Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!
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Autore: MystOfTheStars    25/06/2017    2 recensioni
Si sa, l'unica cosa in grado di sconfiggere anche le più potenti e oscure tra le maledizioni è, naturalmente, il potere del vero amore.
Il neonato principe En viene maledetto da un demone malvagio e l'incantesimo oscuro potrà essere spezzato solo da un bacio. Tuttavia, sarà davvero difficile - se non impossibile - per i suoi tre spiriti guardiani riuscire a crescere il principino nel cuore della foresta, cercando anche di fargli trovare la persona giusta di cui innamorarsi. Per fortuna, il ragazzo potrebbe riuscire a trovare l'amore anche senza il loro aiuto...
[EnAtsu, IoRyuu, con la partecipazione di - quasi - tutto il cast dell'anime]
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsushi Kinugawa, En Yufuin, Kinshirou Kusatsu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

En continuava a dormire in mezzo alle lenzuola disfate ed Atsushi non si era ancora arrischiato a tirare le tende, per il timore che la luce del giorno potesse svegliarlo. Egli stesso aveva indugiato a letto per un poco, godendosi la tranquillità ed il silenzio, poiché sapeva che non erano destinati a durare.

Poi, lentamente, si era alzato ed era andato, per prima cosa, alla ricerca dei suoi occhiali. A ripensarci, era un miracolo che non si fossero distrutti, con tutto quello che era successo. Se l'erano cavata con qualche ammaccatura qua e là - una stanghetta storta, una crepa nella lente. In un certo senso, era andata meglio a loro che a lui.

Arrivato di fronte ad uno specchio, si era fermato a guardare il suo riflesso. Era terribile. Aveva il viso cinereo come la camicia da notte che indossava, con ampie occhiaie scure. I capelli, ancora bagnati quando si era coricato, si erano asciugati prendendo le pieghe più strane, dando vita ad un insieme di ciocche che gli spiovevano ai lati del viso e gli si drizzavano sopra la testa, sfidando la forza di gravità e qualsiasi coerenza nella direzione. Appariva come si sentiva: esausto.

Fu allora che udì dei timidi, attutiti colpi al vetro di una delle finestre, e si riscosse. Incerto, si voltò, cercando di capire da dove provenisse il rumore, fino ad individuare una porta che, come scoprì aprendola, dava su un poggiolo.

Fuori, il sole era allo zenit e l'aria era densa e torrida. Da qualche parte nel giardino che si stendeva al di sotto, tubavano delle tortore. Non c'era più alcuna traccia del muro di rovi che aveva circondato il castello la notte prima, si vedevano solo piante rigogliose, cariche del verde dell'estate.

Di fronte a lui, sulla balaustra in pietra del poggiolo, sedevano Kinshiro, Ibushi ed Akoya, grandi come passerotti e con graziose ali semitrasparenti che spuntavano da dietro le loro schiene. Atsushi si passò nuovamente una mano sul viso. Tutti loro erano spiriti, certo, lo ricordava, ma doveva abituarsi a ritrovarseli davanti nelle loro normali dimensioni.

"Buongiorno," fece alla fine, ricordandosi solo in quel momento di essere tutto fuorché presentabile, e lisciandosi goffamente addosso il camicione in cui aveva dormito.

Kinshiro, che lo aveva osservato con aria timida fino a quel momento, gli volò davanti al naso, ispezionandolo con aria preoccupata.

"Come ti senti stamattina, Atsu? Hai riposato?"

Il ragazzo si pettinò i capelli con le dita, perfettamente consapevole dell'aspetto orribile che aveva.

"Sì, sto bene. Avrei dovuto rendermi presentabile prima di salutarvi, vogliate scusarmi."

Kinshiro scosse la testa, gli occhi bassi. "Non hai nulla di cui scusarti. Quel che importa è che tu-"

"Il principe ha davvero un aspetto orrendo, Kinshiro, non si può guardare," lo interruppe in quel momento Akoya, che stava osservando criticamente il ragazzo con un sopracciglio alzato. Ovviamente, dire che quel che vedeva non gli piaceva per niente sarebbe stato usare un eufemismo. "Lascia che gli diamo una sistemata."

