L’esistenza
umana è di per sé un mistero. Qual è
il suo senso? Chi siamo? Da dove veniamo?
Dove andremo? I jeans a zampa d’elefante torneranno di moda?
Che problemi hanno
le persone che mettono il parmigiano sui frutti di mare e quelle che
mangiano
la pizza con l’ananas? Le risposte, (se e) quando arrivano,
sono spesso
talmente amare o prive di significato che a posteriori viene da
chiedersi il
perché di tante seghe mentali, visto che in fin dei conti
l’unica nostra
certezza è il trapasso.
Motivo per
cui Jongin, contemplativo e forse fin troppo disposto a filosofeggiare
appena
gli si presenta l’occasione, è uno che non cerca
di trovare la logica di una
cosa a tutti i costi. La verità è che il
più delle volte non sussiste logica.
Tutto avviene per caso. Non esiste un disegno opera di un ente
superiore, non
c’è mistero, nessun raziocinio divino. Il Caso la
fa da padrone e gli uomini
sono le sue mignotte. (Jongin non ha studiato ad Oxford e si nota,
anche se in
pubblico riesce a mantenere un linguaggio appropriato. Generalmente.)
Ciò non
toglie che il Caso sappia essere perverso e anzi persino stronzo, nella
mancanza di criterio con cui permette che si svolgano le magnifiche
sorti e
progressive di leopardiana memoria.
Un esempio significativo è rappresentato da Sehun, ovvero quel compagno di
facoltà che tutti
hanno e vorrebbero sotterrare vivo. In primo luogo, pur non studiando
mai e
preferendo le feste alcoliche organizzate
dall’università alle nottate perse a
rileggere appunti presi male, supera ogni esame con voti per cui non si
esiterebbe a vendere la propria anima a Satana –sempre che
egli sia interessato
all’acquisto, beninteso. In secondo luogo ha i soldi che gli
escono dal cu… da
un orifizio di fondamentale importanza, diciamo. (Jongin talvolta si
domanda se
sia ancora in tempo per iscriversi ad Oxford e rimediare ad una
scurrilità
espressiva che lui stesso esecra. Ma poi si ricorda di non possedere un
fondo
fiduciario sostanzioso come il gingillo di un pornodivo e si arrende
con un
gran sospiro. Non diventerà mai un baronetto inglese.) In
terzo e ultimo luogo,
suddetto Sehun si aggira nei corridoi del dipartimento di Medicina
circondato
da masse ovariche in estatica adorazione. Questo in realtà
non sarebbe un
problema, giacché Jongin è robustamente gay e il
suo interesse per l’apparato
riproduttore femminile è squisitamente accademico. Non
può dire lo stesso per
quello maschile, ahimè. Peggio: non può dire lo
stesso per quello di Sehun.
Ovvero colui
che è tutto il contrario di ciò che Jongin cerca
in un potenziale fidanzato;
festaiolo e irresponsabile, superficiale e conclamato puttaniere,
simpatico
come una chilata di sabbia umida nel costume da bagno, un viziato
esemplare
della buona borghesia che con uno schioccare di dita fa tremare le
masse
ovariche sue seguaci. A Jongin piacciono i ragazzi dai lineamenti
regolari,
dotati di occhi grandi e naso sottile e sorriso da sballo. Il suo ex
storico,
Chanyeol, corrispondeva perfettamente alla descrizione (e adesso fa
coppia
fissa con il fratello maggiore di Jongin, Yifan. L’ironia del
Caso). Sehun ha
occhi piccoli e sottili, i denti dritti ma un po’ troppo
attaccati tra loro per
non intuire l’uso prolungato dell’apparecchio, un
naso di certo non scolpito
nel marmo e che quando ride si ingrossa considerevolmente.
Jongin sa che non dovrebbe provare alcun tipo di attrazione per Sehun,
né sul
piano fisico né tantomeno su quello empatico-emozionale.
Manca di sex appeal,
gli sta istintivamente sul cazzo e dubita che abbia del cervello,
nonostante
gli ottimi voti. Allora perché il Caso vuole che sia proprio
lui, Sehun e
nessun altro, ad infiammargli la libido in maniera sì
vergognosa? Perché
affibbiargli una simile spada di Damocle?
“Amico,
se
sbavi un altro po’ si formerà un lago ai tuoi
piedi. Non ti hanno insegnato che
è da maleducati fissare le persone come se ci stessi girando
insieme un film
porno?”
