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Autore: Marpesia    24/06/2017    2 recensioni
Chi non desidera allargare la famiglia insieme alla persona ch si ama?
Dal testo:
"Nel diciassettesimo secolo, un mago, che insieme al suo compagno voleva avere degli eredi, aveva avuto l’idea di creare una pozione che permettesse ai maschi di rimanere fertili. Aveva provato per tutta la vita prima su cavie animali e poi su volontari uomini, e aveva infine trovato la chiave per il concepimento maschile."
Riusciranno Remus e Sirius a crearsi una famiglia tutta loro?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Nessun contesto
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FEELING THE DOUBTS BECOME FEARS




Sirius non era mai stato un tipo mattiniero. Se non veniva svegliato, di solito, era capace di dormire fino alle due e mezza del pomeriggio, come minimo, e odiava svegliarsi presto. Non amava la sveglia, infatti si faceva sempre svegliare da Remus. Lui sì che sapeva svegliarlo per bene, con baci, carezze e sussurri delicati, il profumo della colazione che preparava lui stesso che si sentiva per tutto il cottage e sempre quel sorriso caldo che gli faceva trovare quando lo svegliava.

Black adorava il sorriso del marito: trasmetteva calore e si estendeva fino agli occhi grandi e ambrati, che lo facevano sciogliere, arricciava leggermente il naso mettendo in evidenza le lentiggini ormai quasi invisibili che aveva avuto da bambino ed era perfetto anche con le cicatrici che aveva sul viso.

Quella mattina però Sirius si era svegliato presto. E no, non doveva andare a lavorare al distretto Auror, non aveva messo nessuna sveglia, non c’era un incendio nel cottage e Remus dormiva ancora. Ma era molto agitato. Quella mattina stessa, verso le dieci e mezza, sarebbero dovuti andare al San Mungo per degli esami che doveva fare Remus. L’esito positivo di questi avrebbe potuto cambiare la loro vita. Sirius sospirò, mentre si metteva seduto sul letto matrimoniale a guardare il marito, che ancora dormiva. Doveva essersi addormentato tardi per l’agitazione, altrimenti a quell’ora sarebbe stato già al piano di sotto ad armeggiare ai fornelli per preparare qualcosa di buono per colazione.


Sirius amava Remus.


Lo aveva capito quando avevano sedici anni, e, a diciassette, con una fifa blu, si era dichiarato, timoroso di non essere ricambiato, e aveva raggiunto l’apice della felicità nel momento in cui Remus, per tutta riposta alla sua dichiarazione, gli si era buttato addosso per un bacio dolce e impacciato al sapore di cioccolato.

Appena dopo un anno di convivenza in un piccolo appartamento nel centro di Londra, dopo il diploma, Black gli aveva chiesto di poterlo portare all’altare, con quella che non era più fifa, o timore, ma vera e propria paura. Sapeva di voler condividere ogni momento della sua vita con Remus, e che, in caso di rifiuto, non ce l’avrebbe fatta senza di lui. Ma per tutta riposta gli era arrivato un altro bacio, dolce ed energico, e qualche mese dopo, in seguito ad una luna di miele per l’Europa, si era fatto strada nelle teste matte dei due giovani il pensiero di allargare la famiglia.


Nel diciassettesimo secolo, un mago, che insieme al suo compagno voleva avere degli eredi, aveva avuto l’idea di creare una pozione che permettesse ai maschi di rimanere fertili. Aveva provato per tutta la vita prima su cavie animali e poi su volontari uomini, e aveva infine trovato la chiave per il concepimento maschile. L’omosessualità, nel mondo magico, era totalmente accettata e normale. Da tre secoli, lo era anche essere la gravidanza maschile. La pozione nel tempo era stata perfezionata, messa in commercio e dichiarata sicura, e già dal 1920 era disponibile un test per capire se il corpo dell’uomo che sarebbe dovuto divenire fertile era adatto ad una o più gravidanze. Con un test specifico era possibile sapere il sesso del feto dopo appena due mesi di gravidanza.


Ne avevano parlato e riparlato. Remus all’inizio era diffidente, perché se avessero avuto un bambino naturale, avrebbe potuto trasmettergli la licantropia. E non se lo sarebbe mai perdonato; non voleva che suo figlio soffrisse dalla nascita come soffriva lui. Quindi aveva insistito per andare in un orfanotrofio magico e adottare un marmocchio.

