riflettere, gettando gli occhi verso un punto imprecisato alla sua destra e mordendosi il labbro inferiore come se stesse decidendo se fosse stato meglio parlare o continuare a tacere.
Infine tornò a guardarla e riprese, preoccupato.

<< Posso chiederti un favore? Per papà? >>

La ragazza lo guardò negli occhi, un po’ preoccupata.

<< Che genere di favore? >> replicò, incuriosita.

Keiichi si voltò di nuovo verso i fiori, lasciò che il suo sguardo si perdesse sulle loro corolle fresche e variegate, giallo brillante, verde acceso e bianco puro.
Sospirò, quindi si rivelò, scegliendo bene le parole.

<< Si, beh ... potresti stargli vicino, se io e la mamma non dovessimo più esserci? >>

Un colpo al cuore. Aerith rimase ammutolita, quasi sconvolta da quell'affermazione, e sul suo volto si palesarono completi quei sentimenti di stupore e angoscia.
Keiichi se ne accorse, ma non la guardò, limitandosi a restare concentrato sui fiori e spiegando, arrossendo appena.

<< Si ... sai, quando era un SOLDIER papà non ha visto solo cose belle. Molti suoi amici sono morti, e lui è stato molto male per questo, quando è tornato a Midgar dal suo primo viaggio. Voleva salvarne uno in particolare, erano come fratelli, ma non ce l'ha fatta e non è mai più riuscito a perdonarselo ... nemmeno ora, anche se finge che non sia così. >>

Quindi tacque ancora per qualche istante, giusto il tempo di lasciarla riflettere mentre lei non sapeva più che pensava e costringeva la sua mente a non lasciare spazio ai suoi sospetti, convincendosi che fossero solo gli ennesimi spettri che tornavano da lei.
Infine il bimbo tornò a guardarla, e con un sorriso triste appena accennato concluse, stringendo i pugni quasi istintivamente.

<< Adesso sta bene, ma io non so cosa succederà da qui a domani, perciò ... >> prese fiato, ricominciò con più lentezza << se io o la mamma non dovessimo più riuscire ad esserci, per farlo sorridere, mi prometti che te ne occuperai tu? >>

Aerith ricacciò all'indietro le lacrime, scosse il capo e riprese a respirare, traendo una grande boccata d'aria quasi volesse convincersi di riuscire ancora a farlo.

<< Keiichi, non devi pensare a queste cose, adesso. >> gli disse materna, inginocchiandosi di fronte a lui e prendendogli le mani << Sei ancora piccolo, e anche la mamma è giovane. Perché non dovreste più esserci? >> quindi senza attendere una risposta concluse, sforzandosi di sorridere e scompigliandogli i capelli << Il tuo papà è forte, ha voi. Sono sicura che non ce ne sarà bisogno. >>

Ma il giovane non si arrese.

<< Va bene, ma ... >> concluse, stringendo di più le sue mani e guardandola serio negli occhi << Mi sentirei più tranquillo se mi facessi questo favore. Puoi promettermelo? >> ribadì determinato << Che se papà avesse bisogno di aiuto e noi non ci dovessimo essere lo farai tu, per noi? >>

Aerith rimase ancora una volta sconvolta da tutta quella serietà, quella determinazione in un bambino di soli quattro anni e mezzo.
Ma del resto, si disse, quella era l'età in cui si iniziava a capire alcune cose, e lui era sempre stato così perspicace!
Tornò a sorridere, e arrendendosi annuì, certa che fosse solo un momento di passeggera inquietudine.

<< Va bene, piccolo. >> disse, sfiorandogli il nasino con la punta dell'indice della mano destra << Te lo prometto. >>
<< E lo farai ridere? Ci proverai? >> seguitò a chiedere lui come se fosse di vitale importanza specificarlo.

La ragazza dei fiori ridacchiò annuendo, e infine lo abbracciò forte, ricambiata, appoggiando una mano sulla sua nuca.

