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Autore: marl_vt    24/06/2017    0 recensioni
-Albus Silente decide che per Harry Potter la soluzione migliore sia stare lontano da tutto e da tutti, per concentrarsi maggiormente sul suo unico obiettivo: uccidere Lord Voldemort. Durante la ricerca degli Horcrux, Harry viene spostato di casa in casa dei membri dell'Ordine della Fenice, fino a capitare alla Tana. Oltre ai Weasley, ad accoglierlo mal volentieri per la paura del pericolo portato dalla sua presenza ci sarà la fidanzata di Ronald, Hermione Granger. Il loro incontro segnerà le sorti della guerra magica, e non solo.- Ciao a tutti, questa è la mia terza long-fic e spero possa trovare consensi e, perché no, consigli tramite vostre recensioni come le mie due storie precedenti. A distanza di quasi due anni di silenzio, vi auguro buona lettura e spero di emozionarvi come mi sono emozionata io nello scriverla :) marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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UN OSPITE INDESIDERATO

 

 

 

 

 

 

Albus Silente marciava velocemente su e giù nel suo studio, i suoi pensieri correvano più veloci di lui. “Dev'essere cresciuto dai suoi zii babbani, dev'essere tenuto all'oscuro della sua vera natura fino al compimento degli 11 anni, dev'essere istruito da solo, dev'essere..”

 

“Ma Albus..” Lo interruppe Severus Piton. “Non puoi tenerlo lontano da tutto e da tutti, non puoi crescerlo dandogli solo un motivo per vivere. Non conoscerà l'amicizia, lo stare insieme, i giochi, le passioni, l'amore..”

 

“Conoscerà tutto a tempo debito, Severus. Per adesso, è meglio che si faccia come ho appena detto. E' essenziale che Harry rimanga in vita fino al momento giusto e che non perda di vista il suo obiettivo.” Silente si lasciò cadere sulla sua sedia, consapevole di ciò che aveva appena detto. “Lui è nato per questo. Lui è il prescelto.”

 

“Lo alleverai come una bestia da macello, ho capito.” Piton fece per andarsene, ma Silente lo fermò.

 

“Severus, aspetta! Credi che prendere questa decisione sia facile per me? Ne va della salvezza dell'intero mondo magico, e tu lo sai meglio di me.”

 

“Io spero tu abbia ragione, Albus, perché se così non fosse non potremo tornare indietro. Se così non fosse, non potrai ritrattare la tua idea e capire che, forse, sarebbe stato meglio permettergli una vita normale.” Piton si congedò, sbattendo forte la porta dietro di lui. Si precipitò da Hagrid, istruendolo sul da farsi.

 

“Mi raccomando, Hagrid, non devi essere visto e non devi lasciare alcuna traccia del tuo passaggio.” Piton lanciò un'occhiata al bambino che dormiva indisturbato avvolto in una coperta. “Buona fortuna, Harry Potter. Ne avrai bisogno.”

 

 

10 anni dopo

 

 

Harry fissava quell'uomo alto e barbuto con la bocca spalancata. “Io sono cosa?”

 

“Sei un mago, Harry. E anche con discrete capacità, se posso dirlo.” Silente sorrise sornione, e continuò. “Vedi Harry, i tuoi genitori sono morti quand'eri molto piccoli per una motivazione molto brutta. Io sono disposto a spiegarla e ad insegnarti tutto ciò che ti servirà. Sarai disposto ad apprendere?”

 

Il ragazzino vestito con abiti troppo grandi e con capelli troppo spettinati annuì vistosamente, senza smettere di mantenere la bocca spalancata.

 

“Ti chiederò molto Harry.. Ti chiederò molto davvero. Per adesso, però, vieni con me.” Silente prese la mano del ragazzino, pronto ad accompagnarlo a scoprire Diagon Alley.

