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Autore: Lucky_May    29/06/2017    0 recensioni
" Lo sai che le streghe muoiono a 23 anni? "
L'inizio delle scoperte che segnano la vita di Seraphina.
Un ragazzo misterioso che non può toccarla- e lei non può toccare lui;
Una maledizione dal passato; la corruzione che diventa una lama a doppio taglio: li salverà o li ucciderà?
Una storia d'amore che va oltre i confini del normale.
Una battaglia che aspetta solo due ragazzi al confine con la terza dimensione.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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The 3rd dimension.

 

Capitolo 1

 

 

Riuscite ad immaginare quella situazione in cui vi trovate dopo essere caduti? Quando siete seduti a terra doloranti con i vostri oggetti sparsi intorno a voi e cercate di rendervi conto di ciò che è appena successo?

Ecco: quella era Seraphina.

Lei non sapeva bene che cosa le fosse appena successo. Credeva fermamente di essersi scontrata con un individuo, in un corridoio vuoto. Effettivamente fu il corridoio vuoto a spaventarla, non tanto per la caduta quanto il ritardo alla lezione di chimica. Un'alunna modello come lei non poteva fare tardi a lezione, altrimenti non sarebbe passata inosservata. Ma chi sarebbe mai passata inosservata con quel colore di capelli? Rosso fuoco. Da sempre si era chiesta perchè quel colore così acceso e così diverso fosse proprio il suo colore naturale. Con un paio di gambe traballanti, come se la terra sotto i suoi piedi avesse appena smesso di tremare, si alzò di scatto e si aggiustò i capelli con un gesto della mano, come se una folata di vento li avesse scombinati, e con fretta riprese gli oggetti sparsi per terra, incamminandosi verso l'aula di chimica. Si sedette al suo solito posto e con i suoi soliti movimenti prese il solito materiale necessario per la lezione. Ma non fu altrettando solito ciò che trovò scritto sulla prima pagina del suo libro.

 

"Lo sai che le streghe muoiono a 23 anni?"

 

Cercò di ricordare a chi avesse prestato il libro ultimamente e perchè non lo avesse notato prima. Ma chiunque lo avesse scritto, si era anche firmato.

 

-Mare.

 

Dopo essere rimasta ad analizzare la grafia della frase con sguardo perplesso, il suo compagno di banco intervenne interessato.

«Seraphina? Va tutto bene?»

Si risvegliò dal suo stato di concentrazione totale e si sentì come colta di sorpresa.

«Si, ho solo trovato una scritta sul mio libro e non ricordo a chi l'ho prestato ultimamente. Tu sai chi potrebbe firmarsi con "Mare"?»

Scosse la testa e riprese a concentrarsi sulla lezione come non aveva mai fatto.

Anche Seraphina decise di stare attenta alla lezione e pensare che fosse tutto uno scherzo.

 

Stava seduta sul prato all'inglese del cortile della scuola immersa nel ripasso di storia quando Seraphina si accorse di un'altra scritta sulla copertina del libro accanto a lei.

 

"Non farne parola con nessuno."

 

La firma era la stessa ma era sicura di non aver mai prestato quel libro a nessuno. In ogni caso era molto arrabbiata per le scritte che rovinavano i suoi preziosi libri. Prese il libro di chimica per confrontare la grafia ma aprendolo si rese conto che la frase era scomparsa. La cercò in tutte le pagine nonostante ricordasse di averla vista sulla prima pagina. Guardò per sicurezza anche gli altri libri ed in uno di questi trovò un'altra scritta:

 

"Portami in un posto in cui possiamo stare soli."

 

Subito si guardò attorno e controllò se la scritta precedente fosse ancora impressa sul libro.

Come pensava quella scritta era svanita. Seraphina cominciò ad avere paura. Si alzò dal prato riprendendo la sua borsa e mettendosela in una spalla notando, scocciata, il suo compagno di banco camminare verso di lei.

«Seraphina, hai capito di chi erano quelle scritte?»

«No Aaron, ne ho anche trovate altre.»

«Posso vederle?»

Seraphina sgranò gli occhi e cercò una scusa plausibile poichè non poteva mostrare delle scritte che non c'erano. Non più, almeno.

«Non ora, sto tornando a casa.»

«Perchè vai così di fretta?»

Seraphina cercò di sorpassare quella faccia tosta che si ritrovava davanti, ma lui glielo impediva.

«Perchè ho.. ricevuto una chiamata urgente da casa, lasciami passare.»

«Dai, fammi dare solo un'occhiata veloce. Ci metto solo un minuto.»

Seraphina non era una ragazza paziente e la sua insistenza cominciava seriamente a darle sui nervi.

«Aaron ho già dett-»

Un ragazzo stava passando accanto ai due con una bottiglietta d'acqua quando accidentalmente ne rovesciò il contenuto sulla camicia bianca di Seraphina. Lei cacciò un urlo misto di nervosismo e vergogna. Si coprì con la giacchetta che aveva sul braccio e corse via. Il freddo invernale era difficilmente trascurabile ma ringraziò mentalmente quel ragazzo che le offrì la giusta occasione per scappare da Aaron. Si lasciò alle spalle un ragazzo che urlava delle scuse come «Mi dispiace, non so come sia potuto accadere!» ma in realtà era più grata che arrabbiata.