Atsushi sbatté le palpebre, ma prima che potesse chiedere che cosa intendesse l'altro spirito, si ritrovò circondato da Akoya e da Ibushi. Istintivamente, chiuse gli occhi. Il tocco delle loro dita sul suo viso accaldato era fresco e, forse a sorpresa, rinvigorente. Gli pizzicò la pelle, sfiorandola con un'improvvisa brezza, e gli tirò i capelli, che, smossi dall'aria, gli ricaddero leggeri sulla fronte.

Quando aprì gli occhi, lo fece senza fatica. Di fronte a lui, Ibushi annuiva soddisfatto. Con uno schiocco delle dita, Akoya materializzò uno specchio e glielo porse. Il viso che salutò Atsushi quando vi si riflesse sembrava quello di una persona del tutto diversa; le occhiaie ed il pallore cinereo erano svaniti, lasciando spazio ad un colorito roseo, ed i suoi capelli splendevano come seta, incorniciandogli ordinatamente il volto.

"Dovremo fare qualcosa anche per il resto," commentò Akoya, ancora non del tutto appagato, studiando l'umano ed il suo abbigliamento con occhio critico.

"Non dovete preoccuparvi," si affrettò a dire Atsushi, "posso pensarci io. Avete già fatto abbastanza."

"Scherzi? Hai bisogno di un abito adatto per la cerimonia di stasera!" A parlare, questa volta, era stato Ryuu, che era comparso svolazzando sul davanzale. "O meglio, quella di ieri sera, rimandata ad oggi per cause di forza maggiore."

Atsushi deglutì, la gola improvvisamente secca. Già, la cerimonia. Nonostante il suo tentativo di evitarla il giorno prima, vi avrebbe partecipato comunque. In un certo senso, avrebbe preferito che si fosse svolta senza di loro, perché l'idea di presenziarvi gli faceva percepire il vuoto nello stomaco.

"Ora, non dirmi che En è ancora a dormire!" fece lo spirito del fuoco, pugni sui fianchi ed espressione determinata.

"Non fare domande ovvie," sospirò Io, comparendo dietro di lui e spingendolo in volo verso l'ingresso della stanza. I due furono seguiti a ruota da uno svolazzante Yumoto, che arrivò sul balcone in un frullo d'ali, salutando tutti per poi sparire nella penombra della camera da letto.

Dopo un attimo, si udirono una serie di proteste da parte di En, frammiste alle risate degli spiriti. Sul balcone, Atsushi sorrise, spiando all'interno da dietro le tende. Ibushi che si schiariva discretamente la voce gli fece riportare l'attenzione sugli altri tre spiriti, che erano tornati a sedersi sulla balaustra.

"Altezza, il modo in cui vi abbiamo trattato è stato imperdonabile." Lo spirito del vento parlava a viso basso, il capo leggermente chino in avanti. Gli altri due seguirono il suo esempio, ma Kinshiro, dopo un attimo, tornò ad alzare la testa. Era leggermente rosso in viso e i suoi occhi vagavano, cercando di evitare lo sguardo di Atsushi.

"Mi hai salvato la vita, ieri sera, e grazie a te ed agli altri Zundar è stato scacciato e noi siamo tornati liberi."

Atsushi sorrise, un po' imbarazzato - a dire il vero, la sconfitta di Zundar era stata più opera di En e dei suoi spiriti guardiani che non sua, ma poteva indovinare che per Kinshiro fosse molto più facile confessare tutto questo a lui, che non agli altri.

"A dire il vero, non ho ancora ben compreso quanto è accaduto ieri, ma se c'è qualcosa di cui sono certo, è che non avrei mai potuto stare a guardare mentre quel demone ti faceva del male, Kin," ammise onestamente. "Aveva già rischiato di portarmi via En... e te. Non potevo permettere che accadesse di nuovo."

Kinshiro, finalmente, trovò il coraggio di guardarlo negli occhi. "Abbiamo approfittato di te e di tua sorella per anni. Io non sono mai stato quello che ti ho detto di essere, Atsu," disse allora con vigore. "Come puoi...?"

