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Autore: Elisagemma    25/06/2017    0 recensioni
Ho cancellato la precedente pubblicazione per sistemare alcune cose. Questa ff è per chi come me NON vuole vedere insieme Erik e Christine, mi sono immaginata un ideale seguito del libro di Leroux da dopo la partenza di Christine e Raul dove finalmente Erik avrà la gioia che merita, spero vi piaccia ;-)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/Il fantasma, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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10. I resti del passato
I resti del passato

Il diario della mamma continuava così, raccontando come lei e papà passavano le giornate.

Papà era dolcissimo con la mamma, un vero gentiluomo, l'adorava, ed il suo amore traspariva da ogni gesto e ogni parola, capivo perfettamente perché si fosse innamorata di lui, e lui, dopo tanto dolore, si meritava tutto l'amore che gli dava la mamma. Se papà non fosse morto, se fossimo stati insieme tutti e tre, la nostra vita sarebbe stata stupenda, piena d'amore e di felicità, e se lo sarebbero meritato entrambi.

Dormivano insieme, spesso abbracciati, ma mio padre non osava di più e mia madre non osava chiedergli perché; lei voleva un figlio, si sentiva di aver'aspettato fin troppo, in più era follemente innamorata di papà e realizzare questo suo desiderio insieme a lui sarebbe stata una gioia infinita, lo diceva chiaramente in alcune di queste pagine.

Nel secondo diario, in mezzo alle pagine romanticissime del loro amore, trovai un episodio interessante... un po' amaro, diversamente dal solito, ma la dimostrazione che le cose non sono mai solo bianche o solo nere... in quel racconto conobbi quello che rimaneva del mostro che era stato mio padre...

"28 Maggio 1898

Ero con Erik seduta sul divano, stavamo scherzando fra di noi dopo una delle nostre bellissime lezioni di canto. Lui aveva la schiena appoggiata al bracciolo del divano ed io mi ero seduta in braccio a lui, con la testa appoggiata nell'incavo del suo collo mentre giocavo con le sue mani nelle mie, parlavamo di un libro che avevamo letto da poco, "Dracula", l'avevamo adorato e stavamo discutendo sui personaggi quando all'improvviso qualcuno ha bussato alla porta.

Sono andata ad aprire e nel frattempo Erik è andato a prendere la maschera. Mi sono affacciata allo spioncino e dall'altra parte ho visto un cliente fisso del locale dove lavoro, monsieur Stephan, un uomo poco più grande di me, socio di un'importante banca di Parigi; mi sono chiesta cosa fosse venuto a fare e chi gli avesse dato il mio indirizzo, ma gli ho aperto la porta e l'ho salutato cordialmente

-Monsieur! Che cosa ci fate qui? E' un piacere vedervi!

-Buonasera madmoiselle, sono passato per farvi i miei complimenti per lo spettacolo di ieri sera, ultimamente siete migliorata moltissimo! Prendete, sono per voi

mi ha dato un mazzo di fiori bellissimo, coloratissimo e profumatissimo, adoro i fiori, ho fatto un gran sorriso e poi ho continuato

-Sono bellissimi monsieur! Vi ringrazio... ma prego entrate, accomodatevi, andate in salotto, io vado a prendere un vaso

lui è andato dove gli ho indicato ed io sono andata in cucina, ho preso un vaso vuoto da un mobile, l'ho riempito d'acqua, ci ho messo i fiori e poi sono uscita, in corridoio c'era Erik, gli ho fatto segno di venire con me e siamo andati insieme in salotto, ho posato il vaso sul tavolo e poi ho fatto gli onori di casa

-Monsieur Stephan, questo è l'uomo a cui devo il mio successo di quest'ultimo periodo...

ho detto mettendo le mani sulle spalle di Erik

-...vi presento monsieur Erik Gauthier...

poi mi sono rivolta ad Erik

-...Erik, lui è monsieur Stephan Dubois, un cliente del locale dove lavoro

-Piacere

hanno risposto contemporaneamente tendendosi la mano, quella di Erik rigorosamente guantata

-E' un piacere conoscervi monsieur, avete fatto un grande lavoro con la signorina Sofia, posso solo immaginare il vostro talento

-Vi ringrazio monsieur, è un piacere sapere che il mio lavoro porta frutti così apprezzati dal pubblico

-Ve lo meritate... Se mi permettete vorrei cogliere l'occasione per chiedere qualcosa alla signorina Sofia

Erik si è irrigidito, io non ho capito il perché di questo gesto, monsieur Stephan mi si è avvicinato, mi ha preso la mano e si è inginocchiato, ho capito perché Erik si era irrigidito ed ho copiato la sua reazione