<< Ci proverò, promesso. >> concluse, per sua somma gioia << Anche se sono sicura che non ce ne sarà nessun bisogno. >>

***

Il giorno dopo …
 
Era il primo giorno di scuola di ritorno dalle vacanze invernali.
E il primo ed unico in cui Victor Osaka aveva fatto ritardo all'uscita per prendere suo figlio da scuola.
Non era un ritardo tanto notevole comunque, cinque minuti o poco meno, e Victor aveva già avvisato le maestre di tenerlo d'occhio fino al suo arrivo visto che purtroppo Yoshi era al lavoro nella sua bottega da fabbro e Hikari ed Erriet erano di turno alla bottega.
Lui aveva dovuto recarsi da un fornitore per acquistare alcuni articoli mancanti, li aveva lasciati alla bottega ed ora stava recandosi da Keiichi, che nel frattempo lo aspettava seduto sui gradini dell'uscita, in compagnia di una maestra.

<< Tuo padre dovrebbe essere qui a momenti piccolo, vuoi che ti prenda qualcosa dal distributore automatico nel frattempo? Un po’ d'acqua, un succo? >> chiese ad un certo punto la giovane donna dal viso gentile.
<< Succo alla pera, si. >> rispose lui con un sorriso, voltandosi a guardarla e parandosi gli occhi con una mano dalla luce del sole che cadeva in obliquo a colpirli << Grazie, maestra Hitomi. >>

La donna annuì, sorrise, gli scompigliò i capelli e quindi rientrò un attimo, lasciandolo solo ad osservare con un sorriso assorto il rumoroso andirivieni delle macchine sulla strada.

Stava giusto pensando a quanto fosse rumoroso e monotono quel paesaggio in confronto alle bellezze sempreverdi del lago, quando una voce sconosciuta la colse di sorpresa, inducendolo ad alzarsi e arretrare.
 
<< Bello, no? >> gli chiese un giovane uomo vestito di nero, la faccia macchiata di rosso e lunghi capelli fulvi raccolti in una coda, lasciando che lo sguardo si perdesse su quello stesso panorama << Questo andirivieni di macchine su e giù lungo l'asfalto nero. >> scoccò la lingua e si esibì in una lunga esclamazione beata, buttando all'indietro la testa << Aaah! Questa è Midgar. Ti piace? >> chiese quindi, sorridendogli.
 
Keiichi tacque fissandolo.
L'unica cosa a non piacergli di quel panorama era proprio lui, che non vedendo arrivare nessuna risposta scosse il capo, tornò a fissare il cielo e concluse con disapprovazione, incrociando le braccia sul petto.
 
<< Aaah, anche ad Aeris non piace. Ma che avete tutti, siete matti forse? >> 
 
Sul volto del bambino apparve immediata un'espressione sorpresa, e osservandola di sottecchi Reno iniziò già a cantar vittoria dentro di sé.
 
<< Aerith? Tu conosci la signorina Aerith? >> chiese stupito, sciogliendosi.
 
Reno sorrise.
 
<< Certo che si! >> esclamò << La conosco da quando era piccola come te. Piccola guastafeste combina guaì.>> concluse, scuotendo divertito il capo.
 
Quindi tirò appena un po’ la lenza. Con un pesce così piccolo non ci sarebbe voluto molto prima di riuscire ad incollarlo all’esca.
 
<< Oh, scusami. Sono davvero maleducato, ti ho importunato senza presentarmi. Io sono Reno, ti ho visto ch’eri con lei l’altro giorno, nella chiesetta. >>
 
Keiichi lo squadrò, ancora un poco diffidente.
 
<< Sei … un turk? >> chiese, arretrando ancora di un passo.
 
Reno sghignazzò.
 
<< Non ti sfugge nulla, eh piccolo? >> commentò soddisfatto per poi annuire fiero << Si, sono un turk. Il tuo papà ti ha parlato di me, immagino. >>
 
Il bambino annuì, salendo di un gradino.
 
<< Mi ha solo detto che di voi non ci si dovrebbe fidare, e io starò attento. >> rispose serio.
 
Reno continuò a sghignazzare divertito, resistendo all’impulso di stringere i pugni per il nervoso.
“Quel maledetto ha pensato proprio a tutto, eh?”
Ma lui non voleva arrendersi prima di aver fatto anche solo un tentativo per recuperare.
 
<< Oh, ha ragione in effetti. >> commentò annuendo << Ma sta tranquillo, in questo caso volevo solo conoscere il nuovo spasimante della nostra Aerith. >> risolse scoccandogli un occhiolino.
 