Ma il principe stava scuotendo la testa, con un piccolo sorriso sulle labbra. "Penso di aver sempre saputo chi fossi in realtà, Kin, al di là che tu fossi uno spirito o un essere umano: una delle persone che più mi sta a cuore." Quando Kinshiro stava con voi, sembrava nuovamente lo spirito che conoscevo tanto tempo fa, prima che decidessimo di fidarci del mago, gli aveva detto Ibushi ed Atsushi non dubitava che ciò fosse vero. "E comunque," aggiunse mentre, dietro di loro, le voci suggerivano che En e gli altri tre stavano per raggiungerli sul poggiolo, "non credo di dover farmi tanti problemi a proposito di identità segrete, no?"

In quella, En comparve all'aperto, con Yumoto appeso al collo, strizzando gli occhi alla luce intensa del sole e soffocando uno sbadiglio. I lividi ed i graffi su volto e braccia erano spariti, ma era evidente che nessuno dei suoi tre spiriti guardiani si era curato del suo aspetto, visto che i suoi capelli erano ancora sparati in tutte le direzioni, facendolo somigliare ad un porcospino - anche se il paragone, dati i precedenti, poteva non essere il più adatto.

Il principe riservò un saluto pigro ed una lunga occhiata ai tre nuovi arrivati, quasi ad accertarsi che Kinshiro e gli altri non fossero intenzionati a giocar loro qualche sorpresa. Quando il suo sguardo si posò su Atsushi, però, si illuminò improvvisamente.

"Atsushi! Sei meraviglioso!" gli disse con un sorriso affettuoso, facendolo arrossire violentemente.

"...tu sembri ancora mezzo addormentato, invece," rispose il ragazzo alla fine, quasi a vendicarsi per averlo imbarazzato di fronte a tutti. Per buona misura, comunque, si allungò a sistemargli un pochino i capelli.

"Non è colpa mia," si lamentò En, chinando docilmente la testa per lasciarlo fare, "se mi hanno appena svegliato."

"Non avevamo altra scelta. Ci sono un sacco di cose da fare, oggi, En," fece Io, con tono severo. La notte prima riusciva a malapena a stare in piedi, ma tutta quella stanchezza sembrava improvvisamente svanita. "Il resto del castello non può continuare a dormire per sempre. Questa sera deve tenersi la festa in tuo onore."

En sospirò, posando la fronte sulla spalla di Atsushi.

"Soprattutto, occorre sistemare questa faccenda del fidanzamento," fece Ryuu tutto serio.

Allora, En rialzò la testa e passò un braccio attorno alla vita di Atsushi, protettivo.

"Sia chiaro che non accetterò nessuno che non sia lui."

"Non avevamo dubbi in proposito."

"Non credo sarà facile. La cosa sarebbe... inusuale," azzardò allora Atsushi, nervoso. Come se non fosse bastato dover sconfiggere un drago che aveva quasi finito con l'ucciderlo, ora dovevano anche preoccuparsi di ottenere l'approvazione dei loro genitori - ed in questo caso, nemmeno una spada magica avrebbe potuto nulla.

"Voi umani e le vostre complicazioni," fece allora Yumoto, scuotendo la testa. "Sono sicuro che sapremo convincerli."

"Altrimenti, possiamo sempre contare su un pizzico di magia, no?" suggerì Ryuu, ammiccando.

"Non credi di averne già usata abbastanza in questa vicenda?" chiese En, con una punta di severità nella voce, e lo spirito del fuoco dovette abbassare la testa, contrito.

"Qualsiasi cosa dobbiate fare, posso suggerire di lasciare che i principi facciano colazione, prima?" si intromise allora Ibushi. "Sono sicuro che entrambi avranno un discreto appetito, dopo tutto quello che è successo."

En lo guardò con rinnovato interesse. "Questa sì che è un'idea."

"Splendida!" gli fece eco Yumoto.

Ibushi sorrise. "Se andate ad aprire la porta della stanza, troverete un carrello con dei vassoi. Il tè dovrebbe essere ancora caldo; altrimenti, si fa presto a rimediare."

En e Yumoto non se lo fecero ripetere due volte e sparirono all'interno. "Grazie, signor Ibushi, obbligati," fece a tempo a dire Atsushi, prima di venir trascinato a sua volta nella stanza, sotto gli occhi divertiti degli spiriti.

"Sembrano in forma, oggi," commentò quietamente Ibushi. "Anche voi sembrate esservi rimessi bene," aggiunse cortesemente, rivolgendosi a Ryuu ed Io,

Lo spirito della terra annuì. "Abbiamo avuto modo di riposare. Confido che anche voi abbiate potuto riguadagnare un po' di forze."