Ora di
pranzo, tra una lezione e l’altra. Mensa universitaria. A ore
dodici, un Sehun
stranamente solitario prende posto ad uno dei tavoli. A ore undici e
tre quarti,
Jongin e il suo migliore amico consumano un panino al volo nella
speranza che li
aiuti a superare indenni i corsi del pomeriggio.
“La
mia
bambinaia teneva di più che imparassi a maneggiare
adeguatamente un
coltello. Può tornare sempre utile” distoglie
lo sguardo da Sehun per
lanciare un’occhiata in tralice a Baekhyun, fedele compagno
di mille avventure
e aspirante urologo. “E comunque io non girerei mai un porno
a prescindere,
figuriamoci con Oh Sehun”.
“E chi
ti
dice che mi riferissi a lui?” ammicca.
“Ammettilo che ti attizza l’ormone!
Però te ne devo dare atto, ha un bel culo. E se non ha il
brutto vizio di
imbottirsi il cavallo dei pantaloni con l’ovatta, direi che
è ben attrezzato
anche davanti-”
“Una
parola
ancora, Baek, e giuro sul pesce rosso di mio fratello che il numero di
telefono
di Minseok lo vedrai col binocolo” proferisce minaccioso,
masticando il panino
con ferocia.
Baekhyun per
poco non si strozza col suo, di boccone. Minseok è il cugino
di Jongin e Yifan,
tornato da qualche mese in patria dopo aver trascorso quattro anni a
studiare
al MIT, in una facoltà da cervelloni tipo astrofisica
quantistica spaziale o
quel che è. Baekhyun ne aveva già sentito
parlare, ma conoscerlo di persona si
è rivelata un’esperienza mistica; un ragazzo molto
alla mano e socievole,
carino, apparentemente serio e quadrato ma bagascia
nell’animo (Baekhyun se lo
sente nelle ossa), e inoltre nanerottolo come lui! Un colpo di fulmine.
Da
allora perseguita Jongin affinché gli combini un
appuntamento col cugino.
“Siamo
permalosetti, eh?” lo punzecchia con affetto. Da una parte lo
diverte vedere
quel secchione dell’amico in piena crisi amorosa, ma
dall’altra desidera
davvero il numero di Minseok. “Non c’è
nulla di male nell’avere una cotta, sai.
Capita a tutti, non è il caso di buttarla in
tragedia”.
“Non
è
nemmeno il caso di buttarla sul rating vietato ai minori, come fai
tu” borbotta
Jongin affranto. “La cotta in sé potrei anche
sopportarla; è quel muso da
babbuino che proprio non mi va giù” indica in
direzione di Sehun con un brusco
cenno del mento. “Porca miseria, io ho degli standard. Li ho
sempre avuti. I
miei ex erano bellocci, alcuni li avresti immaginati senza fatica sulla
copertina di Vogue. Ma lui? Che
cazzo
ho fatto di male nelle vite passate per meritarmi un tale oggetto del
desiderio?”
“Conoscendoti,
avrai indossato i pantaloni a zampa con la vita ascellare”
ridacchia Baekhyun.
“Parlando seriamente, non capisco quale sia il problema. Il
signorino si lascia
guardare, non è niente male. Avrebbe bisogno di qualche
lezione di stile, ma ti
assicuro c’è di peggio a questo mondo. Che poi ti
stia antipatico perché aneli
al suo corpo e sei così testone da non ammetterlo
è un altro discorso”.
“Non
sono
testone, sono esterrefatto! Basito! Incredulo! Allibito! Attonito!
Sbigottito!”
sbotta Jongin.
“Hai
per
caso inghiottito il vocabolario dei sinonimi e dei contrari, quando eri
piccolo?” chiede con malcelata ammirazione.
“La
mia
bambinaia era solita leggermene qualche pagina prima del riposino
pomeridiano”
alza le spalle. “Poi è passata
all’enciclopedia medica”.
“Adesso
si
spiega tutta la tua sapienza: hai avuto l’imprinting in
tenera età” scherza
l’amico. “Certo che la tua bambinaia era una tipa
originale”.
“Martha,
si
chiamava. Era piuttosto giovane, tedesca di Lubecca. Adesso vive a
Firenze e fa
l’orafa, tu pensa. La sento ancora, mi scrive delle
cartoline” sospira
intenerito. “Quando le ho detto che mi volevo iscrivere a
Medicina è stata così
contenta…”
“Ci
credo,
ti ha sobillato sin dalla culla. Tuttavia, per quanto questa
digressione
infantile sia avvincente, resta la Questione Oh Sehun da sviscerare.
Perché non
accetti semplicemente di esserne attratto?”