 

 

5 anni dopo

 

 

“Ci ho provato, ci ho provato.. Non ci sono riuscito, non l'ho salvato..” Harry piangeva sopra il corpo morto di Sirius Black, mentre Silente respirava ancora affannosamente per il duello appena concluso con Lord Voldemort.

 

“Non è stata colpa tua, hai capito? Non è stata colpa tua. Questa è una guerra, le persone muoiono..”

 

“Le persone che mi vogliono bene muoiono. Io l'ho capito, sa? L'ho capito da sempre.. Se no perché avrebbe deciso di tenermi lontano da tutto e da tutti?” Harry si asciugò le lacrime, e Silente non rispose. “Ha fatto bene, professor Silente. Ha preso la scelta giusta 15 anni fa.”

 

“Ti prometto che tutto finirà presto, Harry. Te lo prometto.” Silente finì la frase nell'esatto momento in cui arrivarono aurors e stampa nell'Atrium del Ministero della Magia.

 

 

2 anni dopo

 

 

“Hogwarts non verrà mai attaccata, Harry, perché tu non hai alcun legame con essa. Adesso è vitale per Voldemort cercare e trovare tutto ciò che può per attaccarti e danneggiarti..” Silente bisbigliava alla luce di un camino, nella casa ormai abbandonata dei Dursley, gli zii di Harry. “Ha deciso di sterminare i tuoi zii, questa notte, nel tentativo di danneggiarti appunto.”

 

Harry guardava il fuoco scoppiettare, non riuscendo a capire se la sensazione che provava dentro era dolore o rabbia. O entrambe. “Dove andrò a vivere adesso, professore?”

 

“Dovrai spostarti frequentemente, andrai di casa in casa dei membri dell'Ordine. Per cominciare, starai nella dimora di Malocchio Moody e non ti sposterai fino a nuovo ordine.” Silente stava per continuare, ma Harry lo precedette.

 

“Ma signore, gli horcrux..”

 

“Gli horcrux non scapperanno Harry, e li continueremo a cercare. Insieme o divisi, non importa. Sai quello che devi fare, e anche se le basi sulle quali cercare sono poche mi fido del tuo intuito. E mi fido del mio. Infatti ne abbiamo già distrutti tre.” Silente si alzò, pronto ad accompagnare Harry nella sua nuova dimora.

 

“Signore..” Sussurrò Harry.

 

“Si, Harry?” Silente lo guardò negli occhi.

 

“Riusciremo a sconfiggerlo, in un modo o nell'altro.”

 

 

2 anni dopo

 

 

Il vento tra le foglie degli alberi fischiava leggero, regalando a quel fine estate un senso in più. I fili d'erba, verdi accecanti, strisciavano l'uno sull'altro, quasi a non voler lasciarsi mai. Hermione Granger scriveva con insistenza, spingendo la sua mano quasi oltre quella pergamena già colma di parole. Ad ogni minimo rumore alzava gli occhi, in attesa: ma poi ricominciava subito a scrivere.

 

L'idea di dover convivere con un ospite indesiderato per chissà quanto tempo la rendeva nervosa, la infastidiva e la faceva sentire arrabbiata con chi aveva preso quell'insensata decisione.

 

Da lì a pochi istanti si sarebbe palesato Harry Potter, il mago più ricercato e più desiderato del mondo magico da parte di Voldemort.

 

“A me non importa che lui sia il Prescelto o che so io.. Voglio capire perché dobbiamo nasconderlo proprio qui, in casa nostra Arthur.” Quando la signora Weasley cominciava la predica, Hermione non mancava di far sentire la sua campana: appoggiò la piuma e la spalleggiò.

 

“Sono d'accordo. Lo trovo assolutamente inappropriato, per non dire stupido e pericoloso.”