Ibushi annuì a sua volta, ma lanciò un'occhiata meditabonda a Kinshiro, che sembrava assorto nei suoi pensieri. "Avremo bisogno di ancora un po' di tempo, però, prima di riprenderci del tutto."

Tra i cinque calò il silenzio. Era ovvio che non sarebbe bastata una notte di riposo a far sparire il fardello accumulato in anni di prigionia al servizio di quel demone, ma nessuno sapeva bene che cosa dire in proposito, né se fosse saggio toccare l'argomento. Alla fine, fu Io a parlare.

"Sicuramente allora vi tratterrete per la cerimonia."

Kinshiro sobbalzò, guardandoli sorpreso, ed Ibushi fu svelto a rispondere. "Non credo che con quello che è successo..."

"Ah, sciocchezze!" Ryuu sventolò una mano, come ad allontanare quei pensieri. "Sono passati diciotto anni. E poi, credetemi, nessuno potrebbe mai confondere tre spiritelli aggraziati con quei demoni neri di tanto tempo fa." Comodamente accoccolato sulla balaustra, li guardò con un sorriso che, però, non aveva niente né di ironico né di canzonatorio. "Davvero, siete insospettabili. E poi," aggiunse, indicando la porta, "qualcuno potrebbe rimanerci davvero male, se spariste di punto in bianco."

Kinshiro era tornato a guardare in basso. Sembrava sul punto di dire qualcosa, senza riuscire a trovare il coraggio di farlo. Stavolta, allora, fu Akoya a prendere la parola al posto suo.

"Perché no? Ricordo il tenore delle feste a questa corte. Potrebbe essere utile che qualcuno rimanesse nei paraggi a dare una mano, se necessario."

"Inoltre, temo che le disavventure di ieri abbiano rovinato un po' alcune delle aiuole. Certo non possiamo andar via senza aver rimediato," aggiunse Ibushi, guardando Kinshiro con aspettativa.

Lo spirito della luce guardò entrambi i compagni e, finalmente, sospirò. "Senza contare una finestra infranta ed una porta completamente divelta," puntualizzò allora. "Sì, suppongo che avremo da fare per tutto il pomeriggio," concluse con un piccolo sorriso.

"Perfetto! Direi che allora possiamo approfittare anche noi della colazione, prima che Yumoto si mangi tutto," suggerì Ryuu, alzandosi.

"Non temere, penso di averne preparato a sufficienza per tutti," lo rassicurò Ibushi. "Dopo anni passati a fare il maggiordomo, ho sviluppato un buon occhio per certe cose."

