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Autore: SMes    27/06/2017    0 recensioni
Leggete "Novelle" e sarete subito coinvolti in un turbine di storie dalla trama affascinante e variegata.
Verrete trasportati dall'Antica Grecia alla leggendaria Atlantide per poi tornare al mondo terreno e ripartire per chissà dove. Leggete, cari lettori, e navigherete in un tempestoso mare di fantasia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Non ci crederete mai, ma io in una vita precedente fui un ebreo, che fuggiva dalle persecuzioni dei nazisti chiedendo ospitalità nelle case di campagna dei miei compatrioti. Vivevo in una zona campestre dell’ Ungheria con la mia famiglia: mia moglie, i nostri due bambini, lo zio Jeremia e un vecchio cane randagio che abbiamo adottato quand’era solo un cucciolo. Eravamo una famiglia timorata di Dio, vivevamo in pace con i nostri fratelli, il nostro unico peccato era quello di essere nati Ebrei. Quando ci vennero a prendere fu come se avessero bloccato il tempo per un giorno intero e cancellato i precedenti. I ricordi di una vita spazzati da uomini in divise che usavano violenza e strappavano a forza i miei bambini dal loro padre. Quel giorno io ero in campagna, a lavoro, rientrai la sera sul tardi portando con me il mio cane. Il dolore fu tale che io svenni cadendo sulla terra bruciata. Al mio risveglio Josuè, il mio meticcio, abbaiava forte e fu difficile calmarlo. Ci avviammo in città in cerca di una casa che potesse nascondermi dalle sofferenze che stavano sopportando i miei poveri bambini e il resto della mia famiglia. Nessun rifugio mi venne offerto nella mia stessa città. Gli stessi cittadini che incontravo in Chiesa, adesso mi voltavano le spalle e frettolosi mi allontanavano. Il terrore che echeggiava fra le vie era tale da aver distrutto ogni pio sentimento di bontà e carità umana. Tentai presso l’ultima casa, pregando Dio di ricevere aiuto. Mi aprì la porta un uomo alto, con folti capelli biondi, occhi azzurro ghiaccio ed una cicatrice sulla guancia destra. Indossava un ricercato completo viola a scacchi dalle maniche logorate e pantaloni che gli lasciavano scoperte due ossute caviglie. -Szia.- salutò. – Ma che bel cagnolino che hai, come si chiama?- -Giosuè, io invece, sono Mortdecai, avrei bisogno di un posto dove dormire…per un po’- -Oh Mortdecai e Giosuè, che nomi deliziosi. Prego, entrate e restate tutte il tempo che volete.- Accompagnò le sue parole con un largo gesto del braccio ed un sorriso sghembo. Francamente, avrei voluto scappare, ma quel posto era sicuramente migliore di un campo di concentramento, quindi entrai. -Oh, che sgarbato, non mi sono presentato, io sono Alfréd , e faccio l’avvocato.- L’inquietudine che si accompagnava alle sue parole era un brivido lungo la schiena. Supposi che la rima fosse casuale e mi spinsi controvoglia fino a quella che sembrava essere una cucina. -Ora vi mostro la vostra stanza, dove potrete ristorarvi in abbondanza. Potete servirvi di ogni ambiente, ma per voi la soffitta è sconveniente.- Ci fece segno di seguitargli, e salimmo al primo piano dove ci attendeva una vecchia stanza, malamente arredata, dal pavimento logoro. - Grazie mille, che Dio ti benedica!- “ E che mi aiuti” pensai. Trascorsi dei giorni alquanto tranquilli, dopo tutto avevo cibo, vestiti, sicurezza e mi era permesso avere il mio cane il quale veniva premurosamente portato a spasso da Alfrèd ogni giorno al calar della notte. Proprio in uno di questi giorni tranquilli, a cena Alfréd mi chiese :- Mortdecai, tu sei mio amico?- -Certo, come potrei non esserlo.- Risposi alquanto stranito dalla domanda. -Vuoi che ti racconti la mia storia?- insistette. -Come preferisci, però lascia che prima prenda Giosuè, così ci fa compagnia.- - Il mio amico peloso è al sicuro adesso, lascia quindi che ti racconti il mio successo.- Mi pervase una strana sensazione, mai come in quel momento desideravo andarmene scappando lontano. -Non sei l’unico che scappa da uomini cattivi, io come te sono fra i fuggitivi, scappo da loro per diversi motivi. Questi uomini cattivi erano molto eccentrici e non volevano che stessi con i miei amici. Mi portarono in una casetta per bambini, ma non mi facevano fare dei giochi carini; mi vestivano con una bianca camicia e mi rinchiudevano in una stanza sudicia. Tu mi capisci, io volevo solo stare con i miei compagni e così li rapì e li portai nei miei bagni. Preparai una grande vasca e vi gettai dentro l’esca, i miei amici corsero per acciuffarla, di gioia sentivo le loro urla e quando furono un tutt’uno volli gettarmi anch’io, ma gli uomini fermarono il mio disio. Mi posero mille domande :” cos’è quella sostanza che fonde?” Ed io rispondevo placido “ quello che fonde è l’acido, ma non abbiate timore, esso miscela i corpi con l’amore! Ora fatemici buttare, con i miei amici voglio stare.” Mi tennero prigioniero per anni, finchè non scappai dopo mille affanni. Da quel momento vivo solo, ma non proprio solo, di sopra ci sono i miei amici d’infanzia. Giocano con Giosuè.- Mi scappò un urlo di terrore puro, non sapevo cosa fosse più inquietante: la mancanza di una rima finale? No, era la storia. Anzi, era la morte del mio cane, l’ultimo membro della mia famiglia. -Tu sei mio amico, vero?- Ancora quella domanda, la risposta stavolta sarebbe stata diversa. -TU sei pazzo!- Mi arrivò qualcosa in testa e l’ultima cosa che vidi furono le scale e poi la soffitta. Mi risvegliai, per triste scherzo del destino, proprio mentre Alfrèd mi gettava nella vasca e mi seguiva. Fu un dolore accecante, poi vidi un volto familiare e un corpicino mi si strinse attorno. -Papà! Sei tornato!- Eravamo di nuovo insieme.
   
 
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