 

“Vi ho già detto un milione di volte che mi è stato richiesto da Albus Silente in persona. Harry Potter rischia la vita ogni giorno per salvarci tutti, non ha alcuna protezione da quando i suoi zii, unici parenti, sono stati sterminati. Come ben sapete, non ha potuto neanche frequentare Hogwarts ma ha dovuto studiare con insegnanti privati per tutti questi anni incaricati da Silente stesso.” Arthur Weasley fece una pausa per prendere fiato. “Noi, in quanto membri dell'Ordine della Fenice dobbiamo riservare a Potter tutto l'aiuto possibile. Lupin e Tonks hanno appena avuto un altro figlio, quindi non possono più tenerlo loro per ovvi motivi, e quindi..”

 

“E quindi Silente crede ancora che Voi-sapete-chi non abbia capito il gioco? Davvero credete non sappia che passa da una casa dell'Ordine ad un'altra da due anni?” Hermione allargò le braccia esasperata. “Io non so quale sia il loro piano Arthur, ma so per certo che non voglio che Ron venga immischiato.”

 

“Noi abbiamo sempre fatto di tutto, Arthur caro..” Molly Weasley accarezzò la guancia del marito. “E sempre che la guerra non cambi mai.. Ron ha solo vent'anni, perché doveva essere proprio lui ad andare a prendere Potter?”

 

“Io mi fido di Silente Molly, mi fido di lui ciecamente. E non dimenticarti..” Disse Arthur rivolto ad Hermione. “Che è anche mio figlio, oltre che il tuo fidanzato.”

 

Hermione annuì abbassando lo sguardo, in segno di resa. Riafferrò la sua piuma e ricominciò a scrivere, con più insistenza di prima. Mentre con la mano sinistra tracciava i suoi boccoli, lasciò correre veloce i suoi pensieri.

 

So per certo che Silente ha un piano, ma perché dopo tutti questi anni sembra non essersi mosso ancora niente? Perché Potter sembra fare la vita da recluso invece di andare incontro al suo destino? Forse è solo un codardo che vive sulle spalle degli altri. Forse spera che sia l'Ordine a fare ciò che invece spetterebbe a lui. Forse sta facendo il gioco per Voldemort stesso.

 

Hermione lanciò lontano la piuma, stropicciandosi gli occhi con le mani. Quanti innocenti dovevano ancora morire prima di arrivare ad una tanto ambita pace? La risposta sembrava irraggiungibile, e ormai la maggior parte del mondo magico sembrava essersi arreso alla supremazia di Voldemort.

 

“Dobbiamo combattere, fino alla fine!!” Urlava sempre Ron, quando Hermione osava fargli notare la situazione critica in cui vivevano e gli chiedeva di andare via lontano, insieme.

 

Ma lei se lo era promesso tempo prima: non importava il come o il perché, ma Ron non avrebbe fatto la fine di Malocchio, di Sirius, di Fred e tutti gli altri. Loro avrebbero vissuto la loro vita insieme, in un modo o nell'altro.

 

“Eccoli, arrivano.” Arthur spezzò il silenzio alzandosi dalla poltrona e dirigendosi verso il giardino. Hermione e Molly lo seguirono con la bacchetta alla mano. Dopo pochi istanti, Ronald Weasley e Harry Potter apparvero nel giardino attaccati ad una vecchia lattina di soda.

 

Arthur, Molly ed Hermione gli puntarono le bacchette contro.

 

“Qual è la tua stanza da letto in questa casa?” Parlò Arthur, rivolto a suo figlio.

 

“La prima che si vede salendo le scale, papà.” Ron rispose tranquillamente, ma visibilmente stanco e provato. Hermione ficcò la bacchetta in tasca e gli corse incontro, abbracciandolo con le lacrime agli occhi.

 

“Dove sei stato fino ad adesso?” Arthur aveva spostato la bacchetta su Harry.

 

“A casa dei coniugi Lupin, signor Weasley, a..” Ma Harry venne interrotto.

 

“E' lui papà, ti posso assicurare che è proprio lui.” S'intromise Ron, ancora stretto tra le braccia di Hermione. Arthur e Molly abbassarono le bacchette, avvicinandosi cordialmente all'ospite.

