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Autore: mononokehime    28/06/2017    1 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Come avevo previsto, una lucida Audi nera era parcheggiata di fronte all'ingresso.
L'autista, un bell'uomo in giacca e cravatta dai corti capelli castani, si inchinò leggermente quando mi vide arrivare.
«Salve, signorina Elizabeth. È pronta per partire?»
«Sì James, grazie. Possiamo partire subito»
I film non mentono mai, in qualche modo tutti gli autisti personali si chiamano James.
Salii nell'auto e mi accomodai sul sedile posteriore rivestito in pelle. Sentii il rombo del motore propagarsi per i sedili mentre James metteva in moto e chiusi gli occhi.
Entro poche ore avrei potuto di nuovo respirare l'aria lievemente salmastra della costa meridionale, mescolata al secco profumo calcareo delle mie scogliere.
James non disse una parola per tutto il viaggio, da perfetto autista inglese. Mi piaceva la sua compagnia, era tutt'altro che complimentoso e adulatore. Faceva il suo lavoro in modo impeccabile, con devozione e rigore, dicendo appena una manciata di parole ogni giorno.
Mi ci trovavo a mio agio, nonostante fosse completamente diverso da Harry.
Sorrisi tra me e me, scuotendo la testa.
In qualche modo riesco sempre a pensare a lui, eh?
Era così facile riportare alla mente il suo sorriso, che gli disegnava un paio di fossette sulle guance – quella sinistra era decisamente più marcata – ed illuminava i begli occhi verdi.
Mi addormentai così, ripensando alla figura di Harry che rideva, cullata dal sordo rombo del motore mentre ogni secondo mi avvicinava di più a Dover.
 
***
 
«Signorina Elizabeth, siamo arrivati»
La voce di James mi fece aprire gli occhi e mi guardai intorno. Il sole era tramontato da poco, e dal finestrino riconobbi il profilo della mia casa.
Sono a Dover. Sono a casa.
Questa consapevolezza dissipò del tutto il mio torpore e scesi dall'auto sgranchendomi braccia e gambe.
Recuperai lo zaino e ringraziai James, che mi rispose solo con un cenno prima di entrare in auto e ripartire alla volta di Rangemore Hall.
Aprii il cancelletto per poi percorrere i pochi metri che mi separavano dalla porta d'ingresso e suonai il campanello.
Venne ad aprirmi mamma, che subito si lasciò andare ad un urletto eccitato abbracciandomi stretta. Sorrisi ed alzai gli occhi al cielo mentre ricambiavo l'abbraccio. Mamma era ancora esuberante come la ricordavo, e forse anche di più.
Sembrano passati mesi dall'ultima volta che sono stata qui.
«Lizzie, tesoro! Come stai? Com'è andato il viaggio? Entra, ho giusto finito di preparare la cena»
«Tutto bene, grazie. O almeno, suppongo che il viaggio sia andato bene; mi sono addormentata all'istante e James mi ha svegliata solo davanti a casa» confessai mentre seguivo mia madre in cucina.
La sentii ridacchiare ma non vi feci caso, perché mi era arrivato un messaggio.
 

E così tu pensavi di venire qui senza dire nulla a nessuno? Questa me la segno, Elizabeth Jane Thompson. Comunque alle 22 in punto sarò a casa tua; inizia a pensare ad un modo per farti perdonare.
Liam