Camminò velocemente fino a casa dove salutò la madre che si preparava per andare a lavoro e si chiuse in camera sua.

 

«Finalmente possiamo parlare liberamente.»

 

Seraphina fece un giro su se stessa, insicura da dove provenisse la voce, in una frazione di secondo.

Si ritrovò davanti un ragazzo dai lineamenti particolari. Aveva gli occhi ed i capelli che le ricordavano il blu del mare. Ma lei per quel giorno ne aveva avuto abbastanza del mare.

Lui la anticipò nel parlare, lasciandola con le labbra dischiuse.

 

«Stai tranquilla, non posso e non voglio farti del male.»

«Io non so chi tu sia ma ti voglio fuori da questa casa in dieci secondi o chiamo immediatamente la polizia.»

«Aspetta, fammi almeno parlare»

«Farti parlare? Uno sconosciuto è entrato nella mia camera in un modo che non mi è ancora dato sapere e dovrei farti parlare? Ti sono rimasti 5 secondi per uscire da qui e non tornare m-»

Seraphina odiava non riuscire a completare le frasi in generale, ma ancora di più odiava essere interrotta. Quel ragazzo era in grave pericolo.

«Ho scritto io le frasi sui tuoi libri.»

Quel ragazzo era veramente in grave pericolo.

Subito Seraphina aprì la borsa e controllò tutti i suoi libri gettandoli sul letto e sfogliandoli pagina per pagina. Era rimasta solo l'ultima scritta che chiedeva di incontrarsi in un luogo solitario.

«Sai che questi libri li ho pagati? E inoltre perchè le scritte spariscono?» Urlò cercando di fare il suo meglio nell'arrabbiarsi. Nessuno le credeva mai quando era arrabbiata e scoppiavano solamente a ridere, ciò la faceva soltanto arrabbiare di più.

«Non c'è bisogno di arrabbiarsi in questo modo. Guarda, posso farle sparire.»

 

Il ragazzo fece un semplice gesto con la mano e fece sparire la scritta sul libro.

 

Seraphina non credeva ai suoi occhi.

«Va bene, questo scherzo va avanti da una giornata e non mi piace. Tu ti sei anche trattenuto troppo tempo nella mia camera, sto chiamando la polizia.»

Prese il cellulare dalla tasca.

«Ascoltami Seraphina, è inutile, non posso nemmeno toccarti, ne vuoi una prova?»

Stava componendo il numero sulla tastiera, ingnorando come lui fosse venuto a sapere del suo nome.

Il ragazzo-mare tese allora una mano verso Seraphina.

Seraphina, troppo orgogliosa per rispondere alle urgenze del suo cuore che gli intimava di scappare via urlando a squarciagola, tese il braccio verso il ragazzo con il palmo aperto.

Solo a quel punto processò le sue parole.

«Non puoi toccarmi?»

Scosse la testa in segno di negazione, in risposta la ragazza si lasciò scappare una mezza risatina nervosa.

«Patetico... Si, dai provamelo. Così magari la polizia ti rinchiuderà in un manicomio piuttosto che in car-»

Il telefono le cadde dalle mani, interrompendo la chiamata e il cuore di Seraphina cedette.

Il ragazzo aveva fatto un passo avanti arrivando a toccare la mano della ragazza.

Tuttavia, nessuno dei due avvertì un contatto fisico. La lunghe dita pallide oltrepassavano e attraversavano la mano di Seraphina, che la ritirò tenendone e stringendone il dorso con l'altra mano all'altezza del petto.

Scivolò con le spalle contro la porta mantenendo però il contatto visivo con il ragazzo dagli occhi blu. Solo a quel punto collegò tutti gli avvenimenti della giornata.

La caduta nel corridoio vuoto, le scritte sui suoi libri, l'incidente con la bottiglietta d'acqua del ragazzino e per finire colui che aveva davanti gli occhi che non poteva toccare.

Era troppo per Seraphina, che quasi non riusciva più a trattenere le lacrime.

Lasciò andare un singhiozzo disperato.

A quel punto il ragazzo proferì parola di nuovo.

 

«Seraphina, mi chiamo Adrien, ho la tua stessa età ed ho un compito per te, o per meglio dire, per noi.»



 

Angolo scrittrice-
Okay sono passati 5 anni da quando ho smesso di scrivere, ma eccomi con una nuova storia (con una trama decente e non la solita ff scritta senza motivo presa dagli ormoni da dodicenne). Detto questo non so nemmeno ogni quanto aggiornerò questa ff perchè non ho sempre il tempo di farlo perciò se vi ha colpito seguitela e recensitela che ancora non avete visto proprio niente. Baci baci.

Nonsoperchèhoquestonomeutente Lucky_May

 

  
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