-...Madmoiselle,  sono qui per chiedere la vostra mano. In questo ultimo periodo ho capito che manca una donna nella mia vita e vorrei che foste voi la donna che riempirà questo vuoto, con il vostro viso, la vostra voce ed il vostro animo così dolci. Mi fareste l'onore di diventare mia moglie?

non ho mai vissuto un momento più imbarazzante, Stephan mi guardava speranzoso, ancora in ginocchio, Erik, in piedi, invece mi guardava terrorizzato, entrambi erano in attesa di una mia parola; mi sono fatta forza e, tirandolo su, ho risposto

-Monsieur, la vostra proposta mi lusinga molto, siete un brav uomo e senz'altro un ottimo partito per chiunque... ma non posso accettare, il mio cuore appartiene ad un altro uomo, la mia mano è già stata promessa a lui...

e per un istante, d'istinto, ho guardato Erik ed ho tolto la mia mano da quella di stephan

-...Vi chiedo perdono se in qualche modo vi ho fatto credere di ricambiare i vostri sentimenti, non era mia intenzione, anzi, mi avete colto alla sprovvista a dire il vero

Stephan si è alzato in piedi, serio, Erik si era rilassato, le parti si erano come invertite, ma quella strana calma è durata poco, Stephan si è trasformato, ha preso il vaso con  fiori e l'ha buttato per terra ai miei piedi rompendolo in mille pezzi, d'istinto Erik si è messo davanti a me per proteggermi

-Monsieur fatevi da parte! Questa non è la donna che pensate che sia! Prenderà in giro anche voi! Fidatevi di me, è una serpe silenziosa!

-Monsieur non vi posso permettere di parlare così di lei! E' stata sincera con voi, vi ha chiesto perdono per avervi illuso, vi ha detto che non aveva nessuna intenzione di farvi soffrire, non avete alcun diritto di parlarle in questo modo! Non si merita di essere trattata così da un uomo che due minuti fa diceva di amarla e di voler' passare il resto della sua vita con lei!

la voce era alta, un po' agitata, ma controllata

-Chi siete voi per poter dire queste cose? Siete solo un insegnante di canto! O forse no...no, siete l'uomo che lei dice di amare giusto? Non mi sono sfuggiti i vostri sguardi, non sono cieco, si, siete voi! Ma non vi vergognate? Così vecchio e ridicolo con quella maschera!

a quelle parole Erik ha serrato i pugni, stava cercando di trattenersi, lo sapevo bene, sapevo bene di cosa era capace se portato al limite, così mi sono avvicinata a lui e gli ho preso una mano fra le mie

-...Guardatevi... a che cosa serve poi quella maschera? A nascondere la vostra identità o forse una deformità? Credete davvero che vi amerebbe se fosse così? Povero illuso! Le donne sono estremamente superficiali e lei non fa eccezione! E' solo una poco di buono e voi solo un illuso!

a quel punto Erik ha perso ogni controllo, stava già sbottando prima ma era riuscito a trattenersi, ma adesso Stephan stava attaccando il suo orgoglio e lo stava facendo mettendo anche in dubbio la mia onestà. Lo ha preso per il colletto della camicia, l'ha sollevato da terra e l'ha attaccato al muro

-Provate a ripeterlo monsieur

ha detto a denti stretti; faceva paura, c'era una cattiveria nella sua voce che mi ha lasciato spiazzata, riuscivo ad immaginare l'espressione del suo viso nascosta sotto la maschera, terrificante al solo pensiero, era freddo e deciso come un blocco di marmo, avrebbe spaventato anche l'uomo più coraggioso del mondo con quella voce e con i suoi modi.

Stephan ha puntato i piedi al muro per provare a non scivolare, Erik allora con no scatto della mano ha lasciato la camicia e lo ha preso per il collo senza farlo quasi muovere

-Rimangiate tutto quello che avete detto, subito!

Stephan era spaventatissimo, ma cercava di non darlo a vedere

-Voi non immaginate neppure cosa io sia capace di fare, fate quello che vi dico, non voglio recare danno agli occhi di una donna per bene, ma, se mi costringete, non mi farò troppi problemi

-I-io...n-non...

Erik ha stretto la presa intorno alla gola di Stephan e lui ha fatto una smorfia di dolore e di paura, io ero impietrita, con le mani davanti alla bocca e gli occhi sgranati, vedevo gli occhi di Erik lampeggiare come fiaccole nel buio, una tigre ferita che tira fuori tutta la sua rabbia ed il suo dolore, Stephan moriva di paura, come una preda che sa già che sta per essere mangiata, ho visto in quel momento quello che Erik era ai tempi della Persia ed ho avuto paura di lui per la prima volta dopo moltissimo tempo, non posso negarlo. ma non volevo che tornasse in quel vortice, stava già abbastanza male per quello che aveva fatto in passato, i demoni dei suoi delitti continuavano a perseguitarlo da così tanto tempo che ormai erano diventati una parte di lui. Mi sono messa al suo fianco e gli ho preso la mano che stringeva il collo di Stephan e l'ho guardato negli occhi