Di conseguenza gli porse la mano e chiese, cercando di mostrarsi più amichevole possibile.
 
<< Quindi, tu come ti chiami? >>
 
Nemmeno allora il bambino si mosse, anzi sembrò trattenere il fiato guardando oltre le sue spalle.
Avrebbe dovuto agire seguendo quel piccolo segnale, ma era talmente preso dalla smania di portare a termine la missione affidatagli dal professor Hojo che rimase completamente spiazzato e senza fiato quando un braccio forte e muscoloso gli si strinse attorno al collo e una mano gli immobilizzò il braccio destro dietro la schiena, premendolo talmente tanto forte da fargli stringere i denti e sudare freddo per il dolore.
 
<< E a te cosa importa, Reno? >>
 
Un brivido. La voce di Victor Osaka giunse sibillina in un ringhio dentro il suo orecchio sinistro, più vicino alla bocca di quest’ultimo.
“Merda!” imprecò il turk dentro di sé.
Quindi continuando a tenerlo stretto Victor lo fece voltare e sibilando a voce sempre più bassa tornò a chiedere, più cupo e nervoso.
 
<< Che ca**o ci fai qui, merdoso cane da guardia della Shinra? >>
 
Reno si aggrappò al braccio che gli stringeva il collo cercando di allentare la presa, ma non gli riuscì. Quindi ghignò, cercando in ogni modo di mantenere il sangue freddo.
 
<< Mi mancava il tuo linguaggio forbito da scaricatore di porto, Victor Osaka. >> lo schernì insolente.
 
Questi seguitò a sua volta a ghignare.
 
<< Ah, si? >> chiese sarcastico.
 
Poi lo afferrò per il colletto della camicia, lo alzò di appena qualche centimetro da terra strattonandolo e avvicinandolo al suo volto in modo che potesse leggergli bene il labbiale e capire quei sussurri sempre più ringhiati e sibilanti.
 
<< Allora ascolta bene questo, bastardo figlio di puttana ... >>
 
Infine lo mollò, e un pugno in pieno viso lo gettò a terra con la schiena contro il pavimento in marmo della breve rotonda al centro della quale era costruita la scuola.
 
<< Non provare mai più ad avvicinarti anche solo per caso a mio figlio, o ti giuro che tutti i migliori insulti che conosco saranno l'ultima cosa che sentirai prima di morire, nel modo più doloroso che possa venirti in mente ... >>
 
A quel punto Keiichi, che fino ad allora era stato zitto e in tensione ad osservare trattenendo il respiro, decise d'intervenire.
 
<< Papà ... >> lo chiamò, avvicinandosi e guardandolo.
 
Reno si protesse l'occhio destro con le mani, stringendo i denti e alzandosi vacillante.
 
<< Tsh. >> replicò testardamente, sempre più sfrontato << E poi sarei io il cane rognoso. >>
 
L'ira in Osaka crebbe ancor di più.
 
<< Papà. >> tornò a chiamarlo Keiichi, sempre più preoccupato avvicinandosi di più e prendendogli tra le mani il pugno sinistro, allungandosi sulle punte per riuscire ad arrivarci << Torniamo a casa, adesso? >>
 
Quella vocina sembrò come risvegliarlo dal temporaneo stato di iraconda rabbia che lo aveva avvolto, alimentato dalla paura più profonda. "Che ci fa Reno qui? Cosa sta facendo con Keiichi?"
Lo aveva pensato dal momento in cui li aveva visti da lontano, e continuava a chiederselo, sempre più coinvolto e preoccupato.
Dopo anni passati a ripeterselo e altrettanti a pensare di non aver più bisogno di farlo, nuovamente e per la prima volta Victor si rese conto di star perdendo il controllo.
 
