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Autore: Oneiroi    25/06/2017    1 recensioni
Questa one shot è il frutto di una collaborazione a quattro mani con l'utente summer_day, con la quale proviamo a presentare da entrambi i punti di vista la stessa scena.
Speriamo che quest'esperimento vi piaccia e vi invitiamo a leggere entrambe le versioni.
Ecco un piccolo estratto:
"Avevo sempre pensato alla mia morte come ad un qualcosa di tanto remoto quanto in realtà inesistente, come alla presenza fissa di un avvertimento terrificante ed evanescente al contempo. Senza neanche essermene accorto, avevo dato per scontato che il decesso per me non sarebbe mai arrivato, che l’inferno personale e privato di Damon Salvatore dovesse necessariamente sfuggire da ogni umana congettura circa l’aldilà."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scostai il tessuto impermeabile della tenda con un gesto deciso della mano destra, e sotto il flebile frinire delle cicale mi intrufolai in quel anfratto silenzioso di sogni e desideri. Con l’eleganza e l’agilità tipica della specie sovrannaturale alla quale da anni ormai appartenevo, mi avvicinai al letto di Elena e mi sedetti su un angolino appena scoperto di materasso.
Mi soffermai  per un attimo ad osservarla ed il cuore per un attimo mi si fermò, quasi come se il solo poterla vedere lì, distesa a pochi centimetri di distanza dal mio corpo, mi riportasse miracolosamente alla vita per poi sospendermi in un limbo senza tempo. Un limbo fatto di esitazione e trepidazione.
”Elena, Elena, svegliati”, le poggiai delicatamente una mano sulle spalle. La vidi spalancare di colpo gli occhi e scattare in avanti con sorprendente velocità. Non mi ero ancora abituato all’idea che fosse da poco diventata un vampiro come me, che quell’esile e morbido corpo potesse essere quello di un predatore, di un mostro figlio di un’antica maledizione.
“Damon, che ci fai qui, a quest’ora? È successo qualcosa? Devo incominciare a preoccuparmi?”
“No, non riuscivo a dormire. Ed ho pensato che forse, ti andava di fare quattro passi insieme, così per distrarti un po’”
“Va bene, se a te fa stare meglio, per me va bene. Dammi solo il tempo di indossare qualcosa di più pesante, si gela li fuori”.
Uscimmo all’aperto, lontani dall’intorpidimento del sonno, diretti alla vita. Era notte fonda, il cielo appariva come un manto fitto e lattiginoso di calde stelle splendenti, rigogliosa vegetazione cresceva tutt’intorno intrecciando i nostri corpi con nodi e catene di ombre. Una leggera brezza serale di levava stancamente nell’aria, condensando il nostro respiro in nuvole di soffice fumo.
 “Cosa ti preoccupa Damon, perché non riesci a dormire?”
“Niente, niente di importante. Avevo semplicemente voglia di passare del tempo insieme con la mia fidanzata, ti sembra tanto assurda come cosa?”
“Dai, su Damon avanti, ti conosco. C’è qualcosa che non va, te lo leggo negli occhi. Sei sempre così sicuro e determinato nelle tue movenze, mentre adesso guardati, nascondi le mani nelle tasche dei pantaloni per non farmi notare che stai tremando.”
“Fa freddo, sei stata tu stessa a dirlo” arrivammo alla spiaggia, un lungo e sottile lembo di tenera lambito da placide onde argentee. Mi sedetti, nella speranza di riuscir almeno esteriormente a celare lo sconvolgimento e lo scombussolio che mi esplodevano dentro. Elena mi sfilò delicatamente le mani dai pantaloni e le rinchiuse a coppa tra le sue.
“Su avanti Damon, puoi dirmelo, qualunque cosa sia. Ti puoi fidare di me, dimmelo e vedrai che tutto si risolverà”.
