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Autore: nikita82roma    24/06/2017    5 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Rick aveva stretto le dita di Kate senza pensarci, in un gesto troppo istintivo e troppo intimo, troppo tutto per poterselo permettere in quel momento. Così lasciò la sua presa proprio quando sentì che anche lei stringeva le sue. La sua reazione invece che dargli coraggio ad osare di più lo spaventò.

Kate sentendolo sfuggire via pensò veramente che fosse stato un caso o un gesto fatto sovrappensiero, magari avendo nella mente qualcun altra. Lei però, nella sua di mente aveva solo il bacio che si erano dati poco prima, interrotto solo dalle urla spaventate di Joy: non ci fossero state non avrebbe saputo dire quanto sarebbe andato avanti o cosa sarebbe accaduto dopo. Forse nulla, più probabilmente tutto. Era stato meglio così, allora, pensò. Fermarsi prima di essere troppo oltre, fermasi prima di cadere nel precipizio, ma mentre nella penombra lo guardava, le sembrava di stare già precipitando.

Non riuscì a prendere sonno. Si mise su un fianco sul bordo del letto guardando Joy che dormiva sul petto di Castle, tenendo stretta tra le mani la sua maglietta. Erano così belli insieme. Osservò sua figlia dormire, cercando qualcosa di se stessa in quei gesti istintivi quando è solo l’inconscio a comandarci. Non trovò poi molto, ma non le importava, poterla contemplare mentre dormiva, quando non doveva nascondersi per indugiare di più sui suoi lineamenti le sembrava già un gran dono. Sembrava fosse tranquilla adesso, rifugiata tra le braccia protettive di Rick ed anche lui si era addormentato quasi subito e dormiva profondamente e se Joy quando dormiva sembrava sorridere, Castle invece aveva un adorabile broncio. Accarezzò mentalmente il profilo del suo viso e le sue labbra morbide che aveva assaporato a lungo e come avrebbe voluto farlo ancora. Sentiva nella stanza il suo profumo, dominante, su ogni altra cosa. Quel profumo leggermente speziato, con quel sentore principale di sandalo, quello che aveva potuto inspirare profondamente direttamente dalla sua pelle e che l’aveva inebriata. Si impose di non pensarci, anzi di ricordarsi che quello lì era quello scrittore irresponsabile, egoista, egocentrico e fastidioso che solo poche ore prima quella mattina si era finto mezzo morto per baciarla con l’inganno facendo preoccupare Joy. Non poteva cadere anche lei nella sua trappola, nella sua rete, essere una delle tante che erano già transitate per quella casa e che lui aveva brillantemente sedotto con qualche tecnica che ormai doveva aver già perfettamente collaudato. No, lei non era una di quelle, non sarebbe entrata a far parte della sua collezione di donne, magari aveva fatto qualche scommessa con qualcuno del suo giro, qualcuno tipo lui. Forse era solo perché gli mancava una detective tra le donne con cui era stato e lei era quella più alla portata. Si sgridò da sola per quello che stava pensando, perché ora lo stava pensando in modi decisamente poco consoni e lui decisamente poco vestito. Un lamento di Joy la riportò nei ranghi. Allungò un mano per accarezzarle la schiena ma anche lì, scivolò troppo in basso, finendo sul braccio di Castle e indugiandoci troppo a lungo per quello che si era ripromessa di fare: nemmeno sfiorarlo. Joy si mosse un po’, poi sembrò accomodarsi meglio tra le braccia di Rick e tornare a dormire serena. Lui non si era accorto di nulla, né dei movimenti della piccola, né del tocco di Kate, meravigliata del suo sonno pesante che intimamente ringraziò, sarebbe stato decisamente sconveniente se si fosse svegliato in quel momento l’avesse trovata ad accarezzare il suo braccio.