<< Oh mio dio! >> esclamò preoccupata la maestra, di ritorno dal distributore, guardando scioccata la faccia gonfia del turk e lo sguardo infuriato dell'ex SOLDIER << Che succede? È tutto a posto? >>
 
Victor guardò negli occhi suo figlio, in quegli occhi spaventati e preoccupati, e all'improvviso si risvegliò.
"Stai perdendo il controllo, Victor!"
Quel pensiero attraversò la sua mente come un fulmine, le manine di Keichi si strinsero di più attorno al suo pugno, lo avvolsero, lo scalfirono e lo aprirono appena, insinuandosi tra le sue dita.
Al contatto delle piccole falangi con la pelle del suo palmo corrispose un altro pensiero, e un brivido lungo la schiena.
"Concentrati, Victor! Cazzo, concentrati! C'è Keiichi, ti sta guardando! Fai qualcosa!"
E seguendo quel pensiero si sciolse, raddrizzando di nuovo la schiena ed ergendosi serio sul turk, che era rimasto tutto il tempo a fissarlo in silenzio, rapito dalla tensione di quel momento.
 
<< Sparisci, turk. >> disse, stringendo i denti.
 
Poi sorrise suo figlio, se lo mise sulle spalle e stringendogli le mani concluse, serio.
 
<< E guardalo bene negli occhi l'angelo che ti ha salvato la vita, perchè se non ci fosse stato lui giuro che non avresti neanche avuto la forza per rialzarti e andare a riferire al capo quello che hai visto. >>
 
Infine ringraziò con un sorriso cordiale la maestra per essersi presa cura del piccolo, scusandosi per lo spavento, e voltò loro le spalle diretto a casa, lasciando Reno lì a rabbrividire, scuotendo il capo come se non riuscisse neanche a credere di essere sopravvissuto a tutta quella assurda e inquietante situazione.
 
\\\
 
Percorsero in silenzio le vie affollate a ritroso dal settore cinque al tre, almeno per una buona manciata di minuti o forse anche più.
Victor non riusciva a non essere teso, pensando a ciò che quell'incontro poteva significare per loro.
Non riusciva a non sentirsi in pensiero per Keiichi, e nelle sue orecchie continuava a risuonare con la voce di Sephiroth l'avvertimento che proprio quest'ultimo gli aveva dato all'epoca del loro rapporto di maestro e allievo, in merito agli scienziati che lo tenevano d'occhio dal reparto scientifico.
 
<< Fatti notare il meno possibile. >>
 
Gli aveva detto, tra le altre cose.
E loro, lui e Keiichi, negli ultimi tempi avevano fatto tutto il contrario del seguire quell'avvertimento, così ora un turk si era avvicinato a suo figlio, e lui si sentiva responsabile.
Il piccolo invece non poteva non sentirsi preoccupato, per la reazione con cui suo padre aveva accolto quell'imprevisto.
Lo chiamò un paio di volte, timidamente e attendendo per diversi minuti una risposta prima di ripetersi.
Ma non ve ne fu alcuna, e una volta a casa l'ex SOLDIER lo posò a terra, scompigliandogli distrattamente i capelli, e dopo aver salutato con un bacio la consorte disse che aveva bisogno di riposare e se ne andò in camera, abbandonandosi sul letto a luci spente.
Non venne nemmeno a mangiare quella sera, disse che non ne aveva molta voglia in realtà.
Così, rimasti soli attorno al tavolo, a fine pasto la giovane mamma si concesse ancora qualche istante per stare col suo bambino, e cercando di apparire il più tranquilla possibile gli chiese, con un sorriso: "È andato tutto bene oggi, a scuola? È successo qualcosa di particolare?".
Keiichi abbassò il viso sul piatto ormai vuoto, si morse un labbro e annuì.
 
<< È ... >> iniziò, titubante << È venuto un signore, oggi, all'uscita di scuola. Era un turk, e papà non l'ha presa molto bene. >> seguitò, rivelandosi.
 
L'espressione di Hikari mutò rapidamente in una più preoccupata e seria.
"E ..." chiese ancora, prudente "Cosa è successo?"
Keiichi scosse il capo.
 
<< Nulla di che, ma quel turk voleva sapere il mio nome. >>
 
La giovane donna si fece ancora più sorpresa, sgranando gli occhi e la bocca e tornando a sedere compostamente sulla sedia di fronte a lui.
Si diede qualche attimo per pensare, preoccupata.
 
<< Mamma ... >> fece Keiichi all'improvviso, dimesso e preoccupato << Dici che è una cosa grave? Per questo papà e preoccupato? >>
 
Hikari tornò a guardarlo negli occhi, assorta e seria.
Poi all'improvviso sorrise, lo abbracciò forte e inginocchiatasi di fronte a lui gli prese le mani, e rispose: "No, amore mio. Non penso sia nulla di grave, ma papà a paura probabilmente, per questo si dimostra preoccupato."
 