Poi però qualcosa era cambiato.

O meglio, qualcosa era arrivato.

Un piccolo Potter, identico in tutto e per tutto a James, tranne per gli occhi, uguali a quelli di Lily. Appena ricevuta la notizia, insieme a James e Lily, Sirius e Remus avevano comprato un bellissimo cottage in campagna, poco lontano da un paesino e circondato da prati verdi. La prima volta che avevano tenuto Harry in braccio, i due ragazzi si erano sentiti al settimo cielo. E Remus, vedendo quel bimbo così piccolo, così al sicuro tra le braccia dei suoi genitori, ed essendo stato vicino a Lily per tutta la gravidanza, aveva cambiato idea. Aveva consultato un medico pratico nella gravidanza maschile e gli aveva spiegato la situazione. Lui lo aveva rassicurato, dicendogli che l’eventuale bebè non rischiava in alcun modo di contrarre la sua malattia; facendo ricorso ad un metodo di fecondazione artificiale, certe cose non potevano succedere.

Contentissimo, Lupin aveva parlato con il marito. Gli aveva detto che voleva portare il loro bambino, o la loro bambina. Sirius era indescrivibilmente felice, e il sorriso non aveva lasciato il suo volto per giorni. Nelle loro teste era tutto perfetto. Si vedevano già in una foto familiare, dove, stretti, tenevano in braccio un fagottino. O, ancora più in là, seduti sulla panchina di un parco giochi insieme ai Potter, a chiacchierare, mentre due bambini scendevano dallo scivolo ridendo e facevano a gara per chi arrivava più in alto con l’altalena.

Però Remus non aveva dimenticato lo sguardo un po’ preoccupato e un po’ dubbioso che il medico al quale si era rivolto gli aveva lanciato quando aveva chiesto "Quindi…è tutto a posto? Posso portare un bambino?"

Il dottore gli aveva sorriso, un sorriso un po’ tirato, dicendogli che era possibile fare il test per capirlo. Poi Remus aveva capito. "È perché sono un lupo mannaro, vero?" aveva chiesto con gli occhi bassi e i pugni serrati. Allora il medico aveva cominciato a parlare e straparlare sul fatto che ogni uomo che avesse il desiderio di concepire doveva sottoporsi al test per capire se il corpo era adatto o meno a gravidanza e parto, e che il suo caso era insolito, ma che non doveva rassegnarsi, e che forse il feto avrebbe potuto risentire delle nove lune piene che avrebbe passato nel suo corpo. Signor Lupin, vede, deve fare il test per scoprirlo.

E quella mattina avrebbe fatto quel benedetto test, finalmente. Era così in ansia. Remus e Sirius ne avevano parlato solo con James e Lily; vivendoci insieme, ed essendo questi i loro migliori amici, non avrebbero mai potuto tenerli fuori da una cosa così grande, così importante. Lupin non ne aveva parlato neanche con i suoi, e Sirius né con suo fratello, né con sua cugina Andromeda, né con suo zio Alphard. Non che non si fidassero, assolutamente no, non era questo il problema. Ma Remus aveva cercato di vedere la cosa da un punto di vista realista e obbiettivo: avrebbero potuto benissimo trovarsi in mezzo ad un corridoio vuoto ed asettico del San Mungo con in mano dei fogli che spiegavano che il suo corpo non era adatto per portare un bambino e farlo nascere.

Poteva succedere. Ne erano a conoscenza. Remus lo aveva chiarito fin da subito, sia al compagno che a sé stesso. Non dovevano sperarci troppo, non dovevano rimanerci troppo male se alla fine il test fosse risultato negativo. Ma potevano lo stesso allargare la famiglia. Adottare un bambino. Comprare un animale domestico. Affiancare Lily e James nel ruolo di genitori.

Loro si erano preparati adeguatamente a questa eventualità, prendendosi un paio di mesi per rifletterci. Ma come avrebbero potuto spiegare ai genitori di Remus che il loro unico figlio non poteva portare bambini? Magari per colpa della licantropia, facendo sprofondare Lyall nei sensi di colpa*? E ad Andromeda e Regulus? Sicuramente ansiosissimi di diventare zii e vedere Sirius papà. Allo zio Alphard, e ai genitori di James? I tre veri genitori di Sirius, alla fin fine.
Queste persone, che volevano solo vederli felici, forse non avrebbero nemmeno registrato la parte dell’eventuale discorso che comprendeva la frase “C’è la possibilità che il test risulti negativo”. Oltre alla delusione ed al rammarico per il fatto in sé, ci sarebbero stati male per loro.