“Perché
è
molle come uno spaghetto stracotto, ha un didietro che fa apparire il
mio come
inesistente, ha il carisma di un paramecio e l’espressione di
un sarago
bollito, è l’anello di congiunzione tra il bonobo
e l’Homo erectus, eppure che
Zeus mi strafulmini se non mi si sbarella l’ipofisi al
pensiero di venire
sessualmente molestato da lui” gorgoglia Jongin,
l’espressione affranta di un
cucciolo che ha perso la madre. “Mi faccio pena da solo, se
non sapessi di
procurarmi del dolore inutile mi prenderei a padellate in testa! Sono
patetico,
Baek. Sbavare dietro ad un cafoncello etero che non stimo e non mi
interessa
conoscere, con il solo pregio di avere una spranga di metallo nelle
mutande;
non ho dubbi, in un’altra vita devo per forza essere stato un
nazista o aver
contribuito all’estinzione dei dodo. Preferirei sottopormi
alla castrazione
chimica piuttosto che ammettere di provare alcunché per Oh
Sehun!” non si rende
conto di aver -quasi- urlato l’ultima frase. Ma anche se
fosse non avrebbe
molta importanza, poiché il brusio che regna in mensa copre
qualsiasi suono…
“Wow,
di
questo passo finiremo davanti all’altare senza nemmeno
passare per il primo
appuntamento” si ode una voce ridente alle loro spalle. I due
amici, avendola
sentita diverse volte durante gli esami orali e in laboratorio, la
riconoscono
all’istante.
…Ops.
Baekhyun si
volta
circospetto, pronto a sfoderare il migliore dei suoi sorrisi e una
balla
spaziale pur di salvare la reputazione del suo bro. La luce furbetta
che scorge
nello sguardo di Oh Sehun lo induce a desistere, perché sa
che non esiste una
balla abbastanza assurda da risultare convincente, in una simile
circostanza.
Lancia un’occhiata di sottecchi a Jongin per assicurarsi che
non sia diventato
cianotico dallo shock. Fa in tempo a notare il panico farsi strada sul
suo viso
che l’altro è già fuggito via,
dimentico del pranzo, dello zaino e,
probabilmente, della propria dignità.
“Ma
che
cazzo-”mormora stupefatto, osservando la sua figura
allontanarsi ad una
velocità da cartone animato. La scena è comica a
tal punto da strappargli un
risolino involontario, isterico.
“Il
tuo
amico è un po’ timido, mi sembra di
capire” Sehun non sembra per nulla offeso
dal colossale bidone appena ricevuto. “Quando si
sarà calmato, potresti per
cortesia dirgli che lo trovo carino da morire? Questo è il
mio numero, se vuole
darmi un colpo di telefono è il benvenuto” porge a
Baekhyun un post-it rosa decorato con vezzosi cuoricini, su cui sono scribacchiate delle
cifre.
“Uh,
sicuro”
risponde in automatico.
“Grazie”
abbozza un sorriso. “Magari uno di questi giorni possiamo
trovarci in aula
studio? Farmacologia e Tossicologia II mi sta dando un sacco di
grattacapi. So
che Jongin è il migliore del corso, ma forse- se ha anche
lui qualche difficoltà-
insomma, studiando insieme verrebbe tutto più facile,
credo” suggerisce con
inaspettata timidezza.
“Vuoi
che
riferisca il messaggio?”
“Mi
faresti
un grosso favore” lo guarda come se gli avesse appena
proposto un soggiorno
gratis in un resort di lusso alle Maldive.
“S’intende che l’invito è
rivolto
anche a te, ehm…?”
“Byun
Baekhyun,
piacere di conoscerti Sehun” si stringono la mano.
“Curioso che tu sappia il
nome del mio amico, visto che non vi siete mai rivolti una parola prima
di oggi”
insinua maliziosamente.
Il rossore
che imporpora le guance del ragazzo conferma un vago sospetto che
Baekhyun in
cuor suo nutre già da tempo ma a cui, per il timore di far
illudere Jongin, non
ha osato dare voce. Si rigira il grazioso foglietto tra le dita, mentre
davanti
a lui Sehun assume l’aspetto di un peperone antropomorfo.
Etero al 100%,
come no. Bro,
mi sa che ti sei sbagliato su tutta la
linea, pensa reprimendo un sorriso da gatto sornione.
Tuttavia Jongin,
rinchiusosi a chiave in uno dei bagni e deciso a barricarcisi dentro
vita
natural durante, non può sentire le elucubrazioni
dell’amico. Sono diverse le
cose che ignora riguardo a Sehun, in effetti.
(Ma non per molto.)
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