<< Paura di perderci? >> ribadì il bambino pensieroso e adesso anche un po’ triste.
 
Hikari annuì continuando a sorridere.
"O magari di non riuscire a proteggerci." aggiunse, accarezzandogli i capelli "È normale, sai? Succede ai grandi di avere questo tipo di paure, così come tu hai paura del buio o degli incubi."
Quindi si alzò, e porgendogli la mano lo invitò con un cenno del capo a seguirla.
"Sai che facciamo adesso noi? Andiamo a fargli sentire che ci siamo."
Keiichi ritrovò finalmente il sorriso, e quindi annuendo entusiasta si alzò e afferrò la sua mano, andando insieme a lei nella camera da letto matrimoniale dove trovarono l'ex SOLDIER addormentato, sul suo lato del letto e con una espressione seria e corrucciata in viso.
Si guardarono, portandosi il dito indice della sinistra di fronte alle labbra chiuse.
Infine si divisero e lo raggiunsero, Hikari prendendo sul lato sinistro e stringendosi a lui con le braccia attorno alla vita, e Keiichi accoccolandosi nel piccolo spazietto rimasto sul bordo del letto.
Victor riaprì gli occhi, assonnato e sorpreso.
 
<< C-che ..? >> bofonchiò, guardandoli confuso.
 
Hikari sorrise, gli stampò un bacio sulla punta del naso e gli scoccò un occhiolino.
 
<< Tutto a posto papà, tranquillo. >> disse invece il piccolo, prendendogli stretto la mano destra e intrecciando le dita con le sue << Vogliamo solo starti vicino. >>
 
Victor rimase in silenzio a fissarlo, mentre si voltava appoggiando la guancia destra sul cuscino e stringeva il suo braccio chiudendo gli occhi come fosse una coperta.
Quindi guardò Hikari, che fece lo stesso appoggiando la testa sulle sue spalle.
A quel punto allora, col cuore che sembrava essere diventato di gelatina e gli occhi lucidi allargò le braccia e li avvolse entrambi in un abbraccio, stringendoli forte a sé e fissando con occhi determinati il soffitto prima di richiuderli e consegnare al silenzio e al buio un'ultima promessa.
"Vi proteggerò, lo giuro.
Costi quel che costi.
Nessuno vi allontanerà mai da me."
 
 
*******************
 
Reno attraversò in fretta l'ultimo pezzo di corridoio che lo separava dalla solita sala riunioni dei turks, dandosi un'ultima rapida sistemata e toccandosi piano con una mano l'occhio destro malandato, rabbrividendo di dolore. Il colpo era stato forte e viste come erano andate era stata una vera fortuna che non avesse colpito direttamente la palpebra, che quindi era intatta mentre tutto il resto al disotto di essa era rosso e gonfio, e qua e là stavano iniziando ad apparire i primi lividi.
"Maledetto bastardo di un SOLDIER!" pensò rabbioso, prima di premere il pulsante sulla porta scorrevole e accedere alla stanza, riprendendosi.
Erano già tutti li, aspettavano solo lui.
 
<< Ah, finalmente! >> esclamò sarcastica Elena, incrociando le braccia guardandolo e poi chiedendo sorpresa, dopo aver notato il gonfiore << Ma che hai fatto? L'allenamento è andato male? Hai fatto a botte con un teppista? >>
 
Rude gli si avvicinò chiedendogli se stesse bene, ed entrambi sembrarono accettare di buon grado l'evasiva risposta che diede loro, abbassando appena la testa e voltando lo sguardo.
 
<< Sto bene, è solo un graffio nulla di preoccupante. >>
 
Tutti tranne Tseng, che continuò a fissarlo serio dal fondo della stanza, senza dire una parola ma con un'espressione in volto che lasciava intendere molto.
Reno infilò le mani nelle tasche e sforzandosi di far finta di nulla ghignò e chiese, avvicinandosi al tavolo pieno di carte e foto.
 
