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Autore: cowslipkkoch_    28/06/2017    1 recensioni
(...) l’incubo di non assistere alla nascita del proprio figlio e soprattutto primo genito, era ciò che tutti temevano di più quando sapevano di avere la dolce metà a poche settimane dal parto. Lui, a 238 chilometri di distanza dalla città in cui viveva e, quindi, dall’ospedale in cui Jongdae momentaneamente si stava dirigendo, stava vivendo quell’incubo.
(SuChen)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chen, Chen, Suho, Suho
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Baby problem

 







“Jongdae è in travaglio”.

Una semplice frase detta a inizio chiamata, sputata come se fosse qualcosa che poteva accadere tutti i giorni, priva di ciao. Una semplice frase che in pochi secondi aveva scatenato dentro il corpo di Joonmyun un’immensa agitazione, tale da fargli dimenticare come si respirava correttamente o come si manteneva la calma, senza andare a provocare guai; l’incubo di non assistere alla nascita del proprio figlio e soprattutto primo genito, era ciò che tutti temevano di più quando sapevano di avere la dolce metà a poche settimane dal parto. Lui, a 238 chilometri di distanza dalla città in cui viveva e, quindi, dall’ospedale in cui Jongdae momentaneamente si stava dirigendo, stava vivendo quell’incubo.

Joonmyun avrebbe dovuto prevedere che partire per un viaggio di lavoro in quei giorni non era una buona idea, e già si poteva reputare fortunato se non era partito per un altro stato, ma si era spostato di città.

“Sicuro di voler andare?”, gli aveva pure chiesto Jongdae la stessa sera, quando gli annunciò che avrebbe dovuto recarsi a Daegu per quattro giorni. In fondo, non sembrava così rischioso. Difatti, quante probabilità c’erano che il minore dovesse partorire proprio in uno di questi quattro giorni? Tante, a quanto pare.

Da un certo lato era una fortuna che il viaggio per raggiungerlo durasse solo due ore, prendendo un aereo per Gimpo e poi un taxi per Seoul, ma allo stesso tempo era una grandissima sfortuna. Due ore volevano dire che non sarebbe mai stato lì, e da quel momento si sarebbe dovuto godere l’attimo solo grazie a un video – sempre se la suocera si fosse mai ricordata di fare il video, e lì sarebbe stata colpa sua se il neo-padre non poteva godersi un minimo la nascita.

Con la fortuna che fosse mercoledì sera, dopo due ore e qualche minuto Joonmyun riuscì a raggiungere l’ospedale e in poco tempo fu al piano giusto, vicino alla stanza, dove ora Jongdae riposava.

“Jongdae sta bene”, annunciò subito la madre di quest’ultimo con un sorriso smagliante impresso sul volto.

“E il bimbo?”, domandò subito, senza nemmeno lasciare il tempo a qualsiasi altra persona presente di parlare.

“Perché non vai a vedere tu di persona?”, a quel punto fu Jongdeok a parlare e un’infermiera subito si avvicinò, così da portare il neogenitore.

Poche volte l’uomo si era immaginato davanti alla nursery, con gli occhi che, lucidi, osservavano quello che era suo figlio. Se l’era immaginato poche volte poiché pensava di esserci nel momento in cui sarebbe nato, ma in quel momento poteva dire che l’immaginazione non rendeva giustizia alla realtà, seppur non fosse andata come voleva. Alla fine il compagno l’aveva chiamato proprio come desiderava il più grande, Daeul – e ne era sorpreso, poiché si era aspettato che lo chiamasse Taeil, come voleva lui, in un momento come quello dove era solo e ne poteva trarre vantaggio –, e dire che gli somigliava era poco. Era come vedere Jongdae da neonato, al caldo in un fagottino verde.

“Alla fine l’hai fatta”, la voce calma di Jongdae lo risvegliò dal suo lago di pensieri e subito si mise al suo fianco, stringendo l’asta del flebo, “Temevo di non vederti entro domani”.

“Scusami”, fiatò velocemente il secondo, schioccando poi un bacio contro la guancia altrui, “Ce l’hai fatta da solo, sono orgoglioso di te; alla fine l’hai chiamato Daeul, hm?”.

“Era il minimo che potessi fare, ho pure convinto mia madre a fare il video – trova un modo per farti perdonare”.

“Gli diamo già un fratellino?”, ironizzò con una piccola risata ma tutto ciò che ricevette, come risposta, fu un leggero pugno sul braccio. A Jongdae scappò una leggera risata, non riuscendo più a trattenersi, e non ci voleva molto per capire che, sotto sotto, il compagno era stato già perdonato solo presentandosi così velocemente, per quanto poté.

“Sono felice che tu sia qui”, confessò, poggiando il capo contro la spalla di Joonmyun e guardando oltre la vetrata, puntando gli occhi sul piccolo Daeul.






brevissima one-shot scritta in mezz'ora o poco più, dopo aver ironizzato su Joonmyun e Jongdae, che in questa foto sembrano due genitori alla vista del loro bimbo appena nato.

  
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