Distolsi improvvisamente lo sguardo, smarrendo gli occhi in direzione di una linea imprecisata dell’orizzonte. Mi sentivo in colpa, tremendamente, fottutamente in colpa per quanto stessi per dire, per il contenuto di quella dolorosa confessione. Ero egoista lo sapevo, ne ero vergognosamente consapevole. Avrei tanto voluto non esserlo, cercare di essere quell’uomo migliore che Elena meritava ed io sognavo. Ma non ne ero in grado, lontano anni luce da qualsiasi miglioramento, ero condannato a remare senza posa contro la corrente del mio spirito individualistico.
“Si tratta della cura Elena, di domani, e delle conseguenze che quel giorno avrà su di noi, sul nostro rapporto, sul nostro amore”
“Non ti seguo Damon, ti giuro fatico davvero a farlo. Dovresti essere contento, domani avremo finalmente quello che abbiamo sempre voluto. Io tornerò umana, abbandonando per sempre lo stato di vampiro, e tu sarai lì con me, domani e per sempre”
“E chi ti da la certezza di questo, chi ti assicura che non cambierà niente tra di noi? Lo sai quali sono i pensieri di Stefan riguardo questa nostra situazione. E se avesse ragione, se davvero tu fossi soggiogata a me e non te ne rendessi conto?”
“Lo sai che non è così. Tutto ciò che provo è reale. Questo è reale. So quello che Stefan e Caroline pensano, quello che tutti pensano, ma io conosco i miei sentimenti. So cosa provo. Io ti amo e non dipende da nessun legame di asservimento. Che io sia umana o immortale varrà per sempre. Essere umana non lo cambierà mai”.
“ Non lo so Elena, non so più a cosa pensare. Una parte di me è d’accordo con te, una parte del mio essere non può non esserlo. So quanto forte sia il nostro amore, quanto sinceri e profondi siano i tuoi sentimenti per me. Lo sento, lo avverto, lo percepisco sulla pelle ogniqualvolta ci avviciniamo, ci tocchiamo, ci baciamo. E mi ripeto allora che non può non essere vero, che nessun soggiogamento al mondo è tanto forte da creare un legame così intenso e passionale come il nostro. Eppure…”
“Eppure, cosa Damon?”
“Eppure non riesco a dimenticarmi di quanto tu sia stata bene anche con Stefan, di quanto anche il tuo amore per lui, per mio fratello, è apparso a tutti, me compreso, tanto solido e indistruttibile. E adesso guardaci qui, insieme, noi due, da soli. Chi lo avrebbe mai detto? Allora dimmi Elena, per quale motivo non dovrei temere che il tempo stravolga tutto un’altra volta, che il destino faccia il suo corso assegnandoci un futuro totalmente diverso da quanto stiamo vivendo ora? Come posso non aver paura? Come posso allontanare dal mio corpo la presenza oscura e divorante del timore, del dubbio che tutto questo domani finirà, che il mio cuore e la tua mente non sia altro che vittime indifese al cospetto di quel mostro insormontabile ed incontrovertibile del vampirismo, di questa maledizione infernale che è la mia vita?”
“Si, è vero che ho amato tuo fratello, tutt’ora gli voglio molto bene, ma non è paragonabile a quello che provo per te. Il nostro amore è un cambio di pagina nella mia esistenza, da mediocre ad illuminata da una luce accecante. Non ho mai provato delle sensazioni così forti per nessuno al mondo. E sono uscite allo scoperto solo adesso perché il mio cuore umano non avrebbe mai potuto sopportare la grandezza di questi sentimenti senza esserne sopraffatto. Ma anche quando la cura sarà nelle mie vene e il mio corpo di nuovo quello di una fragile umana, questo fuoco che arde dentro di me non si spegnerà. Non per te che nella morte stessa mi hai fatto sentire viva con un semplice bacio. E tu Damon, se ne avessi la possibilità, prenderesti la cura rinunciando per sempre all’immortalità, al sogno della vita eterna, per morire un giorno con me, da umano?”.
Quelle parole mi risuonarono nell’orecchie più e più volte, come un eco violento e viscerale, una melodia ciclica e martellante capace di risuonare nei meandri della mia coscienza. Fui colto di sprovvista, in contropiede, con la stessa disarmante fragilità con cui un bambino viene scoperto dai genitori con entrambe le mani paffute immerse nel barattolo di marmellata. Avrei voluto formulare un pensiero, una frase, una qualsivoglia manifestazione di sana logicità celebrale, ma sopraffatto com’ero dalla corrente dei miei pensieri, non ci riuscivo. Per quanto ci provassi, ero destinato a fallire miseramente.
Non saprei esattamente come spiegare quello che provavo, mi sentivo come nudo, scoperto, privato istantaneamente di tutte quelle che fino ad allora non erano state altro che le costanti del mio mondo, i pilastri del mio perverso e macabro universo. Avevo sempre pensato alla mia morte come ad un qualcosa di tanto remoto quanto in realtà inesistente, come alla presenza fissa di un  avvertimento terrificante ed evanescente al contempo. Senza neanche essermene accorto, avevo dato per scontato che il decesso per me non sarebbe mai arrivato, che l’inferno personale e privato di Damon Salvatore dovesse necessariamente sfuggire da ogni  umana congettura circa l’aldilà. Mi sarei ritrovato un giorno a trangugiare Bourbon scadente in un bar periferico a pochi chilometri da Roland Street con la consapevolezza che quella pallida e datata bottiglia costituiva nella sua essenza l’ultima superstite dell’intera distilleria alcolica degli Stati Uniti. Ecco come sarebbe stata la mia morte, una beffarda e surreale rivincita della vita nei confronti di quel miserevole e raccapricciante essere che ero, nient’altro. Era così che sarebbe dovuta andare, che la parola fine sarebbe stata scritta alla mia triste ed immorale esistenza. E invece, in quel momento, in quel preciso ed irripetibile attimo, la molteplicità della vita si dischiudeva dinnanzi ai miei occhi. C’era per me una possibilità, il lusso pericoloso ed affascinante di una scelta, della possibilità di  affermare la potenza del mio libero arbitrio anche in quel frangente da sempre precluso all’umano volere. Pensai a me, invecchiato, malato, normale ed assurdamente umano. Alle mie dita intrecciate a quelle di Elena, alla nostra pelle rinsecchita all’ombra di una quercia mentre la vita scorreva per l’ultima volta negli interminabili cunicoli delle nostre vene, e non avrei saputo dire se quell’idea in sé per sé fosse per me raccapricciante oppure rilassante. Non sapevo come interpretare le mie fantasie, in che modo codificare il flusso interiore del mio subconscio. Amavo Elena e l’idea di poterla avere accanto anche mentre andavo in contro alla morte rappresentava senz’altro un sogno, una fantasia alla quale non avrei esitato ad abbandonarmi. In quel mondo in tempesta che era allora la mia vita, l’amore assumeva le connotazioni di una protesta, di una mania di grandezza, di una titanica sfida verso il tempo. Ciononostante sentivo che non  era corretto, che non sarebbe stato giusto, che la fine per me non sarebbe dovuta essere quella, che l’espiazione e la redenzione fossero molto più cruente e violente di un romantico addio nella tranquillità del quotidiano. Era folle me ne rendevo conto, eppure mi precludevo da solo la possibilità della felicità, perché in fin dei conti non sapevo come esserlo, non sapevo come si facesse ad essere felici.

 

Grazie per aver letto questa storia. È la prima volta che scrivo su questo sito e sono per questo molto emozionato. Spero che il brano vi sia piaciuto e che abbia in voi lasciato una traccia, una sensazione, bella o brutta che sia. 
Se vi va, lascate una piccola recensione, sarò ben felice di leggere e scoprire le vostre opinioni a riguardo.
Infine un ringraziamento speciale a summer_day, una promettente scrittrice, nonchè autrice "dell'altro punto di vista della storia", una ragazza speciale con la quale non mancheranno collaborazioni future.
Con affetto, alla prossima. 
   
 
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