-Erik lascialo andare... lascialo, non ne vale la pena. Pensa a come sei stato in passato... A me non interessa quello che pensa lui di me, mi interessa quello che pensi tu, il resto non conta. Amore mio, lascialo, fallo per me

il suo sguardo piano piano si era addolcito e la sua presa si era allentata, Stephan, che era diventato quasi viola, respirò profondamente e riprese un po' di colorito, Erik lo ha messo giù 

-Non fatevi più vedere, ne' qui ne' da nessun'altra parte e non osate parlare a nessuno di quello che è successo oggi, con nessuno, voi non ci avete mai visto, non ci conoscete; mi raccomando monsieur, posso essere il vostro peggior incubo... E ora sparite!

Stephan è uscito correndo dall'appartamento ed era così spaventato che non credo avrà il coraggio di farsi di nuovo vivo, io ho abbracciato Erik, che aveva cominciato a tremare come una foglia per la tensione ed il calo d'adrenalina, siamo rimasti così per un po', poi gli ho tolto la maschera e l'ho baciato

-Grazie...








Qualche settimana dopo io ed Erik festeggiavamo il nostro secondo anno di fidanzamento, dormivamo insieme ogni notte quando tornavo da lavoro, a volte veniva anche lui a sentirmi senza farsi vedere da nessuno, io stessa non riuscivo mai a capire dove fosse, ma avvertivo la sua presenza. Mi faceva piacere che venisse, soprattutto perché altrimenti rimaneva sempre chiuso in casa senza vedere nessun'altro oltre me; avevo provato tante volte a convincerlo a rivedere il Persiano, ma non aveva mai voluto, a me però dispiaceva troppo vederlo auto segregarsi in casa in quel modo, a volte mi sembrava di avere un gatto selvatico in casa invece che un uomo. Così una mattina, mentre Erik dormiva ancora, sono uscita di casa e sono andata a parlare con il Persiano

-Monsieur, avrei bisogno di parlarvi un attimo

gli ho detto appena mi ha aperto la porta

-Ditemi pure madmoiselle

-Monsieur non sono stata sincera con voi negli ultimi tempi

-Riguardo cosa?

-Molte cose monsieur... ma ho dovuto farlo, per amore, è difficile da spiegare così, è per questo che sono venuta da voi questa mattina, vorrei che veniste a cena da me questa sera... devo mostrarvi qualcosa

era chiaramente confuso

-Madmoiselle devo preoccuparmi?

-Oh no monsieur! Va tutto bene, ma credo che sia arrivato il momento di affrontare certe cose per l'uomo che vive con me da due anni ormai

-Un uomo vive con voi? Non mi sono mai accorto di niente, ma cosa c'entro io con lui?

-C'entrate monsieur, ma lo vedrete questa sera, adesso ho urgenza di andare a fare alcuni acquisti. Vi aspetto questa sera alle otto in punto

l'ho salutato e me ne sono andata.

Ho passato tutto il giorno fra le pulizie ed i fornelli, Erik mi chiedeva in continuazione cosa stessi facendo ed io ogni volta gli rispondevo semplicemente che era una sorpresa, alla fine si è arreso e si è messo a suonare il pianoforte fino alle otto, quando ormai era tutto pronto ed il Persiano stava bussando

-Chi è a quest'ora?

mi ha chiesto Erik

-Adesso lo vedrai

gli ho risposto abbracciandolo da dietro e dandogli un bacio sulla guancia, poi sono andata ad aprire

-Buonasera monsieur!

ho detto al Persiano dopo avergli aperto la porta

-Buonasera madmoiselle

aveva portato con sé una bottiglia di vino, ho sorriso, Erik lo adorava

-Venite, devo presentarvi qualcuno...

ho portato il Persiano in salotto, dove Erik stava fissando il tavolo apparecchiato per tre persone, che aveva notato solo in quel momento.

Hanno avuto entrambi la stessa reazione: occhi sgranati, rigidità e silenzio assoluto

-Erik...

ha sussurrato il Persiano guardando prima lui e poi me, ho sorriso e sono andata verso Erik, gli ho preso una mano e l'ho trascinato verso il Persiano

-Erik, sei... sei davvero tu, sei vivo...

lo guardava come se stesse cercando di capire se fosse davvero lui o fosse solo un'allucinazione

-Come...

-Mi ha salvato Sofia, stavo venendo da te per raccontarti di Christine e Raul prima di morire, per lasciarti quello che mi rimaneva di lei e le mie ultime volontà...

