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Autore: A li    12/06/2009    4 recensioni
Edward si voltò verso il fratello. Il suo viso si era improvvisamente fatto pallido.
«Ma chi…?»
Al scosse la testa. Risposte non ce n’erano.
Solo un sordo dolore, che si agitava nel petto di entrambi.
Chi poteva aver fatto una cosa del genere?
Chi poteva essere tanto crudele da rievocare il momento peggiore della loro vita?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Un pacco

Oggi è un giorno importantissimo per me.

Perché festeggio il mio primo anniversario. È un anno, ormai, che conosco Fullmetal Alchemist ed è quel giorno del 12 giugno 2008 che mi sono innamorata di questo mondo.

Lo voglio festeggiare così: nell’unico modo che conosco.

Spero che vi faccia piacere.

 

 

 

 

Don’t Forget

 

«Un pacco?»

Edward fissò stranito il postino.

Quello, per tutta risposta, annuì e lasciò cadere tra le mani dell’interlocutore un piccolo pacchetto grigio.

Poi, presa la bicicletta, si allontanò.

Edward continuò ad osservare il pacchetto, confuso.

Chi poteva mandare una cosa del genere?

Scosse la testa, rinunciando a trovare delle spiegazioni, e chiuse la porta dietro di sé.

«Al!»

Il fratello stava scendendo le scale in quel momento, con un asciugamano in testa.

Giunto al piano, si avvicinò al tavolo. Edward si sedette di fianco a lui.

«Che c’è, fratellone?»

Edward gli mostrò il pacchetto, ma lo tenne stretto tra le mani.

Non era sicuro di cosa ci fosse dentro e aveva un brutto presentimento.

«Che cos’è?»

Al si sporgeva verso di lui per vedere.

«Un pacco per noi», rispose.

Il biglietto recitava A Edward e Alphonse Elric.

«Che aspetti allora? Aprilo».

Edward alzò gli occhi sul fratello e si perse per un momento ad ammirare i suoi lineamenti.

Era semplicemente bellissimo. E la grazia dei suoi sorrisi era qualcosa che nessuno avrebbe saputo eguagliare.

Edward era fin troppo orgoglioso di avere un fratello così.

«Fratellone…»

Al si lamentava della sua esitazione e stendeva le braccia sul tavolo, stirandosi.

«Va bene, va bene».

Tirò il nastro che teneva chiuso il pacchetto e strappò la carta grigia.

La scatoletta che apparve era in tutto simile ad un contenitore di cioccolatini, ma era di un pallido grigio, come la carta. Chiunque avesse comprato quella scatola non aveva di certo buon gusto.

Il coperchio si aprì con facilità e rivelò un contenuto che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato.

«Al…»

La voce rotta di Edward mise in allarme Al, che non riusciva a buttare l’occhio dentro la scatola da quella posizione.

Si alzò in fretta e si sporse, per capire cosa stesse succedendo.

All’interno della scatola di cioccolatini c’era un orologio grigio, con lo stemma dello stato di Amestris.

«Fratellone…»

Edward si voltò verso il fratello. Il suo viso si era improvvisamente fatto pallido.

«Ma chi…?»

Al scosse la testa. Risposte non ce n’erano.

Solo un sordo dolore, che si agitava nel petto di entrambi.

Chi poteva aver fatto una cosa del genere?

Chi poteva essere tanto crudele da rievocare il momento peggiore della loro vita?

Al tese la mano, pronto ad afferrare l’orologio e a gettarlo via, ma un movimento del fratello lo bloccò.

Edward si era fatto improvvisamente serio e stringeva tra le mani l’oggetto come se fosse stato la sua unica ricchezza.

«Fratellone, non…»

Edward alzò una mano per zittirlo.

Sfiorò con la massima delicatezza l’orologio e lo aprì.

Entrambi furono scossi da un brivido, che li attraversò come il colpo di un pugnale.

L’interno dell’orologio parlava. Alla loro memoria.

Don’t Forget 3 Oct 11.

«Al…»

Il fratello chiuse gli occhi, pronto a tutto.

Edward odiava rievocare il passato e, quando succedeva, si trasformava nel mostro senz’anima che per un po’ era stato.

«Al… E’ oggi».

Le parole di Edward lo sorpresero.

E poi ricordò.

Quel giorno era proprio il 3 ottobre 1921.

Senza sapere il perché, sorrise e aprì gli occhi.

Edward gli sorrideva di rimando, con le lacrime che tentavano di scendere.

«Sono dieci anni che la mamma è morta», mormorò.

Al scosse la testa e gli gettò le braccia al collo, stringendolo più forte che poté.

«No. Sono dieci anni che lottiamo insieme», rispose.

Edward chiuse gli occhi, mentre insieme si lasciavano andare ad un pianto liberatore.

Era così. Erano passati dieci anni da quando la vita li aveva uniti indissolubilmente, fino alla morte.

E nessuno sarebbe stato mai capace di dividerli.

Ma negli ultimi tempi avevano cominciato a dimenticare.

A dimenticare il loro patto e ciò che erano stati fin da bambini.

Chiunque avesse spedito quella scatola, aveva salvato loro la vita.

 

«Roy!»

Il colonnello si voltò verso l’amico che gli correva incontro.

«Roy… Che ci fai qui?»

Roy Mustang sorrise, sotto il pallido sole d’ottobre.

«Salvo due vite», mormorò.

E le sue parole rimasero sospese nell’aria.

 

 

 

---

Note:

Spero vi sia piaciuta.

È così: rievocare il passato fa male, spesso. Ma è l’unica arma che abbiamo per difenderci dal futuro che non conosciamo.

Anche per loro quello era un anniversario, ma l’avevano dimenticato.

La memoria deve rimanere per sempre.

 

Aki

   
 
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