No, non dovevano saperne niente.

Avrebbero festeggiato tutti insieme qualora il test sarebbe risultato positivo, ma prima di allora neanche una parola. Remus e Sirius se lo erano promesso.

 

Sirius sbuffò, guardando l’orologio appeso sulla parete di fronte a sé. Le 6:38. Non sarebbe riuscito ad addormentarsi di nuovo, lo sapeva. Si alzò silenziosamente dal letto e diede un’ultima occhiata al marito prima di lasciare la camera e scendere le scale. Andò in cucina per prendersi un po’ d’acqua, e lì vi trovò Lily, seduta al tavolo, mentre allattava Harry. "’Giorno" si annunciò l’animagus stiracchiandosi. La rossa si girò verso di lui, sorridendogli.
"Ciao" sussurrò piano per non far agitare il bambino che aveva tra le braccia. "Dormito bene, Sir?" chiese guardando l’amico con gli occhi spalancati. Sapeva dello stato d’ansia che Black e Lupin provavano da quando avevano preso appuntamento per il test.
"La domanda giusta è ‘Dormito, Sir?’, Lils" rispose il moro riempendosi un bicchiere d’acqua. Lily sospirò apprensiva, continuando a sorridere dolcemente a Sirius. "Il pupo aveva fame?" chiese poi Black sorridendo e guardando il nipotino che, voracemente, continuava a riempirsi la boccuccia del latte della mamma, con espressione concentrata. 
"Già. Penso che qualcuno gli abbia fatto un incantesimo di estensione allo stomaco. Non è possibile che abbia così tanta fame, per Godric."

Sirius si voltò a guardare fuori dalla finestra, di fronte al tavolo. C’era una bassa nebbiolina sopra ai prati coperti di rugiada, intorno alla casa, e il sole era sorto da poco. Era metà marzo e non faceva troppo freddo, a dirla tutta. L’aria frizzante entrava nelle narici appena si usciva di casa o si apriva una finestra, e le giornate si stavano allungando. Di lì a poco sarebbe iniziato il campionato inglese di quiddich, pensò distrattamente Black. "Penso che farò una passeggiatina" disse all’amica. "Tanto dobbiamo essere in ospedale per le dieci e mezza. Prenderò qualcosa da mangiare a colazione per tutti, in quella pasticceria buona che c’è in paese."
"Vengo con te" si offrì Lily, che, dopo che Harry si fu saziato, si alzò per fargli fare il ruttino. "Facciamo una passeggiata con lo zio, Harry?" sussurrò dolcemente al bambino stretto a sé. Sirius si voltò a guardarli. Erano una scena così dolce e bella. Un fastidioso nodo all’altezza dello stomaco gli deformò il sorriso in una smorfia. E tu ce l’avrai un bambino, Sirius?
"Comunque, sì, è proprio il caso di fare una bella passeggiata" asserì Lily a voce più alta, facendo su e giù per la stanza. Aveva notato l’agitazione del moro. "Tu hai bisogno di distendere i nervi, Harry di prendere un po’ d’aria e io ho ancora le gambe enormi e gonfie, devo assolutamente fare qualcosa." Secondo te, Sirius, Remus avrà le gambe enormi e gonfie dopo cinque mesi dal parto anche se è così magro?
"Mh, sì, hai ragione" concordò distrattamente Sirius. "Dammi Harry, lo preparo io."