 

~~~

 

Il sole era tramontato anche su quel giorno.

En ed Atsushi stavano camminando lentamente in direzione della grande porta che si sarebbe spalancata sulla grande sala del ricevimento. Entrambi vestivano gli abiti più lussuosi che avessero mai indossato. La tunica di En riluceva fiocamente di varie tonalità d'azzurro, sfavillante nei ricami d'argento che si intarsiavano lungo le maniche e sul petto, mentre Atsushi era ammantato di verde, con un fine mantello color smeraldo bordato d'oro che toccava terra dietro di lui. Entrambi indossavano le loro corone, delicatamente poggiate sui capelli morbidi e luminosi.

I visi di entrambi erano radiosi, la pelle intonsa, il colorito sano: nulla, nel loro aspetto, faceva sospettare le prove che avevano dovuto affrontare nei giorni precedenti e quel pomeriggio stesso.

Il colloquio con i sovrani era stato lungo, tuttavia era andato meglio di quanto i principi non si aspettassero. Da un lato, i genitori di En erano stati troppo sollevati di ritrovarsi di fronte il figlio, libero dalla maledizione proprio grazie ad Atsushi, per opporre il loro diniego a tale unione; dall'altra, la sorella di quest'ultimo aveva perorato la loro causa con estrema convinzione. Se era il congiungimento dei due regni che volevano, i sovrani l'avrebbero avuto in ogni caso. Inoltre, a questo punto, certo non avrebbe mai potuto accettare di fidanzarsi con un principe che aveva baciato suo fratello!

Nonostante tutto, però, la giornata non era ancora finita. Adesso, i due principi avrebbero dovuto affrontare le prove più ardue di tutte: il ricevimento, il banchetto e le danze.

"Perché non mi hai mai davvero insegnato a ballare?" chiese En sottovoce, sistemandosi nervosamente il colletto della tunica. Era troppo stretto e sentiva venirgli meno l'aria.

"Non avresti imparato molto da me, comunque."

"Ma se eri così bravo." Era vero fino ad un certo punto, in realtà, ma En non aveva termini di paragone.

Atsushi sospirò. Era teso fin quasi all'esasperazione e per nulla pronto ad avere su di sé gli occhi di tutta la corte, ma non c'era scelta. Fece per alzare la mano, indicando alle guardie che sorvegliavano la porta di spalancare i battenti per lasciarli passare, quando En gli diede un colpetto con il gomito.

"Ehi, Atsushi."

"Mh?"

"Non posso farcela senza di te, lo sai?"

Atsushi si voltò verso di lui, sorpreso. En guardava diritto davanti a sé, impassibile.

"Queste cerimonie, questa vita di corte... Sembra tutto orribilmente difficile. Non posso affrontarlo se non sono con te," spiegò l'altro semplicemente. "Quindi non lasciarmi da solo."

C'era qualcosa di infantilmente onesto nelle sue parole e ad Atsushi scappò un mezzo sorriso. Poi, però, lesse negli occhi di En anche un fondo di tristezza. Era quasi accaduto, la notte prima. Nonostante si fosse odiato per avergli voltato le spalle dopo il litigio, aveva rischiato nuovamente di lasciarlo per sempre. La sua mano scivolò in quella di En, e lui gliela strinse.

"Non lo farò," sussurrò Atsushi intrecciando le proprie dita alle sue.

Di fronte a loro, si aprirono le porte della sala delle cerimonie.

I principi avanzarono nella sala a passi controllati. Entrambi troppo nervosi per guardarsi attorno, tenevano gli occhi puntati sui troni dei sovrani di fronte a loro. Una volta arrivati, come da protocollo, si inchinarono formalmente. Allora, entrambi avrebbero dovuto semplicemente posizionarsi in piedi accanto ai troni dei rispettivi genitori, ma la madre di En si alzò e gli si avvicinò. Dopo un attimo di silenzio, gli cinse la vita con le braccia e lo attirò a sé, stringendolo come se fosse ancora il neonato che era stata costretta a lasciar andare via diciotto anni prima.

En esitò un momento, mentre i suoi occhi cercavamo quelli di Atsushi. Con un piccolo sorriso ed un cenno della testa, il principe lasciò andare la sua mano. Allora, En ricambiò l'abbraccio.

 

~~~

 

Per gli spiriti, accovacciati sul braccio di uno dei grandi lampadari della sala dei ricevimenti, la serata si era dipanata lentamente. Yumoto, Io e Ryuu si erano mescolati agli invitati, ora tenendo compagnia a Gora, ora approfittando di En ed Atsushi per rubacchiare qua e là cibo e dolci e condividerli anche con Vombato sotto il tavolo. Gli altri tre, invece, si erano tenuti in disparte ad osservare.

"Non noto un sostanziale miglioramento dall'ultima volta, quanto all'organizzazione dei ricevimenti," osservò Akoya, una ciocca di capelli arrotolata attorno all'indice, osservando spassionatamente la folla di invitati sotto di loro.

"Gli umani fanno quello che possono," gli rispose serafico Ibushi. Lui ed Akoya da soli avrebbero potuto fare decisamente di meglio di tutta la servitù di quel palazzo. "Tu che ne pensi, Kinshiro?"

Lo spirito della luce era stato seduto in silenzio per la maggior parte del tempo, con sguardo fisso in basso ed espressione indecifrabile, probabilmente intento a giudicare male gli errori della servitù e le pecche nella disposizione degli arredi.

"Saremo noi a preparare la cerimonia per il compleanno di Atsu. Sarà tutto perfetto," disse in tono asciutto. C'era uno sguardo determinato, quasi sinistro nei suoi occhi verdi. "Non lasceremo niente al caso."

Akoya ed Ibushi si scambiarono un'occhiata divertita.