-Sono contento di vederti Erik

lo ha interrotto il Persiano perché lui teneva lo sguardo basso, infatti a quelle parole ha raddrizzato la schiena e lo ha guardato negli occhi come se credesse di aver capito male

-So come è finita quella storia, Christine mi ha scritto, voleva tue notizie e mi ha raccontato tutto, ti ho cercato, ma non ti ho trovato... E pensare che ti ho sempre avuto sotto al naso per due anni! E voi Sofia! Voi sapevate che lo stavo cercando...

-Mi ha chiesto lui di non dirvi niente monsieur, ho solo acconsentito ad una sua richiesta, ma è arrivato il momento di affrontare il passato una volta per tutte, così sono venuta a chiamarvi

-Daroga... le ho chiesto io di non dirti niente, non ha colpe

-Erik... perché non volevi vedermi?

-Non lo so neppure io a dire la verità... Forse, forse volevo chiudere con quella parte del mio passato che riguarda anche te, da Mazderan a Christine e ho pensato che non rivederti potesse aiutarmi a dimenticare tutto

-Ha funzionato?

-No daroga... sai bene di cosa sono colpevole, niente può farmi dimenticare tutto il male che ho causato

-Mi sei mancato amico mio

ha detto il Persiano ed Erik e lo ha abbracciato, Erik era così sorpreso che non ha reagito, io piangevo, mi sono commossa davanti a quella scena, sembrava di vedere due fratelli riabbracciarsi dopo tanto tempo, in effetti era proprio così.

La cena è trascorsa serenamente, io ed Erik abbiamo raccontato dei nostri ultimi due anni insieme al Persiano e lui mi ha raccontato alcuni episodi della sua vita, nessuno però riguardava Erik o i servigi che aveva prestato allo Sha di Persia o sua figlia. E' stata una serata fra amici come tanti ed è stata proprio quella la cosa più bella, Erik dopo sembrava rinato, sapevo che ne aveva bisogno.

Il Persiano se ne era andato, io avevo messo tutto in ordine ed ero entrata in camera da letto con Erik; mi sono infilata sotto alle coperte e gli ho voltato le spalle, lui mi ha abbracciato da dietro, mi ha spostato i capelli e mi ha dato un bacio sul collo, mi sono girata verso di lui e gli ho dato un bacio veloce sulle labbra

-E' stata una bellissima serata. Grazie angelo mio

mi ha detto, io gli ho avvolto le braccia intorno al collo e l'ho baciato ancora

-E di cosa amore? Ne avevi bisogno, ho solo fatto quello che sapevo essere meglio per te

lui mi ha baciato di nuovo

-Sei straordinaria! Nessun'altro avrebbe mai fatto tutto questo per me

-Perché nessuno potrebbe amarti come faccio io!

-Questo è sicuro, io stesso ancora non riesco a capire come sia possibile

-Non c'è un perché, è così e basta. Ci sono così tante cose che amo di te...

Siamo rimasti svegli quasi tutta la notte a parlare di noi e a scambiarci carezze e baci, prima di addormentarmi ho pensato " Voglio che tu sia il padre dei miei figli" poi ho ceduto e mi sono addormentata fra le sue braccia.

Erik's POV

La serata era stata stupenda, era difficile ammetterlo ma il daroga mi era mancato molto, più di tutto però era la mia Sofia a rendermi felice, non solo per tutto quello che faceva per me, ma soprattutto per la gioia che vedevo nei suoi occhi quando mi guardava; era felice per me, perché avevo trovato finalmente una sorta di equilibrio nella mia vita -e lei ne era l'unica responsabile- e perché ero con lei, mi rendevo perfettamente conto che la mia presenza la rendeva felice e tutto questo non poteva che procurarmi altra gioia, più di quanta credessi di poter provare.

Abbiamo passato la notte a parlare l'una tra le braccia dell'altro, poi Sofia ha sussurrato qualcosa, mi sono avvicinato per capire che cosa stesse dicendo

-Voglio che tu sia il padre dei miei figli

ho sentito un brivido di felicità e allo stesso tempo di terrore salirmi lungo la schiena, quella era una cosa che non avevo mai neppure osato sognare e allo stesso tempo il coronamento della mia felicità con Sofia, sapevo che lei voleva diventare madre ma non ne avevamo mai parlato davvero, sapevo anche che con lei volevo passare il resto della mia vita e non volevo perdere altro tempo, ma una questione rimaneva... come sarebbe stato un figlio mio? Potevo rischiare di condannare mio figlio, sangue del mio sangue, ad una vita come la mia? E Sofia? Dovevo vietarle di realizzare il sogno di una vita? Come potevo? Non ho dormito per tutta la notte, adesso avevo rivisto il daroga, sapevo che potevo andare da lui e chiedergli aiuto, sarei andato la sera dopo mentre Sofia era a lavoro.

Le ho dato un bacio sulla fronte e sono rimasto tutta la notte a guardare il soffitto assorto nei miei pensieri.
   
 
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