Qualche minuto più tardi, mentre Black infilava una tutina arancione e gialla al figlioccio, facendolo ridere con il solletico ai piedini, continuava a tormentarsi con le stesse domande che lo avevano tenuto sveglio per la maggior parte della notte. Credi che Remus cadrà in depressione una volta scoperto che non potrà avere figli naturali? E, anche se tuo marito riesce a rimanere gravido, ha un aborto spontaneo? Come vorresti chiamarlo, Sirius? Come pensi di riuscire a tenere nascosto per tutta la vita a Regulus e agli altri il fatto che Remus abbia fatto un test risultato negativo? Potrebbe avere le lentiggini come Remus. I capelli neri come te. Pensi davvero che con un bambino adottato riuscirai a costruire un legame solido come quello che avresti potuto avere con un figlio nat-

"Pa…padddd…iiiii…" lo chiamò Harry. Sirius si riscosse, guardando il bimbo, che, dal fasciatoio, gli rifletteva uno sguardo interrogativo. Era stramaledettamente avanti per essere un neonato, che diamine.
"Voglio che funzioni, Harry" sussurrò Black sconsolato. "Voglio che quello stupido test sia positivo." Sirius si rendeva conto di quanto dovesse sembrare stupido in quel momento, cercando conforto e risposte in un bebè. Sospirò. Quella cosa lo stava facendo impazzire…meglio finire di preparare Harry e infilare le scarpe.


Sirius, Lily ed Harry erano quasi pronti. Mentre Lily infilava gli stivali, Sirius si diresse verso quello che in origine doveva essere un ripostiglio, una stanzetta di pochi metri quadrati infilata tra il salotto e la camera degli ospiti presente al piano terra. Bussò piano, senza fare rumore, ma non ricevette risposta. La porta, come la maggior parte di quelle del cottage, aveva due maniglie: una ad altezza d’uomo ed una che gli arrivava al ginocchio. Con la prima aprì lentamente la porta ed entrò.

Sembrava di essere una stanzetta fatta per bambole, con cose piccole e su misura. Beh, in realtà si erano impegnati parecchio, i Potter e Remus con lui, nell’avere cose di quella taglia. Alcune di quelle erano state ottenute con semplici incantesimi di rimpicciolimento, altre invece erano appartenute ad Hope, la madre di Remus, che da piccola aveva avuto una vera e propria passione per le bambole in porcellana. Tutto era in ordine e curato; nel piccolo armadio, tanti vestitini ed aggiuntivi erano riposti in ordine di colore, e alle pareti erano affisse alcune cornici con foto e disegni. C’erano tappetini e alcuni ninnoli in giro. Al fianco della parete di fronte alla porta c’era un lettino. Sirius si avvicinò senza fare rumore.

Si chinò di fianco al lettino e chiamò piano. "Topsy. Topsy, sveglia." Una creaturina con enormi orecchie ed un naso a punta si rigirò nel letto, per poi mettersi seduta e spalancare gli occhioni grandi come palline da tennis.
"Buongiorno, padron Sirius" disse subito, sorridendo.
"Buongiorno a te, Batuffola" rispose Black, usando il soprannome che l’elfa domestica aveva accettato con gioia quando era entrata a far parte di quella famigliola.
"Padron Sirius dormito bene? Topsy sa che il padrone e padron Remus molto agitati, Topsy sa, Signore" disse la creaturina annuendo comprensiva. Senza che Sirius potesse rispondere, lei continuò: "Padrone desidera qualcosa? Topsy prepara buonissima colazione, il Padrone lo sa. Topsy è pronta per eseguire!"
Sirius sorrise, intenerito dalla voglia di fare e dalla fedeltà della piccola elfa. "Tranquilla Topsy, non ti sto assegnando nessun lavoro. Io sto uscendo con Lily ed Harry, facciamo una passeggiata. Andiamo al paese, capito? Se Remus o James si svegliano, dì loro che siamo fuori, per favore."
"Padron Sirius e Padrona Lily colazione saltare?" chiese dispiaciuta la creatura. "Non piace colazione di Topsy?"
"Tranquilla Topsy, io adoro le tue colazioni, tutti le adorano. Sei bravissima, Batuffola. Ma oggi va così. Che ne dici se…per cena ti lasciamo la cucina libera?" chiese Sirius per rimediare al dispiacere dell’elfa domestica. Sapeva quanto le facesse piacere. Infatti l’elfa s’illuminò.
"Oh, Padron Sirius sa come felice Topsy rendere!" esclamò felice. Amava cucinare. Di solito affiancava Remus e Lily, e preparava torte e biscotti con grande devozione, quando in casa c’erano ospiti. Ma se la cavava discretamente anche da sola. Un’ottima elfa domestica.


