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Autore: Kia_do87    12/06/2009    2 recensioni
Johanna Barker è stata adottata dal giudice Turpin, ma lei come si sente a vivere la sua vita rinchiusa in una stanza, quasi che il male del mondo esterno possa contaminare la sua purezza. Il suo tutore la sta nascondendo al mondo, la tiene solo per sé, sotto la sua custodia… lei è solo sua. Ma Johanna che cosa prova?
Si sente come un uccellino consapevole del fatto che mai potrà lasciare la sua gabbia. Forse però, un marinaio di nome Anthony può fare qualcosa per lei...
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima ff che scrivo in assoluto su questo film e primo capitolo (saranno due in totale) sul personaggio di Johanna Barker. In questa parte viene descritto il rapporto tra Johanna e il giudice mentre nella prossima verrà descritto il rapporto tra Johanna ed Anthony; ma cominciamo a sentire i vsotri pareri riguardo alla prima parte.
In entrambe sarà presente un pezzo della canzone "Decode" dei Paramore.
Vi prego fatemi sapere che ne pensate!




The Girl and the Judge





How can I decide what’s right
When you’re clouding up my mind?
I can’t win
You’re losing sight
All the time
Not gonna ever own what’s mine
When you’re always taking sides
But you won’t take away my pride
No, not this time
Not this time
("Decode" Paramore)





Perché l'uccellino canta?
Che cos'ha da essere così felice?
E' chiuso in gabbia proprio come me; sebbene la mia prigione non abbia sbarre alle finestre o muffa sul soffitto per me non è nient'altro che questo.
Tendaggi ricamati e mobili lavorati, non è di questo che vive la gente. La ricchezza non compra la felicità di una giovane signora.
Non ho memoria della mia infanzia, né di mia madre… il giudice Turpin nella sua immensa generosità e bontà d'animo mi accolse nella sua casa allevandomi come sua. Gli sono grata per essersi preso cura di me, ma quando lui non c'è il mio cuore non può fare a meno di odiarlo.
Le sue parole gentili mi annebbiano la mente, tanto che in sua presenza il rancore che covo nel cuore si dissolve come neve al sole.
So che il mio atteggiamento è sconveniente, nei suoi confronti dovrei provare esclusivamente sentimenti di autentico riconoscimento ed eterna devozione per avermi cresciuta come sua, evitandomi una crescita fatta di sofferenze e privazioni all'orfanotrofio locale.
Ma come posso amare colui che mi priva della mia libertà?
Per lui sono l'equivalente di una bambola di porcellana, un ricco tesoro di cui vantarsi ma che nessuno può toccare, a cui nessuno può rivolgere parola e che nessuno deve guardare.
Vorrei poter aprire la finestra e spiccare il volo, vorrei tendere le braccia al cielo ed attendere che un angelo dalle candide ali mi faccia evadere da questa prigione dorata.
Il mio orgoglio è sopito sotto un velo di piume, ma c'è, è lì che scalpita impaziente nonostante io mi imponga di tenerlo a bada.
Nonostante la mia mente sappia che il futuro non potrà essere più roseo di quanto non sia il presente, il mio cuore ancora non si è arreso e in un angolino ancora spera che la mia vita non sia tutta qui… che debba ancora cominciare da qualche altra parte e con qualcun altro.
Un giorno accadrà… il fuoco della speranza rimane acceso e verrà da me alimentato di continuo perché nonostante il presente sia avvolto da dense nubi nere, c'è sempre la speranza che il futuro venga rischiarato da un raggio di luce.


  
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