 
Restai di stucco quando lessi il messaggio.
Liam era il mio migliore amico da sempre; abitava nella casa di fianco alla mia, da piccoli eravamo praticamente inseparabili. Crescendo avevamo continuato ad essere molto legati, non c'era un giorno in cui non ci vedessimo o sentissimo per telefono per raccontarci anche i dettagli più insignificanti delle nostre giornate. Era stata dura separarmi da lui quando mi ero trasferita a Rangemore Hall; all'inizio Liam l'aveva presa quasi come un abbandono, ma poi aveva riconosciuto la sua immaturità e mi aveva assicurato che se avessi avuto voglia di scappare via lui mi avrebbe accolta a braccia aperte.
Mi mancava moltissimo, da quando me ne ero andata da Dover non ci sentivamo nemmeno più granché. Non ne ero sicura, ma sospettavo che sotto sotto fosse ancora ferito dal fatto che avessi deciso di lasciare tutto per andare a vivere con Louis. Avevo tentato di spiegargli la situazione, ma lui aveva solo fatto buon viso a cattivo gioco senza essere realmente persuaso del fatto che io non volessi affatto andarmene.
Gli avevo tenuto segreto il mio ritorno per fargli una sorpresa, ma allora come faceva a saperlo? L'unica persona a cui l'avevo detto era mamma, quello stesso pomeriggio, quando le avevo telefonato.
Un momento...
«Mamma! Hai detto tu a Liam che sarei tornata per il weekend?»
Lei mi guardò con aria colpevole.
«Ecco... Diciamo che potrei aver incontrato Karen dopo la tua chiamata, e potrebbe essermi sfuggito il fatto che saresti arrivata» ammise alla fine.
Sospirai alzando gli occhi al cielo.
Karen Payne era la madre di Liam; lei e mamma si erano conosciute in quanto vicine di casa quando i Payne si erano trasferiti a Dover da Wolverhampton, nella contea di West Midlands. All'epoca Liam aveva tre anni; aveva diversi problemi respiratori, tra cui una brutta asma, ragion per cui il suo medico aveva consigliato di allontanarlo dallo smog di West Midlands – una delle zone più urbanizzate di tutta la Gran Bretagna – in favore di un clima marittimo, che avrebbe giovato ai suoi polmoni. Geoff e Karen Payne avevano optato per la periferia di Dover: una zona tranquilla ad un paio di miglia dalle scogliere dove il piccolo Liam avrebbe potuto beneficiare della salutare aria di mare, un vero toccasana per i suoi polmoni delicati.
La soluzione adottata aveva dato i suoi frutti; la salute di Liam era migliorata anno dopo anno ed era diventato forte come un torello, a dieci anni aveva anche iniziato a fare sport. Amava soprattutto correre: da quando aveva quindici anni andava ogni mattina alle scogliere a fare jogging e talvolta riusciva a trascinarvi anche me. Diceva che correre lungo la costa all'alba, accompagnato dal suono delle onde che si infrangevano contro i pallidi bastioni calcarei, gli regalava una sensazione di libertà che nient'altro gli dava.
Liam amava profondamente Dover; era il luogo che gli aveva permesso di crescere sano e forte, e non riusciva mai a separarsene per lunghi periodi.
Ecco perché per lui la notizia della mia partenza era stata uno shock. Sapeva quanto anch'io fossi legata alla mia città, e l'idea che io la abbandonassi per sempre lo sconvolgeva come se la dovesse lasciare lui stesso.
Se da un lato non vedevo l'ora di rivederlo, dall'altro temevo che il rapporto tra di noi si potesse essere incrinato irreversibilmente a causa della mia decisione. Non avrei sopportato di perdere il mio più caro amico a causa di una scelta obbligata che ripudiavo con tutte le mie forze.
Questa sensazione di ansia rimase a covare in fondo al mio stomaco durante tutta la cena, appesantendosi via via che le lancette dell'orologio si avvicinavano all'ora X.
Alle 22 in punto sentii suonare il campanello; Liam era puntualissimo come sempre. Mentre andavo verso la porta sentivo come se mi fosse appena cresciuto un macigno nello stomaco.
Con il cuore che mi martellava contro il petto aprii la porta d'ingresso, trovandomi davanti la figura di Liam che mi guardava torvo a braccia conserte. I suoi occhi castani, dallo sguardo solitamente dolce e caldo, sembravano lanciare fulmini e saette.
Deglutii a vuoto e mossi incerta un passo verso di lui.
«Liam, io...»
«Lizzie Thompson!» tuonò lui, interrompendomi.
Mi puntò un dito contro, mentre io mi sentivo mancare dall'angoscia.
«Tu... tu...» masticò, probabilmente cercando di trovare l'insulto giusto da scagliarmi addosso.
Improvvisamente mi corse incontro e mi abbracciò stretta, mentre io in un primo momento ero talmente sorpresa da non riuscire nemmeno a ricambiare l'abbraccio.
«Mi sei mancata un sacco, Lizzie, accidenti a te» sussurrò, con la voce che gli tremava leggermente.
Liberai un sospiro di sollievo e sorrisi, stringendolo forte.
«Anche tu mi sei mancato, Liam. Non vedevo l'ora di rivederti»
In un batter d'occhio ci ritrovammo seduti sul letto della mia camera a mangiare After Eight mentre ci facevamo un resoconto delle nostre vite nell'ultimo paio di settimane.