"Bellissima festa, non trovate?" esordì Ryuu, posandosi allegramente vicino alla candela in fondo al braccio dorato del lampadario. La fiamma si ravvivò alla sua vicinanza e Ryuu la accarezzò distrattamente con le dita.

"Fantastica!" approvò Yumoto, atterrando dalla parte opposta, trasportando un pasticcino più grande di lui.

Gli altri tre si scambiarono uno sguardo d'intesa, scuotendo appena la testa. I gusti dei popolani non potevano essere cambiati.

"Occorrerà apportare alcuni ritocchi a questo posto, ora che En verrà a viverci," fece Io sedendosi accanto a Ryuu e circondandogli i fianchi con un braccio. "Non c'è abbastanza oro, qui, e le sue stanze sono disadorne."

Ryuu lo guardò con un sopracciglio alzato ed un'espressione piuttosto scettica.

"Sono diciotto anni che gli ho promesso infinite ricchezze ed ancora non ho avuto l'occasione di fargliene dono," si giustificò.

"Dubito che En voglia più di quanto non possieda già," commentò Yumoto a bocca piena, dondolando i piedi nel vuoto sotto di sé e guardando gli invitati dividersi per prepararsi all'inizio delle danze.

Istintivamente, gli spiriti cercarono i loro principi in mezzo alla folla. En ed Atsushi stavano avanzando lentamente verso il centro della sala, mano nella mano. In quanto festeggiato, spettava ad En aprire le danze, e ad Atsushi toccava quindi l'onore di accompagnarlo. Dalla loro andatura, però, si intuiva quanto fossero riluttanti all'idea. In un angolo della sala, la piccola orchestra attaccò a suonare e i due principi mossero i primi passi, sotto gli occhi attenti di tutti gli invitati.

"È peggio di quanto mi aspettassi," commentò Akoya, atono, dopo aver osservato Atsushi inciampare per la seconda volta.

"Stanno facendo del loro meglio," Ibushi tentò di ammorbidirlo, ma il suo sorriso era tirato.

"Atsu ha bisogno di un partner che sappia come muoversi," fece Kinshiro, con una punta di veleno nella voce, guardando Ryuu ed Io ed accusandoli con gli occhi. "Perché non gli avete insegnato a portarsi con eleganza? "

In effetti, En si muoveva con una tale rigidità che c'era da sorprendersi che riuscisse a piegare le ginocchia, ma Ryuu, punto sul vivo, si risentì. "Oh, scommetto che tu avresti fatto un lavoro impeccabile! Certo, se qualcuno non ci avesse costretto a rifugiarci nei boschi come degli orfanelli, a quest'ora En sarebbe il ballerino migliore della corte!"

"Inoltre, mi pare che il principe Atsushi stia avendo a sua volta qualche difficoltà," aggiunse Io, assolutamente serafico, circondando la vita di Ryuu con entrambe le braccia e poggiando il mento sulla sua spalla.

Kinshiro spalancò gli occhi per l'affronto, ma Akoya intervenne prima che lo spirito della luce potesse rispondere a tono.

"I vostri inutili battibecchi non risolveranno questa esibizione imbarazzante," fece in tono pratico, cercando lo sguardo di Ibushi, che gli rispose con un cenno di assenso. I due spiriti mossero appena le mani, seguendo il ritmo del valzer, e una brezza improvvisa fece tremolare le fiamme dei lampadari.

In mezzo alla sala, En perse il controllo di gambe e braccia. Sconcertato, cercò lo sguardo di Atsushi per scoprire che anche gli occhi dell'altro principe, prima bassi per la vergogna, lo scrutavano meravigliati.

"Ci stanno facendo qualcosa, non è così?" bisbigliò Atsushi, incredulo. Lo sentivano; era un vento invisibile, sottile, che avvolgeva i loro corpi e li spingeva gentilmente di qua e di là, sollevandogli le braccia, piegandogli le ginocchia e sostenendo le loro schiene, obbligandoli a muoversi secondo la sua volontà.

Prima che En potesse scrollare le spalle, come a dire che non ne aveva idea, entrambi furono coinvolti in una piroetta che li lasciò con un leggero capogiro e senza fiato, mentre i loro piedi continuavano a muoversi alacremente in una trama di passi che stentavano perfino a capire.

