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Autore: FatSalad    28/06/2017    5 recensioni
Spartaco è giovane, bello, spiritoso, laureato, con un contratto a tempo indeterminato e con un “superpotere”: quello di far cadere ai suoi piedi qualsiasi donna senza fare assolutamente niente.
Il rovescio della medaglia di una capacità del genere, però, è che Spartaco è incapace di costruire rapporti di amicizia con le ragazze e, soprattutto, quando si scoprirà completamente e perdutamente innamorato si renderà conto di una cosa: non ha assolutamente idea di come si conquista una donna.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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Presto o tardi Spartaco aveva dovuto informare anche sua sorella Giulia che si era lasciato con Barbara. Sul momento la ragazza l'aveva ascoltato con aria sconsolata, ma, passata la prima ora di rispettosi sguardi dispiaciuti, non si era più fatta remore nel fargli sapere quanto Barbara non le fosse mai piaciuta, arrivando perfino a dire che “Di tutte le ragazze che hai avuto - e sapevano entrambi che non erano poche - direi che Barbara era decisamente la peggiore!”.
Detto dalla sua amabile, buona, dolce sorellina quel giudizio suonava terribilmente crudele e spaventosamente affidabile.
Successivamente, Spartaco aveva dovuto fare i conti con le conseguenze più pragmatiche della rottura: le vacanze estive, in primo luogo. Aveva disdetto il prima possibile il viaggio che avevano progettato, o meglio, il viaggio che Barbara aveva progettato, costringendo Spartaco ad approvarlo in ogni dettaglio.
Stava cercando delle informazioni su internet con lo smartphone, quando si sentì chiamare da Michele. Lo stava aspettando al tavolino di un pub, poiché gli aveva detto che a causa di un imprevisto avrebbe ritardato.
«Sei da solo?» chiese Michele, sorpreso.
«Sì, Elena ha scritto un messaggio dicendo che farà tardi, non hai letto?»
«No. - Ammise Michele in un mormorio, tirando subito fuori dalla tasca il cellulare per controllare quanto detto dall'amico. - Allora siamo solo noi, dato che Gabriele si è sentito male.»
Spartaco aspettò che l'amico si fosse seduto e avesse ordinato la sua birra e un hamburger giusto perché erano le ventidue e quindici e aveva un certo languorino.
L'attaccante aveva notato che Spartaco era intento a progettare da capo le vacanze e mentre aspettava l'arrivo del suo spuntino serale chiese allegro:
«Allora cosa farai? Dove andrai in vacanza?»
Per fortuna non era un ragazzo permaloso e il modo in cui Spartaco l'aveva trattato pochi giorni prima gli era scivolato addosso come l'acqua piovana. Spartaco a volte si chiedeva come facesse ad essere amico di un tipo così superficiale, altre volte lo ringraziava proprio per quel suo tratto spensierato e il carattere che non portava mai rancore. Forse poi Michele si era reso conto di essersi meritato quel trattamento, quella sera.
«Ancora non lo so, mi sto mettendo d'accordo con Giovanni, vediamo se troviamo qualche posto all'ultimo minuto per andare una settimana in campeggio.»
«La vacanza dei due scapoli d'oro... quasi quasi vi invidio!»
«Scapoli d'oro?»
«In campeggio, poi... già mi immagino il via vai di ragazze che ci sarà nella vostra tenda!»
«Scapoli d'oro?»
Spartaco scandì le parole e Michele capì dal suo sguardo sbieco che forse non aveva gradito le sue parole.
«Ehi, non ti offendere, Spartano, credevo di farti un complimento con la storia delle ragazze, anche se ho esagerato parlando di “via vai”...»
“Che coglione!” fu l'unica cosa che riuscì a pensare il moro.
«Ho ventisei anni, mica quarantasei!» tentò di difendersi.
«Hai ragione, hai ragione, ma io ne ho meno e il ventisei è più di un quarto di secolo. Insomma, a un certo punto devi anche guardare in faccia la realtà...»
«Vieni qua, brutto stronzo moccioso! Ti faccio smettere io di parlare come se avessi un piede nella fossa!»
Michele si allontanò dall'amico che aveva tentato di afferrarlo per servirgli una delle sue proverbiali manate e alzandosi dal posto ne approfittò per andare a reclamare il proprio panino.
«E dai, non te la prendere, che anche se non ci sarà il via vai qualche tipa la rimorchiate di sicuro!» aggiunse comprensivo, inclinando il capo nella sua direzione.