 

“Ci dispiace, ma siamo obbligati sai.. E' un piacere rivederti, Harry.” Arthur gli strinse caldamente la mano. “Questa è mia moglie Molly.”

 

“Molto lieto, signora Weasley. So molto bene il disagio che le crea avermi qui, ma le posso assicurare che sarà per un tempo breve e sarà come se non ci fossi.” Harry le strinse la mano e chinò la testa come per scusarsi.

 

“Nessun disturbo, ragazzo mio, nessun disturbo..” Molly cercò di sembrare il più affabile possibile. “E' davvero un onore conoscerti e averti qui.” Lo scrutò a fondo come se fosse irreale avere davvero Harry Potter nel cortile di casa.

 

“E lei invece..” Ron si mise davanti ad Harry, con affianco la sua ragazza. “E' la mia fidanzata, Hermione Granger.”

 

Hermione alzò lo sguardo per la prima volta da quando era apparso su di lui, vedendo scorrere nella sua testa tutte le pagine di giornale che lo avevano ritratto per anni. Aveva davanti il ragazzo che racchiudeva misteri e segreti, verità e bugie: ma in quel momento aveva solo l'aria di un ragazzo solo, con la mascella serrata da tempo, capelli neri disordinati, lineamenti gentili e decisi allo stesso tempo, occhi così verdi da schiarire la notte. Aveva solo l'aria di un ragazzo padrone di una bellezza che non aveva mai potuto esprimere davvero.

 

“Piacere..” Biascicò Hermione, senza tendergli la mano.

 

“Piacere mio. Ron in questi due giorni mi ha parlato molto di te, e anche di voi. La vostra è davvero una bellissima famiglia.” Harry sorrise, rimanendo educatamente al suo posto.

 

“Ma prego, entra.. Ti mostro la casa. I tuoi bagagli saranno già arrivati.” Molly gli fece strada, accompagnandolo e spiegandogli tutti i punti della casa. Quando salirono le scale, Ron parlò.

 

“E' dotato di estrema intelligenza, si vede che ha avuto Silente come mentore. Non fatevi trarre in inganno dalla sua freddezza, lui è proprio così. E' anche molto silenzioso.. A volte sembra una macchina, tarata e creata per un solo scopo: uccidere Voi-sapete-chi e porre fine alla guerra magica.”

 

“Perché non lo fa, allora?” Incalzò Hermione.

 

“Herm, non è così semplice. Sai bene che..” Ron non riuscì a terminare la frase.

 

“Sono anni che non si viene mai a capo di niente, e tu ancora che lo difendi..” Hermione si allontanò.

 

“Noi abbiamo scelto da che parte stare, Hermione! E io gli offrirò tutto l'aiuto possibile pur di finire vittoriosi.” Ron la seguì, obbligandola a voltarsi verso di lui. “Dagli una possibilità, ne ha passate così tante.. Dagli almeno un po' di fiducia.” La baciò sulle labbra, e lei annuì impercettibilmente.

 

“Molto bene, sarete tutti affamati quindi.. Mi metto a preparare la cena!” Molly aveva appena finito di mostrare la casa ad Harry e si precipitò in cucina.

 

“Possiamo scambiare due parole, Harry?” Arthur lo invitò a sedersi sul divano di fronte a lui.

 

“Ma certo, signor Weasley.” Harry prese posto, mentre Ron si accomodò in una poltrona affianco, con Hermione appoggiata al bracciolo.

 

“Sempre brutte notizie, ragazzo.. Sempre brutte notizie..” Arthur scosse la testa.

 

“Si, signore. Purtroppo è così.” Harry attese, sicuro che il discorso non poteva finire lì.

 

“Non abbiamo mai chiesto a Silente spiegazioni, ma confido che tu sappia quanto rischiamo noi a nasconderti qui.”

