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Autore: gabryTheGift    25/06/2017    5 recensioni
André è stato appena ferito all'occhio. Dopo le prime cure, Oscar si pone delle domande: teme per la sorte del suo fedele amico, è turbata dai suoi sentimenti e da quello che le sue parole riescono a scatenare nel suo animo di integerrimo soldato. Recarsi in camera sua, per sincerarsi delle sue condizioni, sarà l'ennesimo turbamento per la donna, che non è ancora pronta a sbocciare. Allo stesso tempo André la pensa e la guarda, cerca di scrutare il suo animo. Cosa pensa durante il loro breve incontro? Cosa percepisce in quegli stessi attimi? Cosa spera? Un Missing Moment, una finestra nell'animo di una donna spaventata e nell'animo di un uomo che vede con molta chiarezza i sentimenti che lo imprigionano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, ancora una volta solo.
Mi hai lasciato qui, solo.
Come se questo fosse davvero il mio posto.
Qui su questo letto, solo, pensando a te, Oscar.
Dopo le parole che ti ho detto non so se riuscirò a guardarti ancora negli occhi, a guardarti almeno un'altra volta.
Sono sgorgate fuori dalla mia gola, danzando come se vivessero di vita propria, nell'aria, in questa mia piccola stanza.
Non sono riuscito ad afferrarle, non potevo o forse, più semplicemente, non volevo.
Non volevo più fingere, non ne avevo più le forze.
È questa la verità, Oscar.
Non volevo perché desidero ardentemente, ora più che mai, che tu sappia finalmente cosa provo.
Desidero liberarmi da questa gabbia che imprigiona il mio amore, il mio assoluto, completo e folle, folle amore per te.
Ma non a causa del mio occhio.
No Oscar, non voglio un risarcimento per il mio gesto, sarei un miserabile se pensassi una cosa del genere e infondo lo farei ancora, se servisse a non infrangere la bellezza del tuo viso.
Voglio solo che tu sappia ciò che provo, perché sono stanco, tanto stanco.
Volere... non è una parola che si addice ad un servo.
Non potrei nemmeno pensare una parola del genere.
Ma vederti qui, nella mia stanza, al mio capezzale, mentre, con il tuo sguardo tagliente, ordini che tutti in casa tua mi trattino come un Re... beh.. questo mi fa sperare.
Ecco, sono caduto nella mia stessa rete.
Questa è un'altra parola che dovrei bandire dalla mia mente.
Sperare, volere... sono parole che non dovrebbero appartenermi.
Ma è una trappola a cui mi è impossibile resistere.
So che dovrei solo assolvere i miei compiti e secondo tuo padre dovrei stare accanto a te, guidarti verso il suo folle progetto e allo stesso tempo vederti diventare donna.
Una meravigliosa donna.
Questo dovrebbe essere il mio lavoro.
Un privilegio certo, ma solo un lavoro, nient'altro.
Non posso amarti, non ne ho il diritto.
Ma non posso farne a meno.
Proprio non posso.
Posso solo guardarti da lontano, al mio posto, nell'ombra.
Ma a dispetto di tutto, a dispetto di tutti, il tuo sguardo incrocia il mio, sempre.
E questo Oscar annulla la mia mente, riesce, sempre, a rendere nullo il giuramento fatto a tuo padre e la mia maledetta estrazione sociale.
Riesci sempre a farmi dimenticare i miei doveri e a farmi sperare.
Si, ancora quella parola: sperare.
Vorrei pronunciarla mille volte.
Sperare, sperare, sperare..
Sperare, da sempre, che ci sia qualcosa per me nel tuo cuore, in quel tuo cuore così bisognoso d'amore, così disperatamente bisognoso d'amore, tanto da aver paura di ammetterlo.
Ed ora, forse, non potrò nemmeno più guardarli, come facevo solo qualche ora fa, i tuoi bellissimi occhi, Oscar.
Eppure sono ancora qui come sempre e a dispetto di ciò che sono, a dispetto di tutte quelle parole che non dovrei nemmeno pensare, so per certo che tu soffri molto più di me.
Ti senti così sola amore mio.
Lo so, lo vedo.
Lo vedo riflesso sui grandi e immensi specchi di Versailles.
Quelle sale, quelle stanze che percorri ogni giorno non sono splendenti quanto te, riflettono solo la tua immensa bellezza, amore, ed anche, purtroppo, la tua profonda solitudine.
Forse vorresti fuggire ma non ti concedi nemmeno di pensarlo.
Hai sempre creduto che non ti fosse concesso pensare certe cose.
Come sei piccola e ingenua, mia Oscar.
 
-André mi ascolti?

È vero.
C'è la nonna con me, che stupido.
Mi sono lasciato rapire da te amore, come sempre.

-Dicevi nonna?
-Benedetto ragazzo, cosa devo fare con te?
-Scusami nonna è la stanchezza, perdonami.

Perdonami nonna se parli e non riesci ad entrare nei miei pensieri.
Perdonami, ho solo paura che lei abbia capito, che sia rimasta turbata.
E se decidesse di allontanarsi definitivamente da me?
Che abbia paura di me?
No questo mai, non farei mai nulla per farle del male.
Darei la mia vita per lei ma è anche vero che sono esausto.. non resisto più.
Voglio toccarla, ammirarla, baciarla come solo io posso fare.
Voglio darle ciò che merita, ciò che crede di non meritare, ciò che crede che non le serva.
Voglio liberarla dalle sue catene.
Voglio togliere una ad una le spine conficcate nel petto dalla mia bellissima rosa.
È come una rosa bianca ed io solo ho il potere di farla sbocciare.
Che Dio perdoni la mia presunzione.
Perdonami nonna, non so proprio di cosa tu stia parlando.
Lei è.. è Oscar.