Topsy era stata inglobata nella famiglia Potter-Lupin-Black quando era stato comprato il cottage. Lily, incinta, aveva dovuto limitare gli sforzi; James e Sirius avevano passato molto tempo fuori casa, in quel periodo, essendo l’addestramento per diventare auror -completato solo di recente- molto impegnativo; Remus non aveva ancora trovato lavoro a causa della sua condizione, e restava in casa. Aveva più volte affermato di potersi prendere cura del cottage e fare le pulizie domestiche da solo, ma Black gli aveva ricordato che non vivevano più in un piccolo condominio di Londra, ma in una casa a due piani. E in prossimità del plenilunio non si sarebbe dovuto sforzare più di tanto, figurarsi occuparsi di un cottage intero. Topsy era capitata a fagiolo.

Alphard, lo zio di Sirius, teneva con sé molti elfi domestici. Li trattava al pari di esseri umani, facendo per loro appositi vestitini -si divertiva a crearne di ogni tipo, sempre più stravaganti, sapendo che le creaturine non avrebbero mai rinunciato ad indossarli- e lasciandoli vivere sotto il suo tetto, in appositi lettini. Gli elfi erano liberi e non in schiavitù, ed avevano un rispettabile impiego con tanto di salario, per potersi comprare ciò che volevano. Un contratto legava ogni elfo all’uomo, e, qualora uno di questi avesse voluto licenziarsi, non avrebbe trovato che la strada spianata e il signore sempre disponibile a dare una mano. Ma questo non era mai successo: Black usava modi cortesi ed educati, non osando sfiorare neanche con un dito uno dei suoi elfi. I più piccoli avevano un’area di gioco -con tanto di giardino- nella sua grande villa, poco distante da Diagon Alley, e spesso Alphard giocava con loro nel pomeriggio; ogni mobile, infisso e pezzo d’arredo era accessibile sia dagli uomini che dagli esserini. Le porte del cottage erano state fatte con l’aiuto di zio Alphard. I suoi elfi, avendo più libertà rispetto alla norma, erano più sereni e vogliosi di svolgere le varie attività domestiche, e il loro carattere era forte quel minimo che permetteva di esprimere un’opinione propria. Black cercava di spronarli a prendere decisioni ed acquisire sicurezza, ma doveva ancora lavorarci un po’ su. Era stato chiesto a Topsy, una delle elfe più giovani che lavorava per Alphard, se se la fosse sentita di dare una mano ai giovani con il cottage, e lei aveva accettato di buon grado.

Remus aveva adorato Alphard per quanto aveva fatto per gli elfi. Alla fin fine, erano creature come lui, e il signor Black aveva fatto passi da gigante nella storia dei loro diritti, pur non facendoci caso.

 

Sirius pensò che forse una visita avrebbe fatto piacere a suo zio. Se festeggerai la positività del test, lo vedrai presto. Oh, al diavolo. Il giovane non vedeva l’ora che arrivassero le dieci e mezza. Com’era quel detto babbano..? Via il dente, via il dolore, giusto?
Ne sei sicuro?



 

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*Lyall, il padre di Remus, è responsabile della licantropia del figlio: dopo aver insultato Fenrir Greyback, uno spietato lupo mannaro, questi si vendica su suo figlio, mordendolo nel periodo della sua infanzia.
 

A parte la nota sopra, credo che tutto sia chiaro. Se desiderate chiarimenti, non esitate a contattarmi 😊
Aehm, dunque. Ho ritrovato questa storia lasciata a metà e dimenticata in una cartella del computer e mi sono detta: perché no? Sono consapevole del fatto che un paio di volte sono andata fuori argomento, ma non avendo fatto un prologo ho cercato di rendere alcune cose chiare partendo proprio dal testo. Non sono una maga della sintesi XD.
 È una specie di esperimento, fatemi sapere come è andato. È la prima Mpreg che scrivo…in questo periodo viene solamente accennata, mentre nel prossimo…chissà, forse ci sarà, forse no. Dipende da come andrà il maledetto test che deve fare Remus! Non ho ancora finito il prossimo capitolo, ma ho già le idee chiare. Spero di riuscire a pubblicarlo senza troppo ritardo…in tutto ci saranno due o tre capitoli. Nei prossimi o nel prossimo ci sarà meno descrizione.
Fatemi sapere se vi è piaciuta o meno, se avete consigli od ipotesi su come andrà a finire! Mi farebbe molto piacere una vostra recensione. Anche in ritardo di qualche giorno, fa sempre piacere.
A presto 😊

   
 
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