<< Allora, come mai così tanta fretta? Che mi sono perso. >>
 
Tseng lo fissò in silenzio ancora per qualche istante, in un intenso duello di sguardi.
Quindi sospirò profondamente e avvicinatosi al tavolo fece cadere la cosa, esponendo in fila alcune foto e spiegando.
 
<< AVALANCHE, la gang di terroristi che sta mettendo in subbuglio Midgar. >>
 
Reno ghignò di più.
 
<< Fammi indovinare, la Guardia Cittadina non riesce più a stargli dietro. >>
 
Tseng annuì.
 
<< E ci hanno affidato il caso. >> tornò ad aggiungere il rosso, saccente.
 
Il wutaiano scosse il capo.
 
<< Per ora affianchiamo solamente. >> lo corresse, facendosi poi serio e passando in rassegna uno ad uno i presenti nella stanza prima di concludere, duro << Ma il Presidente è molto preoccupato. Se la situazione non dovesse migliorare, i Turks e i SOLDIER avvieranno tra loro una stretta collaborazione volta a sgominare tutta la banda. >>
 
Il ghigno sul viso di Reno si allargò ancor di più, trasformandosi in una smorfia eccitata e quasi sadica.
 
<< Tsè! >> ridacchiò, poi si voltò a guardare Rude al suo fianco e risolse, divertito << Vogliono giocare con gli esplosivi, eh? Amico, inizia a preparare quei giocattoli che mi piacciono tanto. Qualcosa mi dice che la situazione si farà divertente, tra poco. >>
 
E quello, sistematosi gli occhiali da sole sul naso, sorrise, e strinse il pugno destro nel sinistro accettando di buon grado la sfida.
 
*******************











 
NDA: Anche quest'anno "Yes,Sir!" va in vacanza, ma probabilmente per l'ultima volta, perché da settembre in poi si entrerà nella prossima tappa della storia, quella che ripercorre gli eventi di Final Fantasy 7 e si concluderà alla fine di Advent Children.
Era ottobre del 2014 quando iniziai a scrivere la storia di Victor Osaka, ero nel mezzo di una crisi esistenziale adolescenziale, avevo perso completamente la voglia di scrivere e riposto penna e carta nel cassetto, intenzionata a non riprenderla mai più (anche perchè il solo pensiero mi faceva venire gli attachi di panico, e non dico tanto per dirlo, parlo sul serio).
Fino a che un giorno quell'ex SOLDIER teppista psicopatico venne a trovarmi in un sogno, restando dentro la mia testa per più di una settimana, e tornando a riaccendere l'ispirazione perduta.
Ho ripreso a scrivere come facevo prima, e forse anche meglio, dando tutta me stessa alla stesura della sua storia, e le ricompense non sono affatto tardate ad arrivare. Già dalla prima settimana avevo otto capitoli pubblicati e tre recensori costanti e appassionati.
In più imparai a conoscere lati di me e della mia scrittura che fino ad allora non sapevo neanche esistessero, e che improvvisamente divennero parte di me.
Nel tempo alcuni (sia tra i personaggi secondari che tra lettori e recensori) se ne sono andati, altri sono arrivati, ma io sono cresciuta con Victor e lui con me, e questo è rimasto l'unico punto fisso costante della storia, oltre a Sephiroth ch'è e rimane comunque il perno centrale di tutta la vicenda.
È bellissimo. E se mi guardo indietro riscriverei così ogni singolo rigo, e rivivrei le stesse identiche emozioni senza rifiutarne neanche una.
E ora che comincio ad intravedere la fine del tutto credo che mi mancherà quando sarò arrivata in fondo, ma Victor e la sua storia non mi lasceranno perchè ho già altri lavori in programma per quanto lo riguarda, anche se relativamente più corti della storia principale, nata come una fan fiction ma poi diventata il mio romanzo della rinascita.
Dunque ecco a voi l'ultimo capitolo della fase "post crisis core", ora due mesi di fermo e si riparte con la scrittura a Settembre/Ottobre, quando il caldo sarà meno asfissiante.
Nel frattempo mi dedicherò alla continuazione di altri lavori più recenti e leggeri ma non meno importanti, e aspetterò pazientamente vostri commenti preparandomi ad un ritorno coi fiocchi, in pieno stile Final Fantasy 7 <3
A presto, e buona estate a tutti voi <3<3

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Red_Coat