 

Harry lanciò un fugace sguardo in direzione di Ron e Hermione, e quest'ultima non se lo lasciò sfuggire. “C'è un motivo per cui sono qui, signor Weasley. Ma purtroppo non posso svelarvelo fino a tempo debito. Ma vi posso garantire che la mia presenza qui sarà davvero breve.” Si accorse che tutti e tre i suoi interlocutori avevano assunto uno sguardo sbalordito.

 

“Posso chiederti..” S'intromise Hermione, schiarendosi la voce. “Quanti anni hai?” La guardarono tutti stralunati, come se avesse appena chiesto la cosa più strana del mondo.

 

“Ehm.. Io ne ho 20.” Harry si grattò la testa, a disagio. Poche volte gli era capitato di rispondere a domande del genere. Hermione spalancò gli occhi, meravigliata del fatto che avessero la stessa età. “E tu?”

 

“Oh, ehm.. Anche io 20, come Ron.”

 

“Pazzesco, non trovate? Saremmo stati tutti ad Hogwarts insieme se tu non fossi.. Beh, ad ogni modo, credo proprio che saremmo stati grandi amici Harry.” Ron gli diede una pacca sulla spalla, e Harry gli sorrise annuendo.

 

“Lo credo anche io, Ron.”

 

 

Durante la cena la tensione si tagliava con il coltello: Ron cercava di imbastire un discorso, ma si finiva sempre per parlare di guerra e Molly ed Hermione mozzavano l'argomento sul nascere.

 

Harry e Ron, finito di cenare, decisero di passeggiare in giardino, per evitare di essere interrotti ulteriormente.

 

“Ho la sensazione che la tua fidanzata mi odi.” Harry scrutò le stelle, sorridendo. “Non che ci sia qualche problema eh, in realtà ci sono abituato.”

 

“Non ti odia.. Lei è solo, come dire.. preoccupata per me.” Ron si ficcò le mani in tasca. “Crede che averti qui sia un pericolo.”

 

“Non ha tutti i torti, ho letto da qualche parte che un certo mago oscuro mi da la caccia.. Ma chissà, forse sono tutte stronzate.” Harry e Ron risero per qualche secondo.

 

“Già, magari sono tutte stronzate davvero..” Ron raccolse un sassolino e lo lanciò lontano. “Ad ogni modo, sono sicuro che Hermione si abituerà presto alla tua presenza e andrete sicuramente d'accordo. Avete tutti e due un gran cervello sembra..”

 

Harry sorrise ancora, annuendo. Avrebbe voluto chiedere la motivazione della presenza di Hermione in casa Weasley, di come mai non fosse con i suoi genitori, ma preferì non ficcanasare in questioni che non lo riguardavano. “E' davvero molto bella.” Lo disse senza pensarci troppo.

 

“Oh, ehm.. Si è vero, è bellissima.” Ron sorrise sorpreso, ma accettò il complimento per la sua fidanzata.

 

“Anche questo posto è meraviglioso..” Arrivarono in prossimità di un laghetto, dove il cielo e l'acqua sembravano un tutt'uno, e Harry lasciò vagare i suoi pensieri. Pensò a l'unica cosa che lo aveva accompagnato per tutta la vita, all'unico obiettivo che si fosse mai prefissato, all'unica ragione di tutto.

 

A Voldemort.

 

“Rientriamo, ci aspettano giornate molto lunghe.” Harry fece retro front affiancato da Ron.

 

Era a un passo da distruggere un altro horcrux: non era in contatto con Silente da tempo, quindi aveva deciso di agire da solo. L'aiuto del signor Weasley sarebbe stato vitale, e sperava anche sufficiente ad impadronirsi di quell'oggetto malvagio.

 

Voleva fare più in fretta che poteva e portare via tutta l'aura di pericolo mortale che si portava sempre con sé: non voleva più che le persone provassero timore ad averlo affianco. Non voleva più essere guardato come lo aveva guardato Hermione Granger poco prima.

 

   
 
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