Pioggia

Stavo tornando a casa dal lavoro in libreria che mi permetteva di pagarmi da sola l’università. I miei genitori erano stati chiari, dovevo imparare a cavarmela da sola, da quando mi avevano ripudiato perché avere una figlia bisessuale era un oltraggio, neanche preferissi le donne, non le disprezzavo ecco.

Sbuffai, non volevo tornare in quel monolocale triste e sciatto, era deprimente sapere che non c’era nessuno ad aspettarti a casa, oggi era giovedì e non potevo nemmeno chiamare con Skype mio fratello, l’unico a non disprezzarmi delle persone che conoscevo dopo che avevo fatto uot-ing. 

Abbassai il capo, avere dei genitori così rigidi e amanti dell’alta società non mi aveva aiutato a farmi delle buone amicizie, tutte le ragazzine che incontravo erano troppo figlie di papà e le scuole che frequentavo  erano tutte privatiste ed erano frequentate da persone snob. Ora che frequentavo l’università era cento volte meglio ma non ero ancora riuscita a legarmi con nessuno, ero impacciata in una maniera imbarazzante ed ero troppo orgogliosa per elemosinare affetto ed attenzioni. 

Guardai fuori dal finestrino del pullman, pioveva! Prenotai la fermata successiva e non appena  le porte si aprirono mi fiondai giù. Mi guardai in torno; tutti erano a cercare un riparo dalle gocce d’acqua mentre io stavo li in mezzo al marciapiede ad inzupparmi tuta, risi, io amavo la pioggia non avrei rinunciato per nulla al mondo a quella familiare sensazione di bagnato che tutti odiavano. Camminai tranquillamente lungo il marciapiede sorridendo, se l’avesse scoperto mio fratello mi avrebbe fatto una predica lunga un chilometro sul fatto di non ammalarsi. Dato che non avevo la minima voglia di tornare a casa deviai in una laterale di quella strada trafficata.

Dopo aver girovagato mi trovai in una stradina con a destra un boschetto. Un tuono rimbombò forte nell’aria scuotendomi le fin nel le ossa. Si, io amavo i temporali. 

Un uggiolio spaventato raggiunse il mio orecchio, mi voltai verso il luogo da dove credevo fosse arrivato il rumore, ai piedi di un albero c’era un cucciolo di cane tutto bagnato ed infreddolito.

Mi avvicinai lenta per non spaventarlo e mi inginocchiai

-ehi, ciao piccolo- il cucciolo mi guardò con timore

-ti sei perso?- domandai anche se non poteva rispondermi, notai che non aveva il collare quindi non era di nessuno 

-vuoi venire a casa con me?- chiesi allungando una mano verso di lui. Mi guardò con aria prima sospettosa e poi incuriosita, poi si avvicinò lentamente a me. Diede una leccata alla mia mano ed io lo accarezzai, quando capì che si poteva fidare mi balzò sulle gambe. 

Lo presi in braccio e mi alzai notai che era una femmina 

-andiamo a casa piccola- le mormorai contro il pelo.

Sono passati 2 anni da quel giorno, penso mentre apro la porta di casa allegra. Ho scoperto che sei una lupa e che ami i temporali come me.  Appena mi senti corri da me scodinzolando felice, sorrido, è bello avere qualcuno a che ti aspetta a casa.

-Ciao anche a te Pioggia-



angolo autrice:
Ciao, questa è la mia prima fanfiction che scrivo, è una storiella nata da un compito di inglese e mi è venuta voglia di pubblicarla. Siate clementi è la prima volta che scrivo maqualsiasi recensione sarà ben accetta.