“Sto davvero invecchiando” pensò Spartaco, ricordando che se avesse avuto qualche anno in meno si sarebbe messo a correre dietro a Michele per fargli rimpiangere quell'offesa al proprio onore.
“Ma per fortuna la vecchiaia porta esperienza e l'esperienza aguzza l'astuzia... e l'astuzia insegna la pazienza” si disse sorridendo compiaciuto quando gli venne un'idea.
Attese tranquillo il ritorno di Michele al tavolo, che arrivò con un hamburger gigante in mano, tutto soddisfatto della propria scelta.
La posizione era strategica e mentre Spartaco aveva la completa visuale sull'ingresso, Michele di fronte a lui non poteva vedere chi entrava o usciva senza voltarsi.
«Allora, Carli, tu quando ti deciderai a far cessare il via vai e provarci con la ragazza che ti interessa veramente?» chiese Spartaco con nonchalance, sorseggiando la sua birra e meditando la propria vendetta.
Michele non interruppe il morso con cui stava aggredendo avidamente il panino, ma all'amico sembrò di vederlo masticare più lentamente.
Michele non era esattamente un bel ragazzo. Aveva un fisico asciutto e allenato, naturalmente, ma il suo viso non era propriamente armonioso ed aveva un che di stupido, con quel naso schiacciato al centro della faccia e un neo in mezzo alla fronte che faceva apparire i suoi occhi più vicini di quanto in realtà non fossero. Eppure aveva un discreto successo col gentil sesso. Le ragazze si lasciavano affascinare dai suoi modi ipersocievoli e dalla galanteria un po' affettata da PR, dalle sue battute pronte e dalla risata contagiosa. Quando Spartaco l'aveva conosciuto meglio e aveva notato il fatto gli era tornata in mente la frase che aveva letto per caso sulla maglietta di uno sconosciuto “Se puoi far ridere una donna puoi farle fare qualsiasi cosa”. Non ricordava chi fosse l'autore dell'aforisma, ma su Michele avrebbe calzato a pennello.
«Non mi interessa nessuna in particolare, basta che sia bona!» scherzò l'attaccante con la bocca ancora piena e fu tanto convincente che Spartaco ebbe paura di aver preso un abbaglio.
«Ah, quindi non ti piace Elena?» chiese sorpreso.
D'altra parte non avevano mai affrontato apertamente l'argomento e non poteva averne la certezza, il suo era poco più di un sospetto.
Michele scrollò le spalle.
«Allora posso provarci io dato che il mare è pieno di pesci?» citò, tenendo d'occhio le reazioni dell'altro.
«Fai come ti pare...»
«Mica ti sto chiedendo il permesso! Si fa parlare: bona è bona, c'ha due tette che...»
«...basta che non fai lo stronzo con lei.»
Spartaco bloccò a mezz'aria le mani con cui stava gesticolando per aiutarsi ad esprimere il concetto del seno di Elena e incrociò le braccia al petto. Il tono dell'amico d'improvviso si era fatto mortalmente serio.
«Io non faccio mai lo stronzo, lo sai.» ribattè calmo.
Michele abbassò lo sguardo sul proprio piatto e riprese ad azzannare il pane innocente, sentendosi in qualche modo sotto accusa.
«L'unica incognita è se adesso stia uscendo con qualcuno, tu ne sai qualcosa?» continuò Spartaco.
Ormai non era più una questione di vendetta.
Michele scosse il capo, negando.
«Oh-oh, è arrivata! - esclamò ad un tratto Spartaco con aria insolitamente greve rivolto verso l'ingresso - No! Non ti girare! È insieme ad un uomo.»
Vide Michele irrigidirsi sul posto e seguire il consiglio.
«Un uomo? Cioè è un vecchio? Io vorrei sapere che tipo di traumi abbia avuto da bambina per trovarsi sempre dei vecchi bavosi!» borbottò, irritato e preoccupato.
«Ma no, non è vecchio, ho detto un uomo nel senso di un ragazzo...»
«Che tipo è?»
«Non saprei, non l'ho ancora visto bene, è girato di lato, ma tranquillo, sarà sicuramente un tipo con la buzzetta da birra, vestito da cretino... Uh-oh... si è voltato: altro che buzzetta da birra! Ha il fisico da personal trainer!»
«Tsk! Che gusti che ha quella! Voglio dire, non che mi importi, è solo che...»
«Zitto! Stanno venendo da questa parte!»
Michele ammutolì.
«Ciao ragazzi!» disse con la solita voce squillante Elena e allora Michele si decise a voltarsi, mantenendo un'espressione di finto disinteresse.