«Non puoi capire, Lizzie! Ultimamente mezza Dover mi ha bombardato di domande su di te e sul tuo terno al lotto di nome Louis Tomlinson» commentò con una smorfia.
«Vorrei proprio vederli, al mio posto» borbottai. «Essere costretti a stare insieme ad un odioso ragazzino vanesio e pervertito senza possibilità di fuga! Rinuncerei al doppio del valore di Rangemore Hall pur di tornare alla mia vecchia vita. Per fortuna ho conosciuto Harry, che sembra l'unica persona genuina in quel covo di montati»
Liam mi lanciò un'occhiata significativa.
«Harry?» domandò con la bocca piena.
Sorrisi d'istinto e annuii.
«È un ragazzo che lavora alla tenuta come tuttofare. L'ho conosciuto ieri per puro caso; era notte fonda, non riuscivo a dormire, così sono uscita per fare una passeggiata nel parco e l'ho trovato seduto su un muretto a guardare le stelle» ricordai. «Abbiamo chiacchierato mentre mi riaccompagnava alla villa, mi sembrava di conoscerlo da sempre»
Man mano che raccontavo lo sguardo di Liam si era assottigliato sempre di più, come se stesse cercando di scrutare nei recessi della mia memoria per carpire qualche eventuale dettaglio che stavo omettendo.
«Harry, eh? Mhm...» si accarezzò il mento con aria indagatrice. «L'hai rivisto ancora?»
«Sì, oggi prima di partire sono stata nel giardino dietro al parco e l'ho incontrato ancora. Vive alla dépendance che si trova proprio lì»
Liam continuò a guardarmi di sottecchi mentre si infilava in bocca l'ennesimo After Eight.
«Raccontami un po' di lui. Che tipo è?» domandò dopo aver deglutito, tentando invano di nascondere la bruciante curiosità dietro al suo contegno inquisitore.
Riflettei qualche secondo per trovare le parole giuste.
«Harry è una persona affabile e spontanea; è perspicace e sembra sempre sapere cosa mi passa per la testa, ma è tutt'altro che invadente. Mi sono trovata a mio agio con lui fin dal primo momento, cosa che non mi era mai successa da quando mi sono trasferita a Rangemore Hall. E poi è allegro e simpatico; in qualche modo sembra brillare di luce propria, non so come spiegarlo»
Liam mi lanciò un sorrisetto carico di malizia.
«E questa sarebbe la descrizione di un ragazzo che conosci da appena un giorno?» domandò sarcasticamente, ma sempre sorridendo. «Qui c'è qualcosa che non quadra, Lizzie»
«Te l'ho detto che mi sembrava di conoscerlo da sempre» mi giustificai. «E poi tutto quello che ti ho detto è una mia impressione, potrei benissimo sbagliarmi»
Sapevo perfettamente che non me la sarei cavata con così poco, difatti Liam tornò subito alla carica.
«Sia quel che vuoi, ma io ti conosco meglio di te stessa. Se questo Harry non ti interessasse in qualche modo non ti saresti ricordata di lui nemmeno se avesse avuto le mutande in testa» replicò, facendomi ridere mentre mi immaginavo la scena.
«Non saprei, Liam», dissi dopo un po' tornando seria. «Credo che nella mia situazione non sia difficile apprezzare fin da subito l'unica persona che non mi tratta come se fossi la regina in persona»
«Beh, il nome è quello» ridacchiò Liam. «Comunque non mi hai ancora parlato dell'aspetto più importante. È carino?» chiese maliziosamente dandomi di gomito.
Sorrisi alzando gli occhi al cielo.
«Sì, è carino. È alto, parecchio più di me. Ha i capelli castani lunghi fino alle spalle, gli occhi verdissimi ed un sorriso magnifico» enumerai, notando poi l'occhiata eloquente che mi stava lanciando il mio migliore amico.
«Comunque questo non vuol dire nulla, e smettila di guardarmi così» tagliai corto, al che Liam si lasciò andare ad una risata sorpresa mentre indicava il mio viso.
«Sei arrossita! Elizabeth Thompson che arrossisce!» esclamò meravigliato. «Devo proprio conoscerlo anch'io questo Harry, se riesce a ridurre in queste condizioni la mia Lizzie!»
Spalancai la bocca, punta sul vivo.
«Non sono arrossita! Finiscila di prendermi in giro, Liam James Payne!» protestai, tirandogli addosso il mio cuscino mentre lui rideva a crepapelle.
Dentro di me, tuttavia, non potevo negare che almeno un pizzico di ragione ce l'avesse lui.
Liam mi conosceva molto bene, spesso mi fidavo più del suo giudizio nei miei confronti che di quello che pensavo io stessa; probabilmente ci aveva azzeccato di nuovo.
In effetti avevo pensato spesso a Harry durante la giornata; faceva capolino nella mia mente di continuo, con i suoi luminosi occhi verdi che brillavano mentre sorrideva.
Ero felice di essere di nuovo a casa, ma in quel momento sapevo anche di avere una ragione per tornare a Rangemore Hall.



Spazio autrice
Ciao a tutti! A 20 minuti dalla deadline sono qui a pubblicare il capitolo, heheh.
In questo capitolo viene introdotto il migliore amico di Lizzie; un ragazzo protettivo e dal cuore enorme - e chi mai poteva essere se non il nostro Liam?
Abbiate pazienza per questi capitoli di assestamento, presto la storia decollerà e allora se ne vedranno delle belle...

Un abbraccio,
mononokehime
   
 
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