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Autore: Fui Hygge    25/06/2017    5 recensioni
Sotto ad un sorriso gentile e il cuore negli occhi, si può celare un sogno infranto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kasumi Tendo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'altro lato del sorriso;



Quella casa mai era silenziosa e vuota. Da quando i Saotome si erano trasferiti nella sua dimora, le parole pace e tranquillità persero di significato. Si cominciava già la mattina, tra urla e secchi d'acqua ghiacciata, tra lo sbattere di porte ed insulti. Mai era sola, in quella casetta a due piani, che tante ne ha viste e tante ne ha sentite.
Il tetto è stato testimone dei voli di persone improbabili, causati da orgoglio ferito, parole mal dette e sentimenti negati. Anni prima quella casa però non era così gremita di persone. Nessuno entrava urlando e chiedendo vendetta per un combattimento perso, nessuna graziosa cinesina faceva squillare il campanello della sua bicicletta irrompendo della sala da tè, nessuna ragazza faceva volare spatole in nome di una promessa infranta.
Mai era sola in quella casetta a due piani, ma spesso ci si sentiva. Come se nessuno potesse comprendere il peso che si era messa sulle spalle, tra un inchino servile ed un sorriso. I capelli raccolti in una morbida coda laterale, un sorriso spontaneo sulle labbra, un brillante luccichìo negli occhi, e nessuno si accogeva del suo sporadico malcontento.
Non era certamente triste, quello no, solo ogni tanto si chiedeva come sarebbe andata la sua vita se non fosse successo quello che era successo. Come sarebbe andata la sua vita se la scomparsa improvvisa di sua madre non avesse lasciato un vuoto incolmabile dentro ognuno di loro. Se quello squarcio si fosse ricucito in fretta nel cuore di suo padre, che si era chiuso in sé stesso lasciando lei e sorelle ancora più sole di quanto non si sentissero già. Non poteva pretendere l'impossibile da quell'uomo dall'animo gentile e ferito.
Un giorno depose la sua divisa scolastica, ed indossò il grembiule che sua madre soleva vestire quando si dedicava alla cura della casa e dalla famiglia. Lo fece in silenzio, insinuandosi nei cuori infranti, cercando di prendere le redini di una quotidianità interrotta. Ogni tanto però, si concedeva un pensiero puramente egoistico, ad immaginarsi ad indossare la divisa del mestiere che avrebbe voluto intraprendere: l'ostetrica.
Il miracolo della nascita l'ha sempre commossa e per lei sarebbe stato un onore aiutare giovani madri in quel delicato percorso che permetteva di dare la vita.
Scosse la testa. Non poteva comportarsi in questo modo, la sua vita le piaceva così com'era, anche se ogni tanto una vena di rabbia iniziava a pulsare, ricordandole che quella non era la vita che desiderava, che era profondamente ingiusto ciò che le era successo.
Perché si era presa carico di una casa in età così giovane?
Perché non aveva potuto proseguire gli studi?
Perché non andava a passeggiare con le sue amiche nei viali tempestati di negozi?
Perché non poteva ancora possedere la spensieratezza di una giovane adolescente qual era?
Perché sua madre se n'era andata così presto?
Perché suo padre le aveva permesso di prendere il ruolo di sua madre?
A queste domande strinse le mani in pugni, quasi graffiando la sua pelle candida e morbida con le unghie, mentre delle stille iniziarono a posarsi sulle sue lunghe e folte ciglia. Teneva gli occhi chiusi, quasi per scacciare quegli sciocchi ed egoistici pensieri. Un vuoto dentro di lei la stava per avvolgere, illudendola che sarebbe stato meglio se si fosse lasciata andare, se avesse iniziato a provare rabbia e rancore. Si inginocchiò sul morbido terreno erboso del giardino, con le mani poggiate sulle gambe e sospirò.
In fondo, non poteva incolpare nessuno della sua situazione, era stata lei l'artefice della sua vita, nessuno mai l'aveva costretta od obbligata.
Sbuffò, sentendosi tremendamente in colpa per quei pensieri puramente egoistici, si sentiva cattiva, ingiusta nei confronti di suo padre, ingiusta nei confronti delle sue sorelle e soprattutto, ingiusta nei confronti di sua madre. Si rialzò lentamente, ed asciugandosi con il dorso della mano destra le guance rigate da roventi e dense lacrime, tornò a stendere i panni. In quel momento sentì delle urla rabbiose  provenire dall'altra parte del giardino, seguite immediatamente da un Ranma che volava lontano sopra ai tetti della città. Si lasciò sfuggire un sorriso. In fondo, la sua vita era perfetta così.
Kasumi Tendo.
19  anni.
Moglie senza consorte.
Madre senza figli.





Note dell'autore:
Salve a tutti, sono nuova in questo sito e questa è la prima storia che scrivo.
Non ho pretese, spero solo che vi piaccia almeno un po'.
Ringrazio chi leggerà e chi avrà voglia di lasciare una recensione.

   
 
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