Si era addormentata anche lei, infine. Aveva continuato a guardarli e a seguire il flusso dei suoi pensieri fino a quando gli occhi erano troppo pesanti anche per lei, che si scivolò in un sonno senza sogni. Doveva essere sorto da poco il sole quando si svegliò di soprassalto. Non era abituata a dormire con qualcuno, la sua ultima convivenza risaliva a diversi anni prima, con Sorenson, ma era stata breve e le notti che avevano dormito insieme, tra i turni di uno o dell’altro erano molto poche. Quando sentì qualcuno che le toccava il fianco, quindi, trasalì ma come aprì gli occhi si rese conto che l’intruso altro non era che Joy che aveva lasciato Castle per girarsi dalla sua parte e si era avvicinata tanto da essersi appoggiata a lei per dormire. Non si aspettava di trovarsela lì e ne fu così felice ed emozionata che il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Allargò un braccio e subito Joy si avvicinò di più, appoggiando la testa sul suo petto, continuando a dormire così, come aveva fatto con Castle durante la notte. I suoi battiti erano così accelerati che ebbe paura di svegliarla, ma Joy sembrava non curarsi di nulla, sicuramente il sonno così pesante non lo aveva preso da lei. La strinse a se, racchiudendola in quell’abbraccio protettivo che le regalava con troppi anni di ritardo. Sentire il suo respiro leggero che accarezzava la sua pelle, ascoltare il ritmo del suo battito del cuore la rapì e la portò indietro nel tempo, in quei mesi di dubbi e domande, di paure e risposte mai ricevute, quando lasciava scappare i sogni per poi riacciuffarli quando erano troppo belli e tornare alla realtà. Si era chiesta molte volte come sarebbe stato essere madre mentre la sentiva crescere dentro di se. Si era chiesta cosa avrebbe provato nel vederla, nello stringerla, nel guardare i suoi occhi e sentire le sue dita stringere il proprio ed aggrapparsi a lei. Poi pensava che lei non avrebbe mai vissuto nulla di tutto questo e che non era giusto nemmeno sognare e pensare come sarebbe stato.

Con dieci anni di ritardo sua figlia dormiva inconsciamente tra le sue braccia, lì dove avrebbe dovuto essere dal primo giorno se lei fosse stata meno pavida. Fu grata al fatto che Castle e Joy avessero un sonno così pesante da non sentire il suo respiro spezzato da un pianto che non riuscì a controllare, mentre stringeva sua figlia sempre di più, e le chiedeva mentalmente scusa per ogni giorno che l’aveva lasciata sola.

 

Quel giorno non parlarono di quanto accaduto la sera prima, tra loro. Quando rimasero soli l’unico argomento trattato furono le parole di Joy e la preoccupazione di Castle che qualunque cosa quegli assassini cercassero avrebbero potuto cercarla ancora. Le ricordò anche la sua aggressione a casa degli Austin, certamente c’era qualcosa che volevano e fino a dove potevano spingersi era già chiaro a tutti. Kate provò a rassicurarlo, per quanto nemmeno lei fosse del tutto tranquilla, ma quello che gli aveva detto era la pura verità: non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a Joy e Castle non sapeva quanto quelle parole fossero vere e sincere, perché non si trattava di un caso come un altro e di una bambina come un’altra. Chiunque avesse provato ancora a fare del male a Joy avrebbe conosciuto un lato della detective Beckett che nemmeno lei era sicura di conoscere, quella che non guarda in faccia niente e nessuno. 

Nemmeno Joy volle più parlare di quella storia. Si scusò solo il mattino per averli fatti preoccupare e per ringraziargli per esserle rimasta vicino.

- Lo farò sempre! - Le risposero entrambi all’unisono, guardandosi poi stupiti non solo per l’unità di intenti, ma per come glielo avevano detto. 

Passarono poi qualche giorno in totale relax e spensieratezza, tra tuffi in piscina e passeggiate al mare. Kate, nuotatrice molto più esperta di Rick, si avventurò anche con Joy a fare qualche bagno nell’Oceano e la bambina sembrò gradire molto di più della piscina, divertendosi tra le onde sempre sotto l’occhio vigile di Beckett che non la perdeva di vista un secondo. Erano andati più volte a mangiare fuori tutti insieme ed ogni volta venivano scambiati per una normale famiglia e la cosa lasciava in Castle e Beckett sempre un certo imbarazzo, mentre l’unica che sembrava sempre perfettamente a suo agio, anche in quelle situazioni, era Joy che rideva sempre quando li vedeva arrossire e provare a giustificarsi con scarso successo, tanto che dopo un paio di volte smisero di farlo.