«Ciao... - disse cercando con gli occhi dietro di lei - Sei da sola?»
«E con chi dovrei essere?»
«No, dicevo così...» disse Michele guardando di sottecchi Spartaco che beveva un sorso di birra come se niente fosse.
L'ilarità era ben nascosta negli occhi del moro, insieme ad una buona dose di compiacimento. D'altra parte era quello che faceva sempre Spartaco: vinceva.
Elena era amica di Michele da tempo e anche se il ragazzo non l'aveva mai ammesso esplicitamente era chiaro che si preoccupasse e ci tenesse molto a lei. Elena era anche una delle prime persone con cui Spartaco aveva legato da quando aveva cominciato ad uscire con il gruppo di amici del compagno di squadra. Le origini argentine le avevano dato, oltre alla carnagione olivastra e un bel paio di gambe allenate a ballare, un carattere forte e indipendente, per cui era facile discutere con lei, sia in senso buono che in senso negativo.
«Ti monopolizzava - commentò quando apprese che Spartaco aveva lasciato Barbara – e certo che un po' di gelosia è d'obbligo, ma troppa non ti lascia vivere.»
Spartaco la squadrò, perplesso.
«Si può sapere perché mi dite tutte queste cose solo adesso che ci siamo lasciati?» chiese risentito.
«Chi altri te l'ha detto?»
«Mia sorella e il mio migliore amico mi hanno detto cose del genere, anche se hanno usato parole diverse.»
Elena sorseggiò il cocktail che aveva ordinato, prendendo tempo probabilmente per scegliere le parole più giuste da dire in quel momento.
«Non ti ho mai nascosto che non andavamo particolarmente d'accordo – esordì – ma sono cose difficili da dire, soprattutto ad un ragazzo innamorato. Anche se tu non sembri il tipo che si piange addosso e avrà problemi a trovare una nuova ragazza con cui uscire.»
Spartaco rimuginò un po' su quelle parole, poi decise che non era il momento per le riflessioni profonde e fece un mezzo sorriso che dichiarava “questione chiusa”.
«E tu?» chiese ad alta voce in modo che anche Michele fosse costretto ad udire ogni sillaba ed essere incluso nella conversazione.
«Io, se tu fossi meno mammone, ci uscirei con te, ma mi sembra di aver capito che tutti gli italiani sono attaccati alla gonna della mamma!»
Spartaco rise, per niente offeso dall'ultima affermazione della ragazza. Michele invece grugnì ed Elena lo osservò di sottecchi, ben sapendo che era sensibile all'argomento mamma, poiché era stato cresciuto da una madre single.
«Mi dispiace, Elena, ma credo che tra di noi non funzionerebbe, ma non è quello che ti stavo chiedendo. La mia domanda era: come va a uomini?»
Elena scrollò le spalle.
«Non ho voglia di impegnarmi, adesso. Dopo che ho scoperto che l'ultimo con cui ho avuto una relazione era un padre di famiglia... quello stronzo!»
Michele sbuffò.
«E tu non mi prendere per i fondelli!» lo ammonì lei stizzita, puntandogli un dito contro.
«Io?! Non ho detto nulla!»
Si giustificò Michele sgranando gli occhi e alzando i palmi, ma era così palese che l'ultimo partner dell'amica non gli fosse mai piaciuto, che Spartaco non si stupì di sentirli cominciare un battibecco.
«Non voglio commentare i tuoi gusti in fatto di uomini, guarda.»
«Che ne vuoi sapere dei miei gusti?!»
«Ho visto con che cretini uscivi alle superiori.»
«Non ti permetto di criticarmi! Certo per te una vale l'altra, basta che respiri!»
«Io non ho mai detto “basta che respiri”!»
«A lei non dice “morto un papa se ne fa un altro”...» borbottò tra sé Spartaco mentre distoglieva lo sguardo dai due litiganti e dopo un sorso di birra si guardava intorno.
Si ricordò che in quello stesso pub era avvenuto l'incontro disastroso e il confronto tra Barbara e Camilla non appena vide quest'ultima entrare dalla porta d'ingresso insieme ad un paio di amiche. Forse era un luogo su cui pendeva una maledizione di discordia, chi poteva dirlo?
Seguì con lo sguardo la commessa che si sistemava una canotta troppo scollata e troppo stretta per le sue forme, notò che aveva cambiato taglio di capelli e poi, come se avesse sentito i suoi occhi addosso, la vide alzare il capo e incrociare il suo sguardo.
