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Autore: DarkStorm    12/06/2009    5 recensioni
Esercitazione di Anatomia Patologica. Organi, sangue e puzza. Aggiungiamo pure un paio di mosche fastidiose. E buttiamoci dentro una studentessa che sembra in procinto di svenire/stare male/correre in bagno a salutare il suo pranzo... e poi, QUELLA domanda... (penso sia un po' splatter, ma è dovuto al corso di laurea che ho scelto, Medicina Veterinaria, appunto. Non so neppure se faccia veramente ridere, a voi il compito di giudicare)
Genere: Generale, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Signorina, sta bene?


Aula di Necroscopia, Facoltà di Medicina Veterinaria. Ore 14:30


-Signorina, sta bene?- eccola lì, la domanda.

Anzi, La Domanda.

La ragazza si gira verso il professore: occhi vacui, colorito cadaverico.

-Sì, signore.- risponde un po' meccanicamente.

Continua a farle quella domanda tutte le volte che varca la porta della sala delle necroscopie.

Il professore, nonché preside della facoltà, l'ha inquadrata subito, a lei: tipico soggetto a rischio svenimento.

Ne è talmente sicuro che ogni mezz'ora circa, a ogni esercitazione, si assicura che lei sia ancora in piedi.

È sicuro: questa è la volta buona che franerà per terra.

È l'ultima esercitazione dell'anno, non può non succedere qualcosa.

Attende paziente che lei voli per terra, la segue un po' apprensivo con lo sguardo, mentre la studentessa mugugna (a debita distanza di sicurezza dal tavolo ricoperto di organi patologici, sangue e il cielo solo sa cos'altro) qualcosa a una sua amica.

L'altra, immersa fino ai gomiti nello schifo, con schizzi rossi un po' ovunque sul camice bianco, le risponde senza voltarsi: ha due milze in mano, entrambe di suino, ma diversissime tra loro.

Lei osserva di sbieco gli organi, annuendo. Sembra molto schifata.

Dai cadi!” incita tra sé e sé il preside “Tanto lo so che oggi è la volta buona”.

In effetti le condizioni della ragazza, oggi, sembrano peggiori del solito: è, se possibile, ancora più bianca del normale e continua a starsene appoggiata al lunghissimo tavolo di legno, rivestito di plastica, come se avesse il timore di finire per terra da un momento all'altro.

Lo chiamano ad un altro tavolo. Lui accorre come una chioccia, dietro ai suoi pulcini. Ascolta i dubbi e le perplessità di quelle giovani menti (un po' troppo casiniste, per i suoi gusti) e risponde pacatamente, con argomentazioni precise e puntuali.

Quando si volta, lei non c'è, ma la porta della stanza è socchiusa e capisce che deve essere uscita per prendere una boccata d'aria.

Un istante dopo, infatti, eccola rientrare, con l'aria di una condannata a morte.

Ha la tipica faccia di chi sta per vomitare da un momento all'altro.

Si riattacca al bordo del tavolo, a mo' di cozza col suo scoglio.

-Ragazzi!- dice, guardando l'orologio -Devo assentarmi per cinque minuti. Voi preparate qualche organo, che quando torno ne discutiamo insieme.-.

Il preside esce: deve fare una telefonata importante.

È un po' preoccupato: vuoi vedere che lei ruzzolerà per terra proprio quando lui non è presente?

Con un vago presentimento di sciagura percorre il breve spazio che separa l'edificio basso e rettangolare dove si eseguono, alternatamente, autopsie, esercitazioni ed esami, e il dipartimento di Anatomia Patologica.

Fa in tempo a posare la mano sulla maniglia, che un branco di gnu impazziti... ah no, sono i suoi studenti che si precipitano fuori dall'aula, urlando come dei pazzi.

Ecco... figurati se non doveva succedere qualcosa!

Spicca un 'agile' balzo verso il putiferio e cerca di capire cosa sia appena accaduto.

Lei è ancora dentro e, invece di essere lunga distesa per terra, è saldamente in piedi, e non solo: è accanto alla sua amica accasciata a terra, sì, quella che un attimo fa se ne andava in giro per la stanza con un cuore di cavallo sgocciolante sangue.

Cioè...

Lei in piedi.

L'altra a terra.

No. Non è logico, tutto questo.

La ragazza sta scuotendo vigorosamente la compagna.

-Dai, Bianca... era solo un ascesso... Bianca?- chiama.

-Ma che... che cosa...?- chiede allibito il preside.

Lei alza lo sguardo verso di lui, sempre un po' vacuo. Si alza lentamente.

Il preside sbianca: il camice è sporco di materiale bianco-giallastro e sangue.

Uno schizzo è andato a decorare anche una lente degli occhiali della ragazza.

L'odore nauseabondo gli invade il naso.

Lei increspa le labbra, in un sorriso un po' di sbieco.

-Eh... mi sono avvicinata al fegato che aveva quell'ascesso enorme nel momento sbagliato... uno dei miei compagni lo ha fatto esplodere. Pensava di farmi uno scherzo e...-.

Bum.








Il preside si riscuote. È sdraiato sul pavimento con una delle sue colleghe che, preoccupatissima, lo chiama a gran voce.

Un po' intontito, scorge lei, sempre in piedi.

Lo sguardo non è più vuoto, fisso come quello di una cernia al mercato del pesce fresco.

La vede benissimo, quella punta di divertimento che lei tenta di dissimulare ad ogni costo.

Il lieve ghigno di ironia che le aleggia sul volto è inequivocabile.











Ecco: la domanda di inizio, quella che il prof fa alla studentessa, non me la sono immaginata. È vera al cento per cento ed è la domanda che mi ha ripetuto il mio professore di Anatomia Patologica tutte le volte che mi vedeva entrare nell'aula di esercitazione. Tutte le volte che andavo ad esercitazione mi sembrava che il prof sperasse nel mio svenimento per poter chiamare l'ambulanza! -_-” mah!

Tutto il resto è un mio piccolo sfogo personale pre-esami, una specie di esorcizzazione di non so neppure io cosa. Magari mi porterà pure sfiga, staremo a vedere.

  
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