Qualcuno, nella folla di cortigiani lì attorno, si lasciò sfuggire un complimento. Atsushi, sorpreso ed imbarazzato, cercò di voltarsi per cercare con gli occhi gli spiriti e pregarli di smetterla, ma En lo richiamò con un sussurro divertito.

"Fa' finta di nulla, Atsushi. Ci stanno apprezzando."

L'altro ragazzo tornò a guardarlo in viso, le guance arrossate sotto la montatura degli occhiali.

"Solo perché prima eravamo pessimi," rispose aggrottando le sopracciglia, mentre un sorriso si faceva lentamente strada sulle sue labbra.

"Quel che conta è che siamo bravi ora," replicò En, sorridendo apertamente.

Senza doversi preoccupare di quello che facevano piedi e mani, l'unica cosa a cui dovevano porre attenzione era il contatto tra i loro corpi, fugace e sincronizzato. Ciuffi di capelli oscuravano loro la vista a tratti, ma nessuno dei due ragazzi distolse gli occhi da quelli dell'altro. Sullo sfondo, gli abiti da festa del resto della corte erano un caleidoscopio di colori, e l'aria creata dal loro continuo girare su se stessi un vento fresco. Le loro gambe erano così leggere che gli sembrava quasi di volare - e se fosse stato davvero così, nessuno dei due si sarebbe sorpreso, né gli sarebbe importato più di tanto.

Un passo dopo l'altro, una giravolta dopo l'altra, danzarono sulle note della musica, guidati dalla magia. Poi, senza che potessero rendersi conto di ciò che stava accadendo, si scoprirono a baciarsi, le loro labbra attratte le une sulle altre da una forza invisibile.

Il valzer terminò, e i due si trovarono appoggiati l'uno all'altro, le fronti premute assieme, le gambe improvvisamente pesanti. Senza fiato, rimasero immobili anche mentre l'orchestra attaccava con il secondo brano e tutti gli altri invitati iniziavano a danzare attorno a loro.

Fu allora che Yumoto spuntò dal nulla tra di loro, le gambe penzoloni dalla spalla di En.

Atsushi lo guardò, accigliandosi. "Non farci baciare davanti a tutti, adesso. Non sta bene."

"Ma è stato uno spettacolo meraviglioso!" ribadì lo spirito, assolutamente deliziato.

Atsushi scosse la testa, arrendendosi. "Niente più magia, d'accordo? D'ora in poi, credo proprio che possiamo cavarcela da soli," affermò, cercando con lo sguardo gli occhi di En.

Questo annuì e gli strinse nuovamente la vita. "Non è detto che sia stata solo opera della magia," ammiccò in tutta risposta ed Atsushi si lasciò sfuggire un sospiro divertito.

Lentamente, mossero qualche nuovo passo, incuranti del ritmo della musica e di che cosa stessero facendo le coppie intorno a loro. Atsushi sorrideva, non era più rosso d'imbarazzo, e ad En importava davvero poco di mettere i piedi al posto giusto.

"Ogni tanto faccio ancora fatica a distinguere che cosa è reale e che cosa non lo è," ammise Atsushi nell'orecchio di En, per poi ritrarsi con un sussulto.

En gli rivolse uno sguardo di scusa. "Direi che, se non fosse reale, non ti avrei appena pestato un piede."

Atsushi scosse la testa con una risata e continuarono a danzare.

Yumoto, tornato sul lampadario, li osservò, mento poggiato sulle mani, con un'espressione soddisfatta. Sogno, realtà, poco importava se si accettava che, alle volte, le due dimensioni non dovessero per forza escludersi a vicenda.

 

 

Fine

 


 

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Note: incredibilmente, sono riuscita a mettere la parola "fine" a questa storia! Ci è voluto un po', ma personalmente mi ritengo molto soddisfatta del risultato. Già essere riuscita a finirla è, in sé, un bel traguardo. I ringraziamente più che doverosi vanno innanzitutto a Yuki, che se l'è betata dall'inizio alla fine e mi ha dato suggerimenti preziosi, ed ovviamente anche a tutti quelli che l'hanno letta e hanno lasciato un commento. Spero che la storia vi abbia intrattenuto e, se vorrete lasciare un'ultima recensione per farmelo sapere, ne sarò solo felice~

 

 

 

 

  
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