Per un attimo rimasero immobili a fissarsi, poi lei si riscosse e richiamò le sue amiche facendo loro cenno di uscire dal pub. Era bastato quel breve sguardo, però, a far tornare in mente a Spartaco tanti frammenti di conversazioni, tanti dettagli, come dei flash.
...probabilmente è una nerd obesa che piange ogni volta che ti sente nominare il sesso perché nessuno se la fila...
...Perché mai avresti dovuto stare dietro ad una ragazza che porta una taglia superiore alla 40?!...
...Mi dispiace. Non ce l'ho fatta...
...Corto... perdonami...
Lasciò disordinatamente il tavolino, senza curarsi degli amici che gli chiedevano se fosse tutto a posto e si precipitò fuori dal locale, rincorrendo la ragazza.
«Cami! Camilla! Fermati!» gridò una volta uscito, notando che la ragazza si stava allontanando in fretta insieme alle amiche.
Continuò a chiamare il suo nome e finalmente la ragazza si fermò e fece un gesto alle altre, che subito si allontanarono, andando probabilmente a recuperare l'auto parcheggiata.
«Che vuoi?» chiese Camilla sanza gentilezza non appena Spartaco fu abbastanza vicino a lei.
Lui però non si fermò, la raggiunse e la prese per le spalle scoperte, violando con quel contatto fisico una distanza che non aveva mai oltrepassato e lasciandola sbigottita. La guardò negli occhi sgranati, scrutò le sue guance che si colorivano e pensò “Forse ho ragione”.
«Sei tu?» chiese serio e impaziente, le mani salde sulle sue spalle tonde, il suo fiato che si scontrava quasi sul volto pieno della ragazza.
«I-io? Sono io? Cos... che vuoi dire?»
Probabilmente aveva captato l'urgenza nella sua voce.
«Kilowatt, sei tu?» chiarì, ma la vide annaspare, confusa più che mai.
«Non sei tu?»
Lo sguardo di Spartaco si fece più insicuro, le sue mani lasciarono la presa e scivolarono dalle spalle della ragazza. Il moro indietreggiò di un passo e abbassò lo sguardo sui propri piedi per cercare le parole più adatte da dire.
«Se sei tu dimmelo, non ora se non vuoi, ma quando vorrai devi dirmelo, per favore. Se non sei tu... allora scusami.»
Dato che era rimasta muta per tanto tempo, Spartaco alzò lo sguardo su Camilla e la trovò con la bocca semiaperta e lo sguardo fisso nel vuoto.
«Come stai?» chiese allora, dopo essersi schiarito la gola.
«Uhm.» rispose lei, senza distogliere lo sguardo da dove si era incantato.
«Bene, allora... io vado. Buonanotte.»
Detto questo si voltò e fece per tornare dentro al pub.
«Ehi, che le hai fatto?»
Sentì che gridava una voce dietro di sé dopo che era avanzato di qualche passo. Allora si voltò e vide che le sue amiche avevano raggiunto Camilla, una era scesa dall'auto e la scuoteva per un braccio. Capì che quella domanda era rivolta a lui quando vide che la commessa era rimasta nella stessa identica posizione in cui l'aveva lasciata, con la testa inclinata e lo sguardo vacuo.
“Dopo tutto, forse non è lei” pensò, mentre l'amica di Camilla le diceva qualcosa come: «Respira, Cami, respira...».
«Ma che gli fai, alle donne?!»
Si sentì dire dalla voce troppo alta e divertita di Michele che aveva assistito all'ultima parte della scena dalla porta del locale, insieme ad Elena. Probabilmente lo avevano seguito preoccupati dal modo in cui era corso fuori. Michele si era appoggiato allo stipite a braccia conserte e dal sorrisetto stampato sul suo volto doveva aver gradito molto lo spettacolo.
«Taci, segaiolo!»
«Quasi quasi mi ricredo: forse in quella tenda potresti avere davvero un via vai di tipe...»
«Sì, io e Giova facciamo sempre delle grandi orgie, contento?»
«Ah. E dove hai detto che andate in campeggio?»
«Carli, certe volte mi disgusti...»




Qualche giorno prima, 13 giugno, ore 21:18
- Kilo, dimmi la verità: perché non hai voluto incontrarmi?
- Perché ho avuto paura.




Il mio angolino:
Gestire Giulia in Whatsapp Love era molto più semplice: introversa, poche conoscenze... Spartco è troppo socievole, devo scrivere dialoghi su dialoghi! Argh!
FatSalad
   
 
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