Più di una volta, dopo che Joy era andata a dormire, Rick e Kate rimanevano nella veranda a parlare, di loro, ma sempre più spesso di Joy, confrontandosi su quanto fosse diventata più espansiva e meno timida rispetto ai primi tempi, come sorridesse di più.

- Sembra veramente felice Castle, ed è merito tuo. - Gli disse una sera Kate.

- Non solo mio… 

Non c’era più stato nulla tra di loro dopo quel bacio. Entrambi si guardavano bene di non avvicinarsi troppo. Ma quella sera quei due bicchieri di vino rosso appena bevuti che si erano sommati a quelli della cena, sembravano aver intaccato qualcosa nelle loro inermi difese. Così Castle le si avvicinò di più di quanto era logico e giusto fare, di quanto era normale per due amici che parlavano. Kate poteva quasi sentire il suo respiro sulla pelle e inconsciamente si morse il labbro inferiore: Rick vide in quel gesto involontario quasi una sfida e si piegò per darle un bacio sul collo che lei evitò mettendo insieme quel poco di razionalità e forza di volontà che le era rimasta.

- Io… credo che andrò in camera… stasera fa troppo caldo per stare qua fuori. - Si morse di nuovo il labbro appena finito di parlare. Quelle considerazioni sulla temperatura erano decisamente fuori luogo, anche perché il vento era fresco e di certo non era la temperatura a rendere caldo il clima in quel luogo. Castle, però, non si diede pervinto. Decise di azzardare, come quando giocava a poker con i suoi amici, di mettere tutte le fiches sul piatto ed fare all in. Non sapeva ancora se in mano aveva un buon punto o stava bluffando, lo avrebbe scoperto dopo aver calato la sua ultima carta.

- Non devi per forza rimanere così vestita… - Le sussurrò andando a scostare la spallina della sua maglietta  e depositando un bacio sulla clavicola. Le labbra di Rick indugiarono poi ancora su quel tratto di pelle, risalendo sul collo fino all’orecchio.

- Castle io… non posso… non possiamo…

- Dimmi che non vuoi Beckett. Dimmi che non vuoi e dimenticherò tutto. - La sua voce sibilava nel suo orecchio, le labbra sfioravano il lobo. Non avrebbe mai potuto dire che non voleva, perché ogni cellula del suo corpo voleva, voleva tutto, tremendamente. Non gli rispose, piegò solo la testa dalla parte opposta a lui, lasciandogli una porzione maggiore di pelle da baciare e un modo più facile per raggiungerla. Lo sentì mugolare mentre le lambiva la spalla, sentiva le sue mani sulla schiena bramare la sua pelle e nello stesso momento fu lei ad aggrapparsi alle sue spalle, stringendolo, avvicinandolo a se. Castle smise di dedicare attenzioni al suo collo e la guardò perdendosi nei suoi occhi. Cercava un consenso, non gli aveva detto no, ma nemmeno sì e lui lo voleva. Ne aveva bisogno. Kate sembrò capirlo perché annuì con la testa prima di essere lei, questa volta, a cercare le labbra di Rick, morderle, succhiarle, baciarle, farle sue. Ma non gli bastava più, a nessuno dei due. Faticarono a salire le scale cercandosi avidamente. Castle la stava portando nella sua stanza quando Beckett lo fermò: Joy dormiva proprio lì a fianco, così percorsero il corridoio dalla parte opposta entrando nella camera di Kate. Si chiusero rumorosamente la porta alle spalle e fu proprio su quella porta che Rick cominciò a spogliarla e a baciare centimetro dopo centimetro il suo corpo, assaporando la sa pelle morbida dal sentore di ciliegia. 

Dalla porta al letto era un sentiero di vestiti buttavi via dalla fretta e dall’urgenza di aversi. Quelli di lui e di lei si mischiavano indistintamente, come i loro corpi aggrovigliati. Fecero l’amore quella notte così come era il loro rapporto: rincorrendosi, stuzzicandosi, portando l’altro al limite dell’esasperazione, capendosi con uno sguardo in una sincronia perfetta e per entrambi fu qualcosa di estremamente nuovo e diverso da tutte le altre volte. Si addormentarono, infine, esausti e sudati, coperti di loro stessi, con i corpi incapaci di separarsi e le bocche che si cercavano come se l’unico modo per respirare fosse cercando ossigeno sulle labbra dell’altro.

   
 
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