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Autore: GrimmHyai    27/06/2017    2 recensioni
Tutto si sarebbe aspettato Ace, tranne di attirare le attenzioni della ragazza che più le piaceva! Soprattutto in un momento talmente delicato della sua annata scolastica! Ma esperienze simili le ricorderà per sempre, come noi adolescenti che ormai ci allontaniamo dal palcoscenico scolastico. Un mio ricordo tramutato in fanfiction che mi ha ricordato questi due, dedicato a tutti quelli che porteranno nel cuore la loro esperienza nelle strutture istitutive.
Grazie per la lettura, spero vi aggradi!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jewelry Bonney, Portuguese D. Ace
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era una delle partite più importanti tra accademie.
Talmente importanti da far mobilitare quasi tutti i ragazzi del campus per assisterla, non riuscivo neanche a descrivere l'emozione di quel momento, ogni cosa andava mischiandosi: ansia, adrenalina, paura, impazienza, determinazione e chi più ne aveva più ne metteva.
La sera prima ci dammo alla pazza gioia, certo, poteva sembrare strano! Chi prima di un evento importante festeggiava? Era altamente insensato prediligere il divertimento al riposo, ma -dopotutto- eravamo giovani ed ingenui, ci volevamo concedere solo ciò che ci spettava di diritto.
Godere appieno dell'età che avevamo, non lasciar sfuggire alcun dettaglio alle nostre menti immature ed affamate d'emozioni e nuove esperienze.
Doveva essere tutto perfetto, dovevano essere i nostri giorni migliori! Anche perché ci saremmo diplomati a breve, e nessuno di quei preziosi secondi sarebbe tornato più indietro.
I professori parevano più ansiosi di noi, arrivati in hotel si rifugiarono nelle loro camere come tartarughe impaurite, caspita! Se uno tentava di distogliere le attenzioni ci pensavano loro a rimetterti con la paura addosso.
In ogni caso, l'intero piano dell'albergo era diventato ormai nostro, le stanze -disposte in modo parallelo- erano ormai accessibili a chiunque, come se quel luogo fosse diventato un'immensa casa pregna di schifezze, musica e drink.
Non pareva piú la vigilia di un evento sportivo, tra chiacchiere, video al PC e giochi lussuriosi pareva più una commedia americana! L'alcool iniziò poco a poco a salire fino al cervello, non al punto da essere ubriaco, ma poco ci mancava. Ed ovviamente non ero l'unico.
Ad un tratto, Lei mi prese per il polso, aveva bevuto un po' di più e si notava, oltre al fatto che notai anche il sorrisetto delle compagne mentre guardavano la scena.
Quella chioma rosea, la pelle candida e le curve sinuose fomentate da una piccola t-shirt ed un pantaloncino in jeans... Miei Kami, cosa poteva essere!
Io non mi opposi, anzi, la lasciai fare, d'altronde mi era sempre piaciuta. Mi attraeva fisicamente come una calamita; mi attraeva il profumo della sua chioma, il taglio di quegli occhi graziosi e quella statura piccolina.
Mi persi in troppi dettagli, accorgendomi -in un secondo momento- che ci eravamo appartati in una delle tante stanze, chiudendo porta e luci.
Una risata di imbarazzo tirava l'altra e poi, beh, il resto era anche troppo facile immaginarlo!
Il mio corpo sul suo e viceversa, in una danza passionale adornata da baci e carezze, nulla sfociava nel volgare ed io lo trovavo pressoché perfetto!

Mi domandai se fosse stato un sogno o una felice realtà. Se magari mi ero immaginato tutto o s'era stato semplicemente l'alcool! Cercai di capirlo fin quando non focalizzai le attenzioni sulla partita.
Quel rumore dei tacchetti contro le piastrelle mi fece entrare nella completa fase agonistica, eravamo usciti dagli spogliatoi, mancava poco per giungere nel campo fin quando il capitano non decise di raccoglierci in un abbraccio, caricandoci con frasi e boati da guerra atti a conferire la giusta carica.
C'eravamo quasi! In quel rettangolo di gioco dove si sarebbe deciso tutto, ma Lei mi fermò ancora. Ormai non eravamo più succubi dell'alcool e... Si! Ancora una volta mi resi conto di quanto cazzo poteva essere bella!

- Ehi, come stai? -
Mi chiese con un filo di timore ed imbarazzo.
- Beh, puoi immaginare. -
Risposi ovviamente, non facendo riferimento solo al match, ma lo aveva ben capito. Di rimando, portai la mano a grattarmi la nuca in un tic nevrotico.
- Già. Comunque volevo dirti che ieri sera mi è piaciuto molto, anzi, tu mi sei sempre piaciuto. -
Forse non era il momento più adatto! Perché proprio lí!? Perché doveva farmi tremare come una foglia? Mentre mi ponevo tutte le domande possibili, Jew continuò.
- Vorrei stare con te ma...-
Non le diedi neanche il tempo di perpetuare il discorso, dovevo esprimermi e in quel momento nulla mi avrebbe frenato!
- Mi sei sempre piaciuta anche tu, ancora non realizzo bene. Troppe cose messe assieme e non mi sembra neanche vero. Si, per favore rimanimi vicino! -
Sentivo le sue dita accarezzarmi l'addome, il sorriso di una persona immensamente felice, e poi un bacio che aspettava solo di unire le nostre labbra. Non ricordavo nulla di talmente morbido ed ammaliante al contempo.
Ma dovetti staccarmi, il perché era abbastanza plausibile.
- Devi andare, fra poco inizia la partita. Come ti senti? -
- Con te affianco li distruggo. -

Mentre mi allontanavo non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

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