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Autore: NoSmiles    28/06/2017    1 recensioni
Sarebbe potuto arrivare l’amore della mia vita che nemmeno me ne sarei accorta, rimanevo ore ogni volta ad innamorarmi degli acquazzoni.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Non mi piacevano i capelli biondi.
Il giallo in generale.
Non mi piaceva nemmeno il sole.


Mi ero seduta sotto il diluvio, un giorno non molto distante dal punto in cui sono ora, sulla linea temporale. Odiavo il fatto che fosse percorribile in un verso solo, avrei almeno voluto cambiare un paio di cose sbagliate vissute o vissute troppo poco.
Dicevo, sotto la pioggia incessante che mi pungeva le braccia nude, avevo pensato che tutto sommato la vita non fosse così male, avevo anche riso e pensato che sarebbe potuta accadere qualunque cosa.
Sarebbe potuto passare un treno dove non c’erano binari, di sicuro ci sarei salita, giusto perché sono sempre stata malata di curiosità e malata di occhi verdi e muri intonacati di fresco e parchi immensi.
Ci ero stata in qualche parco grosso come una piccola città, avevo vissuto giornate di afa e allergia, però alla fine aveva sempre iniziato a piovere.
Sarebbe potuto arrivare l’amore della mia vita che nemmeno me ne sarei accorta, rimanevo ore ogni volta ad innamorarmi degli acquazzoni.
 
E ti ripetevo “Sii sveglio” come se importasse qualcosa al mondo del mio parere, perché tu non eri capace a vivere e io lo ero fin troppo e faceva parte dei motivi per cui ti trovavo così drasticamente interessante, oltre al fatto che entrambi fossimo amanti degli avverbi. E odiavamo le persone.
Io ero pagata per odiare circa 6 ore al giorno le persone, mi veniva naturale detestarle, perché loro adoravano essere detestabili.
Avevo sentito che calcolare le probabilità che un evento accadesse aiutava a vivere meglio, lo facevo da quasi tutta la mia vita, ma non mi aveva mai aiutato, perché mascheravo il mio pessimismo da realismo e cantavo.
 
Era stato il giorno della pioggia ticchettante che avevo scoperto di poter ancora amare la mia vita e la mia pancia e il colore dei miei occhi e le fossette sulle mie guance. Lui mi aveva guardato e mi aveva raccontato la storia di quanto fossi bella e avevo riso. Era stato tutto terribilmente frainteso e aveva baciato il mio avambraccio qualche migliaio di volte fino a farmi male, avevo riso ancora di più, se possibile, aveva pensato fossi sotto effetto di qualche strana droga e mi aveva aiutato a ripulirmi il cervello contando insieme a me lo scorrere dei minuti fissando un orologio rotto.
Inutile dire che eravamo rimasti lì almeno un paio di vite.
 
Ti domandavo ogni cosa mi passasse per la mente e mi rispondevi sempre senza domandarmi nulla, era così bello esplorare la tua mente così sotto effetto di allucinogeni naturalmente prodotti dal tuo udito e dalla tua vista, gli altri sensi non erano poi così interessanti.
Avevamo dipinto un muro di verde insieme e ci eravamo incollati sopra per fingere di stare ancora sdraiati su un manto di erba umida a causa del diluvio, avevamo sperato che ci piovesse in testa per schiarirci le idee riguardanti il perché esistessimo e vivessimo e cosa sarebbe successo durante la nostra morte e dopo e se esistesse un non esistere e se avremmo potuto avvertirlo in qualche modo.
Ero sempre stanchissima perché la mia testa costruiva conversazioni impegnative anche quando non ne avevo bisogno, le più difficili rimanevano quelle tra me e la sottoscritta ovviamente, perché avrei potuto evitare che accadessero più della metà degli episodi spiacevoli.
Come innamorarmi.
 
Mi era piovuto così tanto in testa che alla fine avevo ottenuto un lavaggio del cervello notevole, avevo iniziato a pensare che le foglie stessero suonando una qualche melodia e che da lì a breve sarebbe accaduto qualche evento importante, come una rivoluzione.
Qualcosa alla fine era successo, inaspettatamente senz’altro.
Non a me.
Il parco si era allagato e tu avevi finto di annegare, immergendoti alla ricerca di ciglia stupide e lunghissime e io avevo pianto così tanto da disidratarmi e far innalzare ulteriormente il livello dell’acqua e lui aveva continuato a baciarmi fino a lacerarmi la pelle per farmi sentire di meno il dolore.
Tu avevi trovato quelle ciglia, avevi trovato delle braccia e degli zigomi e una fronte e tantissime altre cose.
Io ti avevo cercato anche se non sapevo nuotare.
 
Ero tornata a sdraiarmi sull’erba da sola quando il lago si era ritirato, ma tu eri sparito.
  
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