-Ti lascio riposare ragazzo mio, così potrai rimetterti in forze.

Sospiri mentre ti dirigi verso la porta. Lo so che hai capito nonna.
Perdonami, scusami... è solo che non posso sradicarla dalla mia mente, proprio non posso.
Ed ora, mentre mi lasci in questa stanza, tra le mie fredde tenebre, lasci entrare, da quella stessa porta, lei.
La mia luce.
È tornata, finalmente.
È spaventata, non riesce nemmeno a guardarmi.
Non ferirmi così Oscar.

-Oscar tutto bene? Hai già cenato?
-Volevo sincerarmi delle tue condizioni André.
-Sto bene non preoccuparti. Ho la pelle dura.

Che lei dia davvero il permesso alle sue emozioni di parlare è fuori discussione.
 Il comandante con le sue preziose medaglie le tappa la bocca.
Spetta a me guidare la donna che è entrata in questa stanza.

-Oscar non sentirti in colpa, sapevamo che la situazione poteva precipitare e sono contento che sia successo a me. Sto bene, starò bene. Non darti colpe che non meriti, ti prego. Lo farei altre mille volte se fosse necessario.

Non mi hai chiesto nulla.
Non hai emesso nemmeno un sibilo, lì rintanata accanto alla mia finestra, eppure ho risposto alla tua domanda Oscar, ai tuoi dubbi, ai tuoi turbamenti.
Guardami Oscar.
Non respingermi.
Lasciati amare.
Guardami, ti prego.
E come sempre senti il mio richiamo.
Ad un tratto tenti di guardarmi.
Ci provi.
Vedi che siamo uniti l'uno al cuore dell'altra grazie ad un laccio indistruttibile?
Vedo la tua battaglia, amore.
Tenti di arrivare a me, mia bellissima.. bellissima rosa.
Ma un pensiero squarcia come un lampo la tua mente e ti dirigi svelta, decisa, verso la porta.
Vuoi scappare.
Scappi da me Oscar?
È la mia presenza o sono i pensieri racchiusi nel tuo cuore a farti paura?
La maniglia della mia porta sembra la tua unica salvezza.
Cosa pensi?
Quale battaglia sta ingaggiando la tua mente contro il tuo piccolo cuore?
Dimmelo Oscar?
Dimmelo invece di desiderare solo di aggrapparti a quella maniglia e di uscire, di scappare via, lontano da qui, lontano da me, ancora una volta.
Lontana da me, tremendamente lontana.
Ma non te lo permetterò.
Non prima di parlarti, non prima di regalare al tuo cuore queste mie parole che graffiano il mio petto, inesorabilmente.
Queste mie parole che premono per uscire.
Non prima di donarti tutto, proprio tutto di me.

-Oscar ascoltami, non mi devi niente. Non potevi evitare ciò che è accaduto. Ogni passo che ho compiuto è stato dettato dal mio cuore e nulla mi impedirebbe di seguirlo. Ogni mio passo è una mia scelta Oscar, ricordalo.

Stai tremando tesoro?
Hai così tanta paura, Oscar?
Riesco a vederlo anche solo guardando la tua schiena. 
Mi dici solo che devo riposare, abbassi la maniglia ed esci.
Ti dissolvi nell'aria, dopo esserti fatta accarezzare dalle mie parole.
Hai sentito quelle carezze Oscar?
Si, so che le hai percepite.
So che queste mie parole hanno il potere di confonderti, lo so Oscar, ma non ho altri mezzi per combattere contro la tua maledetta spada.
Ad un tratto sento un lamento.. un singhiozzo?
Stai piangendo amore mio?
No, non volevo questo. No.
Non piangere contro il legno della mia porta Oscar.
Vieni qui da me.
Non piangere lì da sola.
Dio.. Vorrei solo raggiungerti e riportarti in questa stanza.
Questa stessa stanza da cui sei fuggita pochi istanti fa e liberarti e amarti, solo amarti.
Che Dio mi perdoni.. vorrei amarti sempre, per tutta la vita.
E vederti sorridere.
Amerei vederti sorridere, come quando eri bambina.
Ma non posso.
Sono costretto qui a letto.
Sono costretto qui, lontano da te, a causa del mio rango, di questa malata società che grida a gran voce che non posso vivere per te, che lotta con le unghie e con i denti contro questo mio amore.
Sono costretto a non stringerti tra le mie braccia a causa dei tuoi nobili natali, di tuo padre e, purtroppo, a causa tua Oscar.
La verità è che non posso amarti perché tu hai una folle paura di amare, di amare davvero, di amare totalmente, come solo tu puoi amare e hai paura di essere ricambiata.
Una folle e tremenda paura di essere ricambiata, mia preziosa bambina.
Liberami da queste mie catene.
Liberami Oscar ti prego, perché senza un tuo cenno io da solo non posso.
Proprio non posso.
E il pianto all'improvviso si cheta.
Sembra scappare anche lui adesso.
Scivola ,velocemente, lontano da qui, lontano da te.
Corre via svelto, prima che qualcuno possa vederlo.
Ecco.. il comandante può tornare al suo posto adesso.
Tuo padre può essere estremamente fiero del lavoro che ha svolto.
Ma tu Oscar, mia preziosa Oscar, non lasciarmi troppo a lungo da solo.
Torna presto da me, mia tenera donna.
Sono qui che ti aspetto, come sempre.
Sono qui ai tuoi ordini, tra le tenebre della mia stanza.
Torna presto.
Ti aspetto nell